La chiave di lettura è il bastone fra le ruote
11 Maggio 2020Perché ci vogliamo così male?
13 Maggio 2020La crisi che sta vivendo l’Italia a causa dell’emergenza sanitaria — perché non di una crisi mondiale si tratta, come vorrebbero farci credere, ma di una crisi italiana — è la più drammatica che il nostro popolo abbia mai dovuto affrontare dopo il 1945; neppure l’emergenza terrorismo è ad essa paragonabile, e neanche le alluvioni del 1966 e del 1968. È una crisi che investe letteralmente tutto, dalla politica alla finanza, all’economia, alla Costituzione, all’informazione, alla sanità, alla ricerca scientifica, alla cultura universitaria, per giungere fino alle radici della stessa sopravvivenza, fisica e psicologica, del nostro popolo. Ed è una crisi di sistema, nel senso che nulla, dopo di essa, potrà tornare come prima: un cambiamento radicale è inevitabile; resta solo da vedere di quale segno sarà, se peggiorativo o migliorativo della nostra condizione. I freddi numeri, specialmente quelli demografici, parlano un linguaggio impietosamente chiaro: ci stiamo estinguendo; le morti continuano a crescere rispetto alle nascite; gli stranieri, regolari e irregolari, continuano ad aumentare, mentre i giovani italiani se ne vanno sempre più numerosi, alcuni in via temporanea, altri definitiva. La grande impresa sta facendo la stessa cosa: si sta trasferendo massicciamente all’estero, e all’estero sta spostando anche le sue sedi legali e quindi la sua quota di gettito fiscale. In entrambi i casi, i giovani e la grande impresa, si tratta di una perdita secca: dopo aver sostenuto ingenti spese per la formazione dei primi e per l’espansione della seconda, l’Italia vede sfumare ogni possibilità di recuperarle e trasformarle in investimenti produttivi mediante un ritorno in termini di professionalità e di profitto, il che si ripercuote su tutto l’indotto che gravita loro intorno, dall’edilizia ai servizi più vari, i trasporti, il commercio, la stessa agricoltura, tutti penalizzati da un calo generale dei consumi. Non parliamo poi del turismo, che riguarda direttamente il 14% del nostro P.I.L. e il 15% dell’occupazione, senza contare i settori coinvolti indirettamente, e che è stato colpito al cuore dai folli provvedimenti di quarantena decisi dal governo Conte Bis, subito accompagnati da una pioggia di disdette delle prenotazioni alberghiere da parte dei turisti stranieri per l’imminente stagione balneare.
Come Paese organizzato, strutturato, coeso, l’Italia è giunta al capolinea. Nata il 17 marzo 1861, dopo soli centosessant’anni di vita come nazione indipendente (centocinquantanove per l’esattezza), dopo aver sopportato due guerre mondiali e parecchie guerre minori e agitazioni interne, compresa una guerra civile, l’esperimento è da ritenersi sostanzialmente fallito e ormai appare evidente che le forze centrifughe, di vario ordine e natura, hanno preso il sopravvento su quelle centripete: in altre parole, che l’Italia sta andando a tocchi, moralmente non meno che materialmente. È venuto meno il collante morale e materiale che tiene uniti i vari fattori di una nazione: perché un Paese in cui le tasse uccidono l’impresa, la giustizia non funziona, la criminalità spadroneggia, il risparmio non è tutelato, il lavoro diminuisce e la popolazione subisce contemporaneamente l’emorragia dei propri cittadini e l’ingresso, anche in forme illegali e aggressive, di masse crescenti di stranieri provenienti da culture totalmente diverse e non assimilabili, semmai decisi ad assimilare i residenti (vedi la conversione all’islam della discutibile eroina Silvia Romano, per levare dai guai la quale è stato pagato un riscatto a molti zeri); un Paese, inoltre,e, nel quale si esalta l’omosessualità mentre la natalità precipita, si reclamizzano i cibi più sofisticati per cani e gatti perché non si vendono più biberon e pannolini; un Paese, infine, dove la proprietà è mentalmente equiparata a un furto dalla cultura dominante radical-chic, e dove il merito viene sistematicamente mortificato a vantaggio della raccomandazione e della fedeltà canina agli ordini di scuderia nella pubblica amministrazione, e dove quasi non si fa più ricerca scientifica, o se la si fa, la si fa a vantaggio di enti stranieri o istituzioni internazionali e non della propria nazione, un tale Paese è avviato sulla china dell’auto-dissoluzione, e se ancora non è morto del tutto è solo perché un eroico ceto medio non si è ancora rassegnato e lotta disperatamente per lasciare qualcosa ai propri figli.
Eppure, proprio il fatto che siamo giunti al capolinea ci offre una possibilità unica: quella di ripartire da zero, dopo aver rimosso le macerie, eliminando le storture che ci hanno portato così in basso. Non ci capiterà mai più un’occasione tanto favorevole e se non saremo capaci di afferrarla, vorrà dire che davvero non avremo meritato un destino migliore. Però, poiché noi siamo convinti che le forze sane ancora esistono, sia sul piano spirituale — gente che ha dei sani valori morali, famiglie che crescono i propri figli nel modo migliore possibile, date le condizioni generali — che su quello materiale – un cospicuo risparmio privato e un grosso patrimonio di capacità e competenze professionali — non si capisce per quale maledizione il nostro popolo non potrebbe ripartire e non potrebbe ricostruire un edificio nel quale vivere, lavorare e prosperare, assai migliore di quello in cui, con fatica e sofferenza sempre più gravi, si era rassegnato ad abitare nel corso degli ultimi decenni, non smarrendo però mai la coscienza, anche se non sempre limpida e chiara, di meritare un destino migliore di quello che le sue indegne classi dirigenti l’hanno costretto a subire, con la beffa di sentirne decantare le lodi ogni giorno dai mass-media di regime. Come quando Giuseppe Conte e il ministro Di Maio si sono vantati, dopo la liberazione della già nominata Silvia Romano, del fatto che l’Italia non abbandona mai alcuno dei suoi figli (la ragazza era stata sequestrata in Kenya ben diciotto mesi fa): e questo mentre milioni di italiani sono condannati alla povertà, e alcuni si sono già suicidati, a causa della folle decisione di bloccare gran parte delle attività imprenditoriali, commerciai e artigianali. Sicché da anni gran parte dei cittadini italiani si sentono come stranieri in casa propria, figliastri di uno Stato che non fa nulla per loro, semmai si preoccupa con sospetta premurosità per la sorte di clandestini, spacciatori e mafiosi, fino al punto di scarcerare i peggiori criminali perché, poverini, in prigione potrebbero contagiarsi con il Covid-19. Premura che non si capisce perché non dovrebbe essere estesa, se realmente legittima, all’intera popolazione carceraria e non solo ai pluriomicidi di Cosa Nostra.
Stiamo vivendo l’ora più difficile per la nostra Patria. Il fatto che per molti italiani la stessa parola patria, con o senza la maiuscola, non significhi più nulla, sta a indicare quanto sia difficile. Ad essere in pericolo non è l’indipendenza dell’Italia — quella se n’è già andata via da un pezzo — ma la sua sopravvivenza pura e semplice. Cioè, essa non sopravvivrà neppure come provincia, più o meno autonoma, di un impero altrui — che sia l’impero americano-atlantico o quello euro-germanico — ma è votata a sparire dalla faccia della Terra per divenire una provincia di Eurabia con una popolazione di colore che professerà la religione islamica e nella quale i cristiani subiranno la sorte dei copti egiziani: il declassamento sociale, l’emarginazione civile e la persecuzione politica. E poiché questa è l’ora più difficile, più difficile perfino dell’8 settembre 1943, poiché siamo esposti — in questo, sì, come lo sono anche i cittadini degli altri Paesi — a soggiacere a un totalitarismo che, con il pretesto della sicurezza sanitaria, vuol controllare anche le nostre menti, dopo averci spogliati di tutti i diritti fondamentali, non ne usciremo se non facendo appello alle risorse di tutti e di ciascuno, o, almeno, di una parte significativa della popolazione, posto che essa abbia compreso quali sono i veri termini della questione. E i veri termini della questione sono questi: o vivere o perire, e perire di una morte ingloriosa, per mano di una cricca di pessimi politicanti e di falsi preti che ci hanno ingannati, traditi e venduti, gli uni sul piano civile, gli altri su quello religioso, consegnandoci nelle mani del Nemico, il grande potere finanziario globale. E che il Nemico sia quello in entrambi i casi, lo provano le significative concordanze di accenti e di prospettive che chiunque può notare fra ciò che dice il governo Conte Bis e ciò che dicono i Soros, i Gates, nonché la BCE, da un lato, e ciò che dicono Bergoglio, Bassetti, Paglia, dall’altro. Il tipo di futuro che hanno mente per noi, è sostanzialmente lo stesso; l’Italia che vogliono vedere è la stessa: vale a dire non più l’Italia nella sua identità storica e culturale, non più un Paese europeo e di tradizione cattolica, ma un laboratorio di meticciamento intensivo e, alla fine, stante il diverso saldo demografico degli italiani e degli immigrati, di sostituzione delle popolazioni afro-islamiche al popolo italiano. E tali concordanze si spiegano col fatto che, per i padroni della finanza globale, è bene che scompaiano le identità, a cominciare da quelle occidentali, e specialmente quella italiana, culla del cattolicesimo e culla, insieme alla Grecia, della civiltà europea (di quella civiltà europea di cui l’U.E. è l’esatta e totale negazione), perché così sarà più facile attuare il piano di omologazione dei popoli e di livellamento delle culture previsto dal Nuovo Ordine Mondiale. Ragion per cui Soros, Gates, Rockefeller, Rotschild, ecc. sono i primi finanziatori di tutte quelle o.n.g che favoriscono il trasferimento di popolazioni dal Sud al Nord del mondo, specie attraverso la "porta" del Mar Mediterraneo, oltre che di tutte le organizzazioni che aiutano e promuovono la cultura dell’omosessualismo, del transessualismo, dell’aborto, dell’eutanasia, così come finanziano i grandi organismi internazionali, O.N.U, U.N.E.S.C.O., U.N.I.C.E.F, in quanto operano tutti nella stessa direzione: la decostruzione delle identità, sia personali che collettive, e la manipolazione ideologica in senso anti-spirituale, anti-cristiano e, in definitiva, anti-umano.
Tornando alla nostra Italia, il momento è propizio, proprio perché un numero crescente di persone si sta svegliano dall’ipnosi e si rende conto, con maggiore o minore chiarezza, del tremendo inganno e del cinico tradimento subito dalle due massime istituzioni nelle quali aveva riposto la sua fiducia, lo Stato e la Chiesa. Entrambe sono diventate da tempo uno strumento della massoneria internazionale e quindi si stanno adoperando per attuare il progetto massonico di un unico governo mondiale, con una sola "religione" mondiale, che altro non sarà, in ultima analisi, se non l’auto-divinizzazione dei membri della super-élite finanziaria, i quali vorranno farsi adorare (e temere, ovviamente) come se fossero dei. Il loro progetto può sembrare pazzesco, e in un certo senso lo è, ma tecnicamente è tutt’altro che chimerico; al contrario, chi possiede tutti i mezzi d’informazione, chi controlla attraverso di essi l’opinione pubblica, e, al tempo stesso, chi controlla anche l’economia ed i governi, anzi la politica in generale, opposizioni comprese (evidentemente opposizioni addomesticate, buone per confondere le idee alla gente) può riuscire, mediante l’uso spregiudicato dei mezzi immensi dei quali dispone, a presentarsi come un vero e proprio deus ex machina, capace di portare la prosperità o le calamità ai comuni esseri umani, facendoli sentire minuscoli e insignificanti. Così, ad esempio, i conquistadores apparvero ai sudditi dell’impero azteco o di quello inca: con le loro armi di ferro, coi loro archibugi, coi loro cavalli — animali mai visti di là dell’Atlantico — e con le loro navi, capaci di traversare mari sconosciuti, essi apparvero agli indigeni come dei veri e proprio dei, o dei semidei, e, in un primo tempo, riuscirono ad imporsi senza nemmeno dover fare ricorso alla forza. Analogamente si può immaginare l’effetto che produrrebbe la compara di creature aliene dotate di una tecnologia avanzatissima rispetto a quella terrestre: di fronte ad essi anche i mezzi umani più potenti apparirebbero simili a dei giocattoli inoffensivi e ciò provocherebbe l’implosione della nostra civiltà, il crollo di tutte le religioni e uno stato di generale avvilimento e asservimento degli animi. Di fronte a esseri così potenti e meravigliosi, gli umani si sentirebbero ridicolmente inadeguati e ben presto sarebbero disposti ad adorarli, se da tale adorazione dipendessero le probabilità di una loro sopravvivenza, sotto l’occhio benevolo dei nuovi arrivati. Ebbene: così ragionano i membri della super-élite mondiale nei confronti dei sette miliardi e mezzo di miseri esseri umani, sui quali già ora esercitano un controllo indiretto potentissimo, riuscendo a ottenere da essi quasi tutto ciò che vogliono, dalla sottomissione volontaria ai vaccini, alla pronta obbedienza a chiudersi in casa e non uscirne per settimane e mesi, se i governi ad essi devoti ordinano di fare così. Un domani non avranno problemi a far impiantare strumenti di controllo totale sui cittadini, sia a livello psichico che biologico, e per seguirli in ogni loro spostamento, in ogni loro conversazione, in ogni parola che uscisse dalla loro bocca e ogni gesto compiuto, anche in privato, fra le mura domestiche. Già oggi possiamo vedere come il cittadino comune è disposto ad accettare come cosa naturale che i suoi governanti, che altro non sono se non burattini nelle mani dei veri poteri forti, godano di un sistema di vita immensamente privilegiato rispetto al loro. Per fare un esempio banale: quanti parlamentari sono stati visti coi capelli in disordine, in questi due mesi e mezzo di reclusione? Ciò significa che le restrizioni cui è soggetta la popolazione, per costoro non valgono. Significa inoltre che essi sanno benissimo che andare dal parrucchiere non comporta il minimo pericolo per la salute: altrimenti, sarebbero i primi ad attenersi alle norme di sicurezza che pretendono dagli altri. Perciò, se qualcuno ha voglia di fare qualcosa, d’invertire il senso marcia e riprendersi questo nostro bellissimo e infelice Paese, cacciando e processando i traditori, questo è il momento. Domani sarà troppo tardi. E i nostri figli e nipoti ci chiederanno perché non abbiamo fatto nulla, quando ancora c’era la possibilità di fare qualcosa…
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