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Il quadro comincia a farsi chiaro, almeno adesso?

In fondo, non c’è nulla di nuovo sotto il sole: la storia è il campo di battaglia delle forze del Male contro quelle del Bene, esattamente come avviene in interiore homine, nelle profondità dell’anima di ciascun essere umano. Il fatto nuovo è che ce n’eravamo dimenticati tutti quanti, o quasi tutti. I nostri avi, i nostri nonni e, molto spesso, i nostri genitori, no: lo sapevano bene e non c’era pericolo che se ne scordassero, neanche per un attimo. Noi invece sì; e vale la pena d’interrogarsi su una così rapida e così generalizzata amnesia. Com’è stato possibile che, nel bel mezzo della guerra, una delle parti in lotta si dimenticasse che c’è la guerra, e si comportasse proprio come in tempo di pace, abbassando le armi, abbandonando le fortificazioni, e addirittura mescolandosi e fraternizzando col nemico, come se improvvisamente questi fosse diventato amico? Come è stato possibile un così gigantesco inganno, una così colossale ignoranza della vera situazione nella quale ci troviamo? Non c’è il minimo dubbio che si sia trattato di un errore pilotato; che le forze del Male, impadronitesi della cultura e dell’informazione, abbiano sparso la falsa voce che la pace era stata raggiunta, che la guerra non c’era più, e dunque che bisognava abbattere i muri e gettare ponti in ogni direzione, perché ormai l’intera umanità avrebbe potuto godere, pacifica e indisturbata, i frutti del dialogo, dell’inclusione, della disponibilità ad accogliere chiunque, anche chi non aspetta altro che questo per vibrare il colpo mortale nelle spalle degli sciocchi che si lasciano ingannare. Come i troiani davanti al cavallo di legno lasciato dai greci sulla riva del mare, e subito condotto entro le mura per festeggiare la fine della lunghissima guerra: il cavallo dell’inganno dal quale, di notte, sarebbero usciti i nemici per distruggere la sventurata città.

Quello che è nuovo, tuttavia, e che spiega in parte l’inconsapevolezza della stragrande maggioranza delle persone, è la sconvolgente vastità dell’attacco. Ma anche questo, a ben riflettere, se è nuovo sul piano pratico, non lo è su quello concettuale. Siamo o non siamo in tempi di globalizzazione, sempre più frenetica e sempre più totalizzante? Ebbene, allora anche il Male si è globalizzato; o per meglio dire: agisce in maniera globale, sfruttando i canali privilegiati — finanziari, economici, politici, giuridici, mediatici — che la globalizzazione stessa ha creato, o che ha immensamente potenziato e velocizzato. Non era mai accaduto prima, in effetti, che il Male fosse in grado di sferrare il suo attacco all’umanità, simultaneamente, su scala planetaria; anche se si era fatto una ricca esperienza in materia nel corso delle due guerre mondiali e, al termine di esse, con la sperimentazione sul campo dell’arma atomica, poi di quella batteriologica. Ed è l’arma batteriologica, infatti, che il Male sta usando in questo momento, come un grimaldello per scardinare da cima a fondo la nostra società e tutte le sue fragili, effimere certezze, comprese le più radicate e, in apparenza, le più indispensabili. Infatti: se si può scorgere un risvolto positivo in quel che ci sta accadendo, come cittadini e come uomini e donne di fede, è la rivelazione che quasi tutte le nostre certezze posavano sulla sabbia; che l’inganno di cui siamo vittime partiva da molto più lontano dalla finta emergenza del Covid-19; che durava addirittura da anni, da decenni, da secoli: in breve, che tutta la civiltà moderna è stata costruita su una gigantesca menzogna, ossia che l’uomo possa fare a meno di Dio. Tutte le altre menzogne sono una conseguenza necessaria della prima. Così, preso atto che stavamo conducendo le nostre vite letteralmente sul nulla, ora abbiamo la possibilità di ripensarle da cima a fondo, di fare i conti con la nostra coscienza. Se ne abbiamo ancora una — se il diabolico consumismo non ce l’ha già strappata via — e per ricostruire ogni cosa in maniera veramente umana, vale a dire nella grazia di Dio e non senza di Lui o, peggio, contro di Lui. Se capiremo almeno questo, se proveremo a ripartire almeno da questo, allora e solo allora si potrà dire che non tutto il male che ci è cascato addosso — l’isolamento e la solitudine; la perdita del lavoro e lo spettro della povertà; l’abbandono da parte di chi avrebbe dovuto proteggerci e guidarci – non sarà stato inutile, perché avremo imparato a riconoscere il Male e a scegliere il Bene.

Siamo le vittime di un gigantesco, doppio tradimento. Lo Stato ci sta tradendo come cittadini negandoci di colpo, in maniera del tutto arbitraria, i nostri diritti fondamentali, il tutto con il pretesto di una pandemia inesistente, che il futuro dimostrerà essere stata il più grande inganno della storia. La Chiesa ci sta tradendo come credenti, negandoci i Sacramenti e lasciandoci, così, in stato di peccato mortale, sempre con la scusa di una presunta emergenza sanitaria che ha fatto passare in secondo piano, o meglio, che ha letteralmente azzerato, le ragioni dell’anima e i diritti di Dio. È come se questi vescovi codardi e traditori avessero detto, e proprio nel momento più solenne dell’anno liturgico, la Settimana di Pasqua: Cari cattolici, non vi preoccupate; indossate guanti e mascherine e uscite solo per fare la spesa; la Comunione non è importante e Dio può aspettare. Lo hanno fatto persino laddove il Covid-19 non s’è visto affatto e dove, come in Sardegna, il governatore aveva detto loro: Se volete, potete riprendere a frequentare la Messa. Ma loro, i codardi e i traditori, no, niente, nemmeno per sogno: rischiare d’infettarsi? E perché, poi? Per dare il Corpo di Cristo al popolo cristiano? Eh, via; questi sono lussi, sono romanticherie che vanno bene per i tempi normali. Del resto un vescovo, tedesco in questo caso, l’ha detto in maniera chiarissima, ancora all’inizio della quarantena: I cattolici la smettano coi loro piagnistei, la piantino di lamentarsi: ci son cose più importanti alle quali pensare, adesso. Sottinteso: Ragazzi, lasciate fare agli adulti: state buoni e tranquilli in casa vostra, che alle faccende importanti ci pensiamo noi. E poi, di che cosa dovreste lamentarvi? Si può seguire la Messa da casa, per mezzo della televisione (col signore vestito di bianco che la celebra da Santa Marta, che volete di più?), mica siete rimasti senza. Già. Mettendo sullo stesso piano la Parola e l’Eucarestia: esattamente come fanno i protestanti. L’infezione modernista, infatti, viene da lì: dal protestantesimo. E da infezione è diventata tradimento consapevole quando, col Concilio, è stata introdotta l’idea e la prassi del falso ecumenismo, vale a dire del "dialogo" con l’errore. Ma per un cattolico, nulla può venir messo sullo stesso piano dell’Eucarestia: l’Eucarestia è tutto, e dove c’è l’Eucarestia, lì c’è Dio; la Parola è importante, ma non potrà mai sostituire l’Eucarestia. Perché con la Parola si può ricordare, ad esempio, il fatto dell’Ultima cena e anche quello della Passione; ma non si può far sì che Gesù sia presente, non solo spiritualmente, ma anche materialmente, in mezzo ai suoi fedeli. Perché per i protestanti l’Eucarestia è una commemorazione dell’Ultima cena; per la Chiesa cattolica no, è molto di più, è infinitamente di più: è la Presenza Reale di Cristo. Il più grandi tutti i miracoli, diceva un certo san Tommaso d’Aquino: perché perfino la Morte e la Resurrezione di Cristo hanno avuto luogo una volta sola; mentre l’Eucarestia si rinnova ogni giorno, ogni momento, in ogni parte del mondo: e ogni volta che la si celebra, lì c’è la Presenza Reale di Dio. Questo è il significato dell’Eucarestia; cari vescovi sardi, cari vescovi italiani, caro monsignor Bassetti, non lo sapevate? Oppure ve n’eravate scordati? Dunque sapete benissimo anche quali sono le conseguenze dello stare senza Eucarestia per settimane e mesi: la caduta dell’anima in peccato mortale. Nessuno è abbastanza forte da poter fare a mano del Sacramento eucaristico; nessuno è simile a Gesù, che è la Via, la Verità e la Vita; ma anche i santi più eccelsi hanno solo tentato, assai imperfettamente e debolmente, d’imitarlo, Perciò, niente Eucarestia, niente grazia; niente grazia, ed è la vittoria delle forze del Male. Un’ombra scurissima si è distesa su un miliardo e trecento milioni di fedeli: l’ombra del diavolo.

E in questo tragico frangente, in questo disastro annunciato, in questa apocalisse inevitabile, che fa il signore biancovestito di Casa Santa Marta, che fa il cardinale Bassetti, che fanno i vescovi della C.E.I.? Prevengono le richieste, ingiustificate e arbitrarie, del potere politico; vogliono farsi vedere più realisti del re, più repubblicani della repubblica. Vogliono dare l’esempio del perfetto cittadino (del perfetto schiavo, sarebbe meglio dire): il quale non pensa, non ragiona, non si fa domande, non chiede nulla ad alcuno, prende atto della consegna e obbedisce. Si chiude in casa e non mette fuori il naso per tre mesi filati, se così piace al governo, e questo glielo chiede, anche per quattro, cinque o sei. Meglio abbondare in prudenza, si capisce: la prudenza e il senso di responsabilità non sono mai troppi Il quale governo, a su a volta, si affida e si rimette interamente a un comitato pseudo tecnico-scientifico, il quale, per prima cosa, chiede l’impunità per tutte le decisioni che vorrà adottare. Ed ecco il paradosso: il governo obbedisce ai tecnici, i tecnici obbediscono a una errata interpretazione di un fatto scientifico, e i cattolici obbediscono a tutti quanti, si sdraiano sulle richieste dello Stato, quasi ancor prima che siano state formulate; vogliono battere in zelo i laici e i laicisti, bruciarli in volata; vogliono far vedere che, in fatto di obbedienza e disciplina (e hanno pure la storditaggine di chiamarla "responsabilità") non li vince nessuno. Che bravi: complimenti. E così, niente Messa, niente Eucarestia, niente vita di grazia, ma peccato. E tutto questo mentre i vescovi cinesi rischiano ogni giorno l’arresto e la deportazione, e mentre i cattolici africani rischiano ogni giorno l’uccisine, la decapitazione, la tortura, lo stupro; e di essere bruciati vivi dentro le loro chiese mentre celebrano, appunto, la santa Messa. Dunque: per un vescovo cinese, la Messa è qualcosa di così importante, che si può affrontare la morte per essa; per un cattolico africano, ad esempio nigeriano, la Penitenza e il Sacrificio Eucaristico sono così essenziali, che la paura non riesce a prevale neppure sulla prospettiva, tutt’altro che remota, di finire massacrati. Ma per i vescovi europei e per i cattolici europei, per gli italiani specialmente, la paura di un pericolo inesistente, o comunque remotissimo, basta e avanza per indurli a darsela gambe levate. Disprezzando la grazia e scordandosi ciò che è dovuto al Signore.

San Paolo lo aveva detto; aveva messo in guardia i cristiani del suo tempo e quelli di ogni tempo (Efesini, 6, 10-18):

Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi…

E san Pietro, più conciso, ma altrettanto chiaro ed efficace (1 Pietro, 5, 6-11):

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.

E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen!

Così, se non altro, il quadro si è fatto così chiaro che anche i più torpidi dovrebbero cominciare a vederlo. È in atto una congiura globale, una manovra planetaria per mettere gli uomini in schiavitù dal punto di vista materiale, ingannandoli e terrorizzandoli, gonfiando e inventando le cifre del contagio e ottenendo pieni poteri per i governi; gettandoli in peccato mortale, dal punto di vista dello spirito, col privarli della santa Eucarestia. A questa manovra diabolica non è estraneo il clero che si dice cattolico, anzi, ne è parte essenziale. Perciò, se vi sono ancora uomini di buona volontà, fieri e rispettosi di se stessi; se vi sono ancora preti o laici che abbiano un minimo di amore e timor di Dio, questa è l’ora di levarsi in piedi e dire basta. Quando si ribellò a Dio, Lucifero disse: Non serviam, non servirò. Oggi sta sferrando l’attacco finale: mai si era scatenato tanto, e già intravede una vittoria clamorosa: la distruzione morale e materiale dell’uomo, per amore del quale Dio stesso si è incarnato ed è morto sulla croce. È giunta perciò l’ora di dire, noi, a Satana: Non serviam, non ti serviremo. Ti abbiamo rifiutato, con le tue lusinghe e le tue opere, fin da quando fummo battezzati…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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