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Una riflessione cristiana sulla crisi dell’ora presente

La crisi dell’ora presente investe una molteplicità di piani, da quello economico a quello psicologico, e in tutti sta agendo con forza devastante. Tuttavia, per semplificare la nostra mappa concettuale che rischia di smarrirsi nel labirinto di tale complessità, e quindi a scopi più pratici che di chiarificazione teorica, ridurremo i punti essenziali sui quali riflettere a tre soltanto:

a) il punto di vista del cittadino italiano, che si sente non solo abbandonato, ma tradito e rifiutato dallo Stato, evidentemente affaccendato in cose più urgenti e più importanti che garantirgli la sicurezza minima indispensabile e la possibilità di sopravvivenza;

b) il punto di vista del credente, che si sente del pari abbandonato, allontanato e disprezzato dal suo clero e dalla sua chiesa,

c) il punto di vista della persona in quanto tale, che si sente cacciata fuori dal mondo della normalità e costretta a fare i conti con l’incertezza e l’angoscia cronicizzate e permanenti.

Lasciamo anche stare, per ora, il ragionamento politico vero e proprio, anche perché, politicamente parlando, le radici di questa crisi vanno cercate fuori dell’Italia. Mai una crisi di tale entità, che minaccia l’esistenza stessa del popolo italiano, era stata provocata, o pilotata, o agevolata, da una classe politica più mediocre, insipiente e infingarda: mai, nei pur scalcinati annali della cosiddetta Prima Repubblica e in quelli, ancor più miserabili, della Seconda. Questi ministri e questi sedicenti tecnici che ci stanno portando al disastro, sono gente di nessun valore personale: gente che non saprebbe soffiarsi il naso o allacciarsi le scarpe da sola, se qualcuno non le spiegasse come si deve fare. Gente senza cultura, senza intelligenza, senza dignità, senza coerenza, senza buon senso, senza la minima idea di che cosa significhi essere non diciamo statisti, ma almeno politici degni di questo nome. Gente che meriterebbe solo disprezzo, come si fa coi più infimi quaquaraqua, se non fosse che ricevono le istruzioni da poteri molto lucidi, molto strutturati, e dotati di una visione strategica a trecentosessanta gradi; poteri che dispongono di mezzi pressoché illimitati e coi quali è possibile mettere in ginocchio qualunque avversario – ammesso che esista per loro un avversario, almeno nell’ambito dell’Occidente, Stati Uniti compresi – e non solo una turba di aspiranti lacchè bramosi di farsi comandare con un semplice schiocco delle dita.

Dunque, lasciando stare, in questa sede, un ragionamento strettamente politico, ma limitandoci ai tre punti centrali su elencati, proviamo a fare una riflessione che scaturisce da un punto di vista cristiano, e più precisamente cattolico. Veramente esitiamo ad usare ancora il termine cattolico, perché da mezzo secolo, dal funesto Vaticano II, la parola cattolico, e purtroppo non solo la parola, ha subito una mutazione radicale, per assumere gradualmente un significato affatto nuovo, sempre più lontano da quello vero e originario, fino all’ora presente, quando, se adoperata per indicare la chiesa di Bergoglio, la parola cattolico è ormai totalmente sbagliata e fuorviante. Nondimeno, ci troviamo qui di fronte a un vicolo cieco: se rinunciamo alla parola cattolico, e al concetto della Chiesa cattolica, abbiamo lasciato campo libero a questa banda di falsari, traditori, briganti e viziosi; se ci ostiniamo a identificarci con essi, rischiamo di essere fraintesi dall’esterno, perché i non cattolici potrebbero associarci alla banda di malfattori che si è impossessata del marchio di fabbrica e si spaccia per cattolica, mentre non solo non lo è, ma è animata da una precisa volontà e da un implacabile disegno di matrice anticristiana. Presi nelle more di questo dilemma, ci risolviamo a scegliere di seguitare a dirci cattolici e a riconoscerci membri della Chiesa cattolica, precisando però, in tutti i luoghi e le occasioni possibili, di non aver nulla a che fare con quella gente, di non essere seguaci della stessa religione di Bergoglio e soci, di trovarci anzi sul versante opposto della loro maniera di essere o di proclamarsi cattolici (in verità sempre meno, visto che Dio, per loro, non lo è). È una scelta obbligata: accettare il ricatto e abbandonare il nome di cattolici equivarrebbe a lasciare tutto nelle loro mani, il che è impensabile.

Vediamo da vicino i tre punti indicati.

a) Come cittadini, moltissimi italiani si sentono traditi dallo Stato, dalle istituzioni, da tutte le pubbliche autorità. Si sono resi conto che obbedire alle leggi, pagare le tasse, fare onestamente il proprio lavoro, non ha importanza, non interessa ad alcuno; peggio, che lo Stato è più che disposto a mostrarsi generoso con chi viola la legge, con chi evade le tasse, con chi si comporta sistematicamente in maniera disonesta. Che lo Stato è assai più comprensivo verso mafiosi e camorristi, verso orde di falsi profughi, spesso arroganti o delinquenti, e assai più desideroso di prostrarsi alle decisioni della UE, della BCE, della grande finanza, di gentaglia come Soros e Bill Gates, che non di mettersi dalla parte del comune cittadino che si sente oppresso, schiacciato dalle tasse e da una legislazione cavillosa, cervellotica, che par fatta apposta per stroncare ogni iniziativa, e da una burocrazia senz’anima, elefantiaca, stupida, prepotente, che soffoca le energie e costringe i migliori a rinunciare e a cercare fortuna all’estero. Un po’ alla volta l’Italia è diventata un grande campo di concentramento. Dove stanno ancora relativamente bene solo gli statali, quelli in servizio e quelli in pensione, e dove tutti gli altri vivono ormai nella precarietà, nell’incertezza, e sulla soglia della povertà, o con lo spettro della declassamento sociale che incombe; e perciò non si sposano, non fanno figli, non fanno progetti a lunga scadenza, ma si riducono a vivacchiare alla giornata, arrabattandosi come meglio possono. Basta ormai un nulla, un divorzio sbagliato, un giudice femminista che prende per partito preso le parti della moglie, e un uomo è letteralmente rovinato: deve pagare all’ex moglie gran parte di quel che guadagna, e perciò tornare a vivere dai genitori, magari a cinquant’anni, oppure arrangiarsi a mangiare alla mensa dei poveri e dormire in automobile, lavandosi e facendosi la barba, di nascosto, nel bagno dell’ufficio. Non parliamo dei piccoli artigiani, dei piccoli commercianti e dei piccoli imprenditori, cioè di quanti sostanzialmente mandano avanti il sistema Italia: sono ormai così stremati dalla concorrenza delle multinazionali e talmente spremuti dall’azione parassitaria dello Stato, che si vedono costretti a chiudere, uno dopo l’altro. La finta emergenza da Covid-19 è stata il colpo di grazia: metà di loro, probabilmente, non rialzeranno le saracinesche. E i commercianti cinesi, le banche tedesche, ogni tipo di speculatore si compreranno tutto, per un pezzo di pane.

b) Il credente si trova a dover affrontare una prova durissima. Si è accorto che la chiesa in cui credeva di essere protetto e assistito è un gigantesco inganno, un perfido tradimento dei nemici di Cristo. Ma che fare? è tardi, troppo tardi. La manovra va avanti da anni, da decenni: e un cattolico, un sacerdote, magari avanti con gli anni, non se la sente di riconoscere d’essersi sbagliato per tutta la vita; e poi non saprebbe da che parte ricominciare, a chi rivolgersi. La cosa è divenuta evidente perché Bergoglio sta gettando la maschera; ma l’inganno era in atto da tempo, la falsificazione sistematica è iniziata perlomeno con il Concilio Vaticano II. Bergoglio da parte sua è stato furbo: ha cominciato il suo brutto lavoro d’inquinamento della fede sin dal primo giorno, con quel Buonasera in Piazza San Pietro, invece della benedizione in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; ma con una certa gradualità, con un vero e proprio metodo; da principio mescolando verità ed errori, poi facendo grandinare gli errori, cioè le eresie, sempre più spesso, a ritmo quotidiano. Non è partito dicendo: la Madonna è una ragazza, la Madonna una meticcia, la Madonna non è Regina, né Corredentrice; no: è stato furbo; è partito dicendo: la nostra cara Mamma, rimettiamoci a lei. E così ha ingannato le masse, ha fatto credere di essere un vero papa, di essere cattolico. Ora il suo progetto è culminato nella sospensione della santa Messa e nella cessazione della santa Eucarestia. Era quello che voleva: abituare i fedeli ad accontentarsi della Parola, senza il sacrificio. Come i protestanti. Era quello che voleva, lo ripetiamo: trasformare la chiesa cattolica un una chiesa protestante; poi, un po’ ala volta, lasciar cadere l’ultima maschera e proclamare la religione della Madre Terra. Ha già cominciato. Ha firmato il documento di Abu Dhabi, che ufficializza l’indifferentismo religioso e ne attribuisce la volontà addirittura a Dio, e che ha portato alle estreme, ma logiche conseguenze la Dignitatis humanae del 7 dicembre 1965, la quale, contraddicendo duemila anni di Magistero, proclama il principio della libertà religiosa. Poi gode a scandalizzare sempre più spesso le anime pie: dice che ci rivedremo all’inferno; dice che Gesù faceva lo scemo; dice che lui non può giudicare il peccato; dice che Giuda si è salvato; dice che si salveranno tutti; dice che le Persone della Santissima Trinità litigano sempre fra di loro. È un uomo molto malvagio, messo lì dalla massoneria per dare il colpo di grazia alla vera Chiesa e sostituirla con la sinagoga di Satana. E per lasciare i credenti senza il Pane Eucaristico.

c) Come esseri umani, ci sentiamo un po’ tutti depressi, frustrati, amareggiati, angosciato, disperati. Siano stati offesi nella nostra dignità, nella sacralità del mistero che si cela in ogni persona. Ma appunto non siamo più persone, bensì pecore o mucche che il pastore mercenario sta spingendo verso l’abisso. Chiusi in casa per dei mesi, senza diritti, senza vere informazioni, bombardati da una campagna dio terrorismo psicologico che stando i suoi tragici effetti: liti, discordie, separazioni, psicopatologie, gesti estremi. Presi in giro da una classe politica che sino a febbraio ci ha rassicurati, ci ha detto di star tranquilli che era tutto pronto per ogni evenienza, e ci ha rimproverato e offesi se osavamo esprimere perplessità circa la mancata quarantena di quanti provenivano dalla Cina; e pochi giorni dopo, sequestrati in un unico lager domiciliare; inseguiti, multati e denunciati se ci permettevamo di mettere il naso fuori di casa senza una valida ragione, costretti a giustificare come ragazzini i nostri spostamenti alla stregua di malfattori; e mentre i clandestini seguitavano e seguitano a sbarcare incontrastati, potendo contare su una pronta ed efficace accoglienza.

Ebbene: cosa pensare, cosa fare, a chi rivolgersi in una congiuntura così negativa, per non dire tragica? Prima di rispondere, dobbiamo interrogarci, sempre da un punto di vista cristiano, per capire come sia stato possibile arrivare fino a questo punto, essere scesi tanto in basso. La risposta è facile: siamo arrivati a questo punto perché ci siamo allontanati da Dio. Abbiamo adorato gli idoli, quelli del piacere e quelli della scienza, e da ultimo addirittura gli idoli pagani come la Pachamama. E abbiamo profanato le chiese trasformandole in luoghi d’idolatria o di esibizioni oscene, disgustose e peccaminose, per esempio in luoghi per spettacoli e concerti gay, e persino per tenervi preghiere contro l’omofobia, vale a dire "preghiere" a favore del peccato e contro quanti lo chiamano con il suo nome, e ne chiedono perdono a Dio. Le istituzioni, completamente infiltrate dalla massoneria, hanno favorito tutto questo, al punto che le università sponsorizzano i Gay Pride come alti eventi culturali, e asili e scuole hanno spalancato le porte all’insegnamento gender. Gli aborti non cessano, l’eutanasia progredisce; i divorzi si moltiplicano, la droga dilaga; fecondazione eterologa e utero in affitto sono altrettante offese a Dio che gridano vendetta. Ecco: abbiamo creduto di poter offendere Dio con tutti i nostri comportamenti, con tutte le nostre scelte di vita, e che ciò non avrebbe avuto conseguenze. Ora vediamo quanto debole e fragile si è rivelata la nostra scienza, come del resto tutti gli altri idoli (niente da dire contro la vera scienza, ma contro la sua tracotante assolutizzazione). Le strutture sanitarie si son fatte cogliere del tutto impreparate e gli ospedali hanno semplicemente avviato delle terapie sbagliate. Non hanno capito che quei pazienti non soffrivano di una forma di polmonite, da d’infiammazione, e che il loro problema erano i grumi sanguigni, non la respirazione in se stessa: di conseguenza, molti sono morti proprio a causa della frettolosa intubazione, e questo mentre si faceva credere all’opinione pubblica che il problema era la scarsità di apparecchiature per l’intubazione. Ma possiamo star certi che non ammetteranno mai l’errore, né faranno mea culpa per quelle vite che si potevano salvare, e invece si sono spente. Come non chiederanno mai perdono per aver disprezzato le cure più semplici ed efficaci, l’eparina e le trasfusioni di plasma sanguigno; non lo faranno perché l’ordine di scuderia (senza offesa per quelle nobili creature che sono i cavalli) era, ed è, preparare il terreno perché i miracolosi "vaccini" di Bill Gates arrivino come l’ultimo ritrovato di salvezza, quando ormai ogni altra speranza è caduta: versione materialista e massonica della redenzione. Ebbene: se tutto ha avuto origine da un allontanamento da Dio, tutto può essere riparato tornando a Lui, che ci aspetta a braccia aperte, come il Padre amorevole nella parabola del figlio prodigo. Questa non è solo una battaglia contro delle forze umane, ma contro il Male stesso. Questi vescovi codardi, che vanno all’altare con guanti e mascherine, e contano avaramente le Particole dietro una teca di cristallo, preoccupatissimi per la loro pelle e totalmente indifferenti alle anime lasciate senza i Sacramenti, sono il ritratto vivente di quel che il vero cristiano non deve fare. Siamo stati messi in ginocchio da una sedicente emergenza che ha fatto leva sulla paura e il materialismo: ci è parso che qualsiasi mortificazione fosse il giusto prezzo per difendere la nostra vita. Invece la sola vita di cui bisogna preoccuparsi non è quella della carne, destinata a dissolversi, bensì l’altra

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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