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Ucci, ucci, sento odor di fratellucci

Abbiamo affermato in più occasioni che questa è una classe politica di venduti e traditori e che questa è una chiesa di venduti e traditori, i quali stanno conducendo un doppio attacco: contro i cittadini, da parte di uno Stato che si è posto al servizio d’interessi estranei, e contro le anime, da parte di una "chiesa" che ha per patrono il diavolo. Il governo attuale, in particolare, altro non è che un docile strumento nelle mani di quella finanza globalista e ferocemente speculativa che da tempo aveva messo gli occhi sulle ultime ricchezze del nostro popolo: il risparmio privato, il patrimonio immobiliare e alcune aziende statali d’eccellenza, tuttora in attivo, nonostante si sia fatto di tutto per portarle al disastro, come nel caso dell’Alitalia, o per privatizzarle sconsideratamente, come nei settori strategici dei trasporti e delle comunicazioni, vedi la Telecom e la Società Autostrade. Qualche anima bella si potrebbe chiedere com’è possibile che delle persone elette al Parlamento dal popolo italiano si prestino, poi, a una manovra così vile contro quel popolo che aveva riposto in esse la loro fiducia. Diciamo "anime belle" perché la recente vicenda del Movimento Cinque Stelle costituisce già una riposta eloquente e altamente istruttiva, senza bisogno di particolari chiose o spiegazioni. Stiamo parlando, per chi se ne fosse un po’ scordato, di un partito politico che ha costruito le sue fortune facendo appello all’insofferenza della gente contro il "sistema" (ve li ricordate i Vaffa-Days?) e pescando a piene mani in quel serbatoio elettorale: contro l’euro e contro il partito dell’euro, vale a dire il Pd.

Quando poi è scoppiato lo scandalo Bibbiano (che, sia detto fra parentesi, rischia già di scivolare nel dimenticatoio, mentre si tratta di una piaga tuttora aperta e sanguinante, e sulla quale la magistratura dovrà fare piena luce, non solo per ciò che riguarda la Val D’Enza ma per tutta l’Italia, visto che il signor Foti, per dirne una, operava liberamente in tutta Italia, predicando e attuando ovunque il suo famoso "metodo" per togliere i bambini alle famiglie e darli in affido ad altri soggetti), per il Movimento Cinque Stelle, il Pd è diventato automaticamente il partito di Bibbiano, con il quale mai, assolutamente mai, sarebbe stato possibile raggiungere o anche solo immaginare un eventuale accordo di governo. E poi cos’è successo? La Lega è misteriosamente uscita dal governo Conte e il medesimo signor Giuseppe Conte, a questo punto giustamente ribattezzato Giuseppi, si è cucito su misura, alla faccia di sessanta milioni di cittadini, un nuovo governo formato precisamente dal Movimento Cinque Stelle e dal Pd, più Italia Viva di Renzi (nato pochi giorni dopo l’ingresso in Parlamento sotto la bandiera del Pd), Leu, e uno strano partito che nessuno aveva mai sentito nominare e che ha la sua base addirittura in Argentina, MAIE, Movimento Associativo Italiani all’Estero. A quel punto i parlamentari Cinque Stelle che avevano un po’ di coerenza e di senso dell’onore, come Gianluigi Paragone, sono usciti o sono stati espulsi, e quel partito che aveva affermato, sono parole di Grillo, di voler aprire il Parlamento come una scatola di tonno, non solo non ha aperto un nel nulla, ma si è associato nel governo al partito che, secondo la sua stessa propaganda, era ed è sempre stato il maggiore sostegno al sistema burocratico, fiscale e giuridico che ha prodotto la crisi dell’economia e la progressiva perdita di autonomia e sovranità dell’Italia sulla scena internazionale. Vale a dire che si è reso protagonista di uno dei voltafaccia politici e morali più scandalosi, quali raramente si son visti negli ultimi anni, e mai nella pur tanto vituperata Prima Repubblica.

Eppure, a ben guardare, i conti tornano. Non era Beppe Grillo a bordo del Britannia, nel 1992, quando i grandi della finanza internazionale decidevano la privatizzazione dell’economia italiana, cioè la sua messa in vendita al migliore acquirente, mettendo sotto le suole delle scarpe il suo interesse nazionale? E Davide Casaleggio, così gradito al Gruppo Bildeberg, non si è praticamente annesso il partito tramite l’Associazione Rousseau che, caso unico in Italia, e crediamo al mondo, fa di una piattaforma informatica privata la vera arbitra della vita di un partito politico, cioè della sua democrazia interna? E allora c’è davvero da stupirsi se i Cinque Stelle hanno fatto, nel settembre 2019, quel che hanno fatto? O non ci sarebbe da stupirsi, piuttosto, dell’eterna ingenuità, passività e bovina rassegnazione degli elettori italiani? Di quei milioni di cittadini che hanno dato fiducia a un comico convertito miracolosamente alle lotte politiche e sociali, e che hanno costantemente rifiutato di vedere i segnali allarmanti di quel che si andava preparando alle loro spalle e a loro danno? Ad esempio che il Signor Nessuno, al secolo Giuseppi Conte, presentato come vicino al Movimento Cinque Stelle allorché uscì fuori dal cappello del prestigiatore Di Maio, nel febbraio 2018, era da anni, in realtà, uomo assai vicino al Pd. Lo prova la sua elezione alla Camera dei Deputati nel 2013, quale componente laico del Consiglio di presidenza della giustizia amministrava, divenendone in seguito vicepresidente: elezione sponsorizzata appunto dal Pd. Non male, per uno che ci era stato venduto come un avvocato vergine dell’ambiente politico e soprattutto non legato ad alcun partito, semmai cattolico fervente e devoto dio Padre Pio.

Ma forse qualcuno dovrebbe spiegare a Giuseppi che tutta la vita di Padre Pio è stata un’eroica, silenziosa, incessante, solitaria battaglia contro la massoneria, e che questa è la vera ragione delle persecuzioni e vessazioni che dovette subire, per decenni, ad opera della santa madre Chiesa. Quella stessa massoneria che, nella Chiesa, ha posto sulla cattedra di san Pietro un massone come il signor Bergoglio, suo grande sostenitore ed amico, tanto da parlare la sua stessa lingua, quella del Nuovo Umanesimo; e che, in politica, architetta e mette in opera giochetti come quelli che hanno reso possibile la sua altrimenti inspiegabile carriera politica: la sua, sia ben chiaro, come quella di molti altri Signor Nessuno i quali, a un certo punto, balzano fuori dal cilindro di qualche prestigiatore, proprio come è capitato a lui, e conquistano d’un tratto il palcoscenico della politica nazionale. Uno dei quali, tanto per non far noni, è Matteo Renzi, il più grande ballista nella storia della Seconda Repubblica: quello, per chi avesse la memoria corta, che non esita a far le scarpe ai suoi amici e colleghi di partito, come il buon Enrico Letta, cantando loro l’ironica ninnananna del Stai sereno, mentre già li sta pugnalando nella schiena. Questi sono i personaggi dei quali gli italiani si fidano, nei quali hanno riposto e ripongono la loro fiducia. Ogni volta rimangono fieramente delusi, ogni volta vanno a sbattere contro la dura realtà dei fatti: che si erano affidati a dei mercenari pronti a cambiar casacca e a passare al servizio di chiunque li possa e li sappia ricompensare meglio; senza dignità, senza onore, senza neppure un briciolo di competenza; ignoranti come capre in fatto di economia, di finanza, di giurisprudenza, perfino della storia del nostro Paese. Da ultimo, come nel caso dei traditori Cinque Stelle, figli di papà o bamboccioni scappati di casa: gente che non ha mai lavorato seriamente in vita sua, che non ha la minima idea di cosa voglia dire avere una partita IVA, e che pensa di poter vietare agli italiani di andare a lavorare, ma non si pone affatto il dovere di fornir loro un reddito sostitutivo, tutt’al più qualche consiglio per far debiti e cioè preparare la corda con la quale impiccarsi.

Dunque, la massoneria. Se ne parla, invero assai di rado, come una specie di entità impalpabile, come di un fattore opzionale, che lo studioso della politica, e perfino lo storico, possono anche ignorare del tutto o quasi, perché in fondo si tratta solo di uno sfondo innocuo e un po’ folcloristico, insomma di un elemento che non è capace di spostare gli equilibri politici, figuriamoci creare governi o farli cadere. In questa visione volutamente minimalista si tace la cosa che più conta: che la massoneria fa rima con la grande finanza, e che la massoneria italiana, con le sue innumerevoli logge, ciascuna delle quali sostanzialmente innocua se presa singolarmente, o addirittura avvolta da un alone di nobile idealismo, è però, nell’insieme, affiliata e legata con mille vincoli alla massoneria internazionale, che fa rima con la grande finanza globalista. Altro che fattore secondario e un po’ folcloristico! La massoneria è l’anima (nera) dell’intera politica italiana e segna la sua storia in tutti i passaggi decisivi, come quello dell’8 settembre 1943, fino ai più recenti, come il convegno sul panfilo Britannia o l’entrata dell’Italia nell’eurozona. Ci sono regioni d’Italia — inutile nominarle, è cosa ben nota — nelle quali non si muove letteralmente foglia, a livello non solo politico, ma amministrativo e giudiziario, che i fratelli in grembiulino non vogliano. E sono così potenti e così sicuri del fatto loro, per non dire così sfrontati, da dedicare le strade cittadine ai loro "eroi" e trasformare i concorsi pubblici e la gestione dei servizi sociali e sanitari in riserve di caccia delle loro logge. Tutto questo è noto, notissimo a livello locale, eppure, stranamente, non ve n’è la più piccola eco sui mass-media nazionali: proprio come non vi è traccia delle riunioni della Commissione Trilaterale o, fino a pochi anni fa, del Gruppo Bilderberg (e se ora se ne parla, è segno che esso ha esaurito la sua funzione, ed è stato rimpiazzato da qualcos’altro). Per rompere il tabù e spezzare la consegna omertosa del silenzio, per dire a chiare note che la massoneria gioca tuttora un ruolo importante nella vita politica italiana, ci volevano tutta la fierezza e tutta la dirittura di un politico friulano che ha sempre detto pane al pane e vino al vino (i friulani, quelli veri, son fatti così): Alfeo Mizzau (in friulano: Feo di Bean; Beano, Codroipo, 1926-ivi, 2008), che fu europarlamentare per la Democrazia Cristiana e che, a proposito dei partiti della sinistra triestina degli anni ’80, scriveva così (in: A. Mizzau, Caro D’Aronco. Friulani, Veneti e Lombardi tra Leghe. Movimenti e partiti, Udine, La Panarie/La Nuova Base Editrice, 1990, p. 10):

La lista per Trieste ha riportato al potere la lobby massonica triestina senza alcuna preoccupazione per la specificità della gente della città giuliana.

La massoneria ha sempre avuto un grande potere nella città di Trieste, un potere che esercitava impadronendosi dei partiti: soprattutto di quelli laici — repubblicano, liberale, socialdemocratico — e di quello socialista, che di questi tempi sta diventando, non solo a Trieste, un valido strumento muratorio; e in qualche caso, non lasciando indenne nemmeno la Democrazia Cristiana.

Tentò, con Cecovini, il gran colpo di mettersi in proprio e per qualche tempo andò bene; ma il declino arrivò all’avvicinarsi del decennio, che pare il tempo massimo di vita attiva di formazioni localistiche, siano massoniche o non massoniche.

Ma uomini tutti d’un pezzo, uomini con la schiena dritta, come Alfeo Mizzau, la politica italiana ne ha sempre sfornati pochi; dopo il 1992, sempre di meno; e da ultimo, ai nostri giorni, si direbbe che abbia buttato via lo stampo. Perché dire certe cose, dire che la massoneria comanda la politica, e che può creare dei partiti o condizionare quelli già esistenti, è poco igienico e forse anche pericoloso: per la carriera, se non per la salute (ma anche per la salute: oppure c’è chi crede davvero che papa Luciani sia morto d’infarto dopo aver gettato il guanto della sfida, nella persona dl cardinale Villot, alla massoneria ecclesiastica?). E qui torniamo alla domanda iniziale: se un politico che tradisce il proprio mandato, i propri elettori, la propria Patria, per fare l’interesse di poteri estranei, non provi neppure il più piccolo rimorso, il più lieve senso di colpa, non diciamo mentre parla in pubblico e mente sapendo di mentire, ma almeno quando, da solo, è costretto a guardarsi nello specchio, se non altro la mattina, mentre si sta radendo la barba (e ci perdoni la signora Boldrini, e con lei ci perdonino tutte le brave signore femministe e progressiste, per questa intollerabile allusione maschilista). In fondo, anche i peggiori criminali provano un po’ d’imbarazzo per ciò che fanno, tranne nel caso degli psicopatici o degli eroinomani giunti all’ultimo stadio. La risposta è: no, a determinate condizioni. La condizione principale è che essi si convincano che, tradendo l’Italia, stanno, però, servendo una causa più alta e più nobile, il che li giustifica moralmente a fare quel che fanno. Ora, l’appartenenza alla massoneria serve anche a questo: a ottundere e a stravolgere il senso morale dei politici e dei pubblici funzionari; a fornir loro la giustificazione etica, che, unita al vantaggio personale in termini di carriera, di prestigio, di denaro e di potere, fa pendere decisamente il piatto della bilancia dalla parte del tradimento. Tradimento che, si badi bene, si svolge in forme il più possibile dissimulate, anche se è difficile non vedere, quando si mettono insieme le tessere del mosaico politico, che vien fuori un disegno completo, razionale e perfettamente coerente. Come spiegare, ad esempio, che nessun magistrato trovi nulla da ridire sull’ingresso illegale in Italia di centinaia di migliaia di finti profughi (che le cifre stesse del Viminale attestano essere tali: con oltre il 90% delle richieste d’asilo respinte in prima istanza), ma che, se un ministro della Repubblica, nell’esercizio del suo mandato, cerca di porvi un freno, lui sì è passibile dei rigori della legge, per sequestro di persona? E che, viceversa, una ragazzotta tedesca che viola il divieto d’entrare in porto, sperona un’unità della Guardia di Finanza e mette in pericolo la vita dell’equipaggio, merita una pronta e piena assoluzione, per la gioia di fotografi e giornalisti e l’esultanza di tutti i salotti buoni?

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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