L’orgoglio è lo spirito del mondo che si oppone a Dio
11 Aprile 2020Celestino Testore, il Salgari cattolico e missionario
13 Aprile 2020Questa primavera del 2020 ha segnato una svolta epocale: un equilibrio, sia pure precario, si è rotto; una finzione di normalità è stata stracciata (e non è detto che sia un male); alcune cose che erano occulte, hanno incominciato a mostrarsi; e certo è che nulla tornerà più come prima. L’esperimento è stato fatto. Ed è perfettamente riuscito: si possono sequestrare popoli interi, dalla sera alla mattina; li si può chiudere in casa, multali e denunciarli se escono di casa, cremarli quando muoiono, provarli dei sacramenti e dei funerali; si può sospendere la Costituzione e farne carta straccia, sospendere tutte le garanzie democratiche, e qualsiasi Signor Nessuno, mai eletto dalla gente, può, con un tratto di penna, decidere tutto questo, e anche qualcos’altro, come infilare la testa del Paese nel capestro di accordi finanziari internazionali che ne provocheranno lo strangolamento, e nulla accade, nessuno fiata, nessuno protesta anzi semmai piovono richieste di misure restrittive ancor più drastiche. Intanto le forze dell’ordine, che credevamo al nostro servizio, ci hanno trattati come dei potenziali delinquenti; ci hanno chiesto dove andiamo, cosa stiamo facendo, che intenzioni abbiamo; ci hanno contestato l’ingresso in chiesa, dove sono entrate a loro volta, hanno interrotto la santa Messa, hanno denunciato il sacerdote, mentre a chiunque è consentito di andare a comperarsi le sigarette. Dal tabaccaio sì, alla santa Messa no: neppure per Pasqua. Il clero non ha fiatato, anzi si è unito al coro degli ultra "responsabili", è stato il primo a negare i Sacramenti ai fedeli: quello stesso clero che fino al giorno prima predicava incessantemente l’accoglienza di tutti, di centinaia di migliaia di africani ai quali nessuno ha mai fatto uno straccio di controllo sanitario per vedere se per caso non fossero portatori di qualche malattia, ora se ne stanno tappati in casa come tutti gli altri, non hanno più voglia di abbracciare i poveri e di lavare loro i piedi, ripiegate e messe in sacrestia le belle sciarpe arcobaleno che piacciono tanto ai movimenti LGBT, finita la retorica del buonismo e dell’inclusione; come del resto è finita da parte dei signori del PD, i quali ora non reclamizzano più l’aperitivo al bar per celebrare Milano che non si ferma, non invitano ad abbracciare un cinese neppure ad abbracciare il proprio amico o il vicino di casa. E intanto dall’OMS giunge la prossima minaccia: bisognerà andare a cercare gli ammalati dentro le case, nelle famiglie, individuarli e portarli via, perché adesso il contagio si è spostato dalle strade alle case e perciò bisogna prendere tutte le misure necessarie per tutelare i familiari. Non c’è più alcun limite all’arroganza di costoro, alla prepotenza di una serie d’istituzioni mondialiste, non elette da nessuno, boriose, tracotanti, le quali si arrogano il diritto di decidere le cose più essenziali della nostra vita privata, per non parlare di ciò che riguarda la vita sociale. Unica nota comica in mezzo all’incubo del Big Brother orwelliano realizzato: la signora Boldrini e le altre signore femministe che reclamano perché i moduli dell’autocertificazione relativa agli spostamenti individuali non ha tenuto contro della pari dignità del genere femminile.
Provvederanno la prossima volta, senza dubbio; anzi inseriranno anche la casella per i transessuali. Perché la prossima volta ci sarà, e anche presto. Del resto, lo hanno preannunciato: non crediate che finisca così. In autunno saremo daccapo, e chi lo sa se le scuole riapriranno i portoni. No, dobbiamo prepararci: dall’incubo delle malattie virali non usciremo più, per un bel po’ di decenni. Sarà come l’incubo della guerra atomica per la generazioni della Guerra Fredda: con la differenza che stavolta non sarà solo una vaga sensazione di angoscia, sarà il blocco totale delle nostre vite, delle nostre città, della nostra economia; e, per chi ci crede, della vita religiosa, almeno a livello comunitario. Sarà ciò che le potenti forze massoniche e anticristiane perseguono e bramano da anni, da decenni, da secoli: lasciare il popolo di Cristo senza l’Eucarestia. Già si sono impadroniti del vertice della Chiesa, già hanno piazzato un loro uomo sul seggio di san Pietro; adesso hanno completato l’opera: via l’Eucarestia, chiese ridotte a vuote catacombe. Una manovra che parte da lontano. Da anni ormai si stentava a vedere il Santissimo, dentro le chiese; lo avevano spostato e quasi nascosto in qualche cappella laterale, in qualche locale attiguo al presbiterio. La gente non doveva vederlo chiaramente, affinché smettesse, un po’ alla volta, di pregarlo e di adorarlo. Basta con questo Gesù Cristo; ciò che vogliono quei signori è la nuova "religione" mondialista, dove c’è posto per tutti, Gesù, Maometto, Lutero, Calvino, Buddha, tutti in allegra compagnia e tutti con pari diritti; ma soprattutto tutti rigorosamente umani, altro che il Figlio di Dio incarnato. Tutti insieme appassionatamente, per l’ambiente, per il clima, per la biodiversità e per la fratellanza umana: quella massonica, si capisce. Tutti un po’ più sensibili ai temi ecologisti: ce lo chiede la Madre Terra, che è stanca di inquinamento e sfruttamento delle sue risorse. Questa epidemia è un segno della Madre Terra, altrimenti detta Pachamama: e se si porta via un po’ d’inutili esseri umani, tanto meglio per la Natura. Parola di gesuita. Infatti guai a dire che i terremoti o le altre calamità naturali potrebbero anche essere un castigo divino e un richiamo all’umanità peccatrice (padre Giovanni Cavalcoli ne sa qualcosa); si può dire benissimo, invece, anzi è molto politicamente corretto, e piace tanto all’inquilino di Casa Santa Marta (non ci regge la mano a scrivere: il papa, tanto evidente è che costui non è papa, semmai è un contro-papa) che le calamità sono una ribellione della madre terra contro i suoi figli tropo numerosi e troppo sporcaccioni. Non in senso morale, sia ben chiaro (chi sono io per giudicare?), ma in senso puramente materiale: sporcano troppo. Sarebbe meglio che calassero di numero e di pretese.
Ma perché il capolavoro fosse perfetto, ci voleva un altro elemento, oltre all’umiliazione dei cittadini e allo stato di terrore parossistico nel quale sono stati indotti dal martellamento dei mass-media e delle pubbliche autorità: ci volevano l’auto-disprezzo e l’auto-colpevolizzazione. Ciascuno di noi ha sentito di essere un untore, o almeno di poter esserlo: e per questo si è autocensurato, ha evitato di frequentare i genitori, i fratelli, i figli, le persone più care. Ciascuno di noi si è sentito un lebbroso, portatore di un terribile morbo; ciascuno di noi si è sentito colpevole per il fatto di esistere e di essere ancora vivo, di respirare ancora. Non stiamo parlando a caso, ma con piena cognizione di causa. Avete osservato le facce e gli atteggiamenti della gente, in queste settimane di quarantena? Quanta diffidenza, quanta ostilità, quanta repulsione su quelle facce, ogni volta che le abbiamo incrociate per la strada. E guai se qualcuno esce di casa senza indossare la mascherina! Non mancano certo i gestacci offensivi, né le parole sarcastiche o minacciose. Neanche i peggiori criminali sono mai stati avvolti da una simile nube di disprezzo; anzi, abbiamo visto i criminali, quelli veri, gli spacciatori stranieri, i poveri profughi africani in fuga da guerra e fame, che spadroneggiano per le vie, girano impuniti e indisturbati: le attenzioni di poliziotti, vigili e carabinieri sono tutte per noi, per noi cittadini che abbiamo sempre pagato le tasse e osservato la legge. Per noi, colpevoli di andare a fare compere, o magari, Dio non voglia, passare dalla casa dei nostri vecchi genitori per aver loro notizie, o magari visitarli all’ospedale, che si trova, ahimè, fuori dal nostro comune di residenza e perciò in un luogo ove non abbiamo diritto di recarci, perché facendolo calpestiamo la sicurezza di tutti. E guai a chi si lascia scappare uno starnuto, un colpo di tosse! Guai a chi, davanti al negozio del fruttivendolo o a quello del macellaio, si avvicina a memo di due metri dagli altri clienti in attesa: viene trattato e apostrofato come se fosse l’ultimo dei malfattori! Volevano farci sentire brutti, sporchi e cattivi, e ci sono perfettamente riusciti. Volevano farci sentire inutili, superflui, dannosi, e anche in questo sono riusciti. Volevano che vedessimo in ogni uomo un nemico, e che vedessimo in noi stessi una vita abusiva, un ospite indesiderato del pianeta Terra, nonché un pessimo membro della società; uno che osa lamentarsi perché sequestrato in casa per un paio di mesi e perché costretto a chiudere il negozio o l’ufficio, e non sa nemmeno come farà a pagare l’affitto, le bollette e le tasse. Volevano farci provare disprezzo per noi stessi, perché consideriamo importanti queste cose mentre c’è un dovere assai più importante da assolvere: mostrarsi disciplinati e obbedienti, assolutamente ligi ai decreti del Signor Nessuno e della Signora Quaquaraquà. Volevano farci scendere così in basso come non eravamo mai scesi, né mai avremmo pensato di poter scendere; farci toccare l’ultimo gradino della degradazione, dell’avvilimento e della disperazione. Missione riuscita, complimenti: avevano compreso che i tempi erano maturi per fare una cosa del genere e che dietro le apparenze della normalità, noi tutti stavamo covando il verme solitario dell’odio di noi stessi. Perché una cosa è certa: non saremmo giunti così in basso, e loro non si sarebbero spinti cosa avanti, se un odio feroce per noi stessi non avesse minato in noi la voglia di vivere. Che poi quel disamore per noi stesi, quel sottile ma persistente auto-disprezzo, ci siano stati inoculati, poco a poco, in dosi omeopatiche, nel corso di anni e di decenni, specie attraverso i mass-media, il cinema, la letteratura e la scuola stessa, questo è un altro discorso; di certo non è nato da solo, visto che contrasta col più elementare degli istinti umani, quello dell’autoconservazione. Il che denota come abbiamo a che fare con registi molto duttili e molto intelligenti, capaci di perseguire strategie lente ma sicure, nel corso di tempi lunghissimi, perfino di secoli; gente, quindi, che non è impaziente di vedere il risultato della propria opera, ma disposta a morire senza averlo visto, però con la granitica certezza che qualcuno la porterà felicemente a termine: e al tempo stesso capaci di agire con rapidità fulminea, se il tempo e le circostanze lo richiedono, senza esitare neppure un minuto.
A questo punto sorge il solito, insolubile problema. C’è della gente, anzi c’è mota gente, anzi c’è la stragrande maggioranza della gente, che non crede e non crederà mai che esiste un complotto di queste dimensioni; che ritiene giuste e appropriate tutte le misure che il Signor Nessuno, aiutato da esperti di altissimo profilo, tipo ex concorrenti del Grande Fratello televisivo, ex camerieri ed ex venditori di bibite allo stadio (con il dovuto rispetto per queste categorie lavorative), ha deciso per il nostro bene e per la nostra sicurezza; e quanto alla Chies acattolica, non riesce a immaginar evento più fausto del Vaticano II, né papa più buono di Roncalli, né più misericordioso e francescano del gesuita Bergoglio. Per queste persone, sentir parlare di congiura, di misure assolutamente sproporzionate, di tradimento ai danni del popolo italiano al fine di svendere la sua economia ai pescecani della BCE e di ammazzare la sua produttività, è pura farneticazione; e insinuare che la politica si è totalmente arresta e consegnata ai biologi, agli scienziati, i quali peraltro non sono neanche concordi nel giudizio su quanto sta accadendo, è sragionare. Anche chi parla di pericoli per la democrazia è fuori della realtà, secondo la maggioranza della gente; e chi mette in guardia contro il prossimo giro di vite ai danni di quel poco, pochissimo di libera informazione e di libero dibattito che ancora esistono in Italia, è certamente un esaltato e un bieco complotti sta, probabilmente un fascista travestito. E poco importa se il governo dichiara di voler varare davvero delle leggi liberticide che violano clamorosamente l’articolo 21 della Costituzione:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
Il fatto è che alla stragrande maggioranza della gente vanno benissimo giornalisti come Mentana, Purgatori, Botteri, Gruber e così via: loro sì che difendono l’informazione degli italiani contro le fake news dei torbidi circoli sovranisti e complottisti. Perciò quando quelle leggi saranno approvate, e il professor Montanari verrà messo in prigione per aver detto che l’epidemia da Covid-19 non giustifica il blocco pressoché totale deciso dal governo, e in prigione finiranno anche Messora e la redazione di Byoblu per aver dato ospitalità a un così truce sovversivo (e già che ci siamo, in galera pure Mazzucco e Chiesa, Pamio e Quaglia), non ci sarà la benché minima reazione perché alla gente va bene così, si sente tranquilla e in buone mani. Anche Giuseppi Conte è un buon primo Ministro, dopotutto, amico dell’Europa e della signora Merkel: non potevamo sperare di avere al governo uomini migliori in questa congiuntura. Del resto, dove andremmo a finire se non avessimo l’aiuto, l’amicizia e la solidarietà dell’Europa? Lo vede anche un cieco che andremmo a finir male se non potessimo contare sulla comprensione e la benevolenza di quei signori. Andremmo a finir chissà dove; in Africa, probabilmente. Diventeremmo un Paese da Terzo Mondo. E invece no, non accadrà mai, per una ragione molto semplice: che è l’Africa a venire qui. Siamo invasi tutti i santi giorni, anche in questi tempi di quarantena e con la benedizione dell’UE. Ma ai clandestini nessuno chiede nulla, neppure di esibire i documenti; dobbiamo noi cercar di capire chi sono. E in fondo è giusto, no?
Fonte dell'immagine in evidenza: Catalogo Generale dei Beni Culturali | Giovan Andrea Commodi - Sant'Ignazio celebra la messa (1622-1638)