Uno schema fisso: creare problemi, offrire soluzioni
4 Aprile 2020Riscoprire la semplicità per tornare a esser cristiani
6 Aprile 2020Nel Libro dell’Apocalisse si parla di sette Angeli che reggono altrettante coppe dell’ira di Dio; e il numero sette, come è noto, nella Bibbia è un numero simbolico, che significa la totalità, la pienezza. Quante volte dovrò perdonare il mio fratello, fino a sette volte?, chiede san Piero a Gesù Cristo – ricordate? –; e questi risponde: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette, che è come dire: sempre. Viene perciò da chiedersi quando le sette coppe saranno interamente piene, e se lo sono già, ossia se l’ira di Dio è giunta al colmo: nel qual caso noi staremmo realmente vivendo i tempi descritti nel Libro dell’Apocalisse, vale a dire gli ultimi tempi, i tempi della Rivelazione finale. I teologi neomodernisti e tutto il falso clero bergogliano non vogliono neanche sentir parlare dell’ira divina: questo è un concetto che li manda addirittura in bestia, perché Dio, per costoro, è solamente amore, perdono e misericordia. Siamo pertanto certi che essi mentono, e che mentono in malafede, cioè con la perversa e deliberata intenzione d’ingannare le anime, allo scopo di trascinarle con sé lontano dal vero Dio, onde ingannarle con le immagini di un dio vano, illusorio, creato dalle loro menti presuntuose, un "dio" che in realtà è il Principe di questo mondo di tenebre, Satana: sia che ne abbiano piena consapevolezza, sia che s’ingannino essi stessi e siano trascinati verso di lui dal peso di tutte le bestemmie e le eresie delle quali si sono macchiati e seguitano tuttora, imperterriti, a macchiarsi.
Ora, la mente umana non è che una scintilla infinitesimale in confronto alla Sapienza divina, e non può ardire di penetrarne i segreti; pure, la ragione naturale è stata data all’uomo perché muova i primi passi e poi, con l’aiuto indispensabile della Grazia, si elevi alla comprensione dell’unica Verità che è in Dio e che è Dio. Ebbene, la ragione naturale illuminata dalla Grazia ci suggerisce che la coppa dell’ira divina sarà colma quando l’umanità avrà consumato il più orribile dei peccati. A sentire il falso clero massonico che usurpa il nome di cattolico, senza esserlo, il peccato più grave sarebbe la mancanza di accoglienza e di ospitalità verso i poveri; al punto che quei pastori infedeli si sono spinti ad affermare che il peccato di Sodoma, che attirò il castigo divino (se pure ammettono che ci fu un castigo; perché alcuni, come il vescovo Galantino, lo negano addirittura contraddicendo sfrontatamente la Scrittura), non fu la sodomia, ossia il peccato impuro contro natura, bensì la mancanza di accoglienza verso gli stranieri, cioè i due Angeli che si erano presentati alla casa di Lot. Laddove è evidente che il primo e il più grave di tutti i peccati non può essere se non quello che contraddice il Primo Comandamento: Io sono il Signore Dio tuo; non avrai altro Dio all’infuori di me. Non ti farai idolo né immagine e non ti prostrerai davanti a tali cose. È molto caratteristico dei falsi teologi modernisti il fatto che, dal Concilio Vaticano II in poi, essi abbiano diffuso tra i fedeli l’idea, totalmente falsa e sbagliata, che i peccati più gravi siano quelli diretti contro il prossimo: tale errore è una diretta conseguenza della svolta antropologica di Karl Rahner, che porta al centro del discorso religioso l’uomo e non più Dio. Invece la Chiesa ha sempre saputo e sempre insegnato, perché il primo ad insegnarlo è stato Gesù Cristo, che i peccati più gravi sono quelli che offendono direttamente Dio; gli altri, quelli rivolti contro l’uomo, sono gravi anch’essi, ma la loro gravità è un riflesso del fatto che pure essi sfigurano e offendono, nella persona del prossimo, l’immagine di Dio, impressa indelebilmente in tutti gli esseri umani. Alla domanda su quale fosse il più importante dei comandamenti, infatti, Gesù ha risposta testualmente: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mt 22,37-39). Amare il prossimo, dunque, è il secondo comandamento in ordine d’importanza; il primo è amare Dio, totalmente e rettamente. Anche nel Padre nostro, la preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli, viene prima la promessa dell’uomo di fare la volontà di Dio, poi vengono le richieste a Dio per averne l’aiuto e la protezione contro il male.
Scriveva un gesuita, Giulio Monetti – quando i gesuiti erano ancora dei veri sacerdoti cattolici, e non la vergognosa congrega massonica che son divenuti al presente – nella sua enciclopedia del predicatore in cinque volumi La sapienza cristiana (vol. 1, Il pensiero cattolico, parte prima, Torino, U.T.E.T., 1949, pp. 348-349):
È intuitivo che ogni legge, e così ogni comandamento, come imperano quanto necessario all’attuazione e conservazione dell’ordine, del pari vietano ciò ch’è in quella determinata materia da ritenersi disordine. Laonde il primo Comandamento del Decalogo, imperandoci il culto divino, viene perciò stesso a vietarcene quanto gli è contrario in qualsiasi modo. Anzitutto ci vieta l’idolatria, che, assurdamente moltiplicando Dio, pecca per eccesso.
REATO PROPRIO DELL’IDOLATRIA. – Possiamo pensarci Iddio come il Sovrano assoluto dell’Universo; è il culto dovutogli come l’omaggio e la sudditanza che gli conviene da parte della creatura ragionevole, la quale in tal guisa e glorifica essa Iddio, e fa servire a tale glorificazione doverosa tutta la creazione inferiore. L’uomo è il "microcosmo": se adora Dio, incurva innanzi a Dio nel proprio omaggio tutte le altre creature che gli sono soggette.
Ciò posto, che offesa non sarebbe per il Supremo Monarca il sollevargli contro un antagonista, un usurpatore che ne volesse condividere onori e poteri e ricchezze, od anche peggio, che volesse balzarlo dal soglio per sottentrarvi egli stesso in luogo suo?
Quest’appunto fa l’idolatria, tributando a semplice creatura quell’onore esclusivamente divino che appartiene singolarmente, incomunicabilmente al Creatore, sia che associ in tale onore il dio presunto insieme col vero Iddio, sia che escluso questo parteggi per quello. – C’è anzi molteplice aggravante; poiché l’idolatria oppone al vero Dio, infinito nelle sue perfezioni, la creatura, infinitamente al disotto di lui, anzi gliela preferisce con sfregio simile a quello fatto a Gesù dai Giudei col preferirgli Barabba; né solo gli oppone una creatura infinitesima, ma la SUA stessa creatura, che in tutto da lui dipende, e che è tutta intrinsecamente ordinata a gloria sua, drizzandogliela contro come rivale, mentre non gli è che serva! — E tanto oltraggio Iddio riceve dall’uomo, cui Egli colmava di benefizi, cui Egli chiamava agli onori della divina grazia, cioè a vera apoteosi, cui Egli disponeva in Cielo un eterno regno, con generosa provvidenza di Padre, e tenerezza da Amico! Che disordine — esclama a ciò S. Tommaso, – di cui non v’è altro maggiore! Disordine che mira nientemeno che a scoronare l’Altissimo, a soppiantarlo, a distruggerlo, se fosse dato! Disordine radicale che inverte o piuttosto annienta tutti i valori morali, insostituibili.
L’IDOLATRIA NELLA STORIA DEL MONDO. – Simile delitto, mostro orribile nel mondo morale, non restò purtroppo soltanto nella pura possibilità; ma fu per tanti secoli la macchia schifosa della massima parte del genere umano; ed anche al presente aliena dal campo di Gesù Cristo, il campo del vero Dio, innumerevoli anime, deviate tristemente al campo di Satana, campo di morte! (APOCALISSE, 6, 8).
A questo punto non ci resta che interrogarci se i cattolici siano rimasti fedeli a Dio o se non lo abbiano offeso nella maniera più grave di tutte, cioè appunto disprezzando e ignorando il Primo Comandamento. E la risposta, purtroppo, è implicita in ciò che abbiamo osservato riguardo al clero odierno, il quale, suggestionato dai pessimi teologi postconciliari, a sua volta ha fuorviato la massa dei fedeli, peraltro non senza una precisa responsabilità anche di questi ultimi, poiché il sensus fidei avrebbe pur dovuto metterli in guardia e far capire loro che qualcosa, in quell’insegnamento, non era secondo la santa volontà di Dio, ma piuttosto secondo i suggerimenti del diavolo. Già da alcuni decenni i cosiddetto fedeli non adorano più Dio, ma l’uomo, la scienza, il progresso, il benessere, il successo e le cose materiali. Da ultimo sono ricaduti addirittura nell’idolatria del paganesimo, si sono messi ad adorare gli idoli e perfino la Madre Terra. L’intronizzazione del demone Pachamama nella Basilica di San Pietro e gli sproloqui dei teologi gesuiti sul fatto che l’epidemia di Coronavirus è un bene per la Madre Terra, perché sfoltisce la presenza umana che provoca squilibri e inquinamento, è il punto d’arrivo di questa deriva, che era già in atto da almeno mezzo secolo. La ciliegina sulla torta, si fa per dire, è l’osceno spettacolo del sedicente papa che non s’inginocchia mai davanti al Santissimo Sacramento, neppure alla santa Messa, neppure nelle funzioni più solenni, ma che, in compenso, si getta bocconi a baciare le scarpe degli uomini, e che si piega assai volentieri anche per lavare i piedi ai poveri in occasione del Giovedì di Pasqua: orribile contraffazione della lavanda dei piedi effettuata da Gesù Cristo all’inizio dell’Ultima Cena, un gesto di umiltà del divino Maestro che diventa, per opera del signor Bergoglio, un gesto di somma ostentazione e di sfacciato esibizionismo. E a ciò si aggiunga tutta una serie di atteggiamenti oltraggiosi e di affermazioni temerarie, eretiche, blasfeme, sia contro la Santissima Trinità, ridotta a una Famiglia nella quale si litiga sempre a porte chiuse, sia contro Gesù Cristo, ridotto al rango di semplice profeta e quindi spogliato della sua natura divina (Enzo Bianchi), sia contro Maria Santissima, ridotta al livello di una donna qualsiasi, una donna per giunta che dubitò fino all’ultimo delle promesse di Dio circa suo Figlio: non esente dal peccato originale, non piena di grazia, non regina, non superiore agli altri esseri umani, tanto meno corredentrice dell’umanità, visto che sia lei, sia Gesù, erano puramente umani.
Si rifletta inoltre su un altro aspetto della violazione del Primo Comandamento. Quando Bergoglio col suo clero e i sedicenti cattolici odierni mettono al centro l’uomo; quando adorano la Madre Terra; quando introducono gli idoli nelle chiese e si gettano bocconi dinanzi ad essi, non si limitano a calpestare il dovere di adorare il vero Dio e Lui soltanto, ma fanno qualcosa di assai peggiore. Essi, infatti, non sono come quelli che ignorano il Vangelo di Gesù; essi lo hanno ricevuto da duemila anni, hanno conosciuti la Verità, hanno avuto la guida del Magistero, e ciononostante hanno voltato le spalle alla Verità, hanno rifiutato di adorare solo il vero Dio e si sono fabbricati degli idoli per riservare ad essi l’onore e la gloria spettanti a unicamente a Lui. Perciò il loro peccato è molto più grave di chi non ha mai conosciuto il vero Dio o di chi è cresciuto nel contesto di una delle false religioni: essi hanno avuto il privilegio di essere educato nella vera fede, di ricevere la retta conoscenza del vero Dio, e tuttavia si sono ribellati, si sono voluti innalzare al di sopra della Verità e sostituirla con degli idoli bugiardi e demoniaci, perché l’adorazione rivolta ad altri che al vero Dio non è che una forma di adorazione del demonio. I cattolici dei nostri giorni sono perciò venuto a trovarsi esattamente nella situazione psicologica e morale dei pagani descritta da san Paolo nella Lettera ai Romani (1, 20-22): Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti… E il rifiuto del culto dovuto a Dio si riflette inesorabilmente in una perversione di tutta la vita morale (id., 24-27): Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura^.^ Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. Questa è la perfetta descrizione della "cristianità" dei nostri giorni: non è un caso che la ribellione contro Dio si compendi nella omoeresia e che proprio questo passo di san Paolo susciti tanto sdegno fra di essa, al punto che c’è chi vorrebbe abolirlo (e leggerlo in pubblico è già un reato, come sa quel predicatore inglese che è stato arrestato dalla polizia per averlo fatto nelle vie di Londra). Così come adorare i falsi dei al posto del vero Dio è una perversione dell’intelletto nell’ordine soprannaturale, ugualmente cambiare il desiderio dell’altro sesso per il proprio è una perversione dell’istinto nell’ordine naturale. E una "chiesa" che accompagna gli uomini verso questo traviamento, come fa al presente la setta bergogliana, non è certo la vera Sposa di Cristo, ma la sinagoga di Satana.
È ormai colma, dunque, la coppa dell’ira di Dio? Davanti a un clero che benedice la sodomia, che invoca il matrimonio omosessuale anche nella forma sacramentale, che allestisce corsi di affettività gay dentro i conventi e che indice veglie di preghiera in difesa del peccato impuro contro natura, oltre che di fronte a mille altre eresie e bestemmie ormai pressoché quotidiane, parrebbe proprio di sì…
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