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Uno schema fisso: creare problemi, offrire soluzioni

Lo schema è sempre quello: si crea un problema, poi si offre la soluzione. Soluzione che richiede, guarda caso, oltre all’esborso di somme astronomiche da parte dei contribuenti, anche una significativa limitazione, o perfino la sospensione, delle libertà costituzionali. Volete la sicurezza, volete liberarvi dall’angoscia e dalla pura? E allora, pagate; pagate e state chiusi in casa; pagate e smettetela di criticare e discutere; sacrificate un po’ della vostra libertà e noi vi proteggeremo. Il denaro, peraltro, scorre sempre entro un circolo chiuso: se l’emergenza è sanitaria, il denaro va alle grandi casse farmaceutiche per l’acquisto di medicinali, materiale terapeutico e soprattutto vaccini. Se l’emergenza è ambientale, il denaro va alle grandi società edili per la ricostruzione degli edifici e dei manufatti secondo criteri di sicurezza, e naturalmente alle grandi banche che anticiperanno i capitali. Se l’emergenza è finanziaria, il denaro va direttamente a quelle stese banche dalle quali pare la speculazione: denaro che si somma ad altro denaro, e che viene sistematicamente trasferito dai fondi statali, dalle istituzioni comunitarie e dai risparmi privati, sul capitali delle grandi società finanziarie e compagnie di assicurazioni. Denaro che si auto-riproduce, che si moltiplica all’infinito, ma sempre restando, o tornando, agli stessi soggetti. Si provoca lo scoppio di una guerra in qualche Paese del Terzo Mondo, poi si riforniscono imparzialmente entrambi gli eserciti di armi, poi si offrono i capitali e la tecnologia necessari per la ricostruzione. E non solo piccole guerre in aree marginali: anche nella due guerre mondiali c’è lo zampino della grande finanza, ci sono gli interessi dei grandi banchieri, come i Rotschild; è dubbio se sarebbero mai scoppiate qualora essi non lo avessero voluto, dopo aver manovrato presso entrambe le parti in competizione, secondo il vecchio schema: chiunque vinca, il profitto sarà sempre loro, sia per i finanziamenti di guerra, sia per la ricostruzione nella fase successiva; mentre i danni e le perdite saranno degli altri. Il bombardamento a tappeto di Tokyo, che fece qualcosa come 200.000 (inutili) vittime civili, e le bome atomiche su Hiroshima e Nagasaki, erano necessari anche per questo: per garantire una committenza alle grandi banche e alle industrie americane del settore edilizio, per la ricostruzione post-bellica. Quando una città viene distrutta bisogna poi ricostruirla, non è vero?

E lo stesso accade se a crollare sono dei grattacieli, come a New York nel 2001, o dei viadotti, come il Ponte Morandi a Genova, nel 2018. Un momento, dirà qualcuno: fin qui vi abbiamo seguito nel vostro ragionamento che riteniamo coerente, sia pure sul piano logico, per quanto non vi siano sufficienti evidenze documentali, ma solo taluni indizi (ma se per prove intendete la firma dei banchieri su qualche documento politico compromettente, scordatevela; quella non salterà mai fuori, semplicemente perché costo non firmano nulla del genere). Però le Twin Towers e il Ponte Morandi non sono stati distrutti in azioni di guerra: sono crollati in tempo di pace, gli uni per un attacco terroristico, l’altro per un cedimento strutturale. Davvero? E se le Twin Towers fossero crollate proprio per un’azione di guerra, vale a dire per mezzo di una demolizione controllata, dopo aver minato le fondamenta, e poi fatti saltare contemporaneamente all’impatto con gli aerei suicidi? Negli Stati Uniti ci sono centinaia di ingegneri che hanno firmato un documento per asserire che due edifici come le Twin Towers non possono cadere come son cadute, per un urto esterno, ma solo per effetto di una demolizione controllata. Ma se ciò fosse vero, allora è chiaro che l’attaccio terroristico sarebbe solo una copertura per mascherare la realtà: vale a dire un’azione di guerra in piena regola. Un’azione di guerra in tempi di pace, effettuata contro la popolazione civile allo scopo di seminare il panico e far sì che l’opinione pubblica sotto shock accettasse una drastica limitazione delle libertà costituzionali: oh, ma per difendere i cittadini americani dal pericolo del terrorismo, sia ben chiaro! Sta di fatto che ancor oggi, a venti anni di distanza, un buon terzo di quei cittadini non se l’è bevuta e pensa che le cose non siano andate come sostiene la versione ufficiale. Quanto al Ponte Morandi, non esistono maggiori evidenze che le cose siano andate come afferma la nostra versione ufficiale. È un fatto che le autorità non hanno mai reso pubblico un filmato completo che mostri cosa accadde realmente quel giorno: tutti i filmati che sono stati mostrati alla gente sono parziali e recano i segni di tagli e manipolazioni evidenti. E allora? Anche qui, la cosa davvero impressionante è stata il silenzio assordante della stampa e delle televisioni: è come se la "libera" informazione si fosse dimenticata di fare il suo mestiere. L’ABC del giornalismo è chiedere a chi di dovere come sono andate le cose; in altre parole, fare delle domande scomode, e, se non arriva una risposta convincente, fare delle indagini in proprio, parallele a quelle della magistratura. La quale, a sua volta, in questo caso, non sembra abbia brillato per solerzia o trasparenza. Come tante altre volte in passato: come per l’aereo abbattuto a Ustica, come per la stazione di Bologna, come per le altre stragi di Stato. Potremmo fare altri esempi, ma per adesso ci fermiamo qui. Non abbiamo, da parte nostra, una versione alternativa da raccontare. Ci limitiamo a far notare che le versioni ufficiali di alcuni dei maggiori eventi disastrosi del XX secolo lasciano molto a desiderare; e gli eventi disastrosi sono importanti perché sono quelli che generano nell’opinione pubblica sentimenti d’incertezza, paura e angoscia e perciò sono quelli che maggiormente si prestano ad essere sfruttati da un potere abbastanza cinico e forte, ma anche così astuto da tenersi nell’ombra, il quale voglia servirsene per imporre i suoi disegni alle popolazioni ignare e terrorizzate.

La stessa cosa si può dire per le epidemie che con ritmo e modalità sospette sembrano aggredire l’umanità sempre più spesso, dall’Ebola al Codvid 19. Davvero le autorità, gli esperti e i mezzi d’informazione ci stanno dicendo la verità? Nossignori: non si soffermano neppure a indagare su cosa sia questo virus, su come sia giunto a minacciare le nostre vite. Quasi tutti ammettono che si tratta di un virus modificato, ossia di un virus artificiale, creato in laboratorio. E dunque? Possibile che non si riesca, con migliaia di giornali e televisioni teoricamente "indipendenti", a smuovere le acque stagnanti dell’opinione pubblica, a pungolare la magistratura e i governi, a indurre chi ha le informazioni giuste a renderle di pubblico dominio? È come se un gigantesco diaframma si interponesse tra i fatti più inquietanti e destabilizzanti, specie per i loro effetti di ampia portata e di lungo periodo (che vanno assai oltre la sfera immediata), e la popolazione mondiale. Quest’ultima è costretta ad accontentarsi non dei fatti, o di una versione verificata e quanto meno attendibile dei fatti, ma della narrazione dei fatti secondo ciò che decidono di far sapere i grandi mezzi d’informazione, i quali, guarda caso, sono tutti di proprietà dei padroni della finanza internazionale. Anche se si tratta di ricostruzioni altamente improbabili e perfino inverosimili.

Qualche inguaribile ottimista, fiducioso di vivere in una società pienamente democratica, dotata non solo di una libera informazione, ma anche di una libera rappresentanza popolare, obietterà a questo punto che c’è pur sempre la vigilanza della politica. Esistono o non esistono diversi partiti con differenti programmi? Esiste o non esiste un parlamento sovrano, che decide le leggi in piena autonomia, tenuto conto del mandato ricevuto? Non è forse questa la prova del fatto che, se davvero esistesse una cospirazione per tenere nascosta la verità, e, peggio, per manovrare gli eventi storici e provocare ad arte incidenti, attacchi terroristici, guerre, rivoluzioni, crisi economiche, epidemie virali, e poi offrire soluzioni da parte di quelli stessi che le hanno progettate e realizzate, qualcuno se ne accorgerebbe e denuncerebbe l’orribile misfatto? Già: i partiti. Eppure, proviamo a riflettere. Non è forse vero che da qualche anno, anzi, a ben pensarci, da molti anni, i comportamenti dei leader dei partiti, sia quelli di governo che quelli di opposizione, si è fatto sempre più strano, quasi incomprensibile, tanto da lasciare delusi, amareggiati, scioccati, frastornati i cittadini elettori? Non si ha forse l’impressione che quei signori seguano una logica che non è affatto trasparente, che non rispecchia per niente il mandato popolare; e soprattutto che mostra curiose e allarmanti convergenze fra chi sta al governo e chi dovrebbe fare l’opposizione? Insomma, per usare il vecchio e ormai superato linguaggio, fra la "destra" e la "sinistra"? E tutto ciò non è terribilmente strano?

Ci sia concesso a questo punto riportare una pagina di Jan Hudo Holy (da: Jan van Helsing, Le società segrete e il loro potere nel ventesimo secolo; titolo originale: Geheimgesellschaften und ihre Macht 20. Jahrhundert, 1995; traduzione dall’edizione inglese Ewertverlag, di Don Var Green, Bologna, Edizioni Andromeda, 2012, pp. 2-3):

Un esempio: IL POTERE.

Sei il nuovo re di un Paese, e vuoi essere sicuro di rimanerlo. Quindi, nomini due persone una dopo l’altra, a far parte della tua corte, e della cui obbedienza sei certo.

La prima l’addestri secondo i principi della ‘sinistra’, e le dai i fondi necessari per fondare un partito.

La seconda, la finanzi ugualmente, ma per fondare un partito di ‘destra’.

Ora che hai costituito due partiti che si oppongono, finanzi la propaganda elettorale, le elezioni e le loro attività, e quindi sei sempre al corrente dei loro progetti. Li controlli ambedue. Se desideri che un partito abbia la supremazia sull’altro, non hai che da fornirgli più fondi che all’altro. Ognuno dei segretari di partito pensa che tu stia dalla loro parte, e sei "l’amico" di ambedue.

La gene comune sarà talmente presa da questo andirivieni della "sinistra" e della "destra" che non sospetterà mai che, dalla tua posizione di sovrano, tu possa essere l’istigatore della contesa.

La gente ti chiederà addirittura aiuto e vorrà il tuo consiglio.

Un altro esempio: IL DENARO.

Durante la guerra civile americana (1861-1865), gli Stati Uniti del Nord (che erano contro la schiavitù) hanno combattuto contro gli Stati del Sud (che erano favorevoli).

Prima della guerra, degli agenti provocatori fomentarono i sentimenti pro-Unione negli Stato del Nord per conto della famiglia Rotschild. Tuttavia, contemporaneamente, altri agenti istigarono i sentimenti favorevoli alla secessione negli Stati del Sud.

Quando la guerra scoppiò, la Banca Rotschild di Londra finanziò il Nord e la banca Rotschild di Parigi, il Sud. Gli unici veri vincitori di questa guerra furono i ROTSCHILD.

Per riassumere il sistema:

  1. Crea un sistema in cui le persone si combattono tra di loro e non contro il vero istigatore.

  2. Non si fa mai vedere come l’istigatore dei conflitti.

  3. Appoggia tutte le fazioni belligeranti.

  4. Si fa vede come "benefattore"in grado di porre fine al conflitto.

Siccome gli "Illuminati" vogliono arrivare al poter universale, il loro modo di portarlo a compimento è di seminare il massimo dissenso possibile tra le popolazioni e le nazioni del mondo per intrappolarle in una rete di disinformazione che impedisca loro di scoprire il responsabile dietro tutto ciò. Le SOCIETÀ SEGRETE internazionali (…) sono la loro arma più potente per seminare il disaccordo tra i popoli. Allo steso tempo, le persone sono costantemente coinvolte in guerre fratricide delle quali ad un certo punto si stancheranno, e ‘supplicheranno’ un GOVERNO MONDIALE.

Ed è qui che vediamo il loro piano. "L’organizzazione di mutuo soccorso" sarà chiamata per porre fine al conflitto. E qual è su questo pianeta? Le Nazioni Unite! Andiamo a vedere chi sta veramente dietro l’ONU.

Gli "Illuminati" menzionati qui non sono chiunque, sono le persone più ricche del mondo.

Siccome sono i proprietari dei media, e quindi li controllano assieme alle agenzie di stampa, non appaiono mai alla televisione o negli altri media. E nel caso qualcosa venga scoperta su di loro, è sempre o neutrale o positiva.

La maggior parte della popolazione non conosce neanche i loro nomi. E gli autori che hanno già scoperto alcune delle loro trame eversive non sono mai diventati famosi, sebbene fossero meritevoli del premio Nobel.

Sarebbe bene prendere posizione contro tutto questo, ma come possono, 6 miliardi di persone [sic], combattere contro qualcosa della cui esistenza sono ignare?

È un fatto che quasi lo stesso numero di persone è talmente coinvolto nei propri "problemi" personali, che non hanno mai avuto — o hanno perso nel frattempo — una visione globale di quel che succede nel mondo e intorno a loro. La maggioranza soffre di una "frustrazione politica" e quindi si è ritirata. La mancanza di tempo, l’interesse mancante ed una insufficiente capacità critica dovuta ad una mancanza di nozioni specialistiche hanno condotto a questa "astinenza". Tuttavia, il ritirarsi non cambierà nulla qui, e al contrario, è esattamente quel che vogliono i nostri timonieri. Ogni singolo individuo che rinuncia fa sì che il loro scopo sia più facilmente raggiungibile. Quindi la prima cosa da fare è di acquistare una conoscenza di queste vicende.

Jan Udo Holy, alias Jan van Helsing, classe 1967, è un ricercatore indipendente tedesco assai controverso: pesa su di lui la nomea di cospirazionista e anche qualche sospetto di antisemitismo. La prima accusa, tuttavia, è semplicemente priva di significato: ciò che conta per noi sono i fatti; e se le sue ricostruzioni contengono anche solo una piccola percentuale di fatti veri o altamente probabili, allora bisogna tenerne conto, qualunque cosa si pensi delle sue conclusioni per ciò che riguarda la cospirazione globale degli Illuminati, la connessione con gli extraterrestri e la presenza di un ridotto nazista fra i ghiacci dell’Antartide. Come nel caso di David Icke, del quale abbiamo già parlato, non c’interessa se molte delle sue idee sono discutibili e forse campate in aria; c’interessa quella parte delle sue ricostruzioni che è suscettibile di offrire utili chiavi interpretative di una serie di fatti importanti, ma rimasti inspiegati o non adeguatamente studiati dagli storici e dagli scienziati della cultura mainstream. Se poi esiste davvero una cospirazione globale, come del resto noi pensiamo (che i suoi registi si chiamino Illuminati o in qualsiasi altra maniera), si tratta di un fatto reale oppure no; ma prendere sul serio tale possibilità non è cospirazionismo, ma quel che ogni studioso serio dovrebbe fare: considerare ogni possibile ipotesi di lavoro e non scartare nulla a priori solo perché appare improbabile, visto che la storia mostra che, talvolta, la realtà supera la fantasia degli scrittori. Quanto all’accusa di antisemitismo, ci sembra che essa discenda soprattutto dal fatto che Holy prende in considerazione, nelle sue ricerche, anche i Protocolli dei savi anziani di Sion, che la storiografia politicamente corretta non vuol neanche sentir nominare, giudicandoli degli apocrifi prodotti da un malvagio intento antiebraico. Eppure, c’è qualcosa che non convince nell’atteggiamento di chiusura quasi isterica nei confronti di quel testo: pare che la cosa più importante sia scoraggiare chiunque dal leggerli e dal riflettere sul loro contenuto, prima ancora di averne realmente dimostrato la falsità; tanto è vero che si parla pochissimo delle prove che dimostrerebbero la loro falsità, mentre si insiste in maniera quasi ossessiva sul fatto che a parlare dei Protocolli rischia di ridare alimento alla mala pianta dell’antisemitismo. Ma la vera ricerca storica, come la vera ricerca scientifica, non dovrebbe anteporre il giudizio all’esame dei fatti: prima si studiano i fatti, poi si formula il giudizio. E comunque, anche se i Protocolli sono materialmente dei falsi, siamo certi che lo sia anche il contenuto, e che il loro studio non offra la possibilità di gettare luce e fare delle interpretazioni interessanti su alcuni aspetti della storia moderna?

Una cosa è certa. Come ha notato Holy, e come è evidente a chi faccia anche solo una riflessione elementare, i nomi degli uomini più ricchi del mondo, quelli che hanno il maggiore coinvolgimento finanziario nei grandi eventi della storia recente, comprese le due guerre mondiali, non compaiono quasi mai sui libri di storia, dai manuali scolastici alle ricerche specializzate destinate a un pubblico selezionato di studiosi. È strano, vero? Raramente ci s’imbatte nel nome dei Rotschild, come anche in quello dei Rockefeller; e ciò vale non solo per storia del XIX e del XX secolo, ma anche per la cronaca dei nostri giorni. I giornali e le televisioni ci parlano di tutto, ma non fanno praticamente mai quei nomi. Basterebbe già solo questo per far suonare nelle nostre menti un campanello d’allarme. Come è possibile che uomini di tale potenza finanziaria passino inosservati alla storia ufficiale, e che i loro nomi scivolino sistematicamente fuori dalle pagine dei giornali e dai servizi televisivi? Certo, se appena si riflette che proprio loro sono i proprietari dei maggiori mass-media e delle agenzie di stampa, la cosa appare perfettamente spiegabile. Ma ciò fa sorgere immediatamente una di quelle famose domande scomode, che gli studiosi e i giornalisti mainstream sembrano non aver voglia di fare ad alcuno, neanche a se stessi: per quale motivo quelle persone non vogliono che i loro nomi e i loro volti compaiano sui libri di storia, sulla stampa e nei servizi giornalistici? Perché vogliono passare il più possibile inosservati, anche se sono capaci — o proprio perché sono capaci – di controllare direttamente l’informazione, e indirettamente gran parte della politica e dei governi dei vari Paesi? Si tratta per caso di una forma di discrezione, o magari di timidezza vera e propria? Francamente, c sembra difficile crederlo. La storia mostra che chi detiene il potere effettivo non sempre vuole apparire agli occhi del pubblico, ma preferisce servirsi di persone interposte, che l’opinione pubblica scambia per i veri padroni della situazione. Così agivano e agiscono i gesuiti; così i massoni. E tale segretezza, a quel che poi risulta chiaro, è una cosa tutt’altro che innocente…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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