Non è vero ciò che è reale, ma ciò che dicono i media
20 Marzo 2020Esistono esseri digitali creati col download mentale?
22 Marzo 2020Anche se la situazione è ancora molto confusa e in continuo divenire, mano a mano che passano i giorni, sullo sfondo della crisi sanitaria innescata dal Coronavirus si va delineando uno scenario sempre più ampio e sempre più articolato da cui emerge una strategia tutt’altro che confusa e tutt’altro che disordinata, mirante a limitare o sospendere le più elementari libertà costituzionali e a controllare e imbavagliare completamente l’informazione. Da un lato si rafforzano le disposizioni del governo finalizzate a imprigionare in casa sessanta milioni di persone con la presunta motivazione di proteggere le loro vite e quindi tutelare il pubblico bene, e si infittisce la presenza delle forze dell’ordine e perfino dell’esercito sul territorio, al fine di controllare e reprimere i contravventori, equiparati a pericolosi criminali e passibili di denuncia penale oltre che di sanzioni amministrative, con i presidenti delle regioni e i sindaci che hanno facoltà di inasprire i provvedimenti governativi, arrogandosi il diritto di limitare ulteriormente la libertà dei cittadini e contare loro il numero di metri che possono percorrere per portare il cane a fare i suoi bisogni, o di mettere i tracciati dei cellulari privati sotto controllo per verificare gli spostamenti dei cittadini, e ciò senza dover rendere conto a nessuno. Dall’altro lato il governo si appresta a varare delle norme che limiteranno ancor più la libertà d’informazione e di espressione, minacciando gravissime sanzioni a quanti si rendessero colpevoli di aver messo in circolazione notizie sbagliate o commenti tali da ostacolare i provvedimenti presi delle autorità a tutela della pubblica salute. In altre parole, si sta preparando uno scenario nel quale saranno autorizzati a parlare solo gli scienziati, o meglio, solo gli scienziati che condividono la versione mainstream dell’emergenza sanitaria, qualificando come un illecito penale in pratica ogni forma di dissenso o di visone alternativa. Peraltro la scienza bene intesa non conosce il concetto di verità scientifica perché tutte le cosiddette verità scientifiche — Thomas Kuhn, Karl Popper e Paul Feyerabend insegnano — deve ritenersi come una teoria momentaneamente accettata, ma sempre suscettibile di revisione e anche di falsificazione; se così non fosse, non saremmo nell’ambito della scienza, ossia della ricerca continua e sempre perfettibile, ma della fede religiosa, dove ci sono dei dogmi che non possono essere discussi e delle certezze che non sono suscettibili di revisione o correzione, nonché dei valori non negoziabili. E poiché, da molto tempo, gli ultimi spazi di libera informazione si sono ritirati e concentrati sulla rete informatica, dal momento che tutta la stampa e tutte le maggiori reti televisive sono perfettamente allineati sulle posizioni del Pensiero Unico — cosa perfettamente logica, considerati chi sono i loro proprietari – ne consegue che il prossimo giro di vite ai danni della libertà di pensiero e di espressione riguarderà i siti internet e i canali youtube, attraverso i quali passa attualmente tutta l’informazione che il potere non è riuscito a controllare e ad addomesticare.
Non basta. Come ha fatto osservare il giurista Ugo Mattei, è difficile prevedere dove il potere si fermerà, una volta che abbia deciso d’imboccare la strada di applicare la tecnologia informatica alla politica di restrizione sistematica delle libertà fondamentali dei cittadini, come la libertà di spostamento. Così come la cintura di sicurezza obbligatoria sulle automobili è stata introdotta, a suo tempo, in maniera soft, con la semplice applicazione delle cinture dentro l’abitacolo, mentre poi la tecnica ha dotato le automobili di un dispositivo di allarme automatico, che emette dei rumori fastidiosi finché il guidare e il passeggero non si siano allacciati la cintura, allo stesso modo si può immaginare un telefonino che si metterà a suonare, a vibrare fastidiosamente o perfino a somministrare delle piccole scosse elettriche all’incauto o al distratto che, in tempi di epidemia, si avvicini a meno di un metro dalle altre persone, per la strada o facendo la fila al supermercato. E la cosa più sconcertante, e più triste, che si mostra in questi giorni, è vedere come la grande maggioranza della popolazione accetti senza fiatare il congelamento di fatto di tutti i diritti costituzionalmente riconosciuti ai cittadini, anzi, non di rado invochi provvedimenti restrittivi ancor più rigorosi, e riserbi atteggiamenti sospettosi e malevoli nei confronti del vicino di casa il quale si permette di uscire una mezz’ora per prendere una boccata d’aria: come se i tempi fossero stati realmente maturi per la pronta e ingloriosa abdicazione dell’uomo-massa a quelle poche libertà sostanziali che ancora gli rimanevamo e alle quali, del resto, aveva già in pratica rinunciato, nel proprio stile di vita, senza nemmeno bisogno di sollecitazioni o imposizioni esplicite provenienti dall’esterno. Vogliamo dire che già da anni la gran parte delle persone si era abituata a guardare la televisione e a leggere i giornali in maniera sempre più acritica, a fare la spesa, a mangiare, a vestirsi, a truccarsi, a piacersi, a far l’amore, a trascorrere il tempo libero e persino a scegliere il nome dei propri figli così come vede fare dai personaggi dei film, dei telefilm e della pubblicità; a dare la preferenza a quei libri, a quella musica leggera, a quel tipo di spettacoli e a quelle forme d’intrattenimento che corrispondono a quanto è stato suggerito da tutto l’insieme dell’apparato mediatico, in maniera diretta o indiretta, e questo fin dalla più tenera età, cioè dagli anni della scuola elementare, se non addirittura dell’asilo. Se a ciò si aggiunge che la scuola e l’università sono diventate, a loro volta, cinghie di trasmissione del conformismo intellettuale e culturale, fabbriche di diplomati e laureati che non sanno pensare con la loro testa, ma che si limitano a rimasticare ciò che dicono i libri e i professori, a loro volta quasi tutti indottrinati e ideologizzati secondo il pensiero mainstream, il quadro dell’appiattimento e della devitalizzazione mentale dei cittadini sarà completo, e rende conto della straordinaria passività con cui la popolazione ha accettato di buon grado una serie di misura poliziesche che non hanno riscontro in nessun altro Paese e in nessun altro momento della nostra storia. Nessuna dittatura del passato, per esempio, era arrivata a proibire le funzioni religiose, compresi i funerali, e di mandare la polizia a fare irruzione nelle chiese e interrompere il Sacrificio della santa Messa: eppure questo è avvenuto, e sta tuttora avvenendo, senza che si siano levate significative voci di protesta, neppure, o forse dovremmo dire tanto meno, da parte della gerarchia sedicente cattolica, capeggiata dal sedicente papa Bergoglio. Dichiarando che andare in chiesa a pregare si mette a rischio la salute, questo falso clero si è moralmente suicidato e teologicamente screditato: è come se avesse detto che la preghiera non serve a nulla, anzi moltiplica gli effetti del contagio, e che bisogna attendere la salvezza non da Dio, ma dalla scienza medica. In tal caso, a cosa serve la fede in Dio, e soprattutto a chi o a cosa servono il papa, i vescovi e i sacerdoti?
Dunque la dittatura sta arrivando, anzi è già arrivata, dietro il paravento della scienza, e con il nobile pretesto della tutela del bene più prezioso di tutti: la salute e addirittura la vita dei cittadini. Viene però spontaneo domandarsi se valga la pena di dolersene e di mobilitare le intelligenze e le coscienze, visto che i più diretti interessati a reagire, cioè i cittadini da anni depredati, limitati, ostacolati, danneggiati in ogni modo nell’esercizio del lavoro, nel pagamento delle tasse, nella fruizione dei servizi, nella protezione dei risparmi, nel diritto all’istruzione e alla salute, ora che i nodi sono giunti a pettine, e non si tratta più di questo o quel diritto, di questa o quella libertà, ma dei diritti e delle libertà sui quali si fonda la vita di qualsiasi società civile degna di questo nome, non solo non mostrano la benché minima voglia di reagire, non diciamo di ribellarsi e neppure di protestare, ma almeno di porre domande ed esigere risposte da parte delle autorità, bensì appaiono ancor più categorici delle autorità stesse nel richiedere l’adozione di provvedimenti straordinari atti a contrastare, secondo loro, il diffondersi della malattia, mentre è cosa assolutamente certa, per adesso, che la sola efficace azione di contrasto messa in opera grazie ad essi è quella riguardante la sfera della libertà personale e collettiva. In altre parole: a che scopo adoperarsi, ed esporsi in prima persona, con il clima d’isterismo imperante, per risvegliare chi non vuole essere risvegliato, e mettere in guardia chi ha invece deciso di consegnarsi, legato mani e piedi, proprio a coloro dei quali si lamentava e contro i quali brontolava aspramente fino a poche settimane fa? Straordinari effetti della paura, e spiegazione già di per sé esauriente della politica di terrorismo psicologico messa in atto dal governo: quando la gente è spaventata, non solo non ragiona più, ma scambia per angeli custodi i suoi nemici, oltre a dimenticare repentinamente tutte le pene patite da un cattivo governo e da una cattiva amministrazione. In diverse occasioni abbiamo già riflettuto e discusso questa problematica in termini generali; la presente emergenza non fa che porre in maggiore evidenza una questione che è antica quanto il mondo e che molti filosofi hanno provato a sciogliere, senza però mai giungere a dei risultati universalmente accettati e accettabili (cfr. in particolare i nostri articoli: Viviamo in un modo di dormienti che diventano feroci se qualcuno tenta di svegliarli, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 12/05/09 e su quello dell’Accademia Nuova Italia il 28/01/18; ed È impossibile e sbagliato destare chi non lo vuole, sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 03/01/20). Alla difficoltà estrema di suscitare una consapevolezza in chi l’ha smarrita, o non l’ha mai avuta, si aggiunge il fatto che colui il quale si assume questo ingrato compito viene percepito come un visionario, un irresponsabile, un soggetto socialmente pericoloso, dal quale bisogna guardarsi e che deve essere ridotto all’impotenza, affinché non rechi danno al bene comune con le sue parole inverosimili e coi suoi atteggiamenti inconsulti. In un mondo alla rovescia, infatti, quale è quello costruito dalla cultura moderna, la pazzia diviene la norma e la saggezza diviene la rara eccezione, perché la modernità non sa pensare che in termini quantitativi e quindi in esso appare evidente che i più non possono sbagliare, dato che ripetono quel che dicono "tutti" (in pratica, quel che dice la televisione), mentre sbaglia certamente chi si pone al di fuori del solco del pensiero mainstream. E ciò vale sia parlando in generale, sia riferendoci agli ambiti specifici come la scienza, la filosofia, l’arte, la religione, eccetera. Si prenda il caso della medicina. Nessuno o quasi nessuno dubita della bravura del medico che prescrive ai suoi pazienti farmaci chimici a volontà, basandosi unicamente sui sintomi e senza mai chiedersi perché quel paziente manifesti quei sintomi i quali, in apparenza, somigliano a quelli di mille altri, ma evidentemente sono la manifestazione di una patologia specifica di quella persona e quindi devono avere una causa che non è la stessa dei mille altri, ma di lui solo; un medico il quale, sovente, non guarda neppure il suo paziente negli occhi, non considera minimamente l’unità inscindibile di psiche e spirito, e si regola come se quest’ultimo non esistesse neppure, quasi che far sparire i sintomi fisici fosse tutt’uno con l’avere "sconfitto" la malattia. Il che, a sua volta, implica l’idea della malattia come di una entità estranea, maligna e sempre in agguato, come un terrorista permanentemente appostato nell’ombra (vedi l’isterismo attuale nei confronti del Coronavirus), mentre è vero che l’organismo tende naturalmente all’equilibrio e perciò alla salute, ed è tale equilibrio che il buon medico deve restaurare, non lottando alla baionetta contro un ipotetico avversario esterno, ma cercando le ragioni che hanno determinato lo squilibrio del sistema mente-corpo. Sicché, per i più, andare in farmacia con la ricetta del medico e uscirne con un sacchetto gonfio di scatole di medicinali chimici genera una sensazione rassicurante ed è qualcosa di cui essere grati a quel bravo medico: più farmaci ha prescritto e più deve essere bravo. Viceversa un medico che cominciasse col guardare diritto in faccia il suo paziente, lo facesse parlare e lo ascoltasse – voce del verbo ascoltare: incredibile!, e chi ha il tempo per simili cose? – per capire l’origine dello squilibrio, poi gli desse poche medicine, possibilmente naturali, e molti consigli su come restaurare l’equilibrio perduto, anche di tipo alimentare e di tipo igienico (acqua, fango, sole, massaggi, ecc.) quello, nella percezione dei più, non sarebbe un bravo medico, ma un praticone inaffidabile e probabilmente un ciarlatano. Anche se costui è invece una persona che ha passato una vita intera a studiare, a riflettere e a sperimentare strategie di guarigione; e che sia a livello teorico, sia a livello pratico, ne sa cento volte di più del suo distinto collega la cui unica "abilità" consiste nel consultare il ricettario e prescrivere un gran numero di prodotti di sintesi, a cominciare dagli antibiotici e dai cortisonici, senza mai essere sfiorato dal pensiero dei loro effetti collaterali. Quel che abbiamo detto ora, assai velocemente, della medicina, si può estendere a tutto il resto: il conformismo regna sovrano, e una società conformista a riscuotere successo sono quelli che hanno accesso ai mass-media e bombardano la popolazione con le loro affermazioni, tanto più che esse vanno nella direzione di offrire soluzioni rapide e comode a qualunque problema. La verità è che la maggior parte delle persone è troppo pigra per farsi carico dei problemi che l’affliggono e non desidera altro che di esserne sollevata velocemente, in qualsiasi modo. Farsi carico della propria salute in prima persona, adottando stili di vita sani ed equilibrati, richiede uno sforzo eccessivo; e lo stesso riguardo al farsi una propria idea sulla realtà attuale, a livello politico, economico, culturale: ci sono già gli esperti e sono pagati per risolvere i problemi. Che ci pensino loro; noi abbiamo cose più urgenti da fare: chattare, twittare, far shopping…
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