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Stolti, non avete ancora compreso chi è il regista?

La maggior parte delle persone non ha capito nulla di quel che sta accadendo. Si fida ciecamente di quel che raccomandano Beppe Fiorello e Gianni Morandi, cioè di restare chiusi in casa; si fida della sollecitudine di Giuseppe Conte e del suo governo nei confronti dei cittadini; accetta con molta disciplina la sospensione delle attività scolastiche e universitarie, la chiusura dei negozi e delle attività commerciali, la proibizione degli spostamenti senza ragioni di strettissima necessità, senza chiedersi perché la sola cosa che andava chiusa fin dal primo giorno, la borsa, sia rimasta aperta come al solito, anche se questi non sono affatto tempi come i soliti e gli speculatori abbiano già incominciato a banchettare sul nostro tracollo finanziario, non solo perfettamente prevedibile, ma annunciato dai tetti a gran voce. E neppure si chiede, questa gente così disciplinata e volonterosa, perché mai venti o trentamila soldati americani siano sbarcati in Europa in questi giorni di pandemia tanto enfatizzata dai mass-media e dagli stessi governi, evidentemente senza la pura di contagiarsi che mostrano le autorità di tutti i Paesi; perché nel porto di Genova siano sbarcati carri armati americani su carri armati; e perché altri carri armati, italiani questa volta, siano stato visti sferragliare, cosa inaudita e mai accaduta dopo la fine dell’ultima guerra mondiale, per le vie di alcune città, da Palermo a Pescara. E neppure si è chiesta, né si chiede, perché si debba considerare del tutto logico e normale mettere in quarantena, in casa loro, sessanta milioni di italiani, e sigillare non solo le frontiere, ma le province e i territori comunali, mentre i porti continuano a restare aperti e migliaia di clandestini continuano tranquillamente ad andare su e giù, dove vogliono, a fare quel che vogliono, e sovente a delinquere, senza alcuna restrizione concreta, nel silenzio assordate dei mass-media e nella complice distrazione dei politici e degli intellettuali di regime che ci intronano gli orecchi dai salotti televisivi, ventiquattro ore su ventiquattro, con le loro giaculatorie sul terribile pericolo del virus, ignorando il fatto che ogni anno si ammalano d’influenza milioni di persone e che circa 8.000, già affette da serie patologie e in età avanzata, purtroppo muoiono negli ospedali, in silenzio, senza che nessuno sparga il terrore, come ora avviene, agitando lo spettro dell’influenza assassina; per non parlare delle 50.000 persone che perdono la vita ogni anno a causa delle infezioni contratte durante il ricovero ospedaliero.

Anche quelli che qualcosa hanno capito, però, ben raramente spingono lo sguardo più lontano della punta del loro naso o, al massimo, di ciò che si vede dalla finestra di casa. Sono come ipnotizzato dagli aspetti contingenti di questa emergenza: quelli sanitari innanzitutto; poi quelli scientifici; poi quelli politici; indi quelli economici e finanziari. Tuttavia c’è un grande assente nelle analisi, nei dibattiti, nelle discussioni pubbliche e private: Dio. Si parla pressoché esclusivamente degli aspetti materiali della crisi che ci sta attanagliando, quasi mai di quelli spirituali e morali e mai di quelli religiosi. Il clero brilla per la sua assenza e per la sua insipienza: tutto quel che sanno fare i pastori del gregge è invitare la gente ad attenersi scrupolosamente alle disposizioni governative, a mostrarsi buoni cittadini rispettosi del pubblico bene. Nessuno di loro ha protestato per la chiusura delle chiese e la soppressione della santa Messa e persino dei funerali cristiani; nessuno ha ricordato che il padrone della storia è Dio, e Dio solo, come è padrone di tutte le altre cose; nessuno ha citato le parole di Gesù (Gv 14,13-14):  Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. E nessuno ha ricordato che, se ogni bene viene da Dio, il male viene dal Diavolo; che questo è il nostro vero nemico, il quale sta sempre in agguato per coglierci di sorpresa e approfittare delle nostre debolezze; come dice san Pietro (1 Pt 6, 9): Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. No, certo: parlare del Diavolo, nel terzo millennio? Ma se ormai lo sanno tutti, anche i reti, che il Diavolo non esiste, è solo un simbolo del male: lo dice anche il generale dei gesuiti, Sosa Abascal, e nessuno, a cominciare dal sedicente papa, lo ha ripreso, nessuno lo ha corretto, nessuno ha rimediato allo scandalo che quelle parole hanno dato alle anime dei buoni cattolici. Come si fa a parlare seriamente del Diavolo, nel 2020? E passi se si sta parlando di sette sataniche o di qualche grande criminale che sostiene di essere stato suggestionato ad agire dal principe dei demoni; ma parlare del Diavolo in relazione ai grandi eventi mondiali? Parlare del Diavolo quando invece si deve parlare di politica, di economia, di finanza, di scienza, di medicina, per affrontare la crisi con spirito costruttivo? Eh, no di certo: nessuno dei vescovi rock e di strada, nessuno dei cardinali che bazzicano ai Met Gala e che volentieri si pavoneggiano davanti ai microfoni, quando sono intervistati dai giornali massonici e dalle televisioni progressiste, ha la benché minima voglia di far la figura del retrogrado, dell’ignorante, di colui che, come diceva, appunto, il cardinale massone e gesuita Carlo Maria Martini, è in ritardo di un paio di secoli sulle lancette della storia. Suggerire che, dopotutto, dietro ogni evento malvagio c’è un certo odor di zolfo, saprebbe di medioevo; e di tutto ha desiderio la chiesa in uscita, la chiesa misericordiosa che getta ponti e abbatte muri, che accoglie e perdona tutti, anche i nemici più implacabili e i peccatori più atroci e impenitenti, tranne che di vedersi affibbiata la nomea di retrograda e superstiziosa. Che ciò non sia mai: la scienza, ascoltiamo la voce della scienza e facciamo tutto quel che ci dicono gli scienziati! Già quasi non si ricordano neppur di nominare Dio, questi valorosi pastori che dovevano odorare di pecora, che dovevano curare le anime ferite come in un ospedale da campo, e invece si sono chiusi prudentemente nei loro palazzi episcopali e nei loro lussuosi appartamenti vaticani, nei loro attici da cinquecento metri quadrati, come il cardinale Bertone; figuriamoci se sarebbero capaci di ricordare l’ammonimento dell’Apostolo che il diavolo, come un leone ruggente, se ne va in giro, cercando chi divorare.

Eppure… Sono numerosi gli indizi che conducono a una regia unica per comprendere i diversi aspetti della crisi mondiale che stiamo vivendo, tutti variamente collegati e intrecciati fra loro. Esaminandoli uno per uno, e poi raffrontandoli fra loro, si giunge a vedere che sono come tanti dettagli di un solo disegno. Ma più ancora si può giungere a questa conclusione: seguendo il procedimento inverso, deduttivo anziché induttivo. Il dato fondamentale da cui partire è che viviamo al’epoca della globalizzazione. Ciò significa che non esistono più zone geografiche, e neppure ambiti della nostra vita sociale e di quella privata, che non risentano più o meno fortemente dell’universale spostamento di merci, capitali, persone, idee, brevetti; tutto, ornai, è interconnesso, dalla finanza all’industria, dall’agricoltura all’allevamento, dalla politica all’ambiente, Una peste bovina non resta confinata in un determinato paese; un parassita del frumento, o dell’orzo, o del riso, valica tranquillamente mari e monti, perché cellule, batteri e virus viaggiano insieme alle merci e alle persone; e così pure una innovazione tecnologica, una scoperta scientifica, raggiungono ogni luogo e modificano i sistemi di produzione e i modi di vivere, di penare, di passare il tempo libero, di pianificare la nascita dei figli, scavalcando qualsiasi barriera geografica e anche ideologica. A questo punto, sarebbe ridicolo pensare che il Diavolo, se esiste, non stia sfruttando al massimo i vantaggi evidenti che gli offre una tale situazione. Per la prima volta nella storia, gli si presenta la possibilità di prendere all’amo le anime, non una per una, o a piccoli gruppi, o, al massimo, a grandi gruppi e magari intere società, ma il genere umano tutto quanto, in un colpo solo. La diffusione rapidissima di stili di vita disordinati, edonisti, immorali; la disgregazione delle sane famiglie; la corruzione dilagante nelle istituzioni pubbliche; l’erotizzazione esasperata della società e la conseguente promiscuità sessuale, con la pratica collaterale dell’aborto; la violenza, il cinismo, l’avidità, continuamente pubblicizzati dai programmi televisivi, dal cinema, dalla musica leggera, dai grandi spettacoli rivolti soprattutto al pubblico giovanile, e perfino dai giochi elettronici; l’ingratitudine dei figli verso i genitori e la debolezza, da parte dei genitori, di abituare i figli a crescere senza responsabilità, senza doveri, senza regole, senza rispetto degli altri e di se stessi; il distacco dalla religione o, peggio, la sua banalizzazione e il suo stravolgimento da parte di un clero indegno e di fedeli ormai conquistati dalla mentalità del mondo: tutto questo ha rappresentato e rappresenta per il grande Nemico, per il grande Bugiardo, per il grande Tentatore, una immensa agevolazione nell’attuazione dei suoi piani miranti a staccare gli uomini da Dio e a renderli schiavi dei propri vizi, cioè schiavi suoi. Gli esorcisti lo sanno, perché lui stesso è costretto a confessarlo, sotto l’intimazione di parlare nel nome di Gesù Cristo: lo sanno da tempo e hanno lanciato l’allarme; ma non sono stati ascoltarti, non sono stati creduti. Del resto, chi crede ancora al valore dell’esorcismo? Chi crede ancora all’esistenza al Diavolo? Chi è consapevole che la nostra stessa vita è il luogo di una incessante battaglia tra le forze del bene e quelle del Male? La Chiesa cattolica, nel corso del XX secolo, ha lasciato cadere gradualmente la pratica dell’esorcismo, specie dopo il caso della povera Anneliese Michel, morta nel 1976 nel corso di un lunghissimo tentativo di esorcismo, cosa che portò alla sbarra di un tribunale i sacerdoti che l’avevano effettuato, e alla loro condanna per omicidio colposo (benché la ragazza avesse tentato per anni di farsi curare dalla medicina ufficiale, ma senza ottenere alcun miglioramento dei suoi gravi disturbi fisici e psichici). Oggi, in Italia, ci sono parecchie diocesi senza alcun esorcista e ci sono parecchi vescovi che non vogliono neanche sentirne parlare. Nel resto d’Europa, specie nell’area di lingua tedesca, la situazione è ancor peggiore: ci sono intere nazioni, come l’Austria, che non ne hanno neppure uno. È noto inoltre che la preghiera rivolta a San Michele Arcangelo, istituita da papa Leone XIII nel 1886, è stata soppressa durante il Concilio, nel 1964, insieme alle altre preghiere leoniane. Quindi, mentre dilagano stili di vita immorali e radicalmente anticristiani; mentre il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, l’uso libero della droga, le unioni omosessuali, vengono introdotti in tutte le legislazioni occidentali (ma non in Russia, ultimo baluardo della civiltà cristiana), sono eliminate quelle preghiere, quei riti, quelle forme di devozione che, da sempre, il cattolicesimo ha insegnato e tramandato come forme di difesa contro il Male. È come se il comandante di una fortezza assediata e stretta sempre più da vicino dai nemici, prendesse la decisione di ritirare tutte le sentinelle, di far evacuare tutte le trincee avanzate e i posti d’osservazione. Si direbbe che l’attacco diabolico si stia sviluppando lungo due direttrici: dall’esterno, nelle forme classiche della tentazione, della vessazione, dell’ossessione e della possessione; e dall’interno, mediante una subdola infiltrazione massonica nella gerarchia ecclesiastica e la rimozione deliberata delle forze spirituali che fanno da Katéchon (l’impedimento, o colui che trattiene), in modo che il Diavolo non trovi più ostacoli né resistenze, e possa scatenarsi in tutta la sua rabbia omicida. È noto che, purtroppo, una delle direttrice privilegiate dell’assalto sferrato dalla massoneria ecclesiastica, sotto il falso pontificato di Bergoglio, contro la fede cattolica, consiste nel tentativo di distruggere o di svuotare la spiritualità del monachesimo contemplativo: molti conventi sono stati costretti alla chiusura, molti religiosi e religiose sono stati indotti ad uscirne e a tornare allo stato laicale, e il silenzio, la preghiera e l’oblazione di sé come riparazione dei peccati sono stati in ogni modo sminuiti, banalizzati, scoraggiati e denigrati. Anche questo è un modo di togliere il Katéchon, di far rientrare le sentinelle e lasciare la fortezza incustodita, con le porte aperte e le torrette abbandonate da quelli che dovrebbero e potrebbero opporre una valida difesa. Che altro significato si deve attribuire al commissariamento dei frati Francescani dell’Immacolata, nel 2013, e alla chiusura del loro fiorente seminario, se non questo? Che cosa, in loro, dava fastidio al vertice massonico della odierna contro-chiesa di Bergoglio, se non la speciale devozione mariana? Perché la Vergine Maria è la grande nemica di Satana, come è scritto nel libro dell’Apocalisse: lei schiaccia il serpente e questo cerca di morderle il calcagno. Ed ecco spiegate anche certe apparenti stranezze di Bergoglio: la sua celebrazione di Fatima, nel centesimo anniversario, senza neanche recitare il Rosario; il suo chiamare sempre Maria Santissima, con subdola leziosità, la nostra cara mamma, mai però la Madre di Dio; e il suo insistere sulla sua fragilità umana, fino all’eresia vera e propria, come quando ha affermato che Maria era una laica (!), una donna qualsiasi, anzi, per l’esattezza una meticcia; e che non bisogna chiamarla Corredentrice, come invece la Chiesa ha fatto per secoli; una meticcia che aveva tutte le fragilità di qualunque altra donna, compreso il fatto di dubitare, quando suo Figlio è morto sulla croce, di essere stata ingannata da Dio… E allora, se la falsa chiesa del falso papa fa di tutto per svilire e travisare la figura e il ruolo di Maria Santissima nel piano della Redenzione, in quest’ora così difficile bisogna fare esattamente il contrario: rivolgere a Lei le suppliche più ardenti…

Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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