Ma quale virus?
12 Marzo 2020Cos’è la fede? Riflessione ai tempi del coronavirus
14 Marzo 2020L’impressione, netta, è che da cittadini siamo scaduti a carne da macello e a cavie da laboratorio, nel giro di neppure una settimana. Sabato scorso siamo andati a cena nel mondo di sempre; domenica mattina ci siamo svegliato in un film di fantascienza, e da mercoledì siano piombatti nell’incubo vero e proprio: commissariati, confinati in casa, sequestrati come dei colpevoli, evitati dal mondo iteri che ci ritiene appestati, al punto che certi cari vicini mettono le pietre sulle strade per bloccare la frontiera. Ma non vivevamo nella Open Society di Soros e di Bergoglio? Non era proibito alzare muri, e lecito solo gettare ponti? E il mondo non ci riteneva dei criminali, o quasi, di certo dei populisti e dei razzisti, perché avevamo cercato d’impedire gli sbarchi indiscriminato nei nostri porti, e non ci aveva mandato contro l’eroina-simbolo del mundialismo, la capitana tedesca ricca e viziata, a recitar la parte della buona samaritana verso i poveri migranti, ma a spese nostre e contro la nostra volontà? Ci dicono, mille volte al giorno, che dobbiamo stare calmi e tranquilli, "solo" non dobbiamo uscir di casa; e intanto ci bombardano, su tutte le reti televisive, con notizie raccapriccianti che ci aggiornano, ora per ora, minuto per mi minuto, sul numero dei nuovi infettati e dei nuovi deceduti; però ci raccomandano pazienza e disciplina, passerà, dobbiamo aver fiducia in quelli che prendono le decisioni, stanno agendo per il meglio e tutti i provvedimenti che prendono, li prendono per il nostro bene. Non solo siamo ridotti alla più totale impotenza; non solo non possiamo recarci a scuola, o al lavoro, o al mercato, o al cinema, o allo stadio, ma neppure andare a trivar eun amico o uscire a fare una passeggiata: le forze dell’ordine ci possono fermare, chiedere cosa ci facciamo in giro, e affibbiarci una multa salatissima, e forse una denuncia, per aver commesso il crimine di uscir di casa senza motivi di particolare urgenza e necessità. Anzi: non possiamo andare a far la spesa se non vicino a dove abitiamo; non possiamo andarci con nostra moglie o con nostro marito; se ci serviamo dell’automobile, il secondo viaggiatore deve sedere nel sedile posteriore; e se incontriamo un parente o un amico non possiamo, non dobbiamo abbracciarlo, né dargli la mano, né stargli più vicino di un metro, meglio due metri: e sarebbe cortesia, quasi obbligo morale, non andare in alcun luogo senza la mascherina. E tutto ciò non si sa per quanto tempo: forse quindici giorni, forse un mese, forse due. Se ci ammaliamo, se ci sentiamo male, proibito andare all’ospedale, proibito andare al pronto soccorso: dobbiamo restare in casa e telefonare al medico curante, poi si vedrà. Se abbiamo più di sessant’anni e ci becchiamo una malattia respiratoria, sé probabile che verremo messi in corsia, a sbrigarcela da soli: se ce la faremo oppure no, il materiale per l’intubazione non è sufficiente per tutti, la precedenza è riservata ai più giovani. Non si può andare alla santa Messa, non si può andare al santo Rosario, non si può andare all’Adorazione Eucaristica; non si può far la Comunione, non ci si può sposare, non si può fare un funerale, se non con due o tre persone; e sarebbe meglio non partorire, peccato solo che a questo non si possa comandare. Non c’è nemmeno spazio per i morti: alcuni ospedali hanno dovuto collocarli in stanze di fortuna. La nostra vita e la nostra morte, così ci viene detto in continuazione, sono appesa a un filo. Vogliamo vivere? E allora zitti, chiusi in casa e non discutere.
Nessuno, neppure chi ne avrebbe avuto il dovere, per il ruolo che ricopre, ci ha dato una parola di conforto. Il clero sedicente cattolico, muto come un pesce: tutto quel che hanno squittito e balbettato i cardinali e i vescovi che fino a ieri ci intronavano gi orecchi con l’accoglienza dei migranti, con la bellezza della società aperta, con l’arricchimento che viene dal non avere più confini, si sono rinserrati in Vaticano e nei loro bei palazzi, nelle loro curie adeguatamente isolate dal resto del mondo; il sedicente papa non riceve più di sei o sette prelati alla volta, e tenendoli seduti a più che debita distanza. Sparite le sciarpette arcobaleno, spariti i vescovi chitarristi e pizzaioli, spariti i preti in uscita e i pretesi infermieri da campo; chiuse le mense per i poveri, sprangate le porte di chiese e conventi, sospesi perfino — il che è tutto dire – i corsi di affettività gay. Ma una parola di conforto spirituale; un invito al raccoglimento e alla preghiera; un invito ad accostarsi alla santa Comunione, a confidare in Dio e nella Vergine Santissima; una benedizione speciale per il popolo italiano, che soffre, che è isolato, che è sequestrato in casa, quello no, Non hanno più benedizioni da dare, né mani da stringere, né piedi da avare, né scarpe da baciare, quei signori; ma soprattutto non sanno parlare di Dio, non sanno parlare di Gesù Cristo, non sanno parlare di conversione, di vita eterna, di grazia e di peccato, di inferno e paradiso. Niente: si è seccata loro la gola, dopo tante chiacchiere sull’indigenismo, sull’ambientalismo, sull’ecologismo, sulla biodiversità, sulla plastica da smaltire, sulla Madre Terra da adorare. Hanno sprecato troppe benedizioni per Pachamama, hanno stampato troppi francobolli per celebrare Lutero, hanno consumato tropo inchiostro per sottoscrivere documenti eretici e anticattolici, hanno consumato troppo lebbra per baciare il Corano, la Bibbia valdese, l’anello dei rabbini e dei miliardari sopravvissuti ad Auschwitz, e chi più ne ha, più ne metta: e adesso non hanno più la bocca per baciare il Vangelo, non hanno più le mani per alzare il Crocefisso, non hanno più gli occhi per invocare la Vergine Maria, gli Angeli e i Santi, non hanno più le braccia per stringere i fratelli malati, spaventati, abbandonati. No: tutti con la mascherina e a prudentissisma distanza, con la scusante ipocrita di rispettare, da bravi cittadini, i decreti sulla salute pubblica. Come il papa abusivo, Bergoglio, che è sparito dalla circolazione per diversi giorni e ha perfino smesso di baciare i piedi agli ospiti: nessuno, però, neanche in questo drammatico frangente, lo ha visto inginocchiato davanti all’altare, a pregare il Santissimo, a supplicarlo di aver pietà di noi. La sedicente chiesa in uscita, nel giro di quarantott’ore al massimo, è diventata la chiesa del pronto rientro dietro il solido riparo delle Mura Leonine; e bravo se qualcuno riesce a scorgere un solo barbone in Vaticano. La gendarmeria li ha fatti sloggiare tutti quanti, e non da ieri per la verità. Insomma la retorica dei muri da abbattere va bene, anzi va benissimo, finché si gioca sulla pelle degli altri e con la casa di qualcun altro; ma quando si tratta della propria, allora si scopre che i muri sono utili, anzi indispensabili, e che senza di essi è finita.
Dal mondo della politica non giungono particolari obiezioni allo stato d’assedio, anzi sono tutti a gareggiare nel chiedere provvedimento sempre più restrittivi. Pochi sembrano accorgersi che la democrazia si è suicidata, ha fatto harakiri in meno che non si dica; e ancor meno sono quelli che dubitano si potrà mai più tornare alla situazione precedente. Hanno fatto su di noi un esperimento: hanno scelto un popolo, a campione, per vedere se i cittadini europei erano maturi per lasciasi commissariare e sprangare in quarantena, come neanche in guerra, col coprifuoco, si era mai visto. Siamo serviti come cavie da laboratorio, per un doppio esperimento: per vedere quanti sarebbero morti di questo virus fabbricato da mani umane — e di ciò quasi nessuno osa parlare, tanto meno avanzare sospetti più che giustificati -, e in quanti giorni, in quante settimane; e per vere se la gente era disposta a subire tutto, ad accettare tutto, senza fare neanche uno straccio di domanda Ora che il poter ha visto. Esperimento riuscito, riuscitissimo: è molto probabile che adesso verrà esteso al resto dell’Europa, secondo i piani della massoneria internazionale del Nuovo Ordine Mondiale. Colpisce il silenzio totale, l’assenza di domande scomode, il servilismo e l’appiattimento totale dei giornalisti e degli opinionisti sulla versione ufficiale politicamente corretta, con pochissime lodevoli eccezioni, ma tutte confinate su blog e siti informatici, nessuna riportata dai grandi media. In particolare, la regina di tutte le dona de dovrebbe essere: da dove viene questo virus? Davvero viene dalla Cina; davvero viene dai serpenti, o dai pipistrelli, o da qualche altro animale selvatico? Oppure è sfuggito a un laboratorio, e quindi si tratta di un virus coltivato, se non addirittura fabbricato? E in questo caso, chi possiede sia i mezzi tecnologici, sia la possibilità, sia l’interesse a fare una cosa del genere: allevare un virus come questo e poi immetterlo nella catena alimentare, affinché le persone incomincino ad ammalarsi e a contagiarsi l’una con l’altra? Se lo scenario è questo, allora è evidente che la Cina deve essere esclusa: chi farebbe un tale esperimento sulla propria popolazione, infliggendosi un danno economico così immenso, e un danno d’immagine, se possibile, ancora più colossale? I sospettati a questo punto si riducono drasticamente; in pratica ne resta uno solo, lo Zio Sam. I cui soldati, virus o non virus, stano sbarcando a migliaia in Europa: non per portare aiuti medici e umanitari, ma per delle poco chiare esercitazioni militari. Si dirà che non è questo il tempo di porsi tali domande, ma di combattere la malattia. Ci diranno anzi che è da irresponsabili spargere dubbi di questo genere, mentre bisognerebbe concentrare tutte le forze e le risorse per arginare la pandemia. È il solito ricatto: ora non è tempo di discutere; chi fa domande in momenti simili, è un cattivo soggetto e un pessimo cittadino. E tuttavia, chiusi e sigillati in casa come siamo adesso, impossibilitati a vedere altra gente, in molti casi perfino a lavorare, che altro dovremmo fare, se non porci delle domande e cercar di capire? Noi tutti siamo grati ai medici e all’intero personale sanitario che in queste ore si sta letteralmente prodigando, in condizioni difficilissime, per assistere i malati e allo stesso tempo circoscrivere la diffusione della malattia. Questo però non esime e non dispensa tutti gli altri, se ancora hanno una testa per pensare, dal chiedere ai nostri governanti di render conto di quel che sta succedendo e di ciò loro personalmente hanno fatto, e anche di ciò che non hanno fatto, ad esempio tagliando continuamente, negli ultimi anni, la spesa sanitaria, come del resto ogni altra spesa pubblica, per cerca di restare dentro i parametri di Maastricht, per non sforare di troppo il pareggio di bilancio, per non incappare nelle ire e nelle umilianti reprimende del Juncker o del Moscovici o della Van der Leyen o della Lagarde di turno; insomma per cerar di pagare il debito, no, gli interessi sul debito, accumulati presso una banca privata come la BCE, e da questa illegittimamente pretesi, quando la verità è che, nel corso del tempo, l’ammontare del debito è stato da noi già abbondantemente ripagato. Abbiamo tutto il diritto di chiedere perché, per subire passivamente i ricatti di una finanza usuraia, che specula sulla nostra pelle e si arricchisce con le nostre disgrazie — vedi ciò che ha detto ieri la signora Lagarde sul fatto che non è compito della BCE prendere iniziative contro lo spread, e che è costato un crollo in borsa e un danno di 700 miliardi complessivi alla zona euro, di cui circa 100 alla sola Italia — ci siamo messi in condizioni di non avere posti letto, attrezzature per la terapia intensiva e neppure mascherine e disinfettante a sufficienza, in caso di emergenza.
La seconda domanda che dovremmo fare va rivolta non ai nostri governanti e ai nostri vescovi, ma a noi stessi; ed è questa: come è possibile che ci siamo ridotti così? Che siamo caduti tanto in basso? Come è possibile che siamo arrivati a lasciarci trattare in questo modo da una simile classe di cialtroni, al servizio di un disegno che passa per la nostra distruzione materiale e morale? E che non solo evitiamo di protestare, ma offriamo pure la massima collaborazione a coloro i quali ci stanno tradendo, ingannando, sfruttando, massacrando e sbeffeggiando? Come è possibile che un grande popolo, sano e laborioso; che milioni di famiglie e decine di milioni di persone, di lavoratori, di professionisti, d’imprenditori, di piccoli commercianti, di magistrati, di membri delle forze dell’ordine, di insegnanti, di uomini e donne di cultura, di semplici sacerdoti, di religiosi, di suore, di giovani e di vecchi, siano arrivati al punto in cui ci troviamo: senza patria, né moneta, né giustizia, né informazione, né chiesa, né santa Messa, né senso morale, né valori, né certezze, né un governo degno di questo nome, né sufficienti posti letto in ospedale, e da ultimo senza qualunque conforto spirituale, in compenso pieni di stranieri entrati illegalmente nel nostro Paese e pressoché liberi di delinquere e spadroneggiare, grazie a un’impunità di fatto che sistematicamente i giudici di sinistra offrono loro, gli stessi che si accaniscono a mettere sotto inchiesta poliziotti o carabinieri che, nell’esercizio del loro dovere, hanno causato qualche danno ai delinquenti? Come è possibile che ci lasciamo mettere il piede sul collo dai proconsoli della BCE, palesemente impegnati a distruggere il sistema Italia e a ridurre il nostro grande popolo in una turba di servi proletarizzati? E come è possibile che i cattolici accettino di buon grado la tragica funzione di un falso papa, di un falso clero, di un falso magistero, di una falsa liturgia, come se fosse tutto normale e, anzi, come se avessero la fortuna di vivere ai tempi del papa migliore, il più aperto, il più misericordioso che mai abbia raccolto la successione di san Pietro? Se non le poniamo come domande retoriche, abbiamo anche il dovere di giungere onestamente alle logiche conclusioni. Che sono queste: il virus dell’istupidimento, dell’ultraindividualismo egoista, del relativismo, della disumanizzazione covava in noi da molto tempo, e ora è semplicemente esploso. Vogliamo davvero guarire? Allora dobbiamo ritrovare noi stessi e le nostre radici cristiane. Basta americanismi, basta consumismo, basta superficialità e frivolezze, basta abusare della tecnica e soprattutto basta immoralità. Siamo divenuti così turpi da scambiare il male col bene e gloriarci dei nostri vizi. E ora è arrivato il conto da pagare.
Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio