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Vogliono naturalizzare il cristianesimo

L’arcivescovo di Lima, Carlos Castillo Mattasoglio, lo stesso che aveva adorato Pachamama nella cattedrale di Lima invocando la dea: Siamo qui a pregare per te, nel corso di un incontro diocesano ha affermato che la transustanziazione è il mistero nel quale il Signore (ma quale "signore", a questo punto?) si fa pane per noi. Laddove anche un bambino di otto anni, che si prepara a fare la Prima Comunione, sa che la nella transustanziazione avviene l’esatto contrario: è il pane, infatti, che si fa Corpo di Cristo, ed è il vino che si fa sangue di Cristo. Un lapsus, uno sbaglio, una distrazione di Sua Eccellenza?

Il sedicente papa Jorge Mario Bergoglio in quattro distinte occasioni, una delle quali il 17 maggio 2013, cioè appena due mesi dopo la sua elezione, ha detto e ripetuto che, a proposito del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, quei pani non si moltiplicarono, ma semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Quando uno dice "moltiplicare" può confondersi e credere che si faccia una magia. No, semplicemente è la grandezza di Dio e dell’amore che ha messo nel nostro cuore, che, se vogliamo, quello che possediamo non termina. Parole testuali. Tuttavia, anche un bambino di otto anni sa che in quella occasione, sulle rive del Lago di Tiberiade, avvenne una vera moltiplicazione e non una semplice distribuzione. Di più (e di peggio);: dal tono del suo discorso, si direbbe che il signor Bergoglio neghi a priori la possibilità di qualunque miracolo, e dunque di qualsiasi forma di soprannaturale. I miracoli, per lui, sono "magia": il che dà scandalo alla sua mentalità razionalista e scientista. È come se dicesse: no, ragazzi, per favore: niente magie, cerchiamo di essere seri e credibili, altrimenti chissà cosa penseranno di noi; dopotutto, siamo nel terzo millennio. E come diceva l’altro cardinale gesuita (sebbene un gesuita non possa diventare cardinale, e meno ancora papa: ma questo è un banale dettaglio che nessuno dei mass-media, cattolici e non, e dei tanti opinionisti mainstream, si degnano di ricordare neanche di sfuggita), Carlo Maria Martini, la Chiesa è in ritardo di due secoli, pertanto deve recuperare il tempo perduto.

Su un piano diverso, ma sulla stessa linea di pensiero, se così possiamo dire, ecco uscire fresco di stampa il libro del cardinale Tarcisio Bertone – quello del super-attico da 500 metri quadrati e dello scandalo dei fondi del Bambin Gesù – intitolato significativamente Credere nello sport. Nel corso della presentazione dell’importante evento mediatico e culturale, oltre ad informarci della sua passione inestinguibile per la Juventus e oltre a riferire che tutti e tre gli ultimi papi, ma specialmente Bergoglio, erano tifosi appassionati di calcio, l’autorevole prelato ha ribadito e rafforzato il concetto espresso nel titolo: bisogna credere nello sport. E non è un caso che abbia usato proprio il verbo "credere", mentre si è guardato bene dal nominare, anche una sola volta, l’importanza della preghiera, o il significato di Gesù Cristo nella nostra vita; e meno che mai si è sognato di usare l’espressione "credere in Gesù Cristo, Redentore e Salvatore degli uomini". Niente affatto: credere in Gesù, evidentemente, è una cosa troppo clericale e decisamente anacronistica perché un cardinale moderno ed emancipato come lui perda tempo a parlarne; ciò in cui bisogna "credere", per vivere bene, è una cosa terrena come lo sport.

Potremmo andare avanti per pagine e pagine a citare episodi dello stesso genere. Riteniamo tuttavia che questi esempi siano più che sufficienti a chiarire la questione e a sollecitare un tentativo di risposta all’imbarazzante domanda: perché tutta questa insistenza, da parte di alti esponenti della gerarchia cattolica, nel ridurre la verità del cristianesimo, e i misteri sacri del cristianesimo, al livello di una catechesi piattamente materialista e immanentista, nella quale non c’è spazio per il trascendente, per la verticalità della relazione dell’uomo con Dio, e nella quale Dio stesso tende a sfumare, Gesù Cristo tende a essere "depotenziato", umanizzato, naturalizzato, mentre c’è sempre più spazio per gli idoli del vecchio e del nuovo paganesimo, quelli dell’Amazzonia e quelli del consumismo? E la risposta emerge dal senso della domanda stessa: è in atto una manovra subdola, sleale, truffaldina, proprio da parte del clero che si fa ancora chiamare cattolico e si presenta come se fosse cattolico, che ha messo le mani sui beni della Chiesa e sui mezzi di comunicazione di sua proprietà, e sfrutta i vantaggi di tale posizione, senza tuttavia esserlo più, in alcun modo. Una manovra mirante a sostituire alla religione di Gesù Cristo la religione della natura, relegando sullo sfondo Gesù Cristo, e il concetto stesso di Dio, Creatore del mondo e Redentore dell’umanità, in attesa di sfrattare definitivamente sia l’Uno che l’Altro ed insediare al loro posto, trionfalmente ed empiamente, l’Uomo stesso, divenuto il dio di se medesimo, rinnovando l’antica tentazione del serpente: sarete simili a Dio.

Già si era capito che questa era la strategia del falso clero dall’epoca della seconda "enciclica" bergogliana (le virgolette sono d’obbligo, trattandosi d’un falso magistero), Laudato si’, interamene dedicata alla dimensione ecologica e che di spirituale, nel senso cristiano del termine, non ha assolutamente nulla, se non un abile e perfido travestimento, richiamandosi in modo fallace, perché meramente esteriore, al Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi. Nel quale, invece, è ben chiaro, fin dal lessico e dalla struttura sintattica, che san Francesco loda il Creatore per la bellezza del mondo naturale, e non le creature in se stesse, né considera queste come parte di un tutto che possa essere considerato indipendentemente da Dio, in una dimensione puramente umana; mentre in Laudato si’ le questioni ecologiche sono trattate in un’ottica radicalmente umana, al punto che vi si fa la proposta di un’ecologia integrale, che di cristiano non ha nulla, tranne la furbesca confezione in cui il documento è stato presentato. Possibile che la cosa sia sfuggita ai cattolici, nei quasi cinque anni che sono trascorsi da quell’infausto 24 maggio del 2015? Ancora: in quel documento si parla della terra come della nostra casa, altro concetto immanentista e antropocentrico, perché il cristiano è un viator, un pellegrino, e non già l’abitante sedentario di un luogo che gli è destinato quale sede definitiva. Poi si parla diffusamente d’inquinamento, scarsità delle risorse idriche, cambiamento climatico, perdita della biodiversità, e tutto questo va sempre nella stessa direzione: far passare in secondo piano, o meglio ancora far dimenticare del tutto, che il cristiano è di passaggio su questa terra, che la vita terrena è solo un istante rispetto alla vita eterna e che la sua vera destinazione è la Patria celeste che attende tutti gi uomini che hanno speso bene la loro vita terrena, mentre per gli altri, per quanti sono vissuti senza il timor di Dio, vi sarà la dannazione eterna. Ma di tutto ciò non vi è neppure l’ombra nella "pastorale" del signore argentino vestito di bianco; al contrario, egli non spreca nessuna opportunità, né lascia passare la più piccola occasione che gli si offra, per inculcare nei cattolici l’idea che la terra è la nostra casa, che l’ecologia è il nostro problema, e che della nostra vita e delle nostre difficoltà dobbiamo farci carico noi, etsi Deus non daretur, dicevano gli esponenti della cosiddetta teologia negativa: come se Dio non ci fosse. E infatti, nei discorsi, nei gesti e nelle omissioni del signor Bergoglio, e di tutti i cardinali e i vescovi suoi accoliti e servitori, di Dio non si vede, non si scorge la benché minima traccia, se non, qualche volta – ma sempre più raramente e sempre più ambiguamente — per tributargli un omaggio puramente formale, come per assolvere a un noioso dovere d’ufficio, tanto per salvare le forme. Roba da teologia vecchia e da clericali rigidi e tradizionalisti, mentre la "religione" di cui costoro ci parlano è qualcosa di giovane, di dinamico, di elastico (molto, molto elastico: specie sul piano morale) e soprattutto d’interamente umano.

Sulla stessa linea di Laudato si’, anzi, in forme ancor più immanentiste e non senza sfumature panteiste e idolatriche, si pone il successivo "magistero" bergogliano, passando per il sinodo dell’Amazzonia, tenutosi in Vaticano, all’ombra della Pachamama, fra il 6 e il 27 ottobre 2019, e approdando al suo documento finale, l’esortazione apostolica Querida amazonia, del 2 febbraio 2020 (ma pubblicata il 12 febbraio). Nulla, in questo perfido documento finale, è stato lasciato al caso pur di sospingere i fedeli inconsapevoli verso l’apostasia dalla fede cattolica; nulla, nemmeno il più piccolo dettaglio. Cominciando dal titolo che non è, come d’uso, in latino, ma in lingua spagnola (o portoghese), così come Laudato si’ era in lingua italiana, e subito evocava le immagini dello sdolcinato film del 1997 di Franco Zeffirelli sulla vita di San Francesco (intitolato, appunto, Laudato sii), perché querida significa "amata", altro espediente zuccheroso e zeffirelliano, mentre Amazonia con una "z" sottolinea l’intenzione indigenista degli estensori: a dispetto del fatto che spagnoli e portoghesi erano semmai gli invasori e i persecutori degli indios; nonché il fatto che non pochi missionari odierni, come il vescovo Erwin Kräutler, si vantano di non aver mai battezzato un indio e di non volerlo mai fare: ragion per cui non si capisce cosa ci stiano a fare in Amazzonia, con o senza l’uso della lingua spagnola o portoghese al posto del latino, se non, magari, per convertire noi al paganesimo e introdurre nelle nostre chiese gli idoli, come appunto ha fatto l’arcivescovo di Lima, Castillo Mattasoglio, nella sua cattedrale. Può sembrare un dettaglio: ma i perfidi traditori del cristianesimo non tralasciano niente e si servono di ogni minimo appiglio per operare la sostituzione della vera fede cattolica con una fede posticcia, sincretista, laica e antispirituale. L’idea che si vuol far passare, ma senza dichiararlo apertamente, come è proprio di una quinta colonna che agisce, e colpisce, stando nell’ombra, senza mai esporsi, è che la chiesa (minuscolo) è una grande organizzazione non governativa che si vuol fare carico dei problemi umani, sociali, ambientali, perfino climatici, in una chiave, appunto, puramente umana, perché il "vero" cristiano è il cristiano moderno, ossia il cristiano che ha introiettato la mentalità del mondo moderno, pensa e agisce da uomo moderno e ha lasciato definitivamente in soffitta, fra la polvere delle cose vecchie, tutto ciò che apparteneva alla Chiesa d’un tempo, cominciando dalle forme esteriori, come l’uso della lingua latina, fino alle cose essenziali, come l’orientamento complessivo della fede. Ed ecco il "credere nello spot" del cardinale Bertone: sostituzione di fede, appunto; la fede nelle cose di quaggiù, contornata dal tifo calcistico per questa o quella squadra, e altre cose molto, troppo umane (direbbe il buon vecchio Nietzsche), che attirano l’anima verso il basso, e le passioni terrene, al posto della fede di lassù, ispirata da Dio e rivolta alla Patria celeste.

In tale contesto va inteso anche il fatto che Querida Amazonia, come dice il documento stesso, si presenta nella forma (inedita e inaudita per un documento papale), di un sogno sociale. E già questo dovrebbe svegliare i cattolici e far capire loro che non si tratta di vero Magistero; che Bergoglio usa, in ritardo di sessant’anni, il linguaggio usato da Martin Luther King nel suo celebre discorso Io ho un sogno (I have a dream, 28 agosto 1963), divenuto poi linguaggio abituale degli studenti sessantottini, oltre che dei cattolici di sinistra e specie dei fautori della cosiddetta pedagogia di don Lorenzo Milani; e che a un cattolico, e specialmente a un papa, non è lecito parlare di sogni, ma solo di Speranza cristiana, con la lettera maiuscola, perché non si tratta di sognare un mondo migliore, e tanto meno di realizzarlo qui sulla terra, bensì di aver fede nella Promessa di Gesù Cristo, il Quale non ha mai parlato di sogni ma insegnato certezze. Né si tratta di uno svolazzo poetico, di una mera espressione letteraria, perché il signor Bergoglio fa del suo "sogno sociale" (sociale, si badi: sempre coi piedi ben piantati in terra, come se dovessimo restarci, lui e noi, in via definitiva) il cardine di tutta la sua riflessione, e si spinge a usare espressioni come queste (§ 7):

Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa.

Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana.

Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste.

Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici

Dov’è Gesù Cristo, in tutto questo zucchero di sogni e in questo quadretto di un meraviglioso Eden, immune dalle conseguenze del Peccato originale e minacciato solo dall’egoismo e dall’avidità degli uomini (bianchi, civili e cristiani)? La Chiesa non ha sempre insegnato, a ragione, che il nemico non viene solo dall’esterno, ma da dentro, e la battaglia decisiva per la salvezza dell’anima si combatte in interiore homine, è un corpo a corpo fra lo Spirito Santo e i nostri istinti malvagi? E Dio, del resto, che funzione svolge nello scenario delineato da Querida Amazonia? Nessuno, evidentemente; al suo posto c’è un sottile panteismo, che non si preoccupa nemmeno di mascherarsi più di tanto…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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