Didone, o il dramma di essere un carattere
13 Febbraio 2020La pace di Cristo e la pace del mondo
14 Febbraio 2020Se dovessimo riassumere in un solo concetto la radice della odierna crisi in cui versano i cristiani, e particolarmente la Chiesa cattolica, diremmo senza esitare: la confusione totale della dialettica fra Dio e il mondo, fra ciò che appartiene a Dio e ciò che appartiene al mondo, fra ciò che piace a Dio e ciò che piace al mondo. Ci siamo scordati quali sono i vero termini della questione; o, per dir meglio, abbiamo voluto scordarceli, per giustificare la nostra viltà e il nostro egoismo: tutto il male è partito da lì. Il crollo delle vocazioni religiose, l’indifferenza dei laici, la politicizzazione del clero, la trascuratezza delle cose spirituali, il dilagare del vizio, anche fra le mura dei seminari e dei conventi: tutte queste cose vengono dalla rovesciamento dialettico che è stato fatto tra Dio e mondo, tra ciò che è del regno di Dio e ciò che è del mondo. Aborto, divorzio, eutanasia, unioni e adozioni omosessuali, tutto ciò che colpisce la famiglia, la indebolisce, la mina, la distrugge; e inoltre l’ossessione per i temi dell’ecologia, dell’ambiente, dei migranti, fino a sostituirli alla Parola di Dio e al tema della lotta perenne fra la grazia e il peccato: tutto parte dalla voluta, e perciò diabolica, confusione fra quello che è del Signore e quello che appartiene al modo, e che il mondo riconosce come suo. Anche la perdita della fede viene da lì; anche l’abbandono al peccato, alla lussuria, alla superbia, alla cupidigia: tutto, tutto trova la sua radice nell’aver invertito la giusta relazione fra le cose di Dio e le cose del mondo. Il mondo è la carne; il regno di Dio è spirituale. Non si arriva a Dio se non distaccandosi dalle cose del mondo e quindi liberandosi dalle brame della carne: piacere, potere, successo, denaro, carriera. Chi insegue tali cose è schiavo della carne, quindi è un servitore del Principe di questo mondo. I vescovi e i cardinali vanitosi, avari, narcisisti, che abitano in bei palazzi, che si pavoneggiano con le loro belle vesti e il loro anello, che parlano sempre dei poveri e della Chiesa dei poveri, ma intanto non si fanno mancare nulla, sono ospiti di riguardo nei salotti televisivi, sono ricercati e complimentati da giornalisti e intellettuali il cui programma sociale e politico include l’aborto, l’eutanasia, l’indifferentismo religioso, l’immigrazione selvaggia e l’islamizzazione dell’Europa: ebbene, sono servitori del Principe di questo mondo di tenebre, non certo del Signore annunciato da Gesù Cristo, e che è Gesù Cristo. E quei teologi, quei sacerdoti, quei monaci che si riempiono sempre la bocca con la giustizia sociale, che accusano gli altri di razzismo e di omofobia, che carezzano gli istinti carnali dell’uomo, che scusano come cosa da nulla il peccato contro natura e che trovano mille giustificazioni per l’aborto e per l’adulterio legalizzato, e intanto si fanno belli dell’espressione ambigua e provocatoria preti di strada, e ammiccano alla strada e al fango della strada, ebbene sono tutti schiavi del Principe del mondo, e non del Dio che a parole dicono di amare e di servire — ma intanto nascondono come ladri l’abito sacerdotale e perfino il crocifisso, non pregano in pubblico, non benedicono, non s’inginocchiano davanti al Santissimo, e con ciò lasciano vedere chiaramente chi è il loro vero padrone. E anche noi, laici che ci definiamo cattolici, ma che non mostriamo in nulla, nella nostra vita, di essere dei veri operai della vigna del Signore, noi che siamo sempre pronti a criticare, ma non accettiamo mai alcuna critica; noi che siamo sempre pronti a sparlare, a calunniare, a denigrare, specialmente i fratelli nella fede che non si conformano alle mode del modo, che non vengono a compromessi con i figli del mondo, che non si piegano al ricatto secondo il quale chi non serve il mondo è un nemico della vita e delle cose belle che essa ci offre, ebbene anche noi siamo dei servitori del Principe del mondo; e a nulla ci gioverà dire: Signore, Signore, quando verrà il tempo del Giudizio.
Abbiamo già parlato molte volte di queste cose (cfr. in particolare gli articoli: Il cristiano è nel mondo, ma non è del mondo, e Il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia rispettivamente il 25/04/18 e il 21/07/19). Ma torniamo a rileggere, ancora una volta, e ancora, e ancora — è forse la pagina centrale di tutti i Vangeli – la toccante preghiera rivolta da Gesù al Padre suo, al termine dell’Ultima Cena (Gv, 17, 1-26):
1 Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. 2 Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4 Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5 E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
6 Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. 7 Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8 perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. 9 Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. 10 Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11 Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
12 Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. 13 Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14 Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
15 Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. 16 Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17 Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18 Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; 19 per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.
20 Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; 21 perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22 E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. 23 Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
24 Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
25 Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. 26 E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
In questa pagina meravigliosa c’è veramente tutto, tutto quello che un essere umano posa desiderare per trovare il senso della propria vita e per affrontarla con il giusto atteggiamento, giorno dopo giorno, senza mai scordarsi che essa è un pellegrinaggio verso la nostra vera Patria e senza mai perdere di vista la meta finale, che è il Regno di Dio. Il Regno di Dio comincia già ora, quando noi, con l’aiuto della sua grazia, arriviamo a conoscerlo, e possiamo abbeverarci alla sua Parola, che è Verità. Chi ascolta e mette in pratica la Parola di Gesù Cristo, è già nel Regno di Dio, anche se fisicamente si trova ancora nel mondo. Si trova nel mondo, ma non gli appartiene. Il modo non ha più alcun potere su di lui, perché egli ha messo se stesso nelle mani del vero e unico Padrone dell’Universo, delle cose visibili e di quelle invisibili. Il mondo non può amare un tale individuo: anzi lo odierà, perché sente che costui è sfuggito al suo potere, al suo ricatto, alle sue lusinghe e alle sue minacce, in quanto ha spezzato i vincoli della brama e del timore che lo tenevano legato come un cane alla catena. Il vero cristiano ha rotto il cerchio magico delle mille seduzioni con le quali il Principe del mondo tiene gli uomini in uno stato d’ipnosi e li trasforma in strumenti inconsapevoli della sua volontà. Inoltre egli ha infranto il ricatto psicologico, la più sottile e diabolica delle tentazioni, quella che gli suggerisce all’orecchio: Ma se tu non ti impegni a capofitto nel mondo, se non ti dai anima e corpo ai tuoi fratelli, al servizio delle buone cause, se non ti assumi la responsabilità di combattere l’inquinamento e l’accumulo dei rifiuti, se non ti schieri coi partiti politici che sostengono i diritti illimitati per tutti, anche quello di drogarsi, di uccidere i nascituri e i malati terminali, anche quello di celebrare le empie unioni contro natura, allora il tuo cristianesimo è solo teorico, non ha sostanza, non ha vita, è fatto solamente di chiacchiere! Astuzia veramente infernale del Principe del mondo, nella quale sono moltissimi i cristiani che cadono in pieno, senza accorgesi dell’inganno che in essa è celato. Perché adoperarsi per il bene dei fratelli, dell’ambiente, della terra e della stabilità del clima, tutte queste cose sono buone e legittime, purché siano fatte con lo spirito giusto, che è lo Spirito di Verità e non lo spirito pagano di chi adora le creature, di chi si fabbrica gli idoli e di chi pone tutte le "verità" sullo stesso piano, in nome di un "dialogo" che è solo la maschera di una resa totale al mondo e ai suoi errori, e di un "ecumenismo" che è solo il travestimento di una piena sconfessione dell’unicità del Verbo e della esclusiva santità di Colui che dice di sé: Io sono la Via, la Verità e la Vita. E non dice: Io e Maometto; io e Budda; io e Pachamama; io e la Natura; io e la massoneria. Senza lo Spirito Santo, che guida, ispira, corregge, sostiene le anime, nessuna opera di carità potrebbe mai essere buona buona, ma ciascuna di esse si trasforma in un laccio per tenere l’anima incatenata alle passioni del mondo e per farle perdere di vista la sua destinazione finale, che è sempre e solo Dio. Amare il prossimo? Certo. Soccorrerlo, sfamarlo, dissetarlo, vestirlo? Certo: ma senza scordare che il pane più necessario è quello della Vita eterna: il Pane che è Gesù Cristo. Se ci si scorda di questo, anche per un solo istante, è finita: si cade nella trappola, si diventa schiavi del mondo. E non parliamo poi del’ipocrisia di quanti imbandiscono le mense per i poveri dentro le chiese (ma per un giorno all’anno!, e tutti gli altri?), e chiamano giornalisti e fotografi per immortalare la loro generosità; non parliamo di quei vescovi che si rimboccano le maniche, indossano il grembiule e si mettono in capo il cappello da cuoco, poi si mettono a scodellare la pizza o la pastasciutta ai poveri, dentro le loro cattedrali, lavorando col mestolo e lo scolapasta; né di quelli che si mettono a strimpellare la chitarra elettrica, a cantare le canzonette profane e che amano essere chiamati vescovi rock: tutta gente che si è fatta serva del Principe del mondo, perché ha amato la popolarità, la vanagloria, l’apparenza delle cose, e non si è ricordata della raccomandazione di Gesù Cristo (Mt., 6, 1-4):
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Ed è lo stesso Gesù che ha detto ai suoi Apostoli (Gv., 15, 18-21):
Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.
Non è dunque abbastanza chiaro? Il cristiano sa che non può essere sia del mondo, sia di Dio; che non può servire due padroni. Se sceglie il mondo, esclude Dio; se sceglie Dio, verrà odiato dal mondo. Col mondo non sono possibili compromessi, perché il suo Principe è un padrone esigente. In altre parole, e come aveva visto Kierkegaard, non si può essere cristiani fino a un certo punto. Se si è cristiani, lo si è fino in fondo: senza alcun rispetto umano. Il cristiano porta la sua croce con amore, per seguire l’esempio di Gesù Cristo. Dov’è la croce dei cristiani rock, dei vescovi di strada?
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