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Che fare, davanti a una banda di criminali?

Sono due le difficoltà che un vero cattolico deve vincere, nella presente situazione storica, e sono una più impegnativa dell’altra. La prima è rendersi conto di cosa sta realmente succedendo, nella Chiesa ma anche fuori della Chiesa. Ne abbiamo parlato tante volte: è una difficoltà veramente enorme, di ordine non solo intellettuale, ma anche psicologico, spirituale, morale, perché mette in gioco le fondamenta stesse della propria fede, e anche la visione del mondo che si credeva di avere. In poche parole, sta succedendo questo: che una setta di cardinali e vescovi massoni si è insinuata nella vera Chiesa di Cristo e ha operato a lungo stando nell’ombra, con pazienza e tenacia, con astuzia e abilità, fino a conquistare le posizioni di vertice: tanto che oggi essa controlla il papa, il collegio cardinalizio e gran parte dell’episcopato, e ha diffuso i suoi errori e i suoi pessimi esempi anche nei seminari e nelle facoltà teologiche, fra i membri e soprattutto fra i superiori degli ordini religiosi, nonché fra il basso clero e il popolo dei fedeli.

La situazione attuale è figlia di questa lenta e capillare manovra di penetrazione e, alla lunga, di sostituzione: con i cardinali e i vescovi massoni al posto dei veri cardinali e dei veri vescovi, e col falso clero modernista al posto del vero clero cattolico. Chi resiste, viene colpito senza pietà: allontanato, commissariato, scomunicato. Mano a mano che i buoni vescovi raggiungono l’età della pensione, vengono sostituiti da vescovi massoni. Ora il falso papa Bergoglio ha nominato un tale numero di nuovi cardinali, tutti scelti nella fazione massonica, da rendere impossibile che il prossimo concave operi un mutamento di rotta: ha blindato la nomina del proprio successore. Per fare questo, la massoneria ecclesiastica ha operato su due livelli, come è tipico anche della massoneria "profana", quella che agisce nel mondo. Al livello della base, cioè fra i sacerdoti e i laici, ha diffuso gradualmente l’idea che i cambiamenti liturgici, pastorali e, in qualche caso, perfino dottrinali, erano assolutamente necessari per rinnovare la Chiesa, per rimetterla al passo coi tempi, per darle la capacità di affrontare le sfide del mondo moderno, insomma per renderla più efficace, più aperta, e, in ultima analisi, più fedele al Vangelo "originale" (una tesi, questa, non a caso simile a quella del romanziere Dan Brown, autore del best-seller Il Codice Da Vinci). Al livello superiore, invece, cioè al livello di quei personaggi che detengono la regia dell’intera operazione, ossia di prelati che sanno benissimo quale sia la vera posta in gioco, si è trattato di conquistare una posizione dopo l’altra, di eliminare un ostacolo dopo l’altro, sia sul piano pratico, spazzando via persone scomode e rimpiazzandole con uomini fidati, sia a livello dottrinale e disciplinare, facendo passare, magari in via surrettizia — vedi il cosiddetto sinodo per l’Amazzonia – delle novità che, presentate come "sperimentali" ed eccezionali, cioè dovute a situazioni locali irripetibili, ad esempio la funzione sacerdotale ai laici sposati, sono in realtà destinate a operare un capovolgimento definitivo e irreversibile delle basi stesse del cattolicesimo e della vita della Chiesa. Perché è chiaro che un sacerdote sposato non è più un sacerdote cattolico; che la sua funzione diviene, come fra i protestanti, quella di un grigio impiegato statale, affaccendato a mantenere moglie e figli; che così facendo si toglie la sacralità della sua funzione e con ciò si abolisce, di fatto, il Sacramento dell’Ordine, confondendo i rispettivi ruoli con la società laica e facendo passare l’idea, prettamente luterana, che in fondo siamo tutti sacerdoti, perché non c’è bisogno di alcuna particolare mediazione per relazionarsi con Dio. Il che porta con sé, ancora, tutta una serie di ulteriori demolizioni della dottrina cattolica, a cominciare dalla Presenza Reale di Cristo nel Sacrificio Eucaristico, che non per caso quei signori non chiamano mai così: il Sacrificio Eucaristico, perché, come dice Bergoglio, non è vero che il Padre ha mandato suo Figlio ad assumersi il ruolo di Vittima innocente per i peccati del mondo; anzi, a dirla tutta, dice sempre Bergoglio, Dio è stato ingiusto nei confronti di Suo Figlio, perché non doveva mandarlo a morire sulla croce. Il che, evidentemente, fa cadere anche la necessità provvidenziale della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo e distrugge l’ultimo puntello che tiene ancora in piedi la fede cattolica, così come l’abbiamo sempre conosciuta e come la Chiesa l’ha insegnata e testimoniata, anche al prezzo del sangue dei martiri, per circa duemila anni (e tuttora la testimonia, in quelle parti del mondo dove le persecuzioni continuano ancora, o meglio non sono mai finite del tutto) e come l’hanno definita venti concili, da quello di Nicea (325) al Vaticano I (1869-70), ma non l’ultimo, il ventunesimo, che si discosta in punti essenziali dalla dottrina di sempre, anche se questo viene accuratamente taciuto e falsificato dal clero massone e modernista. Ora, capire e prendere atto di tutto questo è, per un cattolico devoto, specialmente se nato dopo l’eretico Concilio Vaticano II, una fatica tremenda, anche sul piano psicologico, e comporta una crisi religiosa addirittura devastante, dalla quale alcuni non escono senza aver perso la fede.

La seconda difficoltà, alla quale accennavamo all’inizio, è la decisione di come agire una volta compresa la vera natura della crisi che, come cattolici, stiamo oggi vivendo. Una cosa, infatti, è pensare che un certo numero, più o meno grande, di uomini consacrati, sta sbagliando, però in buona fede; e una cosa ben diversa è capire che quanti hanno operato questo capovolgimento della fede cattolica non sono affatto in buona fede e non hanno commesso alcun errore, anzi, hanno fatto e stanno tuttora facendo benissimo il loro (sporco) lavoro, secondo le direttive che vengono dal vertice della massoneria e cioè al fine preciso di portare alla distruzione totale e irreversibile della Chiesa e di quella fede che, per mezzo di questa, ha alimentato generazioni e generazioni di credenti nel corso dei secoli. Non è cosa semplice prendere atto che la propria madre non ci ama, ci ha traditi, ci ha venduti, e per noi prova solo fastidio e disprezzo, a meno che seguiamo ciecamente i suoi ordini, anche i più scellerati e contrari allea legge naturale. Ma una vera madre non fa così cosi con i suoi figli; e un vero pastore del gregge non fa così con le sue pecore. Una vera madre si farebbe uccidere piuttosto che mettere in pericolo la vita dei suoi figli, e altrettanto farebbe il buon pastore nei confronti del suo gregge. Ed è ancor meno semplice decidere che fare, quale linea di condotta adottare, da parte di un buon cattolico, una volta compreso il terribile inganno. Si tratta di accettare e metabolizzare l’idea che il clero massone e modernista non è il vero clero, non è cattolico, non c’entra nulla con Gesù Cristo e col Vangelo; e pertanto che esso non merita obbedienza, né rispetto, né fedeltà, ma, al contrario, che deve essere rigettato con sdegno, e cacciato fuori dalla propria vita, perché, diversamente, sarà lui a trascinare noi sulla via dell’apostasia e della perdizione. La tentazione più istintiva sarebbe quella di andarsene: ma sarebbe la peggior decisione. Se i buoni cattolici se ne vanno, si facilità ulteriormente il lavoro di quelli cattivi. Se i buoni sacerdoti se ne vanno, si rendono più semplici le cose ai falsi sacerdoti massoni. Ricordiamoci sempre che la Chiesa è la Sposa di Cristo: una santa prostituta. Santa, perché istituita da Gesù stesso; prostituta, perché, nella sua parte visibile, è soggetta a tutte le tentazioni, le debolezze e le meschinità della natura umana. E poi, che vuol dire andarsene? Andarsene vuol dire provocare uno scisma: sciagura suprema, da evitare a ogni costo, almeno finché sia possibile. Inoltre, sarebbe ingiusto nei confronti di se stessi. Perché mai i buoni cattolici dovrebbero assumersi la responsabilità di dividere il Corpo mistico di Cristo, mentre la verità è che la divisione è stata voluta e operata dai falsi sacerdoti, dai nemici occulti di Cristo? Per la storia, per la verità, per il giudizio finale, è giusto che chi ha creato questa situazione la porti fino alle estreme conseguenze; non chi non l’ha voluta. È chiaro, tuttavia, che i falsi cattolici non lo faranno mai: prima di tutto per non scoprire il proprio gioco, dato che fino ad oggi sono riusciti a insinuarsi con tanta abilità e a sostituire, pezzo per pezzo, la vera Chiesa con quella falsa, diabolica e anticristiana; in secondo luogo perché sono già così vicini al successo: perché dovrebbero mettere tutto a repentaglio con un colpo di testa? Essi controllano tutti i media cattolici e godono della simpatia e del sostegno di quasi tutti i media laici e anche di quelli anticattolici, cioè quelli pagati direttamente dalla massoneria e dal potere finanziario: sono perciò in grado di raccontare al mondo ciò che vogliono e come vogliono, di far credere tutto quello che vogliono, senza temere alcun contraddittorio, e tanto meno una smentita.

La versione dei fatti che sono riusciti ad imporre al pubblico, cattolico e non cattolico, è la seguente. C’era una vota la Chiesa di prima del Concilio, vecchia, decrepita, malandata, in via di estinzione: il suo peccato fondamentale era quello di aver perso il contatto con la gente, col progresso, con la storia. Poi, per fortuna, o per opera della divina Provvidenza (!), è arrivato un uomo di nome Giovanni; quest’uomo ha convocato il Concilio, e il Concilio ha ridato giovinezza ed entusiasmo a quella Chiesa stanca e avvizzita, le ha trasmesso entusiasmo e nuova linfa vitale; ha rinnovato il suo stile, l’ha resa più efficace, più capace di comunicare, più aperta verso il mondo, più dialogante, più coraggiosa. Bellissimo. Dopo il Concilio, però, i vescovi e i cardinali tradizionalisti hanno fatto il possibile e l’impossibile per frenare un ulteriore rinnovamento, per arginare ogni ulteriore apertura: è stata una lotta incessante fra i buoni, che volevano proseguire l’opera sacrosanta del Concilio, e i cattivi, che la volevano ostacolare e, che, se avessero potuto, l’avrebbero addirittura cancellata. Un esempio di buono: il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita e massone. Un esempio di cattivo: il cardinale Giuseppe Siri, perfetto esempio di prelato reazionario e oscurantista. Infine, sette anni fa, è arrivato un uomo di nome Francesco: uomo più che mai in odore di santità, come del resto il suo nome chiaramente suggerisce. Sorvolando su dettagli e quisquilie come le misteriose dimissioni del suo predecessore o come il fatto di essere stato eletto papa pur essendo gesuita, mentre le due cose sono incompatibili a norma di diritto canonico, Francesco ha ripreso con vigore e con coraggio l’opera, sempre ostacolata e rinviata, dei riformisti; inoltre ha cercato e sta cercando di fare pulizia in Vaticano e in tutta la Chiesa, eliminando le mele marce, allontanando i prelati e i sacerdoti indegni. Allo stesso tempo, ha gettato ponti di dialogo, amicizia e comprensione verso tutto e verso tutti: verso i protestanti, gli ebrei, gli islamici, i massoni, gli atei. Mai si era visto un papa più misericordioso, più operoso, più vicino alla sensibilità della gente, più democratico, più ben disposto e più scevro da mire di potere; mai la Chiesa aveva avuto la grazia di avere un papa più "francescano" di Bergoglio.

Ora, se questa è la narrazione che chi ha il potere riesce a far passare presso il grande pubblico dei fedeli e dei non fedeli, è del tutto evidente che con questa gente non si può tirare di fioretto: bisogna impugnare la spada a due tagli, anzi meglio la scure. Non abbiamo a che fare con della gente che sbaglia in buona fede, ma con una banda di criminali, avidi di potere e disposti a tutto. Non arretrano di fronte a nulla: neppure davanti al delitto. Ricordiamo come è stato perseguitato san Pio da Pietrelcina per quasi tutta la sua vita: dai suoi superiori, cioè dal clero, e particolarmente dopo l’elezione del cosiddetto papa buono, cioè Roncalli. Strano, vero? San Pio da Pieterelcina aveva compreso quel che stava accadendo; ed erano ancora gli anni anteriori al Concilio. La manovra della massoneria ecclesiastica, in realtà, parte da molto lontano, almeno dal XVIII secolo; e infatti la prima scomunica contro di essa, quella di Clemente XII, è del 1738. I preti massoni non esitano neanche davanti all’omicidio. Don Luigi Villa, il santo sacerdote che ha dedicato la sua intera vita a combattere le oscure trame della massoneria ecclesiastica, ha subito sette tentativi di assassinio, dal veleno al falso incidente automobilistico: tutti da parte del clero. Papa Luciani sappiamo come è finito: non gli hanno perdonato di aver annunciato, subito dopo la sua elezione: Mio primo compito sarà di combattere la massoneria che è penetrata all’interno della Chiesa. Ora vediamo come sono stati trattati i Francescani dell’Immacolata, i Cavalieri di Malta, e infine gli Araldi del Vangelo, per non parlare dei tanti piccoli istituti religiosi contemplativi, specialmente femminili, commissariati e fatti chiudere. Padre Manelli, sotto il peso di accuse infamanti, è stato ridotto al silenzio e fatto sparire dalla circolazione. Monsignor Viganò è costretto a vivere nascosto, mantenendo l’incognito: esiste il concreto pericolo che lo vogliamo togliere di mezzo. Sa troppe cose e ha parlato troppo. È stato il solo che gettato il guanto della sfida al contro-papa Bergoglio, e lo ha inchiodato con nomi, date e fatti precisi alle sue criminali responsabilità. Purtroppo, le persone miti, le persone buone, il più delle volte sono impreparate ed inermi di fronte a tanta cattiveria. Quando un mascalzone di professione e un onesto cittadino qualsiasi s’incontrano, di solito è il primo ad avere la meglio: è più determinato, rotto a ogni perfidia, non ha scrupoli, non esita a colpire in qualsiasi maniera, anche la più sleale. Il poliziotto e il giudice sanno chi hanno di fronte e sanno come regolarsi; ma il cittadino comune, la casalinga, l’anziano, il bambino, no. La stessa cosa sta capitando ai buoni cattolici: sono impreparati ed inermi davanti alla malvagia massoneria ecclesiastica. Don Stefano Gobbi ci aveva messi in guardia, ma le sue parole ammonitrici non sono state ascoltate. E ora le cose sono a questo punto.

Che fare davanti a simili banditi, dunque? Per prima cosa, tagliar loro i viveri; in altre parole: chiudere i cordoni della borsa. Nemmeno un centesimo per questi cardinali e vescovi anticattolici e depravati, che esaltano il vizio contro natura e ci ordinano tutti i giorni di lasciare che l’Italia sia invasa e sommersa da milioni di fasi profughi islamici, che sostituiranno le chiese con le moschee e faranno sparire l’opera di generazioni di cristiani e il volto stesso della nostra civiltà. In secondo luogo, disertare le funzioni dei preti più scandalosamente anticattolici: spostarsi presso quelli ancora buoni. Anche se la Messa di Paolo VI, incentrata sull’uomo, è solo un pallido riflesso della vera Messa, quella di Pio V, incentrata su Dio e misticamente rivolta a celebrare la Sua trascendenza, nondimeno se viene celebrata da buoni sacerdoti cattolici, timorati di Dio e onesti custodi della vera fede, è sempre meglio di niente. Gesù Eucaristico è presente dove ci sono le buone anime; lo ha detto Lui stesso: Là dove si riuniscono due o tre nel mio nome, là ci sono Io. Inoltre, è necessario che l’una cum non sia un ostacolo insuperabile: Dio, che legge nei cuori, sa che abbiamo dovuto scegliere il male minore, per restare fedeli a Lui e per non infliggere un più grave sfregio alla sua divina Sposa, già tanto martoriata. Del resto, ci sono numerose chiese dove si officia la Messa vetus ordo: se possibile, si vada lì. Ma soprattutto: nessuna collaborazione con questo clero scellerato, nessuna comprensione, nessuna indulgenza. Quando si ha a che fare con dei brigamti, falsari di professione, le chiacchiere sono inutili e le buone intenzioni valgono meno di zero. Ora non è più tempo di chiacchiere, ma di fatti.

Preghiamo e vegliamo, perché il giorno del Signore potrebbe essere ben più vicino di quanto crediamo.

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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