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Bisogna riconoscere e affrontare il Nemico

La vita è una milizia, abbiamo trattato più volte questo concetto; e quindi essa è paragonabile a una battaglia continua, o a una serie di battaglie, per cui è indispensabile averne consapevolezza e non illudersi che si tratti di qualcos’altro, di una scampagnata, di una gita turistica nella dimensione terrena, a caccia di piaceri e di occasioni favorevoli. Chi non ha compreso questo, si trova del tutto impreparato di fronte agli assalti del nemico, ed è evidente che lasciarsi sorprendere dal nemico indifesi e inermi equivale a subirne completamente l’iniziativa e quasi certamente a cadere in suo potere. Ci resta da lumeggiare, nella maniera più chiara possibile, chi sia questo misterioso nemico dal quale dobbiamo guardarci, e contro il quale dobbiamo essere sempre pronti a combattere, con tutte le nostre armi in perfetta efficienza e a portata di mano, e con tutti i nostri sensi ben desti per affrontare il cimento nelle condizioni migliori ed essere pronti a cogliere ogni indizio, per quanto tenue, dell’avvicinarsi del nemico.

E allora incominciamo col precisare che esistono almeno due tipi di nemici, alquanto diversi fra loro: quelli puramente umani e quelli soprannaturali, che si servono, il più delle volte, di esseri umani per condurre l’attacco contro di noi e intanto nascondersi, per così dire, dietro di essi. La persona avveduta sa che questi due diversi nemici devono essere affrontati con armi e con strategie del tutto differenti; e sa anche intravedere il vero Nemico dietro i nemici puramente umani. Oggi, nella società moderna impregnata di materialismo e di razionalismo grossolano (perché la ragione è uno strumento assai più raffinato di quel che non credano i fanatici assertori della sua unicità quale strumento di conoscenza del reale: si pensi all’esprit de finesse di un grande filosofo e matematico, Blaise Pascal), questo discorso non piace; anzi, per meglio dire, questo discorso appare incongruo, se non proprio completamente assurdo. Nemici soprannaturali che si nascondono dietro le persone umane? Ma quando mai! Non siamo mica nel buio Medioevo; l’umanità si è liberata da queste assurde superstizioni, non ha bisogno di esorcisti e infatti, grazie a menti superlative come quelle di Pietro Angela, Piergiorgio Odifreddi e della compianta Margherita Hack, finalmente sa come si studiano i fenomeni e sa che l’intero spettro del reale è fatto, appunto, di fenomeni fisici e chimici: fenomeni e nient’altro che fenomeni, senza residuo alcuno di trascendenza, di soprannaturale o di metafisica, che dir si voglia.

Diremo di più: le conseguenze della nostra affermazione sono ancor più intollerabili, per la cultura moderna, della stessa affermazione. Infatti, se abbiamo a che fare con un nemico che, in ultima istanza, è di natura metafisica e non semplicemente terrena, allora ne consegue che il terreno della lotta nella quale siamo coinvolti, e ci vede impegnati nella necessità di fronteggiare gli assalti per difendere la nostra integrità, si trova nelle profondità della nostra anima. Non è forse l’anima la parte più intima e più essenziale della nostra natura? Dunque, è per impadronirsi della nostra anima che il Nemico sferra i suoi assalti e tende le sue molteplici insidie; ma come ammettere una cosa del genere, a che solo quale ragionevole ipotesi di lavoro, all’interno di una cultura che non ammette neppure il concetto di anima, e che detesta perfino questa parola, a meno che essa venga usata in un senso ben diverso da quello della tradizione religiosa, come ad esempio fa lo psicanalista James Hillman, che già solo per questo fatto è apparso come un grande originale e viene guardato con diffidenza da molti suoi colleghi più ortodossi? Proprio così. Se la battaglia che dobbiamo affrontare lungo tutto il corso della nostra vita ha per posta il possesso della nostra anima, allora diviene inevitabile ammettere che esiste una dimensione metafisica; che noi non siamo fatti solo di atomi e di molecole e che non siamo venuti al mondo per tutta una serie d’improbabili fatalità e coincidenze. E possiamo immaginarci gli esponenti della cultura dominante, i seriosi professori universitari, gli intellettuali più acclamati e più frequentemente invitati nei salotti televisivi, i più corteggiati dai giornali e dalle case editrici affinché ci distribuiscano, dall’alto della loro superbia e della loro arroganza, le loro perle di saggezza, dall’alto della loro formidabile scienza, possiamo immaginarceli, dicevamo, ammettere le seguenti cose cose: che l’anima esiste nel senso tradizionale della parola; che essa è contesa tra opposte forze cosmiche; che la battaglia per il suo possesso implica che il Bene e il Male esistano anch’essi, dopotutto, in senso assoluto, e quindi che non vi sono soltanto un bene ed un male con la lettera minuscola, relativi, contingenti, provvisori, storicizzati e storicizzabili?

Scriveva il carmelitano scalzo Marcelino Iragui nel suo libro Guarite gli infermi (titolo originale: Jesùs sana hoy; traduzione dallo spagnolo a cura di Alessandra Cordova e Sandra Caldarone, revisione a cura della Rivista Rinnovamento nello Spirito Santo, Roma, s. d. [ma 1987], pp. 169-171; 172-173):

Questo mondo è un campo di battaglia. Dio desidera vedere i suoi figli ben preparati, armati e disciplinati per il combattimento spirituale. Il primo passo è conoscere il nostro vero nemico, le sue strategie e i suoi piani. Ci sono due tipi di nemici. Nemici che dobbiamo perdonare, amare e ai quali fare tutti il bene possibile. Di loro abbiamo parlato nel capitolo XII. E poi ci sono i nemici che dobbiamo combattere senza tregua. Di loro parliamo in questo capitolo. È fondamentale non confonderli, altrimenti rischiamo di amare IL NEMICO che dobbiamo combattere e lottare invece con i "nemici" che Dio ci dice di amare. "Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Do, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male (Ef 6, 10.12). Il capo delle forze nemiche si chiama Satana, dall’ebraico "Satan", che significa "avversario", ‘accusatore’, o ‘Diavolo’, dal greco ‘Diabolos’: il calunniatore. Si tratta di un essere sovrumano, creato da Dio, ma oggi in ribellione contro lo stesso Dio. Si oppone alla salvezza degli uomini e li accusa implacabilmente davanti al Tribunale Divino. Sotto il suo comando militano altri spiriti del male, o demoni di rango diverso. È chiamato anche Maligno per la sua perversione e il suo affanno nel pervertire gli uomini, allontanandoli da Dio loro Creatore e loro Destino ultimo. Il libro dell’Apocalisse (12,7-12) riporta una drammatica descrizione della sua attività. Papa Paolo VI dichiara: "Una delle principali necessità della Chiesa è la sua difesa dal maligno che si chiama Diavolo. Il male non è una semplice assenza di qualcosa, ma un agente effettivo, un essere spirituale vivo, perverso e pervertitore. Negare take realtà va contro gli insegnamenti della Bibbia e della Chiesa (15 nov. 1972). Il peccato è la sfera in cui io Diavolo si muove a suo piacimento, "perché il Diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del Diavolo (1 Gv 3,8). "Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli… Per grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da noi, ma è un domo di Dio" (Ef 2, 1-8). Gesù chiama il demonio "padre della menzogna" (Gv 8, 44), poiché questa è la sua grande arma. La sua strategia consiste nel distorcere il messaggio di Dio, screditare le iniziative dello Spirito Santo, seminare confusione religiosa. (…)

Agli inizi del cristianesimo il nemico cercò di si strugge e l’opera di Dio incitando i poteri secolari a perseguitare la Chiesa. La sua strategia fallì, come sempre. Le persecuzioni furono tante, ma Dio trasformava "il sangue dei martiri in semenza di cristiani", in modo che crescessero in numero e qualità. Ai nostri tempi i suoi attacchi si sono concentrati prima di tutto nei seminari, sul clero e sugli ordini religiosi, provocando la più grande crisi religiosa della storia. In seguito ha cercato di distruggere la famiglia, adoperandosi per screditare il matrimonio, allontanare genitori e figli, spogliare di qualsiasi valore il "focolare domestico". Oggi concentra i suoi sforzi per allontanare dalla mente dei bambini qualsiasi idea su Dio e per accattivarsi la simpatia dei giovani, promettendo piacere senza responsabilità, creando miraggi paradisiaci attraverso la droga, il sesso libero, la musica rock, ecc. Non contento di questo, il Nemico cerca di distruggere la vita umana al suo nascere, legalizzando l’assassinio di milioni di esseri umani che non possono protestare né difendere i propri diritti, impugnati dagli stessi genitori.

Ed ecco che emerge qui la tremenda convergenza fra ciò che il Concilio è stato e ha insegnato, e la situazione attuale, che si è venuta creando un po’ alla volta, sulla scia di quell’evento e di quegli insegnamenti. L’autore scriveva nel 1987, trentatré anni fa: più di una generazione; eppure sembra descrivere la crisi odierna: la strategia del Diavolo consiste nel distorcere il messaggio di Dio, screditare le iniziative dello Spirito Santo, seminare confusione religiosa. (…) Ai nostri tempi i suoi attacchi si sono concentrati prima di tutto nei seminari, sul clero e sugli ordini religiosi, provocando la più grande crisi religiosa della storia. Sono proprio i sintomi della nostra malattia: è di noi che sta parlando; questa è la crisi più drammatica che si sia mai verificata in tutta la storia della Chiesa. Si faccia attenzione: l’autore non dice: il Diavolo cerca di contrapporsi al Vangelo; bensì: il Diavolo cerca di distorcere la Parola di Dio, onde seminare la massima confusione fra i credenti. E ciò significa, per logica deduzione, che il Diavolo non sta agendo dal di fuori della Chiesa, ma dal di dentro. Sissignori: il Diavolo è già entrato, e da tempo, nella Chiesa e lavora per scalzare la Verità di Cristo travestito da cattolico: da sacerdote, da vescovo, da cardinale e perfino da papa. È un bel pugno nella stomaco, vero? Facciamo un bel respiro e proviamo a rileggere questa frase, introiettandone tutto il terribile significato: il Diavolo sta operando all’interno dei seminari, tra le file del clero e nella vita degli ordini religiosi. In altre parole, ha arruolato e fatto suoi molti professori di teologia, sacerdoti, vescovi, superiori di ordini e congregazioni religiose: ed essi, da decenni, lavorano alacremente per alterare, storpiare, capovolgere la Parola di Dio e per portare il gregge di Cristo lontano dal Buon Pastore, nella buia foresta dove un branco di lupi famelici se ne sta acquattato, in attesa, pronto a divorarlo. Ma in fondo, perché o di che cosa stiamo qui a meravigliarci, come se fossimo in presenza di eventi che erano del tutto impensabili? Lui, il Diavolo, sta facendo semplicemente il suo orrido mestiere, come Gesù e gli Apostoli sapevano e su cui ci avevano ben messi in guardia; non sta forse scritto, nella Prima epistola di San Pietro (5, 8): Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare? E del resto: il primo attacco, e il più grave, non è forse venuto da Giuda Iscariota, che era uno dei dodici Apostoli? Non è stato lui a tradire Gesù, a consegnarlo nelle mani dei Suoi nemici, ben sapendo che volevano farlo morire? Anche se molti scrittori hanno poi cercato di romanzare quella vicenda, d’ingentilire quel personaggio, di escogitare per lui le motivazioni più nobili, pur se sbagliate, al fine di lavarlo dalla macchia di vile tradimento; e sebbene Bergoglio abbia affermato che Giuda è probabilmente in cielo, perché essendosi pentito, certamente Dio lo ha perdonato, tutti i teologi e i Padri della Chiesa hanno invece espresso l’opinione che Giuda sia morto suicida portando con sé, nella tomba, il peso di un peccato incommensurabile, del quale non si era pentito nella maniera giusta, cioè accettando il perdono di Dio. Sia come sia, perfino uno dei Dodici ha tradito Gesù Cristo, col quale divideva il pane e intingeva il boccone nel medesimo piatto: perché ci si dovrebbe meravigliare se oggi dei membri del clero, anche di posizione molto elevata, seguitano a tradire Cristo? Non lo tradisce forse padre Sosa Abascal, affermando che il Diavolo è solamente un simbolo del male, privo di esistenza personale? Non lo tradisce Bergoglio, quando dice che il Padre fu ingiusto con suo Figlio, consegnandolo alla Passione e alla Morte? Non lo tradisce monsignor Paglia, esaltando quale modello di altissima spiritualità Marco Pannella, e non Gesù Cristo? Non lo tradisce monsignor Galantino, quando afferma, mentendo, che Dio risparmiò la città di Sodoma? Non lo tradisce Enzo Bianchi, quando definisce Gesù un profeta che narrava Dio agli uomini, e non come il Figlio del Dio vivente? Non lo tradisce monsignor Parolin, quando, abusando del suo ruolo e della veste che indossa, intima allo Stato italiano di accoliere qualsiasi straniero, mentre il Vaticano non ne ospita neppur uno? Non lo tradisce il cardinale Bassetti quando si mette a patrocinare una grande alleanza col partito che sostiene aborto, eutanasia e unioni omosessuali, pur di sbarrare la strada ai sovranisti e ai populisti? Che c’entrano queste cose col Vangelo? E non tradiscono Cristo quei preti che aboliscono il Credo dalla Santa Messa, perché non ci credono; che aboliscono la Messa medesima, per rispetto dei migranti, come se fosse cosa loro; che cantano in chiesa Bella ciao al termine delle funzioni? E non lo tradiamo per viltà tutti noi, come san Pietro nel cortile del Sommo Sacerdote, allorché, davanti a tali cose, restiamo inerti e facciamo finta di nulla?

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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