C’è del marcio in Danimarca, e non solo
4 Febbraio 2020Il dramma e la speranza degli uomini consacrati
6 Febbraio 2020Sono molti i cattolici, quelli veri, non quelli alla Bergoglio, i quali si chiedono, con crescente insistenza, mista di ansietà e di speranza: quando verrà il giorno del Signore? Mancherà poco, mancherà molto? È diffusa, in generale, l’idea che il tempo dell’Anticristo sia arrivato, o stia per arrivare, da molti e manifesti segni; e alcuni ne traggono la deduzione che anche il ritorno di Gesù Cristo sia prossimo. In realtà, da un’attenta lettura del Libro dell’Apocalisse e di altri passi del Nuovo Testamento, non emerge questa stretta relazione; o meglio: il giorno del Signore seguirà, sì, abbastanza da vicino, l’avvento dell’Anticristo: tuttavia i tempi della Scrittura sono proiettati sullo sfondo dell’eternità, e non sono misurabili con il metro delle cose umane: per cui è difficile, se non impossibile, affermare se "da vicino" si deve intendere come un lasso di giorni, di mesi, di anni o di decenni. Per favore, cari amici cattolici, non confondete le Sacre Scritture con le Centurie di Michel de Nostradamus o, peggio ancora, con le bislacche profezie del mago Otelma. I Vangeli non sono libri degli oroscopi e se qualcuno desidera l’esatta predizione del futuro secondo le aspettative umane, farebbe meglio a rivolgersi altrove, non a quel che ha detto Gesù Cristo nel corso della Sua vita terrena. Anche le rivelazioni contenute nelle apparizioni mariane vanno prese con cautela: non tutte sono buone, non tutte sono serie; ma sappiamo benissimo che, toccando questo argomento, si rischia di sollevare un vespaio, perché ciascuno ha le sue preferenze e le sue diffidenze. Ci sono i cattolici che credono alle visioni di Maria Valtorta quasi più che alla Bibbia, e ci sono quelli che non credono a nulla, per principio, come i protestanti; per non parlare di quelli che vanno in pellegrinaggio a Medjugorje ogni anno, perfino più volte l’anno (noi ne conosciamo personalmente diversi) e pendono dalle labbra delle cosiddette veggenti come se fossero le labbra stesse del Signore, o poco meno. Una cosa sola è certa, e vorremmo che ciascuno la tenesse sempre molto bene a mente: Gesù è stato chiarissimo quando ha detto che il Suo giorno verrà come un ladro nella notte, e che nessuno potrà umanamente prevederlo; per cui la sola cosa da fare, per quelli che credono in Lui, è vegliare e pregare sempre, senza stancarsi mai, perché quel giorno può arrivare in qualsiasi momento, quando meno ce lo aspetteremo.
Parlando ai discepoli sul Monte degli ulivi, Gesù disse loro (Mt 24, 42-51):
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così!^47^Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda», e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.
Il concetto, dunque, è chiaro: inutile cercar di prevedere, e magari di anticipare, le mosse del Signore. Il Signore è il padrone del tempo e della storia, ma è anche il Signore dell’eternità: ciò che per noi è troppo presto o troppo tardi, troppo vicino o troppo lontano, per Lui è l’eterno presente; in Lui non vi sono il passato e il futuro, il questo e il quello. Egli è Tutto ed è somma Sapienza, Somma Giustizia, sommo Bene, fonte inesauribile di luce splendente. I Suoi pensieri non sono i nostri; Egli non ragiona come noi, non fa calcoli come li facciamo noi. Signore dell’universo, è anche il Signore del pensiero: tutto ciò che noi possiamo pensare, calcolare, prevedere, è meno di polvere al Suo cospetto. Perciò vi è una sola cosa da fare, riguardo agli ultimi tempi e alla Sua venuta: vegliare e pregare, fare come le vergini savie e tenere pronte le lucerne e anche l’olio per alimentarle, e non come le vergini stolte, che si addormentarono e si fecero sorprendere dall’arrivo dello Sposo senza olio per le loro lucerne.
Circa il Suo ritorno alla fine della storia, quando il tempo sarà compiuto, scrive san Paolo nella Prima lettera ai Tessalonicesi (5, 1-11):
Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri.
Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobri, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza. Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.
Certo, comprendiamo perfettamente l’ansia, di sapere, il vivo desiderio del ritorno imminente di Cristo, da parte di tanti credenti, perché le cose del mondo si sono fatte intollerabili e quelle della Chiesa, purtroppo, appaiono segnate dalla stessa mano, dirette dalla stessa regia che già spadroneggia sul mondo. L’ombra di Satana, l’antico avversario, mai stanco di tendere lacci e inganni per far cadere le anime in suo potere, si proietta ormai fin dentro i sacri palazzi. Non abbiamo forse visto la facciata della basilica di San Pietro, la più sacra di tutte le chiese, profanata dalla proiezione notturna di belve feroci, tigri, leoni, orsi, squali, scimmioni, nonché di cannibali con l’osso fra i capelli, il tutto con il benestare del clero e dietro pagamento di laute somme di denaro? E non abbiamo visto i paramenti sacri indossato dai papi dell’ultimo secolo, indossati da attori e modelle, nel corso di una sfilata di alta moda nel corso della quale c’è stato anche chi si è vestito e atteggiato come se fosse Gesù Cristo, mentre una nota cantante di fede satanista apertamente professata, ancheggiava, super truccata e scosciata, con la veste papale e la mitria in capo, e stringendo in pugno il pastorale, simbolo dell’altissima funzione di pastore del gregge di Cristo; e anche questo spettacolo osceno offerto con il benestare del clero, e dietro pagamento di laute somme di denaro? Che cosa non abbiamo visto, che cosa non abbiamo udito in questi ultimi anni: nulla ci è stato risparmiato, abbiamo dovuto bere l’amaro calice sino alla feccia (ma siamo arrivati alla feccia, poi?). La cattedrale di santo Stefano, a Vienna, trasformata in un palcoscenico per spettacoli musicali sacrileghi, organizzati da gruppi LGBT, sotto l’occhio sorridente e compiaciuto di quel porporato. Ma di che stupirsi, se la maggiore rivista di teologia cattolica è uscita con un numero interamene dedicato a Gesù Cristo queer? (vedi il nostro articolo: Gesù queer: la bestemmia più abietta e rivoltante, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 31/12/19) E intanto abbiamo udito il papa, o colui che dice di essere papa, dire cin noncuranza che Gesù si è fatto diavolo; che Gesù fa un po’ lo scemo; che Gesù non era uno pulito; che le Persone della Santissima Trinità litigano sempre, ma a porte chiuse (cfr. gli articoli Cattivi maestri e pessime professoresse dietro gli spropositi e le bestemmie del papa, e Caro Bergoglio, la S.S. Trinità è armonia perfetta, pubblicati rispettivamente il 31/01/18 e il 12/04/19); che la Vergine Maria era una donna come tutte le altre, e arrivò a dubitare che Dio l’avesse ingannata; infine che lo Spirito Santo è una calamità (discorso agli istituti di vita consacrata del 4 maggio 2018; consultare il sito vaticano (http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/may/documents/papa-francesco_20180504_congregazione-vitaconsacrata.html):
Buongiorno a tutti!
Io ho pensato se fare un discorso, ben fatto, bello… Ma poi mi è venuto in mente di parlare a braccio, di dire le cose che sono adatte per questo momento.
La chiave di quello che dirò è quello che ha chiesto il Cardinale [Prefetto della Congregazione]: criteri autentici per discernere quello che sta succedendo. Perché davvero, oggi succedono tante cose che, per non perdersi in questo mondo, nella nebbia della mondanità, nelle provocazioni, nello spirito di guerra, tante cose, abbiamo bisogno di criteri autentici che ci guidino. Che ci guidino nel discernimento.
Poi, c’è un’altra cosa: che questo Spirito Santo è una calamità [ride, ridono], perché non si stanca mai di essere creativo! Adesso, con le nuove forme di vita consacrata, davvero è creativo, con i carismi… E’ interessante: è l’Autore della diversità, ma allo stesso tempo il Creatore dell’unità. Questo è lo Spirito Santo. E con questa diversità di carismi e tante cose, Lui fa l’unità del Corpo di Cristo, e anche l’unità della vita consacrata. E anche questa è una sfida.
Veramente a noi sembrava che avesse detto che lo Spirito Santo è "un disastro" e non "una calamità", né sarebbe la prima volta che la versione ufficiale viene modificata per attenuare le bestemmie di Bergoglio, come quando quel terribile Gesù fa un po’ lo scemo divenne, misteriosamente, Gesù fa il finto tonto, pure questa espressione non bella, peraltro, anche se un po’ meno cruda; ma non insistiamo su ciò, non avendone la certezza. Si noti comunque quel "buongiorno" come saluto a dei sacerdoti da parte del vicario di Cristo: Buongiorno!, manca solo: Allegria!, come diceva il povero Mike Bongiorno. Il sito vaticano si è premurato di riportare anche il dettaglio che quei sacerdoti, alle parole blasfeme del papa, secondo il quale lo Spirito Santo è una calamità, si sono messi a ridere; e il dettaglio più brutto ancora che il primo a ridere, a ridere sguaiatamente della propria battuta, è stato proprio lui, il signore argentino vestito di bianco. Bestemmia, e ride: è nel suo stile, lo abbiamo già visto e udito decine, centinaia, migliaia di volte. Ride per satanico compiacimento, mentre i presenti ridono per stupidità, piaggeria, servilismo. Ignobili personaggi: non ce n’é stato uno, fra essi, uno solo, a levarsi dritto in piedi, e ad apostrofarlo: Come osi, tu, successore di Pietro; tu, vicario di Cristo; tu, pastore del gregge: come osi parlare in questo modo? Non hai nemmeno un po’ di timor di Dio? Non temi la sua collera, mentre dai scandalo alle pecorelle che ti erano state affidate? E invece no, non è successo niente di niente: tutti allineati e coperti, tutti accomunati nella stessa vergogna di essersi ridotti a fare i buffoni di corte, a ridere delle cose più sacre, a ridere delle bestemmie contro lo Spirito Santo, solamente per compiacere un uomo, e incuranti di offendere Dio. E che dire di Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose, benché non sia né sacerdote, né monaco, poiché nessun vescovo lo ha mai consacrato ministro di Dio, in compenso apprezzato "teologo" alla corte di Bergoglio, il quale pubblica questo post in rete: Alla sera quando si fa notte ridesta in te sentimenti di gratitudine per il giorno che è passato: anche se fosse stato un giorno faticoso e triste, è stato un giorno di vita. Vivere è la grazia più grande, perché quando ce ne andiamo, ce ne andiamo per sempre! Salvo poi rettificare, pressato dalle critiche, e spiegare che quell’espressione, ce ne andiamo per sempre, si riferisce alla vita terrena, dopo la quale ci saranno il giudizio di Dio e l’eternità. E meno male. Però non è bello giocare con le parole su questioni di tale portata per un credente, beninteso purché creda davvero in qualcosa; o forse non sa, Enzo Bianchi, che la dottrina cattolica insegna la resurrezione dei corpi? E dunque che senso ha dire che quando ce ne andiamo, ce ne andiamo per sempre? Che ce ne andiamo da questo mondo, è una ovvietà; ma perché non dire che dove andiamo, nulla finisce più? E poi, perché mai un cattolico dovrebbe provare gratitudine, alla sera, per il giorno che è passato? Perché è stato un giorno di vita? Ma la vita, il giorno, sono grazie che vengono da Dio; sono suoi doni, il cui valore dipende dall’uso che ne facciamo Non hanno valore in sé. La preghiera del cattolico non si rivolge alle cose, ma a Dio. È evidente da questa premessa, la preghiera diretta non al Creatore ma alla vita terrena, che la visione di Bianchi è immanentista. E allora come negare che quel ce ne andiamo per sempre significa che la vita terrena è tutto e non c’è altro fuori di essa?
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