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La domanda è: come siamo arrivati a questo punto?

Che cosa succede se la società decide di riscrivere radicalmente il proprio progetto educativo nei confronti dei bambini, su una base astrattamente ideologica, partendo dalla cancellazione della realtà e dall’imposizione di una nuova realtà artificiale, contrapposta a quella naturale e incompatibile con la logica più elementare? Per fare un esempio semplicissimo: che cosa succederebbe se un bambino tornasse a casa e i genitori trovassero che, sul suo quaderno di aritmetica, la maestra gli ha segnato come errore il calcolo: 10+10=20, e avesse scritto accanto , in matita rossa, 10+10=25? Dapprima penserebbero a qualche malinteso, poi andrebbero a chiedere chiarimenti alla maestra. E se quella rispondesse loro che invece è proprio così, che 10 più 10 fa 25, allora penserebbero che la maestra è impazzita, e andrebbero a parlare con la dirigente. Ma che succederebbe se la dirigente affermasse che la maestra ha perfettamente ragione e che loro devono smetterla di dire al bambino che 10 più 10 fa 20, perché in tal modo lo confondono e contrastano l’azione educativa della scuola? Forse quei genitori, a questo punto, scoraggiati, getterebbero la spugna; forse i più tenaci andrebbero fino all’ufficio scolastico regionale e farebbero presente il loro caso. Ma che succerebbe se anche questo desse, anche lui, ragione alla maestra e alla direttrice, e torto a loro, aggiungendo, per buona misura, l’intimazione di cambiare atteggiamento, e lasciando intravedere la possibilità che, per i genitori che non collaborano con l’istituzione scolastica, e che anzi fanno di tutto per sabotarla, in certi casi si può arrivare fino alla sospensione della patria potestà e all’affido del bambino ad un’altra famiglia (Bibbiano docet), più ragionevole e comprensiva, mentre loro dovrebbero sottoporsi a un corso di "rieducazione", se non anche ad una visita psichiatrica, per liberarsi dalle loro vecchie idee sbagliate e aggressive, e imparare ad apprezzare, come tutti, le meraviglie del pensiero nuovo?

Tutto questo non è fantascienza, ma realtà, da quando, per esempio, la scuola, ha deciso di aprirsi, su "consiglio" dell’UNESCO e della UE, entrambi centrali massoniche e anticristiane al servizio della globalizzazione, alle nuove forme di educazione sessuale basate sull’ideologia gender. Insegnare ai bambini che "maschio" e "femmina" non sono dati di fatto, stabiliti dalla natura biologica delle persone, ma che sono "stereotipi di genere", e che chiunque può decidere di cambiare sesso mediante una serie d’interventi chirurgici, e pretendere che gli altri si adeguino alla sua scelta e lo chiamino lei, o lui, secondo la sua volontà soggettiva (e mutevole: perché domani potrebbe ripensarci, e voler cambiare di nuovo) e non secondo la verità dei fatti, è un’aberrazione non dissimile da quella di pretendere che, in matematica, due più due non faccia più quattro, ma cinque, o che dieci più dieci dia come risultato 25. E questo, ripetiamo, è solo il caso più clamoroso, ma cento altri attentati alla verità e all’intelligenza dei bambini vengono sferrati prendendo a pretesto ogni disciplina, dalla storia alle scienze, dalla filosofia allo stesso insegnamento della religione cattolica, affidato a persone che di cattolico, sovente, hanno solamente l’etichetta, così come del resto il neoclero bergogliano che ancora si spaccia per cattolico, mentre nei fatti è apostata e anticattolico. Fra non molto un porrà il problema di coscienza per gli insegnanti, e di libertà nell’esercizio della loro funzione educante per i genitori, i quali vedranno invasa la sfera privata dell’educazione che essi vogliono dare ai propri figli. Con la scusa della lotta agli stereotipi ed alle discriminazioni di genere e sulle ali della santa crociata contro i "seminatori di odio", i genitori si vedranno espropriati del loro ruolo e dovranno adattarsi a subire la contro-educazione imposta dalla scuola: uno scenario da incubo che non si era realizzato nemmeno sotto i totalitarismi classici.

Nel libro suo libro Benedetta scuola, assai ben documentato e ricco, oltre che di osservazioni critiche, di proposte lucide e concrete per uscire dalla crisi in cui ci stiamo dibattendo, Maria Chiara Nordio scrive (terza edizione 2020, pp. 701-73):

Se un bambino deve essere rispettato nella sua autodeterminazione, che ruolo ha il genitore?

E l’insegnante? Costui si è già posto a margine, per facilitare e assecondare l’evoluzione auto educativa, quindi attualmente si configura come la persona più accreditata per difendere l’indottrinamento. Se un bambino viene progressivamente "educato" a potersi percepire anche diverso da come Dio lo ha creato, come deve reagire il prossimo? Ho volutamente scritto "deve" e non "può" poiché ci sono dei canoni ben precisi di rispetto cui il prossimo deve attenersi. L’indottrinamento gender infatti, lavora contemporaneamente su due piani: quello individuale instillando il dubbio nel bambino sulla propria identità, per arrivare alla sua "liberazione dagli stereotipi sociali" che ha assorbito e che lo hanno determinato (cioè tutti quei ruoli, atteggiamenti trasmessi dalla famiglia), e quello sociale perché impone agli altri un codice di comportamento di accettazione e condivisione di questi nuovi modo di percepirsi. (…) E se ciò non accade?

Facciamo un esempio pratico: una scuola dell’infanzia "impone", trai vari progetti, quello della sensibilizzazione verso le differenze. L’attività didattica di questo percorso, è spesso appaltata ad associazioni Lgbt, che la promuovono attraverso letture di libretti gender, giochi e riflessioni vari. Qualche bambino, al termine delle lezioni potrebbe avere qualche dubbio sulla sua identità, qualche altro potrebbe rimanere spaventato di perdere se steso, qualche altro si omologherebbe in silenzio, qualcun altro ancora potrebbe deridere l’intero progetto. Ecco, quel bambino che non avesse maturato, a fine percorso, una sensibilità gender", potrebbe aver bisogno di ulteriori rinforzi, magari coinvolgendo anche la famiglia…

In questo modo ci si impossessa delle future generazioni partendo proprio dalla prima infanzia, attraverso la scusa che manipolando i processi cognitivi dei piccoli allievi, ne azzera l’identità rendendoli vittime perfette del potere e del consumo. È un lavoro lungo, lento, ma contestualmente estremamente efficace e persuasivo.

Assistiamo ora ad individui estremamente fragili, deprivati della loro storia, della loro identità, della loro patria, della loro famiglia, e quindi non sufficientemente forti per ribellarsi all’oppressione ideologica. Vengono programmati per servire il potere che li vuole competenti sul nulla, rispettosi del discrezionale, flessibili e liquidi in un etero presente.

Conservare la propria identità diventa quindi un dis-valore s’invita a "trasformarsi" abbandonando la propria identità mutandosi in un altro "essere", diverso. L’invito ad abbandonare un’identità in corso di formazione per acquisirne un’altra, per poi cambiare tutte quelle volte in cui se ne avverte l’esigenza, viene vista come cosa eventuale, possibile, di conseguenza priva di valore. In sostanza si confondono i bambini inducendoli a pensare che per imparare bisogna perdere anziché aggiungere. Mi chiedo, in chiave filosofica, come siamo arrivati a giustificare un vero passaggio di stato, impossibile in natura, come qualcosa di assolutamente possibile, reale ed incontestabile. Mi spiego: come può "l’essere" divenire "non essere" ed essere ugualmente? Come può un uomo diventare donna ed essere donna? Può tutto questo accadere nell’era della ragione e non essere soggetto ad alcuna ribellione? Non lo chiedo all’uomo di fede, ma a quello della ragione. Io ritengo che persuadere un bambino dell’assurdo dei contenuti di questi progetti come possibili, sia un crimine contro l’umanità.

Mi chiedo se accettare questa nuova possibilità come verità rafforzerà il bambino o creerà piuttosto conflitti interiori maggiori, Ancora. Mi interrogo se la "nuova verità", poiché non è il frutto di una nuova logica comprensione, sarà acquisita come naturale processo di crescita, oppure si trasformerà in un dubbio che perseguiterà periodicamente il soggetto? Lo stretto connubio tra ideologia e sua diffusione tra le giovani menti, porta al ribaltamento incosciente della realtà da parte dei bambini che a poco a poco iniziano a pensare che vedere il mondo capovolto sia naturale. La rivoluzione antropologica porterà inevitabilmente ad aumentare le insicurezze delle nuove generazioni anziché eliminarle come si prefiggono di fare questi libretti. Possiamo salvare questi bambini? E la famiglia? La sfera intima che vanno a toccare questi progetti, dovrebbe essere di esclusiva pertinenza di questi genitori, ed invece vengono fraudolentemente convinti che c’è chi è più esperto di loro sulla trattazione di queste tematiche? Quindi la famiglia, di fatto viene ufficialmente esautorata dal suo primo ruolo: la cura e l’educazione dei propri figli.

Purtroppo, da parte nostra, avendo speso più di quarant’anni nel mondo della scuola, non possiamo che confermare l’esattezza della diagnosi e condividere sino in fondo il grido d’allarme lanciato da Maria Chiara Nordio. La sola osservazione che ci sentiamo di fare è che l’educazione gender non ha affatto di mira la rimozione delle insicurezze dell’animo infantile, bensì quella di portarle intenzionalmente al parossismo: quei signori sanno bene ciò che stanno facendo e il loro scopo non è creare un mondo dove ci siano più libertà e più serenità, ma un mondo dove regni una confusione sempre maggiore, perché nella confusione è più facile smarrire la rotta, e questo è il loro vero obiettivo: portare la società al totale smarrimento, per poi poterla manipolare e riplasmare secondo i loro progetti, in tutta libertà e sena incontrare ostacoli o resistenze. E un grido d’allarme in questo senso, per servire a qualcosa, deve essere udito da qualcuno: se si perde nel frastuono di mille altri rumori, è come se non fosse mai stato emesso. Ora, la domanda ineludibile che dobbiamo farci, e non solo per ciò che riguarda la scuola e, più in generale, la drammatica involuzione e la sistematica distruzione di ogni sano progetto educativo, ma per ogni altro settore della vita sociale, dalla cultura allo sport, dall’informazione alla politica, dall’economia alla finanza, è sempre la stessa: come è stato possibile arrivare fino a questo punto, senza essercene resi conto per tempo? Come è possibile che una mattina ci svegliamo e scopriamo che l’educazione sessuale ai bambini della scuola elementare (e anche ai bambini appositamente chiamati in televisione) sia affidata a Luxuria; come è possibile che una famiglia di rom occupi abusivamente la vecchia casa lasciataci in eredità dai nostri genitori, e costata loro mille sacrifici, e questa non possa tornare in nostro possesso, perché il giudice sentenzia che loro, poverini, non avendo un tetto sopra la testa, ne hanno diritto più di noi, che abbiano già la nostra? E come è possibile che voler difendere i confini della Patria sia diventato un reato, quello del sequestro di persona, e che perfino un ministro possa essere incriminato dalla magistratura per aver trattenuto pochi giorni una nave carica di migranti, in condizioni di assoluta scurezza e senza che fosse loro fatto mancare nulla? Come è possibile che esporre un crocifisso alla parete di un ufficio pubblico sia diventato, anch’esso, un reato; mentre entrare in chiesa e bestemmiare sull’altare, come ha fatto un egiziano qualche giorno fa, a Milano, sia una sciocchezza per la quale è prevista solo un multa da cento euro? Che i cattolici, nelle chiese, tolgano i banchi da preghiera e imbandiscano tavole apparecchiate con la pastasciutta fumante, per ostentare, davanti a giornalisti e fotografi, la loro carità verso i poveri? E che quegli stessi cattolici bollino con parole di fuoco le veglie di preghiera di alcuni loro fratelli che intendono riparare allo scandalo dei Gay Pride, e tengano delle contro-veglie di preghiera per contrastare "l’omofobia"? E che un parroco sia costretto ad andarsene, su ordine del suo vescovo (diocesi di Gorizia) per aver chiesto a un capo-scout, omosessuale militante e spostato in municipio con un uomo, di trarre le logiche conseguenze dalle sue scelte di vita e lasciare quel posto di responsabilità nella vita dei giovani parrocchiani? In altre parole: come è possibile che l’accoglienza, la solidarietà, l’inclusione, siano sempre e solo adoperate come un’arma per demolire la nostra identità, i nostri valori, il nostro sistema di vita; e che tutti i diritti possibili e immaginabili siano sempre e solo riservati agli altri, alle minoranze aggressive e intoccabili, a chi detiene il potere giudiziario ed è ideologicamente schierato da una parte ben precisa, mentre al cittadino comune, al comune fedele cattolico, restano solo i doveri, gli oneri, i sacrifici, le rinunce, le mortificazioni, e ciò dopo un’onesta vita di lavoro, di responsabilità, di risparmio, di preoccupazioni, per assicurare un futuro ai propri figli e, nel caso dei cattolici, di fedeltà alla Parola di Dio e non alle mode che vanno e vengono secondo gli umori del mondo?

È terribile il futuro che ci si sta preparando, se non vi sarà una reazione decisa da parte nostra: dei genitori, dei nonni, degli insegnanti, di tutti i cittadini. Un disegno pazzesco e mostruoso viene portato avanti sulla pelle dei popoli e degli individui: qualcuno vuol ridefinire e capovolgere tutti i valori morali, tutte le certezze, tutte le verità sulle quali i nostri avi si sono sempre basati e nei quali hanno trovato la forza per superare le difficoltà e per costruire un mondo a misura d’uomo. Ma quando il mondo ha cominciato a divenire ostile, disumano? Quando gli uomini hanno voltato le spalle a Dio e disprezzando il suo amore, hanno voluto prendere il suo posto come artefici di una nuova e più perfetta creazione. Pretendono di correggere la natura e rifare ogni cosa a loro talento…

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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