Rivedremo i nostri cari?
13 Gennaio 2020Cosa sono le cose mondane in confronto alla Verità?
15 Gennaio 2020La cosa che più colpisce, nella drammatica crisi che sta travagliando la Chiesa cattolica, o quel che di essa rimane, ai nostri giorni, è la silenziosa ma generale apostasia, indice, a sua volta, di una generale e silenziosa perdita della fede. Tutti questi sacerdoti e vescovi che adorano Pachamama, che magnificano le nozze gay, che celebrano i loro amici e fratelli massoni, atei a anticristiani, e questo sedicente papa che bestemmia più e più volte dall’alto della Cattedra di San Pietro, che descrive la Vergine Maria in termini oltraggiosi, che si fa beffe della Santissima Trinità, che si rifiuta di benedire i fedeli e d’inginocchiarsi davanti al Santissimo: tutte queste cose, e altre dello stesso genere, alcune perfino più orripilanti e che tacciamo per non aumentare lo scandalo dato alle anime, sono il sintomo di una perdita della fede, accompagnata da mille sofismi e da mille ipocrisie per non trarre le debite conclusioni e poter rimanere abusivamente nelle rispettive sedi, coi rispettivi stipendi, indossando i rispettivi abiti sacerdotali, trascinando la triste commedia della "fede adulta" e del "cristianesimo adulto" che altro non è se non un misero paravento per cercar di nascondere a tutti che il re è nudo. Le fumisterie della svolta antropologica teorizzata da Karl Rahner, le acrobazie del Vaticano II che vuol coniugare il rispetto della Tradizione immutabile con il linguaggio dei tempi nuovi, le buffonate dei vescovi rock e strimpellatori, dei parroci che ballano il flamenco e che si recano all’altare in monopattino, dei droni che portano in Chiesa il Santissimo e dell’acqua benedetta spruzzata sui fedeli coi fucili giocattolo, dell’arte sacra che celebra il vizio, degli affreschi che esaltano il peccato fin dentro le pareti dei sacri edifici, tutta questa lordura, tutta questa porcheria, da dove viene se non dalla perdita della fede? E la perdita della fede da dove viene se non dalla perdita della purezza? Proprio così: si perde la fede perché si perde la purezza; e quando l’anima si abitua al vizio e al peccato, allora l’intelligenza si ribella contro la Legge divina, e non avendo il coraggio di farlo apertamente, si mette a cercare la maniera di aggirala, con l’astuzia, con l’inganno; la maniera per stravolgere la Parola di Gesù Cristo e per far dire alla Bibbia ciò che nella Bibbia non c’è assolutamente, né potrebbe mai esserci. Che altro significato ha l’orribile affresco nel duomo di Terni, voluto, commissionato e pagato da monsignor Paglia, lasciando un enorme buco finanziario nella sua diocesi, bella impresa dopo la quale la sua carriera ecclesiastica ha fatto un balzo in avanti e si è attestata ai vertici della gerarchia? E che altro significato ha la pubblicazione di un libro da parte della Pontificia Università Biblica, nel quale si afferma candidamente che il peccato dei sodomiti fu la mancanza di ospitalità verso gli straieri, oltretutto alludendo alla mancanza di accoglienza degli italiani verso i migranti dei nostri giorni? Mille trucchi, mille sofismi per ingannare i fedeli, per imbrogliare le carte, per negare la verità e capovolgere il senso del Vangelo: e quando la fantasia non è sufficiente, si ricorre all’eresia vera e propria, netta, esplicita. Ed ecco monsignor Galantino affermare davanti a un uditorio di giovani che Dio non distrusse, bensì risparmiò Sodoma, perché la sua misericordia è infinita; ecco il sedicente teologo Enzo Bianchi, beniamino del signor Bergoglio, asserire che Gesù era un profeta che "narrava" Dio agli uomini. Gesù, un profeta! Ma è quello che dicono anche i musulmani! Ma è quello che diceva Voltaire! E questo sarebbe ancora cristianesimo? Questo sarebbe ancora cattolicesimo? Questa è la Chiesa costituita da Cristo affinché i pastori si prendano cura delle pecorelle? No: questa è la Sinagoga di Satana. Ed è divenuta la Sinagoga di Satana, la chiesa del Diavolo, dal momento i cui i suoi sacerdoti hanno perso la fede ma, troppo vili per ammetterlo e troppo opportunisti per rinunciare ai vantaggi e allo stipendio, si son messi a distorcere la vera fede, così come l’avevano ricevuta nell’arco dei secoli, al prezzo del sangue dei martiri, illuminata dalla riflessione dei Padri e impreziosita dalle opere dei Santi, per farne la puttana del Maligno e piegarla ad assecondare i vizi degli uomini e tutti i peccati dei quali il mondo moderno non solo non si vergogna, ma ne mena gran vanto. E la chiesa con esso!
La perdita della purezza, dunque, è la chiave per comprendere la perdita delle fede, e tutto quel che le vien dietro in termini d’ipocrisia, di menzogna e d’impudenza. Si ha voglia di tradire il marito o la moglie, senza ammettere però che questo è peccato? Nessun problema: c’è Amoris laetitia che non solo sdogana l’adulterio; non solo fa polpette del Sacramento della Confessione; ma autorizza i divorziato risposati e permanere nel loro stato di peccato e ad accostarsi, ciononostante, alla santa Comunione. Si vogliono aprire le porte al riconoscimento dell’inversione sessuale come di una cosa perfettamente lecita e naturale? Nessun problema: ci pensa la Conferenza episcopale tedesca, che ormai fa da battistrada alle peggiori novità di questi ultimi anni, e metter nero su bianco che l’inversione non è un disordine, non dà luogo a un peccato, e quindi non solo i preti possono benedire quel tipo di unioni, ma possono anche manifestarsi apertamente per essere, essi medesimi, degli invertiti: calpestando al tempo stesso il voto della castità, che, fino a prova contraria, lega tutte le persone consacrate, indipendentemente da quel che è, come oggi si usa dire, il loro orientamento sessuale. Si vuol chiudere un occhio, e magari tutti e due, sulla pedofilia e la pederastia, cominciando dalle torbide storiacce che si verificano nei seminari e fra i membri del clero? È facile: si getta il manto dell’omertà sugli abusi, si insabbiano le segnalazioni e le denunce delle vittime, si fa finta di non vedere e si gira la testa dall’altra parte: come nel caso di McCarrick, nella chiesa degli Stati Uniti d’America. E non stiamo parlando di un oscuro parroco di campagna, ma dell’ex numero uno della gerarchia cattolica americana; e per quanto riguarda le coperture e gli insabbiamenti, stiamo parlando del numero uno del Vaticano, infornato da anni di quel che succedeva oltre Atlantico, e talmente arrogante da non darsi neanche la pena di rispondere alle precise accuse dell’ex nunzio apostolico in quel Paese, monsignor Viganò. Può ben permettersi di farlo, dal momento che nessun giornalista si prende il disturbo di domandargli: Santità, che cosa risponde al documento di monsignor Viganò?; così come nessun giornalista gli ha mai chiesto: Santità, perché non ha risposto ai "dubia" dei quattro cardinali?; e così come nessun giornalista gli ha mai chiesto: Santità, ma che cosa hanno fatto di così grave i Francescani dell’Immacolata da lei posti in regime di commissariamento da sei anni, con la chiusura del loro seminario e con la proibizione di seguire la loro regola? Salvo gettare nella fossa dei leoni il cardinale Pell, che la giustizia australiana ha voluto condannare a tutti i costi, con un processo-farsa che non ha eguali negli annali della giurisprudenza, e nel silenzio assordante del Vaticano, da dove, secondo ogni evidenza, era partita anche la "soffiata" sui presunti crimini di Pell a quei giudici così ben disposti ad accoglierla. Oppure si vuole introdurre il sacerdozio per le persone sposate? Niente di più facile: si sceglie una situazione di emergenza, l’Amazzonia, e la si usa come un grimaldello per scardinare la regola del celibato ecclesiastico. Senza contrare il fatto che i missionari, in Amazzonia, hanno smesso da un pezzo di evangelizzare; ci sono perfino dei vescovi che si vantano di non aver mai battezzato un solo indio negli ultimi quarant’anni: il che fa capire che il vero scopo di quel Sinodo non era affrontare e dare una risposta ai problemi di una chiesa locale, perché i preti non evangelizzano, né battezzano, che bisogno c’è di affiancar loro dei laici per la celebrazione dei Sacramenti? A chi o a che cosa servono quei sacramenti, visto che gli stessi preti cattolici, invece di parlare agli indigeni di Gesù Cristo e della Vergine Maria, li esortano a pregare la dea Pachamama, la Madre Terra? E, non ancora contenti, quando vengono in Itala rivolgono la stessa e esortazione ai fedeli delle parrocchie italiane? Dunque, è così che succede: ci si è stancati della legge di Dio; si ha voglia di trasgredirla, però senza ammetterlo: e allora le si gira attorno, s’imbastiscono dei cavilli, delle scappatoie, delle astuzie da quattro soldi; e così facendo, ci si fabbrica una fede su misura, una fede che non ha più niente di cattolico, pur conservandone il nome. Si perde la fede quando non si ha più voglia di rispettare i Dieci Comandamenti; quando ci si vuol costruire una morale elastica, estensibile a piacere, buona per farci passare tutti i vizi.
A questo punto, per evitare possibili fraintendimenti, diamo una breve definizione di cosa è la fede e di cosa è la purezza. La fede non è, come molti pensano, un fatto soggettivo e sentimentale: la fede è in primo luogo adesione razionale alle verità del cristianesimo, e dunque è un fatto oggettivo. Il sentimentalismo ce lo mettono i modernisti, ma la Chiesa cattolica non lo ha mai visto di buon occhio, tanto meno lo ha mai insegnato. Quando si dice: un uomo di grande fede, si intende un uomo che crede fermamente, non già un uomo che crede sentimentalmente. Ma, obietterà qualcuno, Dio è amore, e la fede è amare Dio. Certo: ma si tratta di amare Dio nella verità; dunque si tratta di amare il vero Dio, così come Lui vuole essere amato; non di amare una qualsiasi Pachamama e non di amarlo indipendentemente dalla ragione. Dio ci ha dato il bene prezioso della ragione perché lo conosciamo e lo amiamo: per poterlo amare, bisogna conoscerlo, e bisogna ri-conoscerlo in mezzo ad altre entità che si spacciano per Dio, ma non lo sono. I cristiani puramente sentimentali rischiano di amare se stessi, più che Dio: s’innamorano del loro stesso sentimentalismo, proprio come l’egocentrico crede di amare l’altro, ma in realtà ama sempre e solo il proprio ego. E che succede se passa l’amore? Allora passerà anche la fede, se la fede si riduce a questo. Invece la fede è accettazione razionale della Verità rivelata; e proprio perché è razionale ed è oggettiva può resistere alla tempesta del dubbio. Il dubbio razionale può essere confutato mediante le stesse ragioni con le quali si è aderito ad essa; il dubbio sentimentale non può essere confutato, perché è qualcosa d’irrazionale, va e viene secondo l’estro del momento. Pertanto chi perde la fede, la perde per un atto della volontà e non per un moto del cuore; scambiare i moti del cuore per qualcosa che possa dare o togliere la fede significa fraintendere ciò che la fede essenzialmente è. D’altra parte, abbiamo detto che la perdita della fede è sovente la conseguenza di una perdita della purezza. Precisiamo ora che la purezza non va intesa solamente in senso fisico, bensì come atteggiamento complessivo dell’animo. La purezza è la veste luminosa che l’anima indossa per attraversare le paludi e i deserti infuocati del nostro pellegrinaggio terreno: e chi ce l’ha, lo può fare conservandosi pulito e innocente e procedere con passo leggero; chi l’ha persa, si macchia d’ogni sorta di bruttura, e affonda ad ogni passo nel fango e nella sabbia. La purezza, fisica e spirituale, è tutt’uno con l’incanto del mondo: chi la possiede vede le cose con sguardo trasparente e percepisce tutta la loro bellezza, che poi è un riflesso della bellezza di Dio; chi non la possiede, vede le cose brutte e sporche, oppure le vede belle, ma di una bellezza falsa e ingannevole, che lo attira in basso, sempre più in basso, inibendogli la vista delle cose celesti e distogliendo l’anima dalla Verità divina, invece di avvicinarla ad essa. Fino ad un recente passato, la pastorale del clero si è concentrata sulla purezza in senso puramente formale, come sinonimo di verginità fisica; e non senza una buona dose di sciagurata ipocrisia, cioè dipingendo la donna come lo strumento del Diavolo e chiudendo un occhio sugli atti contro natura, pur deprecandoli a parole. In tutti i seminari, in tutti i collegi religiosi, in moltissime parrocchie e in parecchi conventi c’erano le male marce: ma i superiori, i vescovi, gli abati, facevano finta di non vedere e di non sapere; poi, se minacciava di scoppiare uno scandalo, trasferivano il prete immorale e lo lasciavano libero di provocare dei guasti altrove, specie dove la sua opera sarebbe stata più funesta, ossia presso la gioventù. In quei vescovi e in quegli abati c’era l’idea, aberrante e in un certo senso puerile, che fornicare con un maschio, magari minorenne, sia cosa meno grave che farlo con una donna, perché se il prete s’innamora di una donna, può essere tentato di abbandonare l’abito, mentre se pecca con un maschio, la cosa resta segreta, le apparenze sono salve e la Chiesa non perde un sacerdote (bel sacerdote!). Pessimo ragionamento, indegno di un vero pastore d’anime, i cui frutti velenosi appaiono oggi sin troppo evidenti, col proliferare del peccato contro natura il quale, a sua volta, ha determinato la formazione di una potentissima lobby nelle alte gerarchie; la quale, unendo le sue forze alla lobby massonica, sta scalzando e sovvertendo ogni cosa, perfino la dottrina. Ed ecco le incredibili affermazioni di Galantino su Sodoma, ecco l’abominevole affresco di Terni voluto da Paglia; ed ecco il gesuita James Martin — i gesuiti: sempre loro! — gettare ponti, come lui dice, dei ponti arcobaleno verso il mondo gay: vale a dire non ponti di salvezza, per attirare a Dio le anime mediante la conversione, ma ponti per la dannazione, illudendole che il vizio è divenuto gradito a Dio, da quando la Chiesa ha deciso di modernizzarsi, mettendosi al passo coi tempi. E siccome nella società profana il vizio contro natura non è più tale, ma una cosa normalissima, ufficializzata con una sorta di matrimonio perfettamente legale, allo stesso modo la contro-chiesa massonica ha deciso di fare da parte sua. Sicché, per coerenza, presto sarà "costretta" a censurare tutti quei passi della Bibbia, come il primo capitolo della Lettera ai Romani, nei quali il vizio contro natura è condannato con parole di fuoco. Andrà a finire che Gesù Cristo sarà estromesso anche Lui, oppure verrà debitamente addomesticato…
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