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Due più due fa ancora quattro?

Due più due fa quattro, vero? A meno che il mondo si sia capovolto, crediamo di sì: due più due fa ancora e sempre quattro, oggi come nel buon tempo antico; e fino a prova contraria, dovrebbe essere così anche domani. Sicuro? Sicuro come il fatto che le foglie, in estate, sono verdi. Eppure, cent’anni fa, un osservatore acuto come Gilbet Keith Chesterton, che tutti conoscono come il creatore del personaggio di Padre Brown, ma che fu molto di più, uno scrittore e un pensatore di prim’ordine, profetizzò quella che allora poté sembrare a molti una stramberia, ma che i fatti, oggi, stanno pienamente confermando: Fuochi verranno attizzati per dimostrare che due più due fa quattro; spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Proprio così: è quello a cui stiano assistendo. Dire che l’uomo è uomo e la donna è donna, è diventata un’eresia e un’affermazione da codice penale; dire che un bambino, per crescere bene, ha bisogno di una famiglia formata da un padre e da una madre, è diventata un’odiosa provocazione omofoba, una dimostrazione di oscurantismo e d’ignoranza. E dire che l’Italia è degli italiani, e l’Europa degli europei, e che i loro confini devono essere presidiati e difesi, e che nessuno ha il diritto di entrarvi senza la debita autorizzazione, esattamente come nessuno ha il diritto di entrare a casa di un altro senza chiedere il permesso, magari introducendosi dalla finestra o sfondando la porta, o accucciandosi dentro il bidone della spazzatura, dire ciò è una forma inaccettabile di nazionalismo, di populismo e di sovranismo. Dire che ciascun popolo deve essere libero di rimanere se stesso e di custodire gelosamente la propria cultura e la propria identità, di conservare la propria moneta e, con essa, la propria sovranità finanziaria; e inoltre che, se i suoi governanti hanno deciso altrimenti, se hanno deciso di farlo entrare, senza consultarlo, in un super-stato dalle stranissime caratteristiche dove ciascun membro si cura le sue finanze (e i suoi debiti) pur avendo una moneta comune, creato apposta affinché possano spadroneggiarvi dei banchieri senza scrupoli, quel popolo ha tutto il diritto di riprendersi la sua libertà, e non è giusto che il suo presidente, per esempio (benché dovrebbe essere politicamente super partes, fino a prova contraria), ripeta incessantemente che esso, da solo, non ha futuro e che uscire dal super-stato è impossibile, inimmaginabile e inaccettabile: ebbene tutto ciò è diventato politicamente scorrettissimo, addirittura impronunciabile, anche se non si capisce bene come e quando ciò sia stato deciso e a partire da quale momento parole come patria, indipendenza, sovranità, identità, che ci erano state insegnate come dei valori altamente positivi, quando eravamo sui banchi di scuola, ora che siamo adulti o che siamo vecchi, sono diventate la quintessenza del male, dell’arretratezza (nella religione del progresso, l’arretratezza è il male), della barbarie e del’inciviltà.

E veniamo alla Chiesa cattolica. Per un fedele, è cosa chiara ed evidente che la Chiesa è stata creata per diffondere e per difendere la Parola di Gesù Cristo; per favorire la conversioni e il Battesimo a lei, custode della sola vera religione; che la ragion d’essere del clero è la salvezza delle anime e la ragion d’essere del Vicario di Cristo è la difesa della Chiesa e quella della fede in tutta la sua purezza; che la vita terrena è una semplice preparazione alla vita eterna e che l’orizzonte del vero cristiano non è, né mai potrà essere, puramente immanentistico, ma sempre e costantemente trascendente, perché il suo sguardo è rivolto a Gesù Cristo, che è l’Alfa e l’Omega di ogni cosa, l’Assoluto che sta fuori del tempo e della spazio, anche se, per rendersi più vicino e comprensibile agli uomini, nel suo infinito Amore ha voluto incarnarsi e vivere una vita mortale, morendo sulla croce e poi risorgendo, ma senza mai smettere di essere vero Dio oltre che vero uomo. Pertanto, dovrebbe essere più che evidente che una Chiesa che non si preoccupa, in primissimo luogo, di condurre le anime a Dio, un clero che non si preoccupa di custodire il gregge di Cristo e un papa che non si preoccupa di difendere la Chiesa contro tutte le insidie, e la fede contro tutte le eresie, non stanno facendo il loro mestiere, lo stanno anzi tradendo, e perciò si possono definire una contro-chiesa, un contro-clero e un contro-papa, per non dire, senza mezzi termini, una antichiesa, un anticlero e un antipapa. E dunque, che cosa dovrebbero pensare i cattolici timorati di Dio, oggi, davanti allo spettacolo di una chiesa che si fa cassa di risonanza dei peggiori errori del mondo, che scusa e perfino celebra il peccato, e trasforma le case di Dio in bordelli e spelonche di osceni spettacoli ove si celebra il vizio; di un clero che chiude le case del Signore e nega la santa Messa ai fedeli per riguardo ai problemi sociali, alla mancata accoglienza (?) dei migranti, e via dicendo; e di un papa che bestemmia ogni giorno contro le verità più sacrosante della fede, che non risponde alle legittime interrogazioni dei suoi cardinali, che rifiuta la benedizione al popolo di Dio per riguardo alle false religioni, e che sottoscrive documenti ufficiali nei quali si proclama che tutte le religioni sono buone, che tutte portano al vero Dio e tutte assicurano la salvezza dell’anima? Cosa dovrebbero pensare, se non che è arrivato il tempo dell’antichiesa, dell’anticlero e dell’antipapa; tutte cose per definire le quali c’è un termine preciso, che non abbiamo inventato noi ma viene dalle Sacre Scritture (Apocalisse, 9,2): la Sinagoga di Satana.

Rendersi conto di ciò e prenderne atto, per quanto doloroso sia, è tuttavia solo il primo passo sulla via della consapevolezza del mondo attuale. Eppure vi sono moltissime persone, milioni e milioni di persone, che non hanno fatto neppure questo passo; che non vedono, o forse non vogliono vedere, la tragica realtà di una chiesa che è caduta nelle mani, almeno nelle sue strutture esteriori e nella sua gerarchia, delle forze infernali. Infatti non basta vedere, e nemmeno prendere atto, che le cose sono arrivate fino a questo punto; che non uno, o due, o tre, ma decine e decine di fatti, brutti e inquietanti, messi tutti in fila, indicano che la chiesa, nella sua parte visibile, non è più la fedele Sposa di Cristo, ma è diventata la puttana del Diavolo: se ci si ferma a questo livello, significa che non si è compresa la reale portata del fenomeno che stiamo vivendo e che ci coinvolge tutti – anche i non credenti e anche i non cattolici, che ne siamo coscienti oppure no. Bisogna andare oltre e incidere la ferita, per così dire, ancora più a fondo: solo così si potrà farne uscire tutto il pestifero pus che vi si è formato, e solo così si potrà procedere alla disinfezione e alla medicazione, sperando che non sia troppo tardi e che la cancrena non si stia divorando già tutto (parliamo sempre del corpo visibile della chiesa e non di quello invisibile, che è fuori dalla portata degli artigli del Diavolo e appartiene per sempre al nostro Signore). E il passo successivo è questo: realizzare che se tutto ciò sta accadendo, non si tratta di semplici errori umani: non stiamo parlando di persone che sbagliano, anche assai gravemente, ma pur sempre in buona fede; non si tratta di persone che si son fatte prendere la mano da una lettura troppo storicista, troppo immanentista, insomma troppo materialista del Vangelo. No: non si tratta di errori dovuti a ignoranza, o a semplice superbia intellettuale, o a presunzione di essere moralmente migliori dei papi, dei vescovi e dei sacerdoti delle passate generazioni; non sono ignoranza e superbia che con il tempo e l’umiltà, e con l’uso dell’intelligenza e il ricorso alla preghiera, si possano sanare. Purtroppo, si tratta di qualcosa di assai peggiore: e rendersene conto è questione di pura logica, oltre che di umanissimo buon senso. Proviamo a immaginare: se, osservando una foresta dall’alto, col binocolo, notiamo levarsi dapprima il fumo di un incendio; poi, qualche minuto dopo, una seconda colonna di fumo; e quindi una terza, una quarta, una quinta, finché sono decine gli incendi che stanno divampando, ma che sono partiti da luoghi diversi e non nello stesso momento, per cui è impossibile che si tratti di un unico incendio: in tal caso è giocoforza concludere che qualcuno sta appiccando il fuoco a quella foresta in maniera sincronizzata, con l’intento di distruggerla, attaccandola da diversi punti e con l’obiettivo di non lasciare che un solo albero, alla fine, sia rimasto in piedi, ma ogni cosa sia ridotta a un ammasso di cenere fumante. Non è forse così? Gli incendi naturali non scoppiano a quel modo; non ne scoppiano cinque, dieci, trenta, quasi simultaneamente, in punti diversi della stessa foresta: se ciò accade, possiamo star certi che non si tratta di un fenomeno naturale, ma di un’azione umana, molto umana, concordata in precedenza e messa in atto da molte persone, che a tale scopo si erano riunite, organizzate e distribuite le funzioni da svolgere. Proprio così. E dunque se si vuol capire veramente quel che sta succedendo, e attuare le opportune contromisure, non ci si può limitare a prendere atto che la foresta sta bruciando a partire da diversi focolai, ma bisogna capire che esiste una mente organizzativa e una centrale unica, dalla quale gli incendi sono stati decisi e appiccati.

Ora, nel caso della Chiesa cattolica non vi è il minimo dubbio su quale sia la centrale organizzativa da cui partono i continui attacchi contro la fede, la dottrina, contro la purezza, la verità, la preghiera e la contemplazione, e contro coloro che si mostrano più zelanti nel difendere e praticare tutte queste virtù cristiane (si pensi solo ai Francescani dell’Immacolata, che furono i primi a cadere sotto la mannaia dell’antichiesa di Bergoglio). Il suo nome ce lo dicono sia lo studio della storia, sia le rivelazioni di Maria Santissima avvenute negli ultimi duecento anni: è la massoneria. Un ramo della massoneria si è insinuato dentro la Chiesa da almeno duecento anni ed è ben questa la ragione per cui la Madonna, proprio a partire da quell’epoca, ha incominciato a sollecitare una reazione spirituale da parte dei fedeli, incoraggiandoli a perseverare nella fede, ma anche mettendoli in guardia contro i tremendi pericoli che vengono da lei: pericoli che sono aggravati dalla rilassatezza generale, dalla scarsa moralità, dalla pigrizia dottrinale di tanti, troppi laici e membri del clero, tutti uniti nell’idea, assolutamente perniciosa e non cristiana, che la Chiesa, dopo tutto, deve giungere a un punto d’incontro con il mondo, a un compromesso, a un modus vivendi, il che è possibile solo se essa rinuncia ad essere se stessa, ad annunciare il Vangelo e a denunciare il male. Una "chiesa" che tace davanti allo scandalo dell’aborto, per esempio, e che si fa attiva propagatrice del peccato di sodomia, improvvisamente presentato non più come un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, ma come una normale e legittima scelta di vita: e questo è precisamente il ritratto della chiesa dei nostri giorni. Non aveva forse predetto la Nostra Signora di La Salette, ai due pastorelli, Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo? E questo nel 1846: più di centocinquanta anni fa! Si era dunque sbagliata, la Nostra Signora? Aveva spaventato quelle due anime semplici parlando loro di pericoli immaginari, agitando davanti ai loro occhi spauracchi inesistenti? Per un cattolico, non sono possibili dubbi al riguardo. Semmai la domanda dovrebbe essere: come è possibile che i cattolici e specialmente il clero, messi in guardia così frequentemente e autorevolmente non abbiano fatto nulla per tenersi pronti all’assalto delle forze infernali? Il papa Leone XIII, dopo aver avuto una spaventosa visione, al termine della Messa, nel 1884, compose personalmente una preghiera a San Michele Arcangelo e stabilì che tutti i sacerdoti, al termine della Messa, la dovessero recitare: Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia… Ma poi, il 26 settembre 1964, con la riforma liturgica del Vaticano II (guarda caso!) venne soppressa, dalla mattina alla sera, togliendo alla comunità dei fedeli quella preziosa difesa spirituale. (vedi l’articolo: Perché è stata soppressa la preghiera di Leone XIII a San Michele Arcangelo?, sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 17/01/18). Come mai? Qualcuno volle disarmare la Chiesa proprio nell’ora della battaglia decisiva? Se il clero e i fedeli avessero continuato a recitare quella preghiera, saremmo arrivati a questo punto: con le chiese e la stessa santa Messa trasformate in luoghi e occasioni di peccato? Perché se un prete, come quel don Cosmo Scordato, chiama all’altare una copia di donne lesbiche e le presenta festosamente ai fedeli come esempio di bellissimo e legittimo amore, rammaricandosi di non poter benedire la loro felice unione con il sacro vincolo del matrimonio, che altro è divenuta la santa Messa, che altro è divenuta quella chiesa, se non occasione e luogo di traviamento, di tentazione e di peccato per tutta l’assemblea dei fedeli? E l’arcivescovo di Palermo, silenzio assoluto; la scomunica è riservata a un prete come don Minutella, che vuol difendere strenuamente la vera dottrina, non a un prete come don Scordato. Di casi del genere ne potremmo citare a decine, a centinaia, a migliaia: ormai non si contano più. Ogni prete e ogni vescovo, sull’esempio malefico del papa (ma dovremmo dire: antiprete, antivescovo e antipapa) si prendono la libertà di stravolgere il Vangelo, di pervertire la dottrina, di invitare al disordine e al peccato in nome dei diritti umani di matrice illuminista, cioè massonica, e non certo in nome della Legge di Dio. Non è questo, forse, il pieno trionfo della massoneria ecclesiastica? Non è l’ora di gloria della Sinagoga di Satana? I massoni ci stavano lavorando da almeno trecento anni, con malizia e perfidia diaboliche, e con una pazienza che ha veramente qualcosa d’infernale: sapevano che non sarebbero vissuti tanto da assistere alla vittoria ma hanno perseverato un giorno dopo l’altro, una generazione dopo l’altra, fino a raggiungere la meta: porre un loro uomo sul seggio di san Pietro e contaminare dall’interno, come una lebbra, la dottrina e la morale cattoliche. Hanno lavorato bene, loro. E noi?…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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