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Volete sapere chi comanda davvero, oggi, in Italia?

Volete sapere chi comanda davvero, oggi, in Italia, e, analogamente, in gran parte del mondo? Benissimo: andate a guardarvi il video dell’intervista a Matteo Salvini fatta da Lilli Gruber, su La 7, nel corso del programma Otto e mezzo, il 1° ottobre 2019. È un documento impressionante; una testimonianza suscettibile di far capire ai nostri figli e ai nostri nipoti, se avranno ancora la voglia e la possibilità di usare liberamente il loro cervello, dove ai nostri giorni stesse il potere e quali fossero i veri rapporti di forza tra popolo e padroni occulti del mondo. Salvini può piacere o non piacere, politicamente parlando s’intende (fisicamente, invece, se la sua pancetta sia estetica oppure no, questa è roba che non dovrebbe interessare a nessuno, tranne ai raccoglitori d’immondizia mediatica), però rappresenta una bella fetta di cittadini italiani. Di più: in questo momento rappresenta le speranze della maggioranza relativa del popolo italiano. Lilli Gruber, in teoria, non è che una giornalista; e i giornalisti, in linea di principio, dovrebbero avere un certo rispetto se non per la persona dei singoli politici, per i sentimenti dei cittadini che essi rappresentano. Questo è l’ABC della democrazia — beninteso se esiste ancora la democrazia, nei fatti e non solo a parole. Pertanto, un sistema dell’informazione in cui un giornalista può senz’altro permettersi di prendere a pesci in faccia un uomo politico che rappresenta i sentimenti di milioni e milioni di cittadini italiani non è soltanto un giornalista che manca di deontologia professionale, bensì molto di più: è il portavoce del potere politico vero, cioè il potere finanziario. Può permettersi di prendere a pesci in faccia quel politico perché sa bene di essere di gran lunga il più forte dei due, nonostante le apparenze. Da una pare ci sono i voti di milioni di persone comuni; dall’altra c’è il sistema di potere che controlla i mezzi d’informazione, e li trasforma in mezzi di disinformazione di massa, perché dispone del vero potere, che è sempre quello del denaro, sotto qualsiasi cielo e in qualsiasi epoca storica passata, presente e futura. La differenza di peso specifico fra i due è proprio questa: Lilli Gruber va alle riunioni del Gruppo Bilderberg, è una invitata di prima classe; Salvini, con tutti i suoi milioni di preferenze, al Bilderberg non ci va e non ci andrà mai, perché il Bilderberg lo ha individuato come il Nemico numero 1 in Italia. Un nemico che bisogna distruggere con qualsiasi mezzo, cominciando con gli attacchi mediatici sistematici e proseguendo con i procedimenti penali da parte di una magistratura totalmente politicizzata.

Consigliamo vivamente tutti quanti di rivedersi quel video perché, lo ripetiamo, costituisce una testimonianza storica estremamente eloquente, che resterà a futura memoria su chi detenga il vero potere in Italia, e non solo in Italia, in questo momento storico. E poi consigliamo tutti di andarsi a guardare il video con l’intervista del 25 dicembre 2019 di Pandora.tv a Giulietto Chiesa, che ne è il fondatore, intitolato Il sistema sta per crollare, e di meditare sulle riflessioni del giornalista. Specialmente quello che dice a proposito dell’intervista di Gruber a Salvini, e che qui desideriamo estrapolare, per maggiore comodità dei nostri lettori, invitandoli però all’ascolto dell’intero documento, che contiene una delle più lucide analisi della situazione politica e mediatica odierna:

… Allora qualcuno grida, grida. Ma a loro [cioè ai Padroni Universali] non importa se dieci persone gridano, perché il "rumore di fondo" li annullerà. Il rumore di fondo alto. È come quando tu sei in mezzo all’autostrada: non è che senti uno che parla; in mezzo all’autostrada devi gridare, e in ogni caso non ti sente nessuno, perché le macchine sfrecciano, una dietro l’altra. Quindi, loro hanno elaborato una teoria, molto raffinata, che è quella del controllo del rumore di fondo. E quando hai il controllo del rumore di fondo, praticamente hai anche la possibilità, tranquillamente, di lasciare a qualcuno la possibilità di protestare, di dire la verità. Capisci? È come andare — adesso faccio un piccolo scherzo — in un talk show. Ah, c’è un talk show, puoi parlare liberamente, no?, ti abbiamo invitato. Solo che normalmente, quelle rare volte che invitano qualche voce dissonante, che cosa fanno? Lo circondano con dieci cani arrabbiati che, appena apri bocca, ti saltano addosso e ti dicono: "Complottista! Complottista!". E quindi il trucco è questo, capito? Non è che non ti lasciano parlare. Ti lasciano parlare sempre meno, è evidente; io in quest’ultimo anno credo di essere andato una sola volta in una trasmissione televisiva; non mi ricordo più quale, molto marginale; poi questo riguarda me. Io ho fatto un’inchiesta, con Pandora tv ho fatto un’inchiesta, quest’anno, durante la campagna elettorale. Durante la campagna elettorale precedente, quella delle europee (…) e abbiamo visto che, in tutti i talk show italiani, tutti presi insieme, dal TG1 della Rai fino a La 7, hanno preso parte all’incirca — adesso non ricordo più i numeri esatti — ma siamo l’ordine di grandezza è questo — circa 1.500 persone. Accidenti, dici, quanta gente è andata in televisione: 1.500 persone! Però sulle 1.500 persone che sono andate, una volta, in uno dei talk- show di uno dei sette canali, ce ne sono 30 — trenta sole persone, che sono andate per il 60% in tutte le trasmissioni di talk show. Hai capito come funziona? Cioè, ti fai fare un bel talk show; tanti talk show; inviti qua e là qualcuno, ma c’è un gruppo di trenta, quaranta persone che sono quelle che devono ripetere quelle che sono le giaculatorie che sono stare decise dai Padroni Universali. E ci aggiungi, naturalmente, i conduttori, che sono tutti, naturalmente, stipendiati e controllati accuratamente, perché loro devono guidare il gregge; quindi… io non faccio i nomi; ma li potrei fare. Il nome più noto, come dire?, il più illustre di questi nomi è quello di Lilli Gruber. Il suo "Otto e mezzo" è un capolavoro di perfidia, minacce — perché di fatto minaccia … Io ho visto un’intervista di Gruber a Salvini: il povero Salvini, che normalmente si sapeva difendere, ma che in quel caso la brutalità e la parzialità faziosa della conduttrice ha superato tutti gli elementi possibili e immaginabili di tolleranza… perfino Salvini è stato costretto alla ritirata da questa virago che lo ha letteralmente soverchiato su tutti i punti, continuamente, facendogli domande ossessive, pretendendo da lui risposte impossibili, cioè praticamente per liquidarlo. E non solo; ma quando io ho visto l’intervista mi sono detto: "Accidenti! Che potenza! La signora Gruber può parlare così con l’uomo che, praticamente, ha con sé la maggioranza – in quel momento – degli elettori italiani". Vuol dire che lei sapeva la sua forza. Lei sa che non è una giornalista. Lei sa che dietro di lei c’è un consenso dei padroni, suoi e nostri, perché lei faccia capire a tutti quelli che la vedono, che non c’è speranza. E infatti, giarda un po’, Salvini non è più al governo. Vedi che forza? Non dico che è tutto merito della Gruber; ma, insomma, siamo lì: lei ci ha dato il suo serio contributo; poi ci metti tutti gli altri, che sono più o meno uguali, e quindi capisci quant’è la potenza della comunicazione, del proprietario.

Giulietto Chiesa prosegue il suo discorso affermando che, nonostante tutto, esiste ancora un margine di libertà sul quale si può fare perno per risvegliare l’opinione pubblica, contrastando la manipolazione globale attuata dai mass-media asserviti ai Padroni Universali. Per quanto riguarda la signora Gruber, il passaggio chiave di questo brano è il seguente: La signora Gruber può parlare così con l’uomo che, praticamente, ha con sé la maggioranza – in quel momento – degli elettori italiani". Vuol dire che lei sapeva la sua forza. Lei sa che non è una giornalista. Lei sa che dietro di lei c’è un consenso dei padroni, suoi e nostri, perché lei faccia capire a tutti quelli che la vedono, che non c’è speranza. E quel che dice Chiesa di lei, vale, in misura maggiore o minore, per tutti gli altri conduttori televisivi dei sette maggiori canali nazionali — le tre reti Rai, le tre Mediaset, più La 7 — e specialmente per Fazio, Augias, Lerner, Mieli, Merlino. Anche quelli che non si adeguano interamente al Pensiero Unico, come Del Debbio, si auto-censurano ogni qualvolta scatta il pericolo di essere additati come "fascisti" o contigui al fascismo e al razzismo: per esempio, recentemente, nel corso di un dibattito su guerra civile, fascismo e antifascismo, non appena un’anziana signora che nel 1944 aveva militato nella R.S.I. cominciò a spiegare di aver aderito a quel governo per ragioni spirituali, le ha tolto il microfono cedendo alla bagarre scatenata dal solito Vauro e da altri ospiti in studio per i quali parlare di "ragioni spirituali", da parte di una ex repubblichina, era una intollerabile provocazione e poco meno che una dichiarata apologia del fascismo stesso. Questo per dare un’idea della potenza dei Padroni Universali e del loro effettivo controllo, diretto o indiretto, sugli organi d’informazione che agiscono sull’immaginario collettivo e contribuiscono a creare la visione del mondo e la conoscenza della storia nella mente e nella coscienza dei cittadini, specialmente quelli delle ultime generazioni.

Un altro passaggio notevole del discorso di Giulietto Chiesa è quello in cui parla dei 30 ospiti fissi ai talk show dedicati alla politica, aventi il compito preciso di ribadire fino all’ossessione le parole d’ordine del Politicamente Corretto, fino a trasformarle in articoli di fede ad uso e consumo del pubblico. Aggiungiamo un elemento a quanto detto da Chiesa circa la neutralizzazione del pensiero libero. Oltre alla tecnica esplicita di invitare, qualche volta, una voce fuori dal coro e poi darla in pasto a numerosi contraddittori che l’aggrediscono con veemenza e la screditano accusandola di complottismo, e oltre alla pura e semplice brutalità di levarle il microfono, c’è un altra strategia, più sottile, da pare dei Padroni Universali: invitare, anche con una certa frequenza, dunque all’interno del cerchio magico delle 30 presenze fisse, anche delle voci discordi che in realtà fungono da specchietto per le allodole e che, per una ragione o per l’altra, non svolgono realmente la funzione di suscitare un pensiero critico nel pubblico, bensì quella di attirare le simpatie di una parte di esso, illudendola di rappresentare un pensiero divergente mentre, alla fine dei conti, sono anch’esse implicate nella rete d’interessi del Pensiero Unico. Se non sono proprio a libro paga del potere, comunque esso le controlla a distanza più o meno ravvicinata, facendo leva su qualche loro debolezza umana, in genere il narcisismo, la vanità o l’avidità di quattrini, o tutte queste cose insieme. Sta di fatto che questi personaggi adoperano delle formule critiche nei confronti del potere, però, a ben guardare, invece di suscitare una vera consapevolezza fra il pubblico, agiscono come il pifferaio magico: attirano a sé una parte dei potenziali oppositori del sistema e li distolgono dal solco di una vera opposizione, disperdendo la loro attenzione su questioni secondarie o accentrando l’interesse sulla loro persona e non sui temi in questione: col risultato che, un poco alla volta, i loro ingenui e acritici ammiratori perdono di vista gli obiettivi di fondo della lotta e diventano dei conformisti dell’anticonformismo, vale a dire gente senza spessore, senza mordente e perfettamente compatibile con gli interessi effettivi del potere. Il quale potere è abbastanza astuto da sapere che, per riuscire a esercitare un controllo efficace sulle masse, bisogna fare in modo di controllare non solo i mezzi d’informazione del pensiero mainstream ma anche, almeno in parte, i pochi mezzi, specialmente infornatici, nei quali è presente una reale opposizione: insomma esercitando una vigilanza anche sull’opposizione, infiltrando in essa i suoi uomini o facendo in modo da creare confusione, sempre più confusione, col risultato che, alla fine, la gente, scoraggiata, decide che la battaglia è persa, che tutte le voci si equivalgono, che nessuno è pulito e in buona fede e che quindi non vale la pena di lottare e tanto meno di prestar fede a ciò che viene detto, sia sulla stampa e alla televisione, sia nei siti informatici e sui social, compresi quelli che, invece, conducono una battaglia disinteressata per la libertà della conoscenza e del pensiero e meriterebbero quindi la fiducia e il sostegno del pubblico, ma che vengono accomunati, agli occhi di una platea sempre piè stanca e disillusa, con la schiera dei servitori di regime.

La potenza e la capacità di manipolare la percezione della realtà si misurano anche da altri fatti, come la rapidissima creazione di pseudo movimenti d’opposizione diretti unicamente a spostare l’attenzione dei potenziali oppositori su temi secondari, o mal posti; o movimenti "di massa" i quali, guarda caso, invece di contestare il potere se la prendono… con chi sta all’opposizione. Il primo caso è quello dei gretini, il secondo quello delle sardine: l’uomo e l’atro sostenuti dalle pubbliche autorità ai più alti livelli, Stato, Chiesa e Unione Europea in primis; e trionfalmente accompagnati da tutto il sistema della informazione. Chi ha un minimo di esperienza in proposito sa che per portare in piazza migliaia di persone è necessario un lavoro lungo, paziente, una preparazione che parte da lontano: invece le sardine hanno esordito in massa sbucando praticamente dal nulla, e sin dal primo istante hanno avuto l’attenzione e la simpatia di stampa e televisioni; dal secondo giorno, il loro leader è divenuto, altrettanto dal nulla, un ospite fisso dei talk show: perché? Per la sua brillante intelligenza o la sua eccellenza comunicativa? O per qualche altra ragione? Il baciamano a Greta Thunberg di Jean-Claude Juncker e la calorosa accoglienza del cardiale Zuppi a Mattia Santori si equivalgono, e mostrano da che parte stia il potere vero. Evidentemente non da quella dei comuni cittadini che, recandosi a votare, credono con ciò di decidere l’indirizzo politico del Paese…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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