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Quotidiana follia della contro-educazione satanista

Un tempo non poi così lontano, diciamo fino a una o due generazioni fa, quando i genitori entravano in libreria per cercare un libro da regalare ai loro figli, o i nonni ai loro nipoti (perché allora regalare ai bambini un buon libro da leggere era una cosa frequente e considerata educativa), non avevano che l’imbarazzo della scelta. Oltre ai classici della letteratura per l’infanzia, c’erano anche le opere di nuovi scrittori che si rivolgevano a un pubblico di bambini e pre-adolescenti, pur non essendo specificamente scrittori per l’infanzia e pur non proponendosi esplicitamente di fornire un contributo ai valori morali socialmente riconosciti. E non era necessario che quel papà, quella mamma o quel nonno o quella nonna fossero persone colte, che conoscessero gli autori le cui opere erano esposte negli scaffali rivolti ai lettori più giovani, e neppure che avessero delle cognizioni di tipo pedagogico, psicologico o educativo: potevano fidarsi e stare tranquilli, sorprese non ce ne sarebbero state. Non sarebbe accaduto loro di trovarsi in mano, frugando nel cesto dei funghi commestibili, un fungo velenoso. Certo, un libro avrebbe potuto essere più o meno appassionante, più o meno azzeccato per quel particolare lettore; nessuno scrittore di libri destinati ai più giovani, però, avrebbe tradito il tacito patto educativo esistente nella società e sul quale la società si reggeva; nessuno avrebbe cercato d’intorbidare le acque, di confonder le idee, di spacciare il bene per male e il male per bene, quindi nessuno avrebbe potuto recare un danno alla mente e al cuore del bambino cui era destinato. Nel caso peggiore lo avrebbe annoiato, e sarebbe finito in un angolo dimenticato della sua stanza; ma c’erano molte probabilità che diventasse un ottimo compagno di ore liete, che desse al quel bambino dei validi insegnamenti e che ridestasse in lui la parte più nobile, quella che include la generosità, la lealtà, l’amore e il rispetto verso la propria famiglia, la propria patria e verso Dio. Tutte queste cose erano presenti, ad esempio, in forme garbate e sorridenti, nient’affatto pesanti o tetre, nei romanzi di Giuseppe Fanciulli, del quale ci siamo altra volta occupati (cfr. gli articoli: Bisogna salire e Dio, Patria, Famiglia: i tre amori di G. Fanciulli, pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia rispettivamente il 16/08/17 e il 21/11/17). E se a qualche insegnante progressista, a qualche pedagogista libertario fosse venuto in mente di contestare la triade dei valori fondamentali, Dio, la Patria e la Famiglia, qualsiasi persona di media cultura avrebbe potuto far notare che sono gli stessi valori fondamentali sui quali da sempre si regge la civiltà e che si trovano, ad esempio (e a nessun professore, per quanto progressista, viene in mente di trovarci da ridire) nella pietas di Enea, perché la pietas dei romani si riassumeva nella devozione verso gli dèi, verso la patria e verso la propria famiglia. E chi non capisce questo, non capirà mai l’Eneide di Virgilio, così come chi non capisce quali sono i valori perenni del cattolicesimo non capirà mai la Divina Commedia di Dante Alighieri, anche se la imparasse a memoria dal primo all’ultimo verso.

Oggigiorno, però, le cose sono cambiate, e parecchio. Non solo il bambino viene lasciato sovente, per ore ed ore, solo davanti alla televisione, televisione che è l’esatto contrario di quella degli anni ’60, la quale era animata da nobili intenti educativi; non solo viene lasciato solo, per giornate intere, a giocare col suo computer, a scambiare messaggi non si sa con chi, a fare "amicizie" con ignoti personaggi e a inebriarsi con la violenza tridimensionali dei giochi elettronici: ma il pericolo, per la sua formazione e per la sua personalità ancora in embrione, si annida anche là dove memo lo si crederebbe: negli scaffali delle librerie dedicati ai lettori più giovani. A parte l’infinta stupidità di romanzi come quelli della serie di Harry Potter o come quelli delle varie saghe dedicate ai vampiri e alle vampire perennemente innamorati (benché la stupidità, quando è propinata in dosi costanti e massicce, non vada mai sottovalutata, perché danni ne produce, eccome), può accadere anche di peggio: d’imbattersi in manuali, o pseudo manuali, sul tipo del Manuale delle Giovani Marmotte della Walt Disney, dedicati alla magia, alla stregoneria, allo spiritismo, all’occultismo e perfino al satanismo. E che sarà mai, obietterà qualcuno, spazientito; volete forse ripristinare la censura sulla stampa per simili ragazzate? Sono libri scherzosi, si capisce; aiutano l’adolescente a sdrammatizzare il mistero, a esorcizzare la paura dell’ignoto: che c’è di male, dopotutto? Anzi, sono iniziative editoriali apprezzabili. Intanto il bambino legge, invece di stare sempre sul computer: non è forse questo anche il vostro obiettivo, abituarlo al gusto della lettura? Nossignori: noi non crediamo affatto che qualunque lettura sia positiva; e quando si parla di bambini o adolescenti, lo crediamo anche meno. Il bambino non conosce ancora, esattamente, la distinzione fra il bene e il male: è dovere degli adulti insegnargliela (possibilmente con l’esempio, prima che con le parole). Ma se gli adulti gli mettono fra e mani, sotto forma di regalo per il compleanno, o magari per le feste natalizie, un libro da apprendista stregone o da apprendista strega, permettete, cari amici progressisti e culturalmente disinibiti, che noi non siamo per nulla d’accordo: invece d’insegnare al bambino cos’è il bene e cosa il male, quei libri gli confonderanno terribilmente le idee. E noi non possiamo credere che ci siano case editrici che investono il loro denaro senza avere ben ponderato che tipo di merce intendono vendere al pubblico. Qualcuno deve aver fatto i suoi calcoli; e sono calcoli che non hanno niente a che fare con la morale, perciò non hanno niente a che fare con l’insegnare a riconoscere il bene dal male, ma solo con le ragioni commerciali.

Dunque, facciamo un esempio concreto. Ci è accaduto, l’atro giorno, di trovarci fra le mani un libro intitolato Giovani streghe, sottotitolo Magia per una nuova generazione di un tal Silver RavenWolf, pseudonimo di una donna, sposata e madre di quattro figli, Jenine E. Trayer, classe 1956 (St. Paul, USA, 1988; titolo originale: Teen Witch; traduzione dall’inglese di Gaiampaolo Fiorentini, Diegaro di Cesena, Macro Edizioni, 2000). Un volume di grande formato, con un’accattivante copertina illustrata in cui compaiono, ammiccando con aria complice, cinque teenager, un maschio e quattro ragazze vestite come nelle serie tv americane dedicate all’occulto, cioè da ragazze quasi normali — normali per gli standard d’oltre Oceano — vale a dire metà collegiali modello e metà seducenti e un po’ perverse lolite, con tanto di minigonne inguinali, calze vistosissime che lasciano scoperta la parte superiore delle cosce, e l’ombelico giulivo regolamentare sparato in bella vista, onde evidenziare i perfetti addominali. Sebbene ci costi un po’ adattarci a riportare uno stralcio di un testo di tale levatura, pure crediamo che sia utile farlo per dare un’idea del tipo di "messaggio" che esso intende trasmettere ai lettori, e a tal fine scegliamo le prime righe dell’introduzione, riservata, come è scritto nel titolo, ai soli genitori (p. 5):

D’accordo, avete trovato questo libro nella stanza di vostra figlia e vi è venuto un piccolo colpo apoplettico. Com’è possibile? Mia figlia legge un libro sulle Streghe? Orrore! Prima di assalire vostra figlia minacciando di spedirla dai boy-scout o di chiuderla in convento, prima di spruzzarla di acqua santa in presenza del vostro direttore spirituale preferito, prima di trasferire tutti i suoi libri e giornali in soffitta con l’idea di aprirli più tardi con il batticuore, o prima di trasformarvi in una gelatina singhiozzante in ginocchio davanti alle sue scarpe da ginnastica, rilassatevi e rimanete qualche momento con me, con la madre di quattro figli sani e felici, con diciannove anni di matrimonio, e una delle più note Streghe degli Stati Uniti.

LA LETTURA DI QUESTO LIBRO È ADATTISSIMA AI VOSTRI FIGLI. NON CONTIENE NIENTE DI MALE, E FORSE VI AIUTERÀ A CAPIRE PERCHÉ LA STREGONERIA È UNA DELLE RELIGIONI A PIÙ RAPIDA CRESCITA IN AMERICA [la sottolineatura è nell’originale]. Potete smettere di temere che la bambina che avete sudato sette camicie per allevare vi assalga nel buio con un coltello da macellaio mentre le voltate le spalle. Non accadrà…

E avanti di questo passo, con piglio scherzoso e sorridente, per poco meno di 300 pagine nelle quali si parla di tutto un po’: rituali, magie, incantesimi, reincarnazione, salute, prosperità e abbondanza, poteri psichici e saggezza, protezioni e incantesimi divertenti; ma soprattutto si parla della stregoneria, che, come abbiamo appena potuto apprendere, è una religione, anzi, una religione decisamente attraente, visto che è una di quelle che crescono più in fretta negli Stati Uniti. Tipico modo di pensare americano, per metà pragmatista e per metà calvinista; se una cosa si vende bene, se è di successo, se può vantare dei grossi numeri, allora sicuramente deve essere una cosa buona, e le madri e i padri di famiglia possono rassicurarsi su di essa. Da questo spot auto-promozionale emerge chiaramente che il libro, tutto sommato, è diretto ai genitori non meno che alle ragazzine, e specialmente alla madri: si tratta di fare la pubblicità ad una nuova religione, abbattere stereotipi e pregiudizi (questa l’avete già sentita, per caso?), gettare ponti e abbattere muri (e quest’altra?), dunque che ci può essere di male, in una società dove tutto è in vendita, tutto ha un prezzo e tutto si giudica col metro delle cifre. In altre parole, la signora Trayer vuol fare proseliti per la sua fede e arruolare delle streghe, sia fra le ragazzine di tredici, quindici o diciassette anni, sia fra le loro mamme di trenta, quaranta o cinquanta (non si usa forse dire, specialmente da quella parte dell’Atlantico, che la vita incomincia dopo i cinquant’anni?). Ma come si può sapere che un libro del genere non è, a dir poco, inadatto a delle ragazzine che da poco hanno imparato a lavarsi bene i denti e a mettere il piatto nel secchiaio dopo aver mangiato (non diciamo anche a lavarlo, sarebbe troppo), e che forse hanno appena acquistato il loro primo reggiseno imbottito, il primo rossetto per le labbra e le prime calze autoreggenti? È semplicissimo: ce lo garantisce lei, l’autrice, una delle più famose streghe degli Stati Uniti. Non vi basta, cari genitori? Avete ancora qualche dubbio? Se ce l’avete, vuol dire che dovreste lavorare un po’ sulla vostra natura eccessivamente sospettosa e diffidente; o forse dovreste smetterla di rivolgervi al vostro consigliere spirituale e affidarvi con maggior fiducia agli spiriti buoni, agli angeli (gli angeli della New Age, beninteso), ai tarocchi, alle tavolette ouija e alla pratica del channeling. Del resto, è lei stessa a infornarci che è sposata da diciannove anni (ma ci pensate?, roba da non credere!) e madre felice di quattro sani e felicissimi figli: quali migliori credenziali le si potrebbero mai domandare? Che poi quei ragazzi o quei bambini siano davvero tanto sani e felici, come lei afferma, è articolo di fede: abbiate pazienza, in tutte le religioni, e perfino nella scienza, bisogna incominciare con un atto di fede; se manca quello, allora va a farsi benedire tutto il resto. Ma ecco un esempio di formula evocatrice (p. 94):

Ti evoco, grande cerchio del potere, / perché tu sia il mio confine / tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti: / un luogo d’amore perfetto, fiducia, pace e gioia / che contiene il potere che evoco in te. / Chiamo gli angeli dell’Est, del Sud, dell’Ovest e del Nord / perché mi assistano nella consacrazione. / Nel nome del Signore e della Signora / io ti evoco, / grande cerchio del potere!

Delle due l’una: o questa tiritera è semplicemente insulsa oltre che demenziale (il cerchio del potere è un luogo magico, non è la forza che viene evocata, qualunque essa sia), oppure è un cavallo di Troia per contrabbandare ben altri contenuti da quelli apparenti, così zuccherosi e rassicuranti. Chi sono il Signore e la Signora nel cui nome si pronuncia la formula? Lo ha spiegato a pag. 15, dove dice che lo Spirito formò la nostra Signora dell’amore infinito e la Signora, danzando, diede origine alle stelle e ai pianeti; poi si guardò intorno per avere un compagno, e lo Spirito creò per lei Dio. E poiché ella amava tanto la terra, lo Spirito creò il suo compagno — cioè Dio, se abbiamo ben capito – per metà uomo e per metà animale, affinché potessero popolare il nostro pianeta con tutti gli esseri viventi. Voi ci avete capito qualcosa? Ma veniamo al nocciolo della questione: cos’è la Stregoneria e quali sono le basi della (non ridete) teologia Wicca, come lei la chiama. Risposta (a p. 18):

Anche se potrei parlare per ore su che cos’è e cosa non è la Stregoneria, la risposta principale rimane questa: la stregoneria è una religione fondata sulla natura e in difesa della vita, che segue un codice morale e che vuole creare armonia tra le persone, dando forza a se stessi e agi altri.

Che meraviglia! Pace, amore, gioia e armonia: che magnifico Eldorado, che Paese di Cuccagna è la Stregoneria! Meno male che l’hanno inventata: senza di essa, e col mistero supporto di duemila anni di cristianesimo, chissà dove andremmo a finire. Come sempre in simili casi, ad esempio in quello della bionda signora americana che si fa chiamare Ramtha e da quelle parti è famosissima, non si capisce mai fino a che punto si è in presenza di furbacchioni ben decisi a rifilare al pubblico la loro paccottiglia o a qualcosa di peggio. Perché evocare gli spiriti fa male, questo è certo. E se poi dietro gli spiriti c’è qualcun altro, qualcuno il cui solo nome fa, o dovrebbe fare, paura, ebbene con la finestra di Overton si può arrivare ovunque, portando la gente ove meno se lo aspettava: anche lì…

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Wallace Chuck from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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