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Se la vera chiesa non vi piace più, perché ci restate?

È evidente, da tutto quel che fate, che dite e che scrivete da oltre cinquant’anni a questa parte, cioè dal Concilio Vaticano II, che la fede cattolica vi è venuta a noia e che la vera chiesa di Gesù Cristo non vi piace più. Perciò avete deciso di cambiarla, ma per quanto vi diate un gran daffare, il mondo cambia ancora più in fretta e così restate sempre indietro sulla vostra tabella di marcia; ed è per questo che siete sempre inquieti, insoddisfatti, irritabili e irritati: ce l’avete con i cattolici che fanno resistenza, che non vi assecondano; ce l’avete anche, pur se non osate dirlo, con tutto il peso della Tradizione, con la Scrittura, con il Magistero, perché cristallizzati in forme a vostro dire sorpassate, in modi di pensare che non dicono più nulla all’uomo di oggi. La chiesa, come affermava uno dei vostri, il cardinale Carlo Maria Martini, è in ritardo di almeno due secoli: e la vostra pazienza — che, bisogna ammetterlo, è stata grande – è giunta ormai quasi alla fine. Vi siete prodigati, a vostro modo, non lo si può negare: i vostri Turoldo, i vostri Arrupe, i vostri Küng, i vostri Boff, i vostri Rahner, i vostri Kasper, hanno fatto il possibile e l’impossibile per dare una scossa, per suonare la squilla: ma niente, i risultati sono stati modesti rispetto alle vostre aspettative. È stato allora che avete deciso di bruciare i tempi e di lasciar cadere la maschera dal volto, ossia l’ultima finzione di cattolicesimo. Avete assassinato Giovanni Paolo I, o avete lasciato che venisse assassinato dai cardinali affiliati alla massoneria; avete costretto Benedetto XVI a dimettersi e avete eletto un gesuita, che non ne aveva titolo, per non parlare dei suoi requisiti personali, pessimi al punto che, a suo tempo, non volevano farlo neppure vescovo, e che dopo sette anni di pontificato non si è mai sognato di fare una visita alla sua terra d’origine, tanto è cattivo il ricordo che ha lasciato di sé; una cosa che la recentissima vicenda del vescovo Zanchetta conferma in abbondanza. Questo signore sì, che è un papa secondo i vostro desideri: il papa che la massoneria non osava nemmeno sognarsi che un giorno sarebbe stato insediato sulla cattedra di san Pietro: uno che comincia commissariando i Francescani dell’Immacolata; poi riabilita pienamente Lutero; poi si mette a bestemmiare quasi tutti i giorni contro Gesù, la Vergine Maria, la Santissima Trinità; che afferma che Dio non è cattolico e che è proprio Dio a volere l’esistenza delle diverse religioni; che dice di non voler giudicare i peccatori, ma in compenso fa scomunicare o cacciare dalla parrocchie e dalle facoltà teologiche quanti lo criticano; che protegge sino all’ultima trincea dei cardinali e dei vescovi che si sono macchiati di gravissimi abusi (omo)sessuali, e rifiuta di rispondere a quanti gli chiedono chiarimenti in merito; che incoraggia, loda e promuove ad alti incarichi gli attivisti omosessuali vestiti da gesuiti, come il famigerato James Martin; che consente e anzi promuove ed incoraggia la Comunione ai divorziati risposati; che insulta in continuazione i cattolici che non ci stanno; che non risponde alle lettere dei suoi cardinali e alle loro richieste di chiarimento in materia di fede; che si fa venerare come se fosse lui stesso il Vitello d’oro; e che infine introduce gli idoli pagani in Vaticano, li intronizza nella basilica di San Pietro, e sobilla il sedicente clero cattolico a pregarli e adorarli, nonché a farli adorare dai fedeli.

Ed è proprio questo fatto, cioè che alla fine la massoneria è riuscita a mettere uno dei suoi uomini sulla cattedra di san Pietro, che spiega la vostra pervicacia nel rimanere dentro una chiesa che in realtà disprezzate, e a proclamare – ma solo con le labbra — una dottrina che in realtà detestate, e per cambiare la quale in maniera radicale, vi state prodigando da anni. Altrimenti, perché mai non ve ne sareste andati a fondare la vostra chiesa, una delle tante sette protestanti che nel corso degli ultimi cinque secoli sono spuntate come funghi, al di qua e al di là dall’Oceano Atlantico, per impulso del nuovo principio luterano che ciascuno ha il dritto d’interpretare le Scritture a piacimento, e che ciascuno è sacerdote di se stesso? Sarebbe stata la cosa più logica, se non ci fossero di mezzo enormi interessi economici. Perché dunque uscire dalla chiesa cattolica, quando la chiesa cattolica dispone pur sempre d’immensi capitali, e se da essa provengono gli stipendi dei preti, dei vescovi, dei cardinali e del signore che si fa chiamare papa, senza esserlo? Meglio cambiare la dottrina, ma restare saldamente barricati in quella chiesa che vi piace così poco, che criticate e rimproverate tutti i giorni. E allora ecco il cardinale Maradiaga farsi paladino della chiesa dei poveri, e intascare uno stipendio mensile di 35.000 euro. Ecco pure monsignor Galantino affermare che Dio non distrusse, ma risparmiò Sodoma: ha cambiato la dottrina, ma non ha avuto la coerenza di andarsene e fondare la sua piccola conventicola protestante, peraltro con la benedizione dei movimenti LGBT. No: è rimasto dentro; così come ci rimangono tutti gli altri, Spadaro, Parolin, Zanchetta, Sosa Abascal, Kasper, Marx, Schönborn, ecc. ecc. Ci restano con molta convinzione: se no, chi pagherebbe e chi offrirebbe loro un tetto, un tenore di vita più che decoroso e una serie di privilegi che vanno dalle auto private con autista incorporato, alle esenzioni fiscali per tutta una serie di locali e di strutture, benché molte di esse siano effettivamente fonte di reddito perché adibite ad alberghi, pensionati e così via? E chi ripianerebbe i buchi che la gestione disastrosa delle diocesi crea di continuo, come accadde a monsignor Paglia quand’era vescovo di Terni e, fra le altre cose, faceva affrescare la sua cattedrale da un artista omosessuale militante che vi ritraeva, oltre a lui, il vescovo, compiaciuto e sorridente, un’empia "resurrezione" ove i peccatori impenitenti si abbrancano con trasporto carnale, e un blasfemo Gesù Cristo che li porta in cielo tutti quanti, assistito da angeli che paiono diavoli tanto sono brutti, non senza l’ulteriore blasfemia di aver raffigurato le pudenda di nostro Signore in maniera che si possano vedere attraverso la veste trasparente: una tipica, infernale malizia da vessillifero dell’inversione gioiosa e conclamata? Il che fa il paio con quell’altro orrore, se possibile ancor più sudicio, la Via Crucis della chiesa tedesca di San Michele a Würzburg, dove i fedeli possono ammirare un uomo che sta sodomizzando (Dio ci perdoni: arrossiamo a riferirlo) il nostro Signore Gesù, per la gioia dei teologi modernisti e dei vescovi satanisti che, in altre chiese tedesche e austriache, arrivano ad esporre dei "crocifissi" dove al posto di Gesù ci sono delle bestie, generalmente dei rettili, delle lucertole o delle rane, in puro stile satanico. Ma chi pagherebbe gli stipendi al vescovo di Würzburg, Franz Jung; e chi lo pagherebbe al vescovo di Innsbruck, Hermann Glettler, quello della rana crocifissa, qualora uscissero dalla chiesa cattolica e fondassero la loro conventicola protestante e modernista? Giammai: meglio, molto meglio restare nella chiesa e far tutto il contrario di ciò che dovrebbero fare dei vescovi cattolici. Si è mai visto un vescovo che elogia la figura di Marco Pannella, che lo porta ad esempio di sublimi virtù morali? Sì: è, di nuovo, l’eccellente Vincenzo Paglia. E si è mai visto un papa elogiare pubblicamente la signora Emma Bonino e definirla una grande italiana? Certo: lo abbiamo visto col signor Bergoglio, quello vestito di bianco come fosse papa, ma ben deciso a fare l’antipapa. In altre parole, essi non vogliono per niente fondare una loro chiesa: vogliono prendersi la nostra.

Questo, naturalmente, pone un piccolo problema di ordine pratico. Nella chiesa cattolica ci sono i cattolici, dunque bisogna farli diventare non cattolici; in altri termini, bisogna farli apostatare. Però bisogna farlo con molta abilità, in modo che non se ne rendano conto: proprio come i passeggeri di un transatlantico non devono rendersi conto che il capitano disonesto, deciso a far naufragare la nave per intascare i soldi dell’assicurazione, sta facendo rotta verso gli scogli. E tuttavia qualcuno si è accorto della loro manovra; qualcuno comincia a chiedere spiegazioni; qualche altro comincia perfino a ribellarsi. Vedendo che le domande non ricevono risposte, e che le sole risposte arrivano sotto forma di commissariamenti, scomuniche, sospensioni a divinis e licenziamenti dalle facoltà di teologia, un certo numero di cattolici ha mangiato la foglia e, quel che è peggio, si sta agitando un po’ troppo per i gusti di quei signori; sta lanciando l’allarme a tutti gli altri. Che fare, dunque? Semplice: bisogna cacciarli fuori dalla chiesa; bisogna fare in modo che se ne vadano, a ogni costo, con le buone o le cattive: Se restassero, sarebbero una spina nel fianco; ma se escono, diventano un’entità trascurabile. Tutti i mass-media sono schierati coi cardinali e i vescovi massoni e coi preti ultraprogressisti, migrazionisti e omosessualisti: dunque, non ci sarebbero problemi a farli sparire nella totale irrilevanza, una volta che se ne fossero andati. Ma proprio per questo essi non se ne vogliono andare. Si guardano bene dal rendere le cose ancor più facili a codesti traditori, a codesti mercenari, a questi signori senza onore e senza timor di Dio: restano nella chiesa, perché la chiesa è dei cattolici e non degli eretici modernisti e protestanti, tanto meno dei massoni anticristiani. Se se ne andassero, renderebbero un servizio al diavolo: per questo non se ne sono andati, e non se ne andranno mai. Faranno come padre Pio da Pietrelcina: si lasceranno perseguitare, si lasceranno calunniare; si lasceranno crocifiggere moralmente, ma non se ne andranno. E quella sarà appunto la spina nel fianco dei congiurati che si stanno impadronendo della chiesa per conto della massoneria, agendo con sottile perfidia e con le arti dell’inganno, in modo da non insospettire troppo la gran massa dei fedeli. Questa è l’ora della verità. Se i pastori tradiscono, se consegnano il gregge ai lupi, una parte delle pecorelle assumeranno, esse, il ruolo dei pastori; e non faranno come i mercenari, che scappano davanti ai lupi, ma resteranno e offriranno se stesse per la salvezza di tutte le altre. E ci riusciranno, con l’aiuto di Dio. Non del dio di Abu Dhabi; non del dio che benedice e approva l’errore e la menzogna, o che proclama che il peccato non è più peccato, e che tutti gli istinti sono buoni: ma di quel Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto per la salvezza degli uomini, che disse ai suoi seguaci: Dove ci saranno due o tre riuniti nel mio nome, lì ci sarò io. Ed ecco, io sono con voi ogni giorno, sino alla fine del mondo.

Pastori infedeli, mercenari o traditori: non fatevi alcuna illusione. Noi non ce ne andremo: siete voi che dovrete andarvene. Spesso qualche amico o conoscente ci domanda come mai non siamo ancora usciti da una chiesa che non è più cattolica; come possiamo seguitare a frequentarla; e se le parole in unione con il papa Francesco non ci mettano a disagio durante la santa Messa. Certo che ci mettono a disagio: ma questo è niente rispetto al senso di bruciante rimorso che proveremmo se abbandonassimo la Sposa di Cristo. Essa è il suo Corpo Mistico: come può accadere qualcosa di male a chi vi si abbandona? Certo, visti i tempi, bisogna rimanerci con gli occhi bene aperti; bisogna stare in guardia perché, purtroppo, son passati i tempi in cui i pastori guidavano il gregge onestamente, e ciascuna pecorella poteva fidarsi ciecamente, se non sempre della loro moralità, sempre però della loro fedeltà alla dottrina. Infatti oggi fin l’ultimo pretino vuol fabbricarsi la sua personale dottrina, e quasi sempre con una spiccata preferenza per le ideologie di sinistra, e con frequenti strizzatine d’occhio al mondo e a ciò che piace alla cultura laicista e radicale: divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità, ecc. Non hanno pudore, né il senso della vergogna. Non si sentono scottare la lingua in bocca a dir sempre: io, io; non si rammentano che il buon prete deve farsi piccolo e identificarsi totalmente con Gesù, e parlare solo di Lui e per Lui, senza nulla aggiungere che non venga direttamente dal Vangelo. È penoso e grottesco lo spettacolo della loro vanità, del loro narcisismo: vederli sbracciarsi per annunciare al mondo la loro dottrina, e dire, in pratica, che essi, e naturalmente il loro nume protettore Bergoglio, hanno capito ciò che né san Paolo, né sant’Agostino, né san Tommaso d’Aquino, né santa Teresa d’Avila, e quasi quasi nemmeno Gesù Cristo, hanno capito: che il Vangelo è tutt’uno con l’accoglienza dei migranti, è tutt’uno col riconoscimento della sodomia, è tutt’uno col devoto rispetto delle false religioni, spinto fino all’adorazione degli idoli. Lasciamo a loro la responsabilità, tremenda, di tutte queste bestemmie ed eresie, e intanto rassicuriamoli: di noi non si libereranno tanto presto; anzi, non si libereranno mai. Certo, per loro è più facile restare dove stanno senza fare una piega: non hanno dignità né coerenza. Che si direbbe d’un giardiniere nel cui giardino si ammalassero e morissero tutte le piante, una dopo l’altra? Lo si riterrebbe un incapace, o peggio, e il padrone lo caccerebbe a pedate. Ebbene: che dire di quei vescovi nelle cui diocesi non c’è una sola vocazione, non c’è un seminarista, non c’è più nemmeno un seminario; ma in compenso son sempre lì a parlar di tutto e anche di più, a suonar la chitarra, a fare i gigioni, a organizzare veglie di preghiera… contro l’omofobia, e a scagliare antemi contro quelli che amano solo Gesù e rifiutano gli idoli. Una diocesi senza vocazioni è come un giardino ove tutte le piante sono morte: possibile che il giardiniere non abbia la minima responsabilità? Ma la malattia è antica e viene da lontano, essi dicono; benissimo: e dunque, che avete fatto per combatterla? Avete suonato la chitarra e intonato le canzonette? Vi siete abbracciati e baciati coi protestanti, gli ebrei, gli islamici, i buddisti, gli stregoni amazzonici; avete fatto la ruota come pavoni in tutte le circostanze possibili; siete andati in televisione, nei salotti buoni della sinistra, a insultare e calunniare gli ultimi veri credenti, e a stravolgere le Parole di Gesù Cristo: tutto questo sì che lo fate, e molto volentieri! Non convertite nessuno, però vi siete convertiti voi al mondo: all’idolatria, alla massoneria, al paganesimo. E soprattutto al peccato, come dire al diavolo…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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