Lazzati e le due anime del cattolicesimo italiano
25 Novembre 2019Radici psicologiche e culturali del neoprimitivismo
25 Novembre 2019Se ci si trova a dover affrontare un nemico temibile e non si vuole semplicemente andare incontro a una bella morte, ma si desidera avere qualche effettiva probabilità di successo, la prima cosa che bisogna fare è cercare di conoscerlo. Questa è una regola di carattere generale e vale sempre e comunque, indipendentemente dal nemico con il quale ci si deve misurare e dalle particolari circostanze in cui avverrà la lotta. Senza dubbio era la cosa fondamentale che sapevano i nostri antichi progenitori quando andavano a caccia di mammut o si vedevano assaliti da una tigre dai denti a sciabola, ma vale anche per la lotta in senso figurato, quando il nemico da affrontare non armato di zanne e di artigli, ma è di tutt’altro genere, ad esempio è una multinazionale con la quale si deve sostenere una vertenza legale.
Se si va a caccia di leoni, bisogna conoscere i leoni: bisogna sapere almeno qualcosa delle loro abitudini, informarsi presso chi ha una certa esperienza, e soprattutto bisogna studiare la loro anatomia, per sapere quali parti sono più vulnerabili e quali lo sono di meno. Si deve saper riconoscere le sue impronte, i segni della sua presenza; si deve sapere come avvicinarlo sottovento; bisogna sapersi muovere senza far rumore, senza spezzare i rami della boscaglia. E si deve conoscere moto bene, naturalmente, anche le armi che serviranno per quel particolare tipo di caccia grossa, e quali siano i proiettili più indicati; si deve tenere pulito e in ordine il fucile, esser sicuri di avere il proiettile in canna. Uno sbaglio, una distrazione, anche piccoli, sono errori che si possono pagare con la vita: in situazioni di rischio immediato, non ci sarà il tempo d’improvvisare una strategia di riserva. Un turista che voglia improvvisarsi, per capriccio o per vanità, cacciatore di leoni, al solo scopo di tornare a casa con un trofeo da appendere alla parete del salotto, rischia di andare incontro a una brutta fine, anche se ha tanti soldi da pagare una quantità di guide, battitori e assistenti e da permettersi l’acquisto delle armi più sofisticate. Il famoso cacciatore professionista Alexander Lake riporta, fra gli altri, questo drammatico episodio, esemplare di quanto abbiamo ora detto, Caccia grossa in Africa, un vero classico nel suo genere (titolo originale: Killers in Africa, 1953; traduzione dall’inglese di Luciano Marcatali, Milano, Garzanti, 1956, p. 7):
John P. Whorter, proprietario di miniere nel Colorado, andò a caccia grossa in Africa. Una mattina di settembre del 1937 si trovò faccia a faccia con un leone. Whorter, eccellente tiratore e per di più dotato di molto sangue freddo, imbracciò il fucile e sparò. Colpì nel segno voluto, ma commise un "piccolo" errore. Due secondi dopo era morto, con i denti del leone conficcati nel cranioL’errore di Whorter era dovuto ad ignoranza. Egli mirò al centro della criniera, sopra la testa del leone. E proprio in quel punto arrivò la pallottola, passando da parte a parte quella magnifica massa fulva di pelo. Whorter non sapeva che il leone è praticamente senza fronte, e che il pelo che ha sulla testa non è altro che pelo.
Il sacerdote che deve affrontare il diavolo non s’improvvisa esorcista: deve svolgere delle ricerche, farsi assistere da altri sacerdoti che hanno esperienza in quel campo, e conoscere bene il rituale di quel sacramentale. Ma una persona non consacrata che volesse sfidare il diavolo rischierebbe di fare la stessa fine del turista vanitoso e incosciente che vuole improvvisarsi cacciatore di leoni: da cacciatore diverrebbe una facile preda. Il diavolo non è un nemico da prendere sottogamba: conosce tutti i trucchi, tutte le astuzie, sa su quali debolezze far leva, aprirsi un varco, e inoltre possiede delle sbalorditive facoltà preternaturali, mediante le quali può terrorizzare e paralizzare la sua vittima. I maghi e i sensitivi che evocano gli spiriti non sanno a quali rischi tremendi si espongono, e così pure le persone che, per curiosità e per noia, partecipano a tali operazioni: una volta evocate certe entità, socchiuse certe porte, non si sa chi può venire; e chi viene molto spesso ha l’astuzia di presentarsi con un altro nome e un altro volto, perché, se si mostrasse quale è realmente, gli sciocchi che l’hanno evocato morirebbero di paura, e a lui sfuggirebbe il piacere di giocare al gatto col topo, forse d’impossessarsi gradualmente dei loro pensieri e della loro volontà (non della loro anima: contrariamente a quel che molti credono, il diavolo non ha questo potere; può dominare il corpo, ma l’anima immortale, benché temporaneamente oscurata, resta sempre nelle mani di Dio). Affrontare il diavolo significa entrare in un campo che non è quello umano: non servono né la forza, né la sola intelligenza, e neppure la forza di volontà: ci vuole ben altro; ci vuole l’aiuto di Dio, e quella è una cosa che non s’improvvisa, non si può ricevere per i propri meriti, ma solamente se si è in grazia sua: dunque, richiede una vita santa e intenzioni pure. E anche così, affrontare il maligno non è uno scherzo per nessuno: perfino i grandi santi, come il Curato d’Ars o padre Pio, uscivano ammaccati e sconvolti da certi scontri sostenuti con lui; Jean-Marie Vianney riportò addirittura una lesione permanente. Fra questi due casi estremi, quello di un nemico di tipo puramente fisico, come una bestia selvaggia (o prevalentemente fisico, perché anche le bestie hanno un istinto che le guida, e l’istinto non è solo un mero riflesso neurologico o una scarica di elementi chimici, ma implica la possibilità di azioni imprevedibili) che si affronta con delle armi materiali, e quello di un nemico che non è di questo mondo, e che si può combattere solo con le armi spirituali e con l’aiuto soprannaturale dei Santi, degli Angeli, della Vergine Maria e, in ultima analisi, di Dio stesso, ci sono cento e cento situazioni intermedie, nelle quali è necessario operare un sano discernimento e valutare, caso per caso, con pazienza, perspicacia e prudenza, la strategia migliore per andare al combattimento.
In ogni caso, il fattore decisivo è sempre lo stesso: l’adeguata conoscenza del nemico. Se manca tale conoscenza, la battaglia sarà impari e, quasi certamente, la si può considerare persa in partenza, perché equivale a combattere con una benda davanti agli occhi. Ma c’è un’altra considerazione preliminare che va fatta: prima ancora di conoscere il nemico, bisogna ri-conoscerlo, vale a dire bisogna sapere chi è nemico e chi non lo è. Questa potrebbe sembrare una cosa ovvia e naturale, al punto da non richiedere alcun particolare attenzione: chi non sa che un leone, almeno potenzialmente, è un nemico? E quale credente non sa che lo è il diavolo, per definizione? Eppure, nella cultura relativista e soggettivista in cui siamo immersi, le cose non sono affatto chiare anche e soprattutto là dove avremmo estrema necessità che lo fossero. Ci muoviamo in una realtà elusiva, sfuggente, qualcuno ha detto "liquida" (Zygmunt Bauman); qualcun altro ha parlato di un mondo della post-verità, dove non si è più certi e sicuri di nulla, benché – o forse proprio perché — siamo incessantemente bombardati da informazioni di ogni genere, che ci piovono addosso perfino se non lo vogliamo e se cerchiamo di evitarle. Strano ma reale paradosso: più numerose sono le informazioni che abbiamo, e meno siamo certi di aver capito, e dunque di sapere. E ciò non solo per quanto riguarda fatti locali e di modesta portata, ma anche per cose di carattere generale e per informazioni che hanno una valenza universale. Davvero le Torri Gemelle, a New York, sono crollate a causa dell’impatto con due aerei dirottati dai terroristi? E davvero gli astronauti, nel luglio del 1969, hanno messo piede sul suolo lunare? Se è vero, come mai la bandiera a stelle e strisce sventolava, quando si sa che la Luna è pressoché priva di atmosfera? E gli UFO sono realmente delle astronavi di provenienza extraterrestre? Oppure sono manufatti umani, la cui vera natura è celata al pubblico per ragioni di sicurezza politica e militare? Bin Laden è proprio morto? Ma chi era Bin Laden; quanti Bin Laden potevano esserci in giro? L’Isis è un’organizzazione autentica dell’islamismo fondamentalista o è un prodotto dei servizi segreti americani? E il Ponte Morandi, a Genova, davvero è crollato per un cedimento strutturale? Se è così, come mai non è stato reso pubblico il filmato completo di quel tragico evento, registrato dalle videocamere, mentre in quello che è stato mostrato ci sono dei tagli evidenti? E l’uomo, discende più o memo dalla scimmia, come sta scritto e come è illustrato in tutti i libri di scuola e come si insegna dall’asilo all’università? E la teoria evoluzionista, è ancora e sempre una teoria biologica, o è una certezza scientifica? Davvero i pesci si sono trasformati in anfibi, gli anfibi in rettili, i rettili in uccelli e in mammiferi? E come mai squali e coccodrilli non si sono affatto evoluti, ma sono rimasti pressoché identici a come erano trecento milioni di anni fa? Se tutti gli organismi viventi sono soggetti all’evoluzione, perché loro no? Davvero le cellule inorganiche hanno dato vita alle cellule organiche; davvero la vita è nata da una scarica elettrica caduta nel "brodo primordiale" esistente nei mari preistorici? E l’Italia democratica e repubblicana, è figlia della Resistenza? Che cos’è la Resistenza? È un evento reale, una lotta di liberazione del popolo italiano, o il "cappello" che una certa parte politica ha messo, per i suoi scopi inconfessabili, deformandola e mitizzandola, sulla pagina più atroce della nostra storia recente, una spaventosa guerra civile, seguita da ancor più spaventose esecuzioni di massa, avvenute nella più completa illegalità, sovente per ragioni di vendetta personale o a scopo di furto e di stupro? E davvero sono periti sei milioni di ebrei nei campi di sterminio? E come mai non è stata rinvenuta neppure una delle camere a gas per mezzo delle quali sarebbe stata eliminata la maggior parte di essi? E come mai nessun libro di testo parla dei milioni di soldati tedeschi fatti morire nei campi di prigionia alleati dopo la fine del conflitto? E davvero le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki erano necessarie, anzi indispensabili, per porre termine alla Seconda guerra mondiale e risparmiare altre vite umane?
Eccoci arrivati al cuore del problema. Se s’ignora come è fatta la testa del leone, parzialmente nascosta dalla sua poderosa criniera, si rischia di sparare nel punto sbagliatio e di rimetterci la vita. Ma se s’ignora che il leone può anche non essere un nemico, ad esempio se ha appena mangiato abbondantemente, mentre certe istituzioni, come le Nazioni Unite o l’Unione Europea, sono sempre e solo nemiche dei cittadini che hanno la sfortuna di esser finiti sotto di esse, allora si rischia una posta ancor più alta: non la morte immediata, ma una lenta agonia, accompagnata dallo sfruttamento sistematico del lavoro e dei risparmi e da un condizionamento mentale e psicologico talmente capillare e insidioso, da portare praticamente al furto della propria anima: perché quando una persona non è più capace di pensare con la propria testa e di sentire con il proprio cuore, ma pensa e sente così come il potere gli impone di pensare e di sentire, a quel punto essa non è più una persona, ma una ex persona: è come se fosse stata derubata della propria anima. Ora, l’agenda dell’ONU è quella di livellare la popolazione mondiale secondo un nuovo credo di tipo materialista, laicista, abortista, femminista, migrazionista e transessualista; quella dell’UE vi aggiunge un’ulteriore finalità, scippare ai popoli europei la sovranità per mettere i loro beni e i loro risparmi nei capaci forzieri della BCE, senza che se ne rendano conto o, peggio, credendo che ciò avvenga per il proprio bene; e, nello stesso tempo, favorire l’invasione afroislamica mascherata da migrazione e da accoglienza, e la relativa sostituzione di popolazione, che sarà "felicemente" ultimata nel corso di due o te generazioni al massimo. Questo perché il dominio occulto che le élite finanziarie e massoniche intendono esercitare sempre più spietatamente abbisogna di una certa unificazione, o meglio massificazione, degli uomini e delle culture: la tradizione cristiana ha creato le persone, con una loro individualità e una loro coscienza, mentre l’islam appiattirà tutti quanti sotto un’unica vernice, spegnerà ogni libertà di pensiero e poi soccomberà al potere occulto che non troverà più alcuna resistenza in una massa di gente sradicata, senza identità, senza alcuna autonomia intellettuale o morale, e tenuta insieme solo da un sistema giuridico fondamentalista che trasformerà il mondo in un unico campo di concentramento. Al tempo stesso, la massoneria ha piazzato i suoi uomini in tutti i posti-chiave della politica, della pubblica amministrazione, della magistratura, delle forze armate, della cultura, dell’università, dei mass-media, dello spettacolo e, naturalmente, della finanza, che poi è la cabina di regia. Ormai si fa più presto a dire chi non è massone, fra i personaggi di un certo peso della vita pubblica, non solo italiana ma mondiale, perché la maggioranza senza dubbio lo è. Le fulminee carriere, i personaggi venuti fuori apparentemente dal nulla, i manager, i politici, i giudici di cui nessuno sapeva nulla e che di colpo occupano le scene, vengono quasi sempre da lì. La massoneria promuove le carriere, offre corsie preferenziali, protegge i suoi affiliati, boicotta quelli che non lo sono; fa e disfa il panorama politico, il quadro istituzionale e legislativo. Chi sponsorizza le leggi favorevoli all’immigrazione selvaggia e alla lobby gay? Chi si batte strenuamente perché l’euro sia un vangelo indiscutibile? Ecco: bisogna studiare, informarsi, capire cosa c’è dietro. Per vincere si deve conoscere il nemico e per conoscerlo bisogna aver chiaro chi lo è. Per esserne certi, occorre affidarsi a Dio. Ti amo, Signore, mia forza, / Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; / Mio Dio, mia rupe in cui trovo riparo… (Sal 17)
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