Eresia e apostasia? Sono già nella Gaudium et spes
15 Novembre 2019Quel che ci manca è la forza di volontà
18 Novembre 2019Una delle tante storie di ordinaria follia che caratterizzano questi tempi di totale e a volte grottesca confusione ecclesiastica. Il neovescovo di Treviso, Michele Tomasi, insediatosi nel luglio scorso, si era presentato in cattedrale a piedi, in stile bergogliano, dopo aver attraversato la città, per far vedere che è più vicino alla gente. Fra parentesi, i grandi vescovi di un tempo, come la chiesa ne ha avuti parecchi fino a qualche anno fa, non avevano bisogno di simili esibizioni: la gente lo sapeva che erano dalla parte dei poveri, non serviva che si mettessero un cartello o che ricorressero a manifestazioni di sapore più o meno demagogico. Poi "il vescovo con la chitarra", nonché "vescovo delle officine", come lo chiamano i suoi ammiratori, aveva partecipato a un incontro con alcune associazioni cittadine, seduto fianco a fianco con l’ex sindaco Giovanni Manildo, uomo del Pd, e in mezzo a quasi tutta la passata giunta di sinistra, distribuendo sorrisi a trecentosessanta gradi: una specie di Leopolda trevigiana, con la partecipazione eccezionale del gastronomo/ecologista Carlo Petrini, fondatore dell’associazione Slow Food, che ora va per la maggiore. Tanto per far sapere come la pensa il neovescovo e da che parte gli piace stare. Il tutto in un luogo altamente simbolico: la chiesa sconsacrata di San Teonisto, che la Fondazione Benetton ha acquistato e trasformato in auditorium privato: segno di una sinistra al caviale che si sta comprando, coi suoi soldi e le sue politiche (abortiste, migrazioniste, omosessualiste) quella che una volta era la chiesa cattolica (cfr. il nostro articolo: Scherza coi fanti, ma non coi Santi (Teonisto, Tabra e Tabrata), né con le loro chiese, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 03/10/12 e su quello dell’Accademia Nuova Italia il 10/10/17). La cosa doveva essere piaciuta poco ai fedeli, tanto è che vero che alla prima solenne commemorazione religiosa, la Messa di Ognissanti, il 1° novembre scorso, il Duomo cittadino era semivuoto: come ha fatto notare la stampa locale, quello era stato un segnale di disapprovazione per l’ostentata familiarità di monsignore coi radical chic e con tutto quel mondo di una sinistra incorreggibile, arrogante, minoritaria, che non si rassegna al giudizio delle urne e che tenta, aggiungiamo noi, di riguadagnare spazio, in un modo o nell’altro, arrampicandosi sul neoclero di strada oppure cavalcando l’ondata verde e ambientalista, o meglio ancora entrambe le cose insieme. Ma se questa sinistra ottusa e sfrontata è incorreggibile nella sua presunzione e nel suo disprezzo per il sentire della gente comune, anche il neovescovo ha mostrato una simile propensione. Il flop della Messa di Ognissanti avrebbe dovuto ammonirlo a occuparsi un po’ più delle faccende di Dio e un po’ meno di quelle della politica (beninteso di sinistra); ma lui, niente, ci ha regalato un altro penoso scivolone per distendersi, quanto è lungo, sul tappeto del politicamente corretto, in omaggio ai feticci del Pensiero Unico al potere.
È successo che, neanche dieci giorni dopo il fatto del Duomo, in città e in diocesi scoppiato l’affaire Segre. Di che si tratta? Di un commento, definito dalla stampa "antisemita", di un pensionato di 78 anni, a proposito dell’assegnazione della scorta alla senatrice a vita Liliana Segre: quella che vorrebbe far approvare la famosa legge contro l’antisemitismo, il razzismo, ecc. ecc., e contro tutti i "seminatori di odio". Il pensionato, subito qualificato dalla stampa l’hater moglianese, si p conquistato, niente di meno, i paginoni della stampa locale, come se in rete non fioccassero insulti e commenti sprezzanti tutti i santi giorni, a carici di tutti quanti, per non parlare di quel che si dice dei politici di destra, ai quali si augura quotidianamente la morte, l’impiccagione, o di essere appesi a Piazzale Loreto, e via insultando. Ma il vescovo con la chitarra non si è lasciato scappare la ghiotta occasione per tacere e si è tuffato a pesce nella squallida polemica, tuonando contro il pensionato e intimandogli pubblicamente di "convertirsi". Dal che si deduce in maniera chiara ed esplicita quel che già da parecchi anni si era intuito: che la nuova mission della chiesa cattolica è l’ebraismo e che chi tocca questo tasto è virtualmente scomunicato. Non chi bestemmia contro Gesù Cristo; non chi pratica, magari vantandosene, l’aborto, la sodomia e l’eutanasia; no, questi so peccati veniali, se pure sono peccati e non legittime espressioni della libertà umana. La vera bestemmia, il vero peccato imperdonabile, il vero sacrilegio è l’antisemitismo. E per essere qualificati antisemiti dai nostri vescovi di strada basta poco: basta un commento avventato, o sciocco, nei riguardi di una certa persona e automaticamente si diviene corresponsabili, con effetto retroattivo, di Auschwitz e dell’Olocausto dei Sei Milioni. E in questo caso non c’è misericordia che tenga, anche se la misericordia di papa Francesco, lo sanno tutti e lo dice sempre il diretto interessato, è molto, ma molto larga verso (quasi) qualunque peccatore. Sicché oltre all’esposto alla procura di Venezia, subito inoltrato contro di lui da un avvocato, il pensionato quasi ottantenne si è beccato pure una pubblica reprimenda, una reprimenda che né abortisti, né sodomiti impenitenti e militanti, né fautori dell’eutanasia, si sono mai beccati, né mai si beccheranno: A questo nostro concittadino moglianese dico: convertiti. Trasforma il tuo cuore di pietra in un cuore di carne! Perfino il profeta Ezechiele ha tirato in ballo il solerte monsignore; strano, perché dal Concilio Vaticano II i profeti sono diventati, automaticamente, profeti di sventura, e infatti non è che li si senta nominare spesso. È più facile trovare, sulla bocca dei vescovi e dei sacerdoti bergogliani, il Corano, o Lutero, o don Milani, o l’ecologia, o… Pachamama.
Sicché le cose sono arrivate a questo punto. Il papa introduce nella basilica di San Pietro gli idoli pagani e fa consacrare al loro culto il Colle vaticano; nelle parrocchie, zelanti preti suoi seguaci fanno recitare preghiere alla suddetta Pachamama, invocandone i doni e la protezione; alcuni vescovi (Nosiglia a Torino) organizzano corsi per "fidanzati" omosessuali; altri (Mogavero a Mazara del Vallo), lanciano scomuniche contro Salvini e i leghisti xenofobi ; altri ancora (Staglianò a Noto) si esibiscono con la chitarra dall’ambone e intonano allegre canzonette, a edificazione dei fedeli; e non mancano quelli che tengono contro-veglie di preghiera per riparare alle veglie di preghiera contro i Gay Pride, evidentemente affinché si pentano e si ravvedano non già i sodomiti che danno pubblicamente scandalo, ma i beceri cattolici tradizionalisti che trovano la cosa un tantino eccessiva e si rivolgono a Dio perché li perdoni. E non è che all’estero le cose vadano meglio; anzi: nella chiesa tedesca vanno molto, ma molto peggio. In Germania ormai è pane quotidiano vedere vescovi che espongono rane e rospi crocifissi in chiesa, al posto di Gesù Cristo; altri che offrono le loro cattedrali affinché vi si tengano concerti di propaganda transessuale; altri ancora che tollerano o incoraggiano sedicenti matrimoni fra persone dello stesso sesso; e via apostatando. Intanto un miliardo e trecento milioni di cattolici assistono, esterrefatti, al tentativo di sostituire il culto di Gesù Cristo con quello della Madre Terra (oltretutto non la divinità del Pantheon greco-romano, bensì una sconosciuta divinità amazzonica, anzi addirittura incaica, con tanto di stregoni e idoli fallici per contorno); e hanno gi orecchi rintronati non solo dalle quotidiane arringhe del signor Bergoglio a favore dell’invasione afroislamica presentata come normalissima immigrazione, e falsamente prospettata come un dovere di accoglienza cristiana, ma ora anche dai suoi sproloqui sui peccati contro la madre terra, che egli ha l’amabilità di definire simili al nazismo. Di peccati contro Dio, neanche una parola (infatti, chi sono io per giudicare?). Logico, visto che la neoreligione del contro-clero non è più il cattolicesimo (tanto più che Dio non è cattolico…), ma l’uomo, come solennemente annunciato, per chi sapeva leggere e comprendere, niente di meno che dal più famoso documento partorito dal Concilio Vaticano II e promulgato da Paolo VI proprio in chiusura di esso: la Gaudium et spes, nella quale l’uomo viene messo al centro di ogni cosa: l’uomo con le sue speranze e la sua dignità; e non più Dio. In tutta questa babele, o meglio, in questo ribollire della sinagoga di Satana, se un uomo avanti con gli anni fa un commento, mettiamo pure infelice (noi non l’abbiamo letto) sulla senatrice Segre, ecco che i bravi vescovi s’indignano, insorgono, tuonano dal pulpito, citano il profeta Ezechiele e invitano alla conversione il grandissimo peccatore. Del resto, Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, recita un proverbio: e questi vescovi di strada, a forza di bazzicare con gli esponenti di una sinistra screditata e totalmente fuori dalla realtà (ma non certo fuori dal circuito del grande capitale finanziario), hanno perso, essi pure, il senso delle cose reali: corrono dietro ai loro fantasmi ideologici, assumono pose teatrali, concionano con voce stentorea, ma spendono poche parole, e fanno pochissimi fatti, per i veri poveri italiani delle loro diocesi. È più facile, molto più facile, preoccuparsi e darsi un gran daffare, magari coi soldi e le strutture dello Stato e del popolo italiano, per sovvenire alle necessità degli altri "poveri", quelli che arrivano dall’Africa a bordo dei barconi o delle navi-taxi delle O.N.G., magari con le catenine d’argento e i telefonini di ultima generazione, dopo aver pagato agli scafisti quattro o cinquemila euro… Per inciso: come atto di riparazione per il sacrilegio commesso nei confronti dell’anziana senatrice, il consiglio comunale di Treviso, Lega e Pd appassionatamente insieme, ha deciso di offrirle la cittadinanza onoraria.
Ci siamo soffermati sull’episodio accaduto a Treviso non certo perché esso sia particolarmente significativo, ma proprio per la sua banale, scoraggiante "normalità". Ormai, è così che funziona la chiesa "cattolica": massimo rigore con chi viola le leggi del Politicamente Corretto; complicità o connivenza con chi calpesta, disprezza e insulta tutti i giorni, con parole, atti e comportamenti, la fede cattolica. Chi ha divorziato ed è passato a una nuova convivenza può tranquillamene accostarsi alla santa Comunione; ma chi esprime un commento, sia pur discutibile, di natura politica, deve convertire il suo cuore di pietra in un cuore di carne e merita di essere messo alla berlina, esposto all’esecrazione universale, alla bella età di quasi sedici lustri. Non parliamo dei cattolici che non ci stanno a subire l’invasione afroislamica spacciata per accoglienza umanitaria e cristiana: per loro ci sono i cartelli sulle porte delle chiese, con scritte come questa (don Biancalani): Vietato l’ingresso ai razzisti, tornate a casa vostra. L’esempio viene dall’alto (si fa per dire): il signor Bergoglio non ha tempo né voglia di rispondere ai dubia dei quattro cardinali su questioni attinenti la dottrina e la fede, però lo torva sempre, anche di sua iniziativa, per intrattenersi con i fautori della propaganda omosessuale dentro la chiesa: il famigerato gesuita James Martin l’ha addirittura fatto chiamare, e pochi giorni fa si è intrattenuto a colloquio con una tale Jayne Ozanne, anglicana, nota attivista omosessuale, lesbica e fautrice di una versione emendata e corretta della sacra Bibbia, eliminando tutti i passi di San Paolo e degli altri autori che si macchiano dell’orribile peccato di omofobia. E quale interlocutore più autorevole e competente, per la suddetta signora, di un "papa" che ha osato perfino cambiare le parole della preghiera due volte millenaria del Padre Nostro, insegnata direttamente da Gesù Cristo ai suoi discepoli? Ma per quanto riguarda il sancta sanctorum del Politicamente Corretto, cioè il discorso sull’antisemitismo (oltretutto privo di dialettica, perché non esiste l’equivalente di un anti-antisemitismo, ma solo una specie di sacralità che non può essere neanche nominata) lo aveva stabilito proprio l’insospettabile — a giudizio di molti – Benedetto XVI. Fu lui che, all’epoca dell’affare Williamson, per difendersi in qualche modo e reagire alla trappola in cui era caduto, trappola tesa dai mass-media laicisti ma ideata e programmata dai modernisti che abusivamente si fregiano del nome di cattolici, dichiarò che negare l’Olocausto equivale a macchiarsi di una colpa incompatibile con la permanenza nella chiesa "cattolica" (cfr. i nostri articoli: Il "caso Williamson" fu un complotto per screditare il pontificato di Benedetto XVI, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 27/09/15; Shoah, Concilio, Williamson: scacco in tre mosse, sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 25/12/17; e C’è un nuovo articolo di fede nel "Credo"?, sempre per l’Accademia Nuova Italia il 27/03/19). Chiaro il concetto? Voi potete bestemmiare anche contro lo Spirito Santo, ma l’Olocausto no, quello non potete — se volete restare cattolici. Dio non si offende se dite che Lui non è cattolico, perché è molto misericordioso; ma anche la sua misericordia, strano a dorsi, ha un limite: le negazione o la contestazione delle cifre ufficiali dell’Olocausto. Cosa c’entri poi un giudizio di tipo storico e politico — criticabile fin che si vuole, ma pur sempre legittimo, fino a prova contraria – con la fede cattolica e con la Verità perenne insegnata, tramite il Magistero, dalla chiesa cattolica, non è dato capire; tuttavia bisogna compiere un atto di fede e accettare anche questo, credo quia absurdum, come direbbe il vecchio Tertulliano: credo perché è assurdo. E poi c’è qualche denigratore che se ne va in giro dicendo che i cattolici, oggi, non sono più capaci di credere a nulla che non sia perfettamente spiegato e spiegabile. Ma se sono pronti a genuflettersi davanti alla religione dei Sei Milioni, quando non piegherebbero il ginocchio davanti al Santissimo, neanche se li supplicassero gli Angeli e i Santi! Per tutte queste considerazioni, ci permettiamo di suggerire sommessamente al vescovo di Treviso e a tutti i vescovi che non hanno nulla di meglio da fare che prendersela coi pensionati ottantenni per un twitt sui social: non è il pensionato a doversi convertire, ma siete voi, per la vostra infedeltà a Gesù Cristo…
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