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Abbiamo visto e udito, ma lo abbiamo lasciato fare

È stato eletto dopo le stranissime dimissioni del suo predecessore, senza rispettare le leggi canoniche e in particolare ignorando il divieto, per i gesuiti, di essere nominati cardinali o papi, divieto stabilito dalla loro stessa regola.

E non ci siamo stupiti, nessuno di noi ha fatto domande scomode.

Abbiamo tollerato che fin dalla sua prima comparsa in pubblico, subito dopo l’invalida elezione, salutasse i fedeli raccolti in Piazza San Pietro senza impartire la benedizione cristiana, ma congedandoli con un oltraggioso buonasera.

E non ci abbiano trovato nulla di reprensibile, nulla d’inquietante.

Lo abbiamo visto baciare la Bibbia protestante, lodare Lutero, e inoltre baciare il Corano, libro nel quale si nega la divinità di Gesù Cristo e si maledice chi lo considera Dio.

E siamo rimasti in silenzio, senza reagire.

Ha costantemente e sistematicamente denigrato, svilito e disprezzato la santa dottrina cattolica, definendola qualcosa di rigido, di morto, di fossilizzato, e ha additato al pubblico ludibrio quelli che si tengono ancorati ad essa e fedeli ad essa, chiamandoli fanatici, millenaristi, integralisti.

E noi non siamo insorti, non abbiamo levato alcuna protesta.

Non ha mai cercato di nascondere, anzi, ha mostrato continuamente, e spesso ostentato e dichiarato, la sua insofferenza, il suo fastidio, il suo disprezzo, la sua avversione e il suo odio per tutto ciò che è cattolico, per tutto ciò che attiene all’annuncio aperto e franco del Vangelo, per tutto ciò che riguarda la conversione e l’esortazione alla santità di vita. Ha persino spinto la sua audacia a scrivere in un documento ufficiale in cui afferma che se anche ci troviamo in uno stato di peccato grave e non intendiamo cambiar vita, Dio si accontenta di ciò che possiamo fare, cioè del fatto che non ci convertiamo, e la cosa non ci esclude dai Sacramenti e dalla santa Comunione, come se fossimo perfettamente in grazia di Dio.

E abbiamo digerito anche questo.

Ha perseguitato e commissariato i Francescani dell’Immacolata, e fatto mettere agli arresti il loro anziano fondatore, lasciando che fossero impunemente calunniati e messi alla gogna sia lui che loro.

E noi glielo abbiamo lasciato fare.

Si è rifiutato di benedire i fedeli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e li ha salutati in maniera mondana; ha insegnato loro il gesto delle corna e ama intrattenere la gente ridendo scompostamente, ora mettendosi il naso da pagliaccio, ora indossando il sombrero, ora celebrando una parodia di matrimonio a bordo di un aero ad alta quota, e ora intrattenendo la folla, i sacerdoti e perfino le suore di clausura con sguaiate barzellette.

E noi siamo rimasti a guardare, in silenzio.

Non si è mai inginocchiato davanti al Santissimo, ma è sempre pronto a inginocchiarsi davanti ai poveri e ai migranti e perfino a baciare le scarpe a qualche uomo politico africano.

E noi non gli abbiamo chiesto di rendere conto di tali comportamenti.

Ha scritto una esortazione eretica, poi si è rifiutato di rispondere ai dubia di quattro cardinali, così come alla loro richiesta di avere un colloquio privato; e, mentendo, ha detto perfino di non aver mai ricevuto quella lettera.

E anche questo lo abbiamo accettato come fosse una cosa normale, né gli abbiamo posto domande.

Ha deriso, insultato, denigrato sistematicamente quanti lo criticano e quanti esprimono idee diverse dalle sue, mentre ha mostrato una familiarità cameratesca, sboccata e sconveniente coi suoi uomini di fiducia e coi suoi sfacciati adulatori.

Nemmeno questo, però, ha suscitato in noi la benché minima reazione.

Ha detto che è naturale reagire alle offese con la violenza e che, se qualcuno dicesse una parola cattiva sul conto di sua madre, lui lo prenderebbe a pugni.

E abbiamo taciuto.

Ha insegnato falsamente e in continuazione, e lo ripete ogni giorno, anche nell’omelia della santa Messa, che noi tutti abbiamo l’obbligo cristiano di accettare lietamente qualunque forma e quantità d’immigrazione selvaggia, di accogliere chiunque si presenti davanti alle nostre coste o ai nostri confini dichiarandosi profugo; ha polemizzato duramente con uomini politici italiani che si oppongo a tale immigrazione/invasione e li ha criticati con asprezza per il fatto di richiamarsi al Vangelo e di mostrare i simboli della fede cristiana; in compenso, ha accolto come carissimi e stimatissimi amici dei politici e degli attivisti dell’aborto, dell’eutanasia, dei matrimoni omosessuali.

E noi, zitti e coperti: nessuna obiezione e nessun interrogativo.

Ha dichiarato che la cosa che più lo angustia e lo preoccupa, in questo momento storico, è la minaccia rappresentata dall’inquinamento per la biodiversità, e che bisogna assolutamente trovare il modo di smaltire adeguatamente i rifiuti di plastica; sull’allontanamento degli uomini da Dio, sul peccato e sulla vita eterna, all’inferno o in paradiso, neanche un accenno.

E noi, silenzio.

Ha dichiarato che la morte di Gesù Cristo è un fatto storico e pertanto è un fatto certo, mentre la sua Resurrezione è "solo" un atto di fede, perciò soggettivo.

E noi siamo rimasti in silenzio e non abbiamo dato alcuna importanza a quelle parole.

Ha lodato il falso teologo eretico Enzo Bianchi, e accordato la massima fiducia, invitandolo a colloquio privato ed estremamente amichevole, il gesuita filo-gay James Martin, al quale ha detto che se un omosessuale s’imbatte in un confessore troppo severo, lui gli consiglierebbe di cercarsene un altro più comprensivo e accomodante; né la parola peccato è mai uscita dalla sua bocca.

Noi, però, non abbiamo fatto una piega, quasi non fosse affar nostro.

Ha fatto del suo meglio, o del suo peggio, per distruggere lo spirito contemplativo, per togliere la spiritualità dai conventi e ha perfino insinuato che se qualcuno sente la vocazione per la vita claustrale deve trattarsi di una persona anormale.

E noi abbiamo lasciato che dicesse e scrivesse simili cose, umiliando suore e monaci di clausura.

Ha affermato pubblicamente che il terrorismo islamico non esiste, e ciò subito dopo il barbaro assassinio di un sacerdote cattolico, durante la santa Messa, al momento dell’elevazione, da parte di due giovani islamici che agivano unicamente per odio contro il Vangelo; e ha invitato gli islamici a recarsi nelle chiese, e pregare il loro Dio davanti al Santissimo, gesto che in tutto il mondo islamico è stato interpretato come un segno di debolezza, di paura e di resa. Senza tener conto — oppure sì? — che, per i seguaci di Maometto, pregare in un certo luogo significa consacrarlo per sempre ad Allah.

E noi gli abbiamo passato per buona anche quell’affermazione assurda e quell’iniziativa inaudita.

Ha baciato l’anello e si è inchinato davanti a rabbini e altri personaggi del giudaismo, lui che non mostra alcuna riverenza per il nostro Signore Gesù, e dichiarato più volte che gli ebrei sono già in grazia di Dio mercé l’Antica Alleanza, né hanno bisogno di convertirsi, e che pertanto nessun cattolico deve operare, o anche solo pregare, per la loro conversione.

Di nuovo abbiamo visto, udito e taciuto.

Ha stretto con il governo cinese un orrendo concordato che consente a quel regime di nominare i vescovi di suo gradimento e che ricaccia nelle catacombe e abbandona alle persecuzioni i veri cattolici cinesi, e ciò nonostante che il venerando e più autorevole esponente della vera chiesa cattolica cinese lo avesse scongiurato di non farlo, ben conoscendo le funeste conseguenze di un simile accordo.

Neppure queste incredibili eresie ci hanno riscossi dal nostro torpore, né ci hanno aperto gli occhi su quel che costui facendo per la rovina della fede cattolica e il male di tutte le anime.

Ha coperto a lungo, con la sua autorità, le malefatte di pastori indegni, abusatori sessuali o complici degli abusi, come il cardinale McCarrick, o come il vescovo Barros; ha insabbiato i procedimenti contro di loro e li ha sostituiti, quando proprio non poteva evitarlo, con uomini altrettanto indegni, e lasciato al loro posto cardinali corrotti come Tobin, membro dello stesso sistema di potere.

E noi non abbiamo protestato, né preteso chiarezza; abbiamo lasciato che monsignor Viganò si esponesse, da solo, e che le sue richieste di chiarezza, come pure quelle di dimissioni dell’indegno personaggio, restassero, come al solito, senza risposta.

Ha negato fondamentali verità di fede e seminato eresie e dottrine erronee di ogni tipo, ora dicendo che l’inferno non esiste, ora che Dio non è cattolico; ora che Gesù Cristo, una volta incarnato, era solo un uomo, e ora che, dopo la Resurrezione, era puro spirito; ha detto anche che nelle vene della Vergine Maria e del suo divino Figlio scorreva sangue pagano

E noi non ci siamo scandalizzati, né siamo insorti.

Ha bestemmiato contro Gesù Cristo, ha insultato la Santissima Trinità e usato espressioni irriguardose e blasfeme nei confronti della Vergine Maria.

E noi lo abbiamo sopportato.

Ha affermato che nessuno sa perché esista la sofferenza e che bisogna diffidare di chi dice di saperlo; e come se non bastasse, lo ha detto rivolgendosi a un uditorio di bambini.

E noi non abbiamo protestato, lo abbiamo lasciato dire.

Ha dichiarato che l’apostolato è una solenne sciocchezza; ha esaltato Lutero, dicendo che aveva ragione; ha lodato la signora Bonino, definendola una grande italiana; ha anche affermato che è meglio essere degli atei convinti e sinceri piuttosto che dei cristiani ipocriti.

E noi siamo rimasti buoni e in silenzio, come se nulla fosse stato.

Ha accettato e ritirato un premio da una potente organizzazione massonica; ha accettato di buon grado le lodi che gli venivano e gli vengono fatte da decine di logge e personalità massoniche, anche se la massoneria è stata scomunicata dalla Chiesa fin dal XVIII secolo e la scomunica non è mai stata formalmente ritirata.

Eppure queste cose non ci sono parse strane e non abbiamo cercato di capirci qualcosa di più.

Ha compiuto interi viaggi apostolici e pronunciato omelie, discorsi e interviste, senza mai parlare di Dio e addirittura senza fare il nome del Signore Gesù Cristo.

E non ci sono sorti dei dubbi, o, quantomeno, non li abbiamo lasciarti trasparire.

Ha sottoscritto con un’alta autorità islamica un documento eretico e blasfemo nel quale, fra le altre cose, attribuisce a Dio la volontà di lasciar sussistere tutte le religioni, vale a dire che parte degli uomini siano nella verità, altri rimangano nelle tenebre dell’errore.

Neanche allora abbiamo fatto sentire il nostro dissenso più totale rispetto a una posizione di tal genere, che capovolge del tutto la raccomandazione finale di Gesù Cristo agli Apostoli: «Andate in tutto il mondo a battezzare e predicare il Vangelo, per la salvezza delle anime».

Ha fatto licenziare, allontanare, scomunicare, studiosi e sacerdoti che non si piegano all’apostasia, e intanto predica e pretende che i fedeli siano sempre aperti, dialoganti e misericordiosi nei confronti di chiunque, unendo il crimine dell’eresia con gli umani, pesantissimi vizi e peccati dell’arbitrio, dell’abuso di potere e della più sfrontata ipocrisia.

E non siano intervenuti, non abbiamo preteso spiegazioni e chiarimenti per quanto egli faceva.

Ha permesso che degli idoli pagani venissero introdotti nei giardini vaticani, adorati da frati, suore e fedeli laici, faccia a terra e sedere per aria; che gli idoli fossero poi introdotti nella basilica di san Pietro e in un’altra chiesa romana; che venissero portati in processione dai vescovi nella sala del sinodo per l’Amazzonia; lui stesso ha impartito una oscena benedizione a quello raffigurante una dea della fecondità, incinta, che pare una laida contraffazione della Vergine Maria; si è scusato pubblicamente per il gesto di un credente che aveva tolto gli idoli e li aveva gettati nel fiume; ha consentito che durante la santa Messa venissero fatte delle offerte pagane, come alcune zolle della "madre" terra, a non si sa quale divinità…

Perfino davanti a tali orrori, siamo rimasti in silenzio, anzi alcuni parroci e fedeli li hanno replicati e qualcuno ha pensato bene di recitare delle preghiere alla divinità pagana, in chiesa, come se ciò, per un cattolico, fosse la cosa più naturale del mondo.

Ora domandiamo: che altro deve ancora fare e dire; che altro deve tacere e omettere costui, perché prendiamo atto che non è chi dice di essere? Che non è papa, né sacerdote, né cattolico e nemmeno cristiano? Che non crede in Dio e tanto meno in Gesù Cristo, ma solo negli oscuri poteri che serve?

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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