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Come colpire la falsa chiesa e i suoi falsi preti

L’indignazione ormai non basta. Certo, è importante: è il segnale di una presa di coscienza; è un atto morale, e quindi è la premessa per ogni altra azione; però non basta. Per il punto a cui sono giunte le cose, ci vuole di più, molto di più: ci vogliono azioni pratiche e dirette; bisogna che la falsa chiesa e i suoi falsi preti siano messi a nudo, isolati, spinti nell’angolo. Ora come ora, continuano ad occupare tutte le posizioni di potere e di prestigio; continuano a disporre di tutto il patrimonio, nonché l’apparato mediatico della vera chiesa; continuano a spacciarsi per ciò che non sono, a ingannare milioni di fedeli, a tradire spudoratamente la loro missione e la loro sacra promessa, fatta davanti a Dio e agli uomini. La promessa era quella di esser fedeli a Gesù Cristo e a Lui solo; di diffondere ovunque, per quanto umanamente possibile, il suo santo Vangelo; di chiedere a Lui, e a Lui solo, l’ispirazione, il sostegno, il consiglio e il coraggio per esser sempre e ovunque suoi testimoni credibili. Ora però è sotto gli occhi di tutti quel che hanno fatto questi signori: si sono rimangiati la promessa, hanno cambiato la ragione sociale, hanno travisato e falsificato deliberatamente il Vangelo, sino a ridurlo a un mero strumento del loro vero obiettivo: distruggerlo e distruggere, insieme con esso, ogni vestigio della vera Chiesa, per sostituirla con una falsa chiesa, o contro-chiesa, dai tratti diabolici, non attaccando frontalmente la vera, ma spacciandosi per essa, come il falsario spaccia la moneta falsa, da lui fabbricata, per quella vera, frutto del lavoro e della fatica della gente onesta.

Lo scandalo non è più tollerabile, ma neanche l’indignazione è più sufficiente: ora è tempo di fatti. Bisogna far capire a quei signori che abbiamo capito chi sono e cosa stanno facendo; che non siamo disposti a tollerare una sola bestemmia e una sola eresia in più di quelle che hanno già proferito; che non tolleriamo più la loro abietta manovra per introdurre il relativismo, il nichilismo, il modernismo, il comunismo, l’animismo, il sincretismo e il paganesimo nella vera chiesa di Cristo, la quale appartiene a Lui solo e che resterà in piedi sino alla fine del mondo, secondo la sua promessa, ma che ora è rappresentata da pochi uomini e donne che hanno capito e che si dibattono anch’essi, angosciati e dubbiosi, nel travaglio della decisione da prendere. Da un lato temono, ribellandosi apertamente, di peggiorare ancor più le cose o di venir meno alla loro promessa (perché i buoni si fanno sempre e anche troppo un simile scrupolo, a differenza dei malvagi, che hanno tre dita di pelo sullo stomaco e tradirebbero la loro madre senza fare una piega); dall’altro, si rendono conto che seguitare a tacere significa tradire Cristo, o sopportare compromessi inaccettabili e quindi rischiare di perdere la fede. A un tale estremo li ha spinti l’azione diabolica dei massoni, apostati e traditori, che si sono impossessati, dopo una lunga e paziente opera d’infiltrazione, dei vertici della Chiesa: a un estremo impensato e impensabile fino a qualche anno fa, e che mai si era verificato in quasi duemila anni di storia. Per la prima volta, i membri del clero e tutti i fedeli sono chiamati a fare una drammatica scelta: o stare con i falsi pastori, o con Gesù Cristo. Ripetiamo, non era mai accaduto: quindi è logico che la situazione sia talmente inedita da paralizzare anche molti animi forti, da inceppare anche molte volontà energiche. Le penose contorsioni cui sono costretti i pastori dall’animo retto, Müller, Burke, Sarah, Schneider, i quali da un lato denunciano le eresie e riaffermano la verità, dall’altro proclamano la loro fedeltà al sommo pastore, pur vedendo, come lo vedono tutti, che costui non è un pastore, ma un lupo rapace travestito da pastore e che il suo scopo non è quello di pascere le pecorelle del gregge di Cristo, ma divorarle, attestano che ormai è impossibile cercar di mediare ed evitare lo strappo. Lo strappo già esiste, lo scisma è nei fatti. Del resto, non ha recentemente affermato, con la sua abituale baldanza insciente e arrogante, il signore argentino, di non temere uno scisma? Parole di per sé rivelatrici: perfino restando nell’ambito profano, quale capitano di mare non teme la perdita della propria nave e non considera una collisione in mare come la massima sciagura in cui potrebbe incorrere? Quale capitano, che abbia un minimo di coscienza professionale, non teme, invece, il naufragio, e non fa di tutto per evitare che possa verificarsi, col conseguente pericolo per i beni e le persone che viaggiano a bordo, sotto la sua responsabilità? Lo scisma è la massima sciagura che possa verificarsi nella storia della chiesa, sempre che non si perda di vista cosa è la chiesa e qual è la sua funzione: condurre le anime alla verità e alla salvezza. Pertanto, dire che non teme lo scisma equivale a dire che non gliene importa nulla della salvezza delle anime: parla come un re di questo mondo che non teme la ribellione dei sudditi, perché si sente abbastanza forte da poterla schiacciare. Ma il papa non è paragonabile a un re di questo mondo; la sua missione è spirituale: e se anche una sola pecorella va smarrita, ciò dovrebbe pesargli sull’anima più di qualsiasi altra cosa: ne fa fede la parabola del Buon Pastore, narrata da Gesù in Persona. E qui non si tratta di una pecora, ma di molte: solo noi, nella nostra piccola cerchia, ne conosciamo diverse che si sono allontanate dalla chiesa per colpa del signore argentino, per le sue parole irriverenti e blasfeme, per i suoi gesti e le sue omissioni dal sapore sacrilego ed eretico. Non gli pesano sulla coscienza, quelle anime che forse si perderanno per colpa sua? Evidentemente no. Peggio ancora: mentre diceva di non temere lo scisma, costui esortava tutti i cattolici a pregare per lui, dicendo di averne molto bisogno, perché, a suo dire, il papa è sotto assedio. Strano: egli, quando la sua elezione era ancora fresca, diceva addirittura di non voler essere chiamato papa, ma solo vescovo di Roma, e rifiutava la definizione di capo della Chiesa (salvo poi comportarsi ed agire non solo come un capo assoluto, ma come un tiranno: valga per tutti il caso della persecuzione lanciata a freddo contro i Francescani dell’Immacolata). Ora, però, chiede che si preghi per lui in quanto papa; e si dice vittima di un assedio. Chi lo assedia, dunque? Evidentemente i tradizionalisti brutti e cattivi. Lo dicono e lo ripetono anche i suoi fedelissimi, come il teologo (eretico) Walter Kasper: il papa è sotto attacco, i settori del tradizionalismo l’hanno messo nel mirino, specialmente nella chiesa statunitense. Insomma il pericolo viene da lì; il turbamento della pace, viene da lì; il pericolo di una scisma ricade sulle spalle di quei cattolici rigidi, fanatici, estremisti, privi di carità, incapaci di dialogo, eccetera. Potremmo riempire pagine e pagine riportando gli insulti che quotidianamente, da oltre sei anni, il signore argentino scaglia contro quanti lo criticano: si va dal dileggio ironico e sprezzante, facce da sottaceto, oppure signore e signora piagnisteo, all’insulto rozzo, volgare e del tutto privo di misericordia e carità cristiana, come cani selvaggi. Benissimo. Questo è ciò che dice il signore vestito di bianco che da sei anni e mezzo pretende di esser considerato papa, pur essendo stato eletto in maniera totalmente illegittima e pur non avendo mai avuto la benché minima intenzione di fare il papa, ma semmai l’antipapa, ossia di demolire, per quanto stava in lui, tutto ciò che di cattolico ancora esisteva nella chiesa dopo gli anni sciagurati del Concilio e del post-concilio, spazzando via, una alla volta, le isole di resistenza, ossia di fedeltà all’autentico Vangelo di Gesù Cristo, col rimuovere e silurare vescovi e monsignori non allineati, o magari dandoli in pasto a giudici perversi che ardono d’inimicizia contro il Vangelo (Pell in Australia), col commissariare ordini religiosi a lui sospetti, e naturalmente col mettere le sue avidi mani sui loro cospicui patrimoni. Ma davvero costui è sotto assedio? O non è forse l’esatto contrario, che la Sposa di Cristo è sotto assedio, e che il direttore di questa sporca operazione è lui? Non diciamo il regista, che sta molto più in alto; lui è un semplice esecutore, neanche troppo intelligente e assai rozzo e ignorante, oltre che mentalmente disturbato.

Una volta presa coscienza dei veri termini del problema, ossia che non ci troviamo in presenza di singoli personalità della chiesa che stanno sbagliando, ma stiamo assistendo alla fase finale di un attacco concentrico, deliberato, diabolico, preparato con perfida cura da decenni e anzi da secoli (non per nulla la massoneria venne scomunicata da Clemente XII nel 1738 e da Benedetto XIV nel 1751), e che quindi sarebbe vano e illusorio attendersi giustizia da costoro, o ravvedimento, o riparazione del male sin qui fatto, perché essi non stanno affatto "sbagliando", stanno anzi facendo benissimo quel che hanno ricevuto l’incarico di fare dai vertici luciferini della Loggia, bisogna passare a delle forme di protesta e di reazione che siano visibili e, soprattutto, che siano efficaci, senza lasciarsi ricattare dal timore di uno scisma, perché essi non hanno alcun timore, né di Dio né degli uomini, e quindi per smascherarli bisogna mettere da parte ogni riguardo e denunciarli apertamente e chiamarli con il loro vero nome. Ormai, il solo riguardo che si deve avere è quello nei confronti del Signore Gesù, al quale dovremo rendere conto, a suo tempo, non solo di quel che abbiamo fatto per conservare la fede, ma anche di quel che potevamo fare, e non abbiamo fatto, per difendere la fede, anche dei confratelli, e l’integrità della vera chiesa contro questa abominevole accolita di apostati, viziosi, corrotti, sodomiti e servi di Mammona. La prima cosa da fare, quindi, è di non tacere più ed esprimere apertamente il dissenso e il disgusto per ogni profanazione, per ogni blasfemia, per ogni eresia che escono dalla bocca dei vescovi e dei preti infedeli e seminatori di scandali. Perciò, quando udremo un parroco invitarci a pregare la dea Pachamama, o un altro fare politica, tuonando contro la Lega o invitando i fedeli a votare per l’Unione Europea e per il suo proconsole locale, il Partito Democratico, o un altro ancora ingiungerci il dovere dell’accoglienza indiscriminata dei falsi profughi, dovremo alzarci in piedi e uscire, manifestando in maniera civile, ma ferma, la nostra totale disapprovazione. Potremo anche chiedere conto al vescovo locale dell’agire di questi preti indegni; potremo inviare comunicati alla stampa; potremo denunciare lo scandalo via internet, o anche in pubbliche riunioni e conferenze. Non dobbiamo più essere timidi, né avere riguardi verso coloro che non ne meritano affatto. È finito il tempo della sopportazione silenziosa, perché è chiaro che non siamo davanti a un male passeggero, ma a una malattia mortale che richiede estremi rimedi, se si vuol sperare di salvare l’organismo.

Ma c’è uno strumento più efficace per colpire questa falsa chiesa e questo falso clero, che si sono resi responsabili della più grande e della più infame mistificazione che si sia mai verificata in tutta la storia del cristianesimo, e in confronto alla quale le eresie dei secoli passati appariranno, quando qualcuno guarderà le cose in prospettive, come delle semplici febbri da fieno, mentre ora siamo alle prese con un tumore devastante che ha intaccato gli organi vitali del Corpo mistico di Cristo, almeno nella loro dimensione terrena: intendiamo parlare del denaro. Quello è il loro punto più vulnerabile: perché la gran parte degli eretici e degli apostati che si servono dell’abito sacerdotale per portare avanti la loro sporca manovra in direzione dell’idolatria e del neopaganesimo, non agiscono per motivi, aberranti fin che si vuole, ma a suo modo idealistici, bensì sotto lo stimolo del più vile di tutti gli scopi: il denaro, e, grazie ad esso, il potere. Predicano la chiesa dei poveri, si riempiono sempre la bocca con tale espressione, dichiarando di essere vescovi di strada; blaterano d una chiesa in uscita verso le periferie, ci rintronano gli orecchi con il mantra dell’accoglienza, per esortarci alla sottomissione verso i conquistatori afro-islamici (i quali ci stanno conquistando, eccome: non con le armi, per ora, ma, come annunciò Boudmedienne all’ONU nel 1974, col ventre delle loro donne): però vivono con stipendi di molte migliaia di euro mensili; abitano in bei palazzi con tutti i confort; viaggiano in aero o in auto di lusso con autista privato; sono invitati nei migliori salotti della politica e ai maggiori eventi mondani, come il Met Gala; vanno sempre in televisione, graditi ospiti nei programmi della sinistra mondialista; in breve, non si fanno mancare nulla. Spendono decine di migliaia di euro per ristrutturare, arredare e abbellire le loro abitazioni, speculano nel settore edilizio, intrallazzano con lo IOR e altri fondi vaticani, prestano denaro a usura, comprano cariche, piazzano amici e parenti nei posti importanti, né tralasciano le orge a base di droga e sesso gay, per non parlare dei riti satanici e delle mese nere che non pochi di loro praticano nell’ombra, da anni, vivendo come in un doppia dimensione. Gestiscono decine di centri di accoglienza per migranti, pur avendo a disposizione migliaia e migliaia di edifici di proprietà ecclesiastica, vuoti e destinati ad andare in deperimento; issano cartelli contro il razzismo sulle porte delle chiese e invitano i "razzisti" a starsene fuori, mentre loro offrono ai poveri profughi ogni sorta di svago, dalle nuotate estive in piscina, ai telefonini e alla musica gratis, chiudono un occhio su quel che fanno costoro durante il giorno, quando vanno a spacciare, rapinare, stuprare, per poi tornar la sera e trovare il pasto caldo, che sovente disdegnano, e il letto pronto. Ecco: è lì che si deve colpirli: nella loro avidità, nella loro dipendenza dal dio denaro e nella loro vanità di apparire, di essere riveriti nelle alte sfere, di ricevere complimenti nei salotti. Basta con l’otto per mille, con le offerte parrocchiali, coi lasciti e le donazioni; basta con qualsiasi forma di sostegno economico a questi preti indegni che si spacciano per quel che non sono e pretendono di farsi mantenere dai fedeli, dissipando il capitale raccolto nel tempo mediante le pie offerte, mentre lavorano a distruggere l’opera visibile di Dio in terra. A questi nemici di Gesù Cristo, mai più un solo quattrino.

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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