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Che cosa possiamo fare?

Che cosa si può fare, che cosa si deve fare, quando ci si rende conto, per gradi, con dolore, con sconcerto, con amarezza, che esiste un’agenda mondiale per distruggere completamente tutto quel che ci è stato trasmesso di buono dalla tradizione, tutto ciò per cui hanno faticato e si son sacrificati i nostri genitori e i nostri nonni, tutto ciò che la nostra civiltà ha accumulato in termini di saggezza di vita, misura umana, senso del divino, oltre che beni materiai onestamente guadagnati? E per distruggere la nostra economia, la nostra sovranità, la nostra identità, negando il lavoro ai nostri figli, la sicurezza dei risparmi ai risparmiatori, la memoria del passato e la speranza nel futuro? E per devastare la scuola e l’università, per avvelenare perfino gli asili con la pestifera diffusione di false dottrine che getteranno nell’insicurezza e nella nevrosi i bambini più piccoli; mentre la cultura ufficiale appare sempre più impegnata, accanto ai mass media, a distrarre l’attenzione e a spegnere l’intelligenza della gente, a dirottare passioni e sentimenti verso obiettivi fasulli, finalità deliranti, al preciso scopo di ottundere il giudizio e di rafforzare, col consenso della gente, le pesanti catene del suo asservimento collettivo? Un’agenda che ci vuole privare anche del conforto spirituale, che vuole travisare e contraffare la fede dei nostri avi, per consegnarci in balia di un paganesimo di ritorno, ma con subdole arti e senza mai dichiarare apertamente la propria apostasia, in modo che anche sul versante interiore noi siamo del tutto indifesi e consegnati in potere delle forze del male? E non basta. I poteri forti controllati dalla grande finanza ci stanno rubando perfino il linguaggio, l’immaginario, i concetti: bombardandoci, attraverso i mass media, con espressioni truffaldine volte a snaturare il significato dei concetti e delle parole, ci stanno abituando a non esser più padroni nemmeno del pensare e del parlare: stiamo pensando attraverso le idee che non sono nostre e stiamo parlando mediante parole che non ci appartengono. Siamo giunti al limite estremo dell’abisso, oltre il quale ci sono solo la follia e l’autodistruzione. Dobbiamo fermarci, prima che sia troppo tardi: anzi, forse è già troppo tardi. Nondimeno, per il rispetto dovuto a noi stessi e soprattutto per l’amore dei nostro figli e nipoti e la responsabilità che abbiamo nei loro confronti, dobbiamo almeno provarci. Ma che cosa possiamo fare?

Per prima cosa, renderci conto della situazione e prenderne atto. Vale a dire che dobbiamo sbarazzarci delle ultime sperane illusorie, delle ultime pie illusioni, perché sono i lacci che ci tengono prigionieri di una valutazione errata della realtà: e quale mai speranza di guarigione può esserci, se la diagnosi formulata sul paziente è del tutto sbagliata? Intendiamo dire che attenderci il trionfo della verità e della giustizia, o almeno un loro timido e parziale ristabilimento, da parte di quelli stessi che si stanno prestando all’opera di sottomissione generalizzata di cui noi siamo le vittime, è peggio che coltivare delle inutili illusioni: è il modo migliore per continuare ad essere schiavi manipolati e succubi. Quei cittadini che ancora si attendono di essere difesi dai politici e dai pubblici amministratori attuali, o che ancora sperano di avere una difesa dalla magistratura; e quei giovani che contano sul liceo e sull’università per farsi una cultura degna di questo nome e di sviluppare la loro capacità di pensare in modo critico; e quei consumatori che si attendono equità dal sistema fiscale, e quei lettori e telespettatori che aspettano una migliore informazione da giornali e telegiornali; e quei risparmiatori che contano su una difesa del loro denaro da parte delle banche e dello Stato, coltivano tutti delle speranze non solo irrealistiche, perché fuori della realtà, ma autolesionistiche, perché continuano a riporre fiducia, e sia pure in un angolino sempre più esiguo della loro coscienza, nelle forze organizzate che li stanno spremendo, schiavizzando, ingannando e tradendo. E quei cattolici che attendono il momento in cui un papa finalmente ortodosso ristabilirà la vera Dottrina, e un clero riformato tornerà a occuparsi delle cose di Dio e non più delle cose materiali, e non ci saranno più idoli portati in processione nelle chiese, né preti arcobaleno che terranno concioni a favore delle unioni omofile dall’ambone della chiesa, durante la santa Messa, o che condurranno corsi di affettività per coppie omofile, con la benedizione dei loro vescovi; quei fedeli che ancora attendono il ritorno della verità e della pietà cristiana da parte di quelli stessi che si sono consegnati al diavolo e che stanno eseguendo il piano da lungo tempo predisposto dalla massoneria, ebbene non solo si stanno ingannando, ma stanno rafforzando la falsa chiesa diabolica e stanno facendo un favore alle forze del male che si sono in gran parte impadronite della vera, perché concedendo fiducia agli operatori d’iniquità, si allontanano dalla sola verità che è Gesù Cristo e quindi mettono in gravissimo pericolo la loro anima. Sarebbe come se un uomo, dopo aver subito una rapina, chiamasse in soccorso gli agenti che sa essere corrotti e complici dei malviventi; o come se un paziente, rendendosi conto che il medico o il chirurgo hanno una pessima fama perché del tutto incapaci e incoscienti, si mettesse tuttavia nelle loro mani, sapendo di avere una grave malattia o di dover sottoporsi a un delicato intervento. Chi agisse così, sarebbe un pazzo, uno che non si vuole bene, e desidera affrettare la propria rovina. Ora, di fronte all’attacco concentrico alla nostra società, alle nostre famiglie, ai nostri valori, ci troviamo in una situazione pressoché identica. Bisogna avere ben chiaro in mente chi è nostro nemico, e chi è amico; chi sbaglia per incompetenza o stupidità e chi, invece, non sta affatto sbagliando, anche se a noi così pare, perché in effetti sta portando avanti, con molta precisione e coerenza, il tristo incarico che gli è stato dato: legarci tutti quanti alla cavezza e ridurci all’impotenza, come una mandria di stupidi buoi, affinché sia più facile condurci al macello.

La seconda cosa da fare è riconoscere la nostra piccolezza e impotenza, non solo nella presente circostanza, che richiederebbe, in effetti, un Ercole capace di pulire da solo le stalle di Augia, ma in qualsiasi circostanza, e specialmente in tutte quelle che esigono da noi non solo umane competenze e responsabilità, ma coinvolgono la dimensione spirituale e soprannaturale. Dobbiamo cioè tornare a essere anime semplici, come il Vangelo dice che è necessario per trovarsi in grazia di Dio: vale a dire spogliarci di ogni orgoglio, di ogni presunzione e di ogni egoismo. Ciò che ci rende deboli, ricattabili, manipolabili, a cominciare dalle mille e mille esche che il diabolico consumismo sparge ovunque per prenderci all’amo, sono le passioni disordine, le brame incontrollabili, le ambizioni inesauste; e, ancora, i vizi, la cupidigia, la gola, la lussuria, l’avidità di denaro, la vanità, l’ambizione sfrenata e maligna, quella che ci spingerebbe a compiere qualunque bassezza e qualunque viltà pur di raggiungere i nostri scopi e di coronare i nostri sogni più ambiziosi. Il diavolo ha buon giuoco nell’appigliarsi a queste nostre umane debolezze: se ci sbarazzassimo di tutto questo pattume, di tutta questa sporcizia, lui non troverebbe alcun punto dove far presa, perché in noi ci sarebbe solo la disponibilità a essere strumenti di Dio e fare la sua santa volontà. Noi crediamo di essere furbi e di essere in gamba perché, corazzati nel nostro egoismo, non ci preoccupiamo d’altro che di soddisfare i nostri istinti meno nobili, sprofondandoci come maiali nel brago; ma in realtà quel che stiamo facendo è di consegnarci in potere di forze malefiche che ci distruggeranno, e rifiutare ogni giorno, ogni ora della nostra vita, quella conversione interiore dalla quale non ci verrebbe altro che bene. Chi si fa tutt’uno con la volontà di Dio, annullando la propria, è il migliore amico di se stesso e ha scelto la parte migliore, che non potrà mai essergli tolta. Chi amico di Dio, non deve temere alcun male: nulla lo potrà sgomentare, nulla lo potrà confondere. Potrà soffrire, perché la sofferenza è parte inevitabile della condizione umana; ma non cadrà mai nello sconforto e nella disperazione, non si farà mai strumento del male, non sarà d’inciampo né e sé stesso, né agli altri. Nessuno di noi, infatti, è un’isola: viviamo in mezzo agli altri, abbiamo relazioni con gli altri: abbiamo doveri, responsabilità, vincoli di affetto; anche l’uomo più egoista e solitario ha qualcuno a cui tiene, qualcuno di cui non può desiderare, scientemente, il male, se non altro perché ciò andrebbe contro i suoi interessi. Ebbene: chi si lascia trascinare dalle proprie passioni, dagli istinti più bassi, chi non persegue altro che il proprio comodo e la propria convenienza immediata, è di danno e d’intralcio a se stesso e anche a chi gli sta intorno; e non solo alle persone che gli sono nemiche, o indifferenti, ma anche, e soprattutto, a quelle che gli vogliono bene, e alle quali anche lui, forse, alla sua maniera, vuol bene. Finché ci si trova in questo deplorevole stato; finché non si è padroni di se stessi, ma schiavi dei piaceri e delle ambizioni; finché si è schiavi delle apparenze, delle vanità, delle cose esteriori, e sordi di fronte al vero e al bene, non si può neanche immaginare di condurre un’azione efficace contro le forze potenti che stanno assoggettando l’umanità. Sarebbe come se uno schiavo vizioso pretendesse di poter lottare vittoriosamente contro il vizio e contro coloro che sfruttano il vizio per i propri fini: costui non ha la minima probabilità di riuscire. Schiavo, devi prima liberare te stesso dalle catene che vengono dalla tua parte inferiore; per poter lottare contro i nemici esterni, devi prima diventare una persona migliore, purificarti, convertiti, emanciparsi dai vizi e dalle ambizioni smodate, e solo allora potrai pensare a una strategia per liberarti dai poteri esterni che ti tengono asservito, insieme a milioni e milioni di altri piccoli schiavi come te. Ma ecco che se rompi le tue catene interiori, sei già per metà libero; se torni ad essere padrone di te stesso, sei già sulla strada per liberarti del tutto. Chi è libero interiormente è libero in ciò che più conta; chi possiede solo la libertà da vincoli esterni, ma è prono e sottomesso al tiranno interiore, non merita che compassione, perché si trova in una condizione dalla quale ben difficilmente potrà risollevarsi. Ecco perché concentrare l’attenzione sui pericoli e sui nemici esterni è stupido e controproducente: il primo nemico è dentro di noi; una vola che si sia fatta l’abitudine a riconoscerlo e a strappargli il pungiglione, ogni volta che si viene al dunque, si sarà anche abbastanza forti per lottare contro i nemici esterni.

La terza cosa da fare è una conseguenza diretta e un effetto naturale della seconda. Quando si opera una profonda conversione spirituale e si sopprime la propria volontà per essere una cosa sola con la volontà del Padre celeste, anche il proprio stile di vita subisce una trasformazione radicale e ciò, moltiplicato per mille, per milioni di persone, metterà necessariamente in crisi il potere maligno che ci opprime, dal momento che esso si alimenta del nostro lato peggiore, della nostra stupidità e ignoranza, del nostro egoismo e delle nostre passioni disordinate. Infatti, se poche centinaia di persone ne tengono in pugno sette miliardi e mezzo, ciò avviene perché quelle poche centinaia hanno il controllo della finanza mondiale e, attraverso di essa, delle multinazionali, che a loro volta si fanno forti della mentalità consumista. Se non ci fosse la mentalità consumista, le persone avrebbero un altro stile di vita e quindi anche di consumi; farebbero la spesa in altro modo, si dedicherebbero nel tempo libero ad altre cose, non sarebbero ossessionate dai vestiti fimrati, dagli orologi di lusso e dalle automobili d prestigio, ma darebbero a ogni cosa la sua giusta importanza, e si contenterebbero di oggetti e di servizi pratici, modesti, bastevoli a una vita serena e ordinata. Sparirebbero i tristi divi dello spettacolo, gli attori e i cantanti che guadagnano somme favolose e diffondono stili di vista pessimi, o perfino diabolici, grazie al conformismo e alla superficialità del pubblico, specialmente dei giovani, che di simili nullità fanno delle star perché si identificano nei loro messaggi nichilisti e aggressivi. Una buona pare degli influssi maligni che giungono alla gente attraverso le porte incautamente aperte — concetti rock, tatuaggi malefici, sedute spiritiche e pratiche psicanalitiche, giochi di ruolo e tavolette ouijia, droghe e promiscuità sessuale — verrebbero meno, perché le porte si chiuderebbero. Se la gente tornasse a stili di vita non solo fisicamente, ma anche moralmente sani, gli usurai della finanza mondiale non avrebbero più gli strumenti per esercitare il loro potere: allora dovrebbero gettare la maschera e far ricorso alla forza pura e semplice per seguitare nell’opera di sottomissione e sfruttamento dei popoli. Ma come potrebbero sottomettere sette miliardi e mezzo di persone, una volta che queste, o anche solo una minoranza significativa di esse, fossero uscite dallo stato di torpore e condizionamento mentale in cui si trovano? E come potrebbero arrestare la diffusione dei modelli virtuosi, una volta che questi avessero ripreso il loro circuito normale, che attualmente è stato ostruito, specialmente ad opera dei genitori e all’interno delle famiglie, le vere famiglie formate da un uomo e una donna e cementate dalla nascita dei figli per via naturale? E come potrebbe la massoneria ecclesiastica spadroneggiare come fa ora, e introdurre idoli pagani nelle chiese, confondere e addolorare i fedeli con un falso magistero e una pastorale sacrilega, una volta un miliardo e trecento milioni di fedeli cattolici, o anche solo una quota importante di essi, fossero usciti dallo stato di sonnambulismo e, con l’aiuto di Dio, avessero deciso di non tollerare più l’eresia e l’apostasia, di ricacciare in gola ai falsi pastori le loro bestemmie, e di tornare al perenne Deposito della fede, per proteggere e trasmettere il quale tanti Santi e Martiri hanno speso la loro vita e affrontato i più grandi sacrifici, le persecuzioni e la morte? Se Dio è con noi, chi potrà fermarci, chi potrà essere contro di noi? Di chi o cosa dovremmo temere?

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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