Figli della modernità: frustrati, rabbiosi e rancorosi
24 Ottobre 2019O con Gesù, o con la contro chiesa di Bergoglio
25 Ottobre 2019Tutte le cose umane hanno un inizio e una fine; tutte si svolgono entro un arco di tempo definito: gli stati, gli imperi, i popoli, le lingue, le tecniche, le civiltà, le religioni. Cosa resta della civiltà egizia? Cosa resta del popolo sumero? Cosa rimane della democrazia ateniese o del senato romano? E cosa dei maya, degli aztechi, degli incas? E abbiano parlato di cose antiche. Ma che cosa resta dei monasteri buddisti del Tibet, ancora fiorenti settanta anni fa? Dove sono andati quei monaci, in cosa credono e chi pregano gli abitanti di quella regione, dopo l’invasione cinese del 1950? Cosa direbbe Kant, se tornasse con la macchina del tempo, nel vedere la sua Königsberg non più tedesca, ma divenuta dopo il 1945 un’anonima città russa denominata Kaliningrad? E cosa rimane dell’Unione Sovietica e del sogno (o dell’incubo) comunista di una palingenesi universale, che ancora negli anni ’70 del Novecento spingeva milioni di giovani, di studenti, di operai, e anche un certi numero di terroristi, a credere ciecamente nella possibilità che il comunismo avrebbe redento il mondo e costruito il paradiso in terra?
E tuttavia, la Chiesa cattolica — questo ce lo hanno insegnato a suo tempo, a noi che andavamo al catechismo prima del Concilio e comunque prima della cosiddetta riforma liturgica di Paolo VI — non è una costruzione meramente umana; è stata fondata da Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e da Lui affidata a san Pietro, il principe degli Apostoli; è stata ispirata dallo Spirito Santo, benedetta da Maria Vergine e sostenuta dagli Angeli e dagli Arcangeli; è stata poi arricchita, fecondata, allargata e perfezionata dall’opera incessante dei Padri, dei grandi teologi, e soprattutto dei Santi, nonché dal sangue dei Martiri. Ci è stato insegnato che essa non avrà mai fine, se non quando arriverà la fine dei tempi e tutti gli uomini, i vivi e i morti, saranno chiamati a render conto della loro vita. Del resto, è scritto nei Vangeli — almeno se per noi i Vangeli sono una cosa seria, da prendere molto sul serio perché divinamente ispirata, e non qualcosa d’incerto e opinabile, come suggerisce il gesuita Sosa Abascal, a causa del fatto che a quei tempi non c’erano registratori per fermare le viva voce del nostro Signore Gesù Cristo – è scritto che Gesù in Persona ha affermato solennemente: Questa è la mia chiesa e le porte dell’inferno non l’avranno vinta su di essa (non praevalebunt, traduce san Girolamo nella Vulgata). Pertanto, a noi è sempre stato insegnato che, per quanto le membra umane della Chiesa, che è il Corpo mistico di Gesù Cristo, possano tralignare e anche peccare, essa, in quanto tale, non verrà mai travolta nell’errore, non cadrà mai nell’apostasia. Anche se di quest’ultima certezza non vi è traccia nelle Scritture e se, al contrario, parecchie rivelazioni mariane, specie fra il XIX e il XX secolo, hanno suggerito, o anche esplicitamente affermato, che l’apostasia ci sarà e che sarà proprio Roma a perdere la fede e a divenire la sede dell’Anticristo. Questo, per esempio, è quanto venne comunicato dalla Madonna ai due pastorelli di La Salette, nell’ormai lontano 1846.
E di fatto, in quasi duemila anni di storia della Chiesa, ci sono stati bensì dei membri del clero, e perfino dei papi, che hanno peccato e che hanno errato, mai però in materia di fede. Neppure i papi più peccatori e scandalosi, nemmeno un Alessandro VI Borgia, papa concubinario, nepotista, simoniaco, perverso, lussurioso e incestuoso, si sono macchiati di eresia, tanto meno di apostasia. Neppure ai tempi del Grande Scisma d’Occidente, dal 1378 al 1417, che divise le coscienze come non era mai accaduto, con lo scandalo gravissimo di due papi, Urbano VI e Clemente VII (e poi addirittura tre), ciascuno dei quali pretendeva di esser quello "vero", e che si scomunicavano l’un l’altro, nemmeno allora si era mai visto un romano pontefice macchiarsi di eresia e trascinare i fedeli nell’errore; meno che meno si è mai visto un pontefice formulare tutto un insieme di dottrine e insegnamenti eretici, o macchiarsi di comportamenti, gesti e omissioni di sapore chiaramente eretico, come invece, ai nostri dì, dobbiamo purtroppo vedere e constatare amaramente quasi ogni giorno, e anche più volte al giorno. Il punto più basso, fino ad ora (ma ancora non si vede la fine di questa infernale discesa) è stato toccato con la celebrazione del cosiddetto Sinodo dell’Amazzonia, il cui vero scopo, lo si era capito sin dall’inizio, anzi da prima che fosse indetto, era di abolire di fatto il celibato ecclesiastico e di dare alle donne maggiori ministeri. Esso si è aperto, e poi è proseguito, all’insegna della dissacrazione, della blasfemia e dell’eresia conclamata, con tanto di idoli pagani venerati dai vescovi e dai fedeli e portati fin dentro la basilica di San Pietro e un’altra chiesa romana, Santa Maria in Transpontina, oltre che nella sala del sinodo stesso; e col papa che benedice col segno della Santa Croce (quel segno che si è rifiutato di tracciare, in diverse occasioni, sui fedeli cattolici, che pure glielo chiedevano) il demone Pachamama e che assiste compiaciuto a tali riti, fatti di danze scomposte e di altrettante scomposte adorazioni, col viso a terra e il sedere alto per aria, di fronte ai demoni, in una maniera così devota quale mai si era vista nei confronti del nostro Signore Gesù Cristo. Davanti al quale Gesù, giova ricordarlo, il signor Bergoglio non piega mai le ginocchia, non che prostrarsi umilmente e devotamente fino al pavimento, come invece fa volentieri davanti agli uomini, specie se poveri, se negri e soprattutto se islamici, non solo maschi, ma anche donne.
Pertanto, la Chiesa oggi sembra essere giunta, più che a un bivio, a un capolinea. Chi non possiede la grazia della fede e chi l’aveva, ma l’ha perduta o la sta perdendo a causa dello scandalo immenso che un clero degenerato, impregnato di modernismo, infiltrato dalla massoneria e dedito perfino, ai più alti livelli, al satanismo, sta dando nel corso di questi ultimi tempi, ha ormai la netta sensazione che dal baratro nel quale è stata deliberatamente spinta, essa non potrà mai più uscire. Costoro pensano che una lunga stagione storica sia finita e che non vedremo mai più, né la vedranno le generazioni che verranno dopo di noi, la Chiesa cattolica, quella vera, così come l’hanno conosciuta le persone che sono state battezzate e che hanno ricevuto i rudimenti della fede, e poi la Prima Comunione e la Cresima, avanti che il Concilio e la cosiddetta riforma liturgica la stravolgessero, dapprima lentamente, poi a ritmo sempre più incalzante, fino a renderla irriconoscibile, perché totalmente cambiata, non solo nella liturgia e nella pastorale, ma nella stessa dottrina, rispetto a ciò che era prima. Sì: perché vi sono molte persone che hanno peso la fede; e vi sono persone che, pur non avendola trovata, vi erano tuttavia giunte assai vicino, avendo dedicato il loro intero percorso di vita a cercarla, desiderarla, implorarla da Dio Onnipotente, ma poi l’hanno vista impallidire e allontanarsi del tutto, a causa di ciò che sta accadendo nella chiesa, delle cose inaudite e vergognose che vedono e odono si può dire ogni giorno, da parte dei pastori che hanno smesso di guidare il gregge, ma che, convertitisi al sentire del modo, alle sue brame disordinate, alla sua concupiscenza e al suo frenato egoismo, sono divenuti causa di scandalo, disgusto e allontanamento delle anime da Gesù Cristo. Il clero non è mai stato interamente santo; ha sempre avuto in sé, purtroppo, un certo numero di male marce. Mai, tuttavia, pur dando scandalo sul piano morale, specialmente della morale sessuale e dell’avidità di denaro, era accaduto che una così larga parte del clero, partendo proprio dai cardinali e dai vescovi, fosse di scandalo ai credenti sul piano della fede, che li mettesse in crisi e fosse causa di perdizione mediante errori dottrinali volutamente insegnati e propagati, cioè mediante una apostasia generalizzata.
A questo proposito, e come esempio significativo che riflette lo stato d’animo di chissà quanti cattolici o ex cattolici, riteniamo di fare cosa utile riportando, senza omettere o cambiare nemmeno una parola, la lettera che ci ha scritto oggi un caro amico, persona assai colta e di grande esperienza, psicoterapeuta e studioso di filosofia:
Caro Francesco, leggo sempre con piacere e molte volte con profitto i tuoi articoli. Superfluo dirti che quando ti leggo mi sento al 99 o 100% come se li avessi scritti io, cioè assolutamente d’ accordo.
Ultimamente però mi è venuta a noia la chiesa ex cattolica – non propriamente i tuoi articoli su di essa – ma la chiesa ex cattolica che sento estranea e che mi ha tradito.
Capisco però i pretacchioni: devono in qualche modo barcamenarsi per conservare fino a che potranno i loro privilegi. Ora quando vedo vescovi e cardinali li osservo come se vedessi il mago Otelma. Mi chiedo che faccia di bronzo abbiano, mi sembra di vedere quegli indovini di cui Cicerone diceva che si stupiva che quando due di essi si incontravano non scoppiassero a ridere. Tengono su un teatro cui loro stessi non credono più, ma hanno cari i privilegi che deriva loro da esso. Peraltro il Vangelo – rendiamocene conto – non è più proponibile. Parla una lingua sconosciuta. Non c’ è più il filo fra esso e le masse moderne. Sono due mondi lontanissimi e non più intercomunicabili
Di fatto questi dignitari ecclesiastici non hanno fede. punto e basta. Non ci crede più nessuno e Cristo e il Vangelo non hanno più mercato. Domenica scorsa ero a messa dai frati francescani qui a *** e la più giovane in chiesa era mia figlia ***. Tutti vecchi! Si è interrotto il filo della trasmissione della fede. Loro stessi non credono a quello che una volta ci avevano insegnato. Per cui è inutile prendersela: alcuni si adattano, altri cercano di convincersi, altri si arrabattano, altri di bocca buona cresciuti nei seminari di adesso, ripetono le loro tiritere e a nodo loro ci credono. Son come quei ragazzi che son cresciuti con la "musica" tecno o rap e che non saprebbero nemmeno immaginare che c’ è Mozart.
E con ciò basta. Non me la prendo più. non me ne frega un c…..: Piuttosto se dobbiamo tornare agli idoli o alla Pachamam , torniamo almeno alla nostra cultura. Torniamo ad Atena e ad Apollo, torniamo al paganesimo classico che è infinitamente superiore ai riti tribali, lasciamogli le loro radici giudaico(sic)-cristiane. Certo l’ inculturazione del Cristianesimo nel mondo antico non ha avuto tutte le attenzioni che ora pretendono per l’ Amazzonia. hanno semplicemente perseguitato e cancellato il paganesimo antico. pagano per pagano, allora ritorno a Proclo, a Celso e li lascio i loro ridicoli vescovi e cardinali amazzonici.
Non staremo qui a discutere, punto per punto, le affermazioni del nostro amico, nelle cui parole si colgono rabbia, dispetto, delusione, amarezza e anche una profonda stanchezza, come se ormai la misura fosse stata colmata e non valesse più neanche la pena di prendersela per una causa perduta. Quel che ci importa cogliere e sottolineare in questo sfogo è che persone le quali si erano avvicinate sinceramente a Dio e che avevano cercato nella Chiesa il conforto della fede e un modello di vita da seguire, anche a prezzo di sacrificio personale, ma in vista di un bene spirituale che un tempo appariva loro certo ed evidente, se ne sono allontanate, come se ogni loro slancio interiore fosse andato a sbattere contro il muro di una contro-chiesa che si è subdolamente sostituita a quella vera e che, agendo dall’interno di essa, è riuscito nel suo diabolico intento di pervertirne gli insegnamenti, che sono poi gli insegnamenti di Gesù Cristo, fino a capovolgerli pressoché del tutto. Basterebbe una sola anima gettata nella confusione o spinta ad allontanarsi da Gesù Cristo, che è la sola Via, Verità e Vita, per far cadere sul signor Bergoglio e i suoi accoliti un giudizio durissimo sia da parte degli uomini, sia, crediamo, da parte di Colui che disse (Luca, 17, 1-3): È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Ciò che viene descritto e riassunto in queste righe è un documento storico di prima grandezza, che un giorno, chissà quando, potrà essere di estrema utilità per quanti vorranno ricostruire la storia della nostra civiltà: è un dramma di proporzioni abissali, l’eclisse di una visione del mondo che aveva reato immense ricchezze nell’ambito spirituale e che aveva offerto a decine di generazione gli elementi necessari a condurre una vita sensata, onesta, laboriosa, serena, nell’amore del prossimo (quello vero, non quello marxista, che poi amore non è) e nel timor di Dio. Colpiscono soprattutto frasi come questa: Ora quando vedo vescovi e cardinali li osservo come se vedessi il mago Otelma. Mi chiedo che faccia di bronzo abbiano; o questa: Si è interrotto il filo della trasmissione della fede; loro stessi non credono a quello che una volta ci avevano insegnato. Sono frasi terribili, e tanto più terribili in quanto contengono un nucleo di profonda, amarissima verità. Su una cosa ci sentiamo di dissentire dal nostro amico: là dove afferma che Peraltro il Vangelo – rendiamocene conto – non è più proponibile. Al contrario: l’errore — che non è stato solamente errore, ma colpa — di questo clero infedele e apostata è proprio quello di "proporlo" nei tempi e modi della modernità, che è in se stessa anticristiana. Non ci si lasci ingannare dalla scenografia tribale: la regia è tedesca…
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