La banale semplicità del sistema che ci schiavizza
6 Ottobre 2019
Povero San Pio X, in che modo lo raccontano i cattolici
8 Ottobre 2019
La banale semplicità del sistema che ci schiavizza
6 Ottobre 2019
Povero San Pio X, in che modo lo raccontano i cattolici
8 Ottobre 2019
Mostra tutto

Maria, aiuto e modello per fare la volontà di Dio

Ci sono due modi di vivere: considerare la propria vita come una proprietà, di cui possiamo fare ciò che ci pare e piace, oppure considerare la vita come un dono che ci è dato e come una possibilità di realizzare il progetto che Dio ha predisposto per ciascuno di noi, lasciandoci però liberi di accettarlo oppure no. Nel primo caso assolutizziamo noi stessi, nel secondo ci facciano gli umili strumenti di una volontà superiore alla nostra. Nel primo caso consideriamo come dovuto tutto ciò che di positivo riusciamo a conquistare nella nostra ricerca della felicità, e come un torto e un affronto ciò che di negativo ci colpisce; nel secondo, accettiamo il tanto il bene che il male come parte di un percorso nel quale non pretendiamo di essere legge a noi stessi, ma cerchiamo di riconoscere la volontà di Dio e di uniformarci ad essa, e solo nel far ciò troviamo la nostra autentica realizzazione e la nostra vera felicità.

Dio è somma sapienza, somma giustizia e sommo amore. Nulla fa senza una ragione precisa, che sia anche sapiente, giusta e amorevole. Dunque ogni cosa creata, è stata creata per il bene, per la giustizia e per la verità; e questo vale anche per l’uomo. Ne deriva che l’uomo ha una strada tracciata davanti a sé, la migliore di tutte, la sola che lo potrà pienamente realizzare e rendere felice: quella predisposta da Dio. Può anche ignorarla e seguire altre strade, le strade del mondo, solitamente più seducenti, ma, seguendole, egli non troverà mai la sua perfetta realizzazione né il pieno appagamento del suo desiderio di essere felice, perché nessuna di esse corrisponde al suo vero e perfetto bene. La felicità dell’uomo non consiste, infatti, nel fare o sperimentare qualsiasi cosa, ma nell’attuare pienamente la sua natura e il fine specifico per il quale ciascun’anima è stata creata. Il fine dell’uomo, in generale, è la conoscenza del vero, perché la sua natura razionale ne fa un cercatore della verità, senza la quale egli resta sospeso nel vuoto, come una creatura imperfetta e incompleta. Il fine specifico di ciascun’anima è quello progettato da Dio; e poiché ogni anima è unica e irripetibile, non esistono due esseri umani che siano stati chiamati allo stesso modo, a fare le stesse identiche cose, ma ciascuno è simile a un musicista di una grande orchestra, della quale solo il direttore conosce il ruolo di ogni strumento, e solo il compositore ha ideato e messo a punto il risultato complessivo finale. La chiamata di Dio è individuale: esattamente come faceva Gesù Cristo, che non si rivolgeva mai alla folla in quanto folla, ma sempre alle singole persone inserite, o meno, in una folla. E poiché alla felicità umana non basta la ricerca del vero, ma è necessario che tale ricerca approdi alla meta desiderata, altrimenti si avrebbe solo la speranza di realizzare il proprio fine, ma non la realizzazione della speranza, ecco che la chiamata individuale mette ciascuna’anima in condizione di poter capire per quali vie giungere alla meta, che è la Verità. Non che tutto sia perfettamente chiaro, come avviene — e non sempre — nelle cose puramente umane. Vi è un elemento di mistero, perché l’uomo non può né vedere la Verità tutta intera, almeno finché è legato alla condizione mortale, né riconoscere, fin dall’inizio, il disegno complessivo di Dio circa la propria chiamata. In altre parole, è invitato a fidarsi, come il bambini si fida di suo padre quando lo prende con sé e lo conduce a fare un viaggio, anche se non gli spiega, perché il bambino non potrebbe capire, quali saranno le tappe, i modi, i tempi di quel viaggio. Il bambino ama suo padre e si fida di lui, perciò si lascia condurre; così deve fare il credente di fronte alla chiamata di Dio: deve fidarsi, deve abbandonarsi, deve lasciarsi condurre per mano, anche se non comprende bene, sin dall’inizio, dove arriverà e attraverso quali vie. Le vie del Signore non sono quelle degli uomini: questa è la massima che occorre sempre tenere a mente.

E poiché gli uomini adulti, specialmente se guastati dalla presunzione di sapere, sono alquanto restii a fidarsi di chicchessia, dato che giudicano anche Dio col metro con cui vedono e giudicano se stessi, a loro è stato dato un aiuto straordinario, un tramite fra la loro umana difficoltà ad abbandonarsi e l’Amore infinito che li chiama a Sé tutti quanti: e questo aiuto è l’intercessione della Madre di Gesù, Maria Santissima. Fin dai primi sismi tempi della Chiesa, i cristiani vedevano in lei l’aiuto speciale di cui avevano bisogno per lasciarsi prendere per mano e condurre dalla volontà di Dio. Nel momento in cui Gesù disse a Giovanni, che stava ai piedi della Croce, Questa è tua madre, e a lei: Questo è tuo figlio, la Chiesa nascente, e l’umanità tutta, veniva consacrata alla materna cura di Maria; e Maria, in un certo senso, era affidata all’amore filiale, alla devozione e alla venerazione degli uomini. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, dice Dante Alighieri, nella stupenda preghiera di San Bernardo di Chiaravalle, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali. Impossibile rivolgersi a Maria per ricevere aiuto, e rimaner delusi; impossibile desiderare il soccorso e il conforto di Dio, senza ricorrere a lei. Tutti i santi hanno avuto una devozione speciale per la Vergine Maria; e i più grandi, da san Francesco d’Assisi a San Pio da Pietrelcina, l’hanno venerata in sommo grado. I più grandi pittori e scultori hanno trovato in lei il modello perfetto della bellezza femminile spiritualizzata, e grazie alla devozione in lei hanno realizzato le opere più insigni di tutta l’arte, non solo cristiana, ma mondiale. Noi possiamo immaginare la storia dell’arte senza le figure di Picasso, senza le atmosfere di Manet, senza i paesaggi e i giochi di luce di Turner, ma non la possiamo assolutamente immaginare senza le Madonne del Beato Angelico, di Giovani Bellini, di Raffaello, di Leonardo, di Michelangelo, di Giorgione, di Murillo, di Velasquez. Solo i protestanti la ignorano e quasi la disprezzano; nelle loro chiese non c’è un’immagine a lei dedicata, non si ode una preghiera salire verso di lei: anche da ciò si capisce quanto sia misero quel cattolico, o sedicente tale, che ammira il protestantesimo e nutre quasi un complesso d’inferiorità nei suoi confronti, ritenendo che luterani, calvinisti, ecc. siano dei cristiani più evoluti, più adulti, più credibili dei cattolici.

Scrive padre Livio Fanzaga nel sui libro L’affidamento a Maria (Milano, Edizioni Ares, 2005, pp. 111-113):

Dio creatore ha un progetto di santità e di gloria per ogni anima che chiama dal nulla all’essere. Benché gli angeli siano un numero sterminato, più numerosi delle stelle del cielo, tuttavia ognuno di essi è un capolavoro di grazia unico e insostituibile. La stessa cosa possiamo dire per le anime umane, il cui numero non intacca il valore assoluto e irripetibile di una sola di esse. Un’anima, però, si realizza nel tempo. Ognuna è creata secondo un progetto, che si attua attraverso il cammino nel tempo, e che configura il suo volto per l’eternità. Noi possiamo dire di aver perfettamente realizzato la nostra vita se attuiamo il piano di Dio su di noi, raggiungendo quello splendore di gloria che l’Onnipotente ella sua infinita sapienza e misericordia ha stabilito.

Non è facile conoscere il progetto di Dio sulla nostra vita. Egli indubbiamente vuole che tutti gli uomini si salvino e godano in Paradiso della vita eterna. Tuttavia le vie per le quali ci conduce si rivelano solo gradualmente ai nostri occhi ed esigono che la lampada della fede non venga mai meno Dio è veramente un "Dio nascosto" e le sue vie non sono le nostre vie. Come sarebbe in apparenza tutti più facile se sapessimo con esattezza che cosa vuole da noi e qual è il suo progetto sulla nostra vita!" In apparenza", perché se tutto risultasse chiaro fin dal principio, forse ci sentiremmo limitati nell’esercizio della libertà. Egli non ci nega la libertà di impostare la vita a nostri piacimento, ma nel medesimo tempo ha preparato un suo progetto. In questo secondo caso, quando si vuole vivere la vita come obbedienza e come risposta, come è possibile scoprire il disegno di Dio su di noi? La Madonna ci è di esempio. Ella accoglie con entusiasmo e con fiducia il disegno di Dio, professandosi sua serva, pronta ad accogliere la sua volontà. Questo è indubbiamente il primo e più importante passo. È molto più sapiente accettare la volontà di Dio, che fare progetti personali la cui consistenza e possibilità di attuazione ci sono ignote. Non dire mai: "Io nella vita voglio far questo o voglio fare quest’altro". Dì piuttosto: "Signore che cosa vuoi che io faccia?". Questa disponibilità piace all’Altissimo, perché se decide di realizzare la vita secondo i suoi disegni, non ti mancheranno gli aiuti necessari. La Madonna è questo aiuto straordinario, che l’Altissimo ci dona, perché, con l’amore di una madre tenerissima, ci guidi su quelle vie che portano alla meta. Chi infatti più di una madre terrena prepara il bambino ad affrontare con successo la vota? Allo stesso modo Maria, ma con una capacità di intervento infinitamente più grande, ha ricevuto dal Signore il compito di aiutarci a realizzare la vita secondo i suoi disegni.

Lei stessa, guidata dallo Spirito, con inconcepibile tenerezza, ci conduce passo dopo passo sul cammino del compimento della divina volontà. Se liberamente tenderemo a lei la mano, lasciandoci afferrare dalla sua, ella non permetterà che ci smarriamo lungo il cammino. Lei contempla in Dio il disegno mirabile della tua vita e ti guida nel realizzarlo con ferma dolcezza e con materna sollecitudine, ma senza rivelartelo per intero. Chiede fiducia, come quella di neonato che si fida ciecamente della madre. Hai forse bisogno di garanzie da parte della Madonna? Fidati di lei e affidati al suo amore. Ti mostrerà un passo per volta, in modo tale che non ti abbia a scoraggiare per la lunghezza e la difficoltà del cammino, ma nello stesso non abbia neppure a esaltarti per la bellezza e la grandezza del disegno di Dio su di te. Infatti, mirabili sono i progetti di Dio su ogni anima. Maria li conosce e ha avuto l’incarico di farci da guida per il loro compimento. Se ci affidiamo e ci lasciamo condurre, farà di ogni vita una mirabile opera d’arte. Nel frammento di tempo che ci è dato realizzeremo un capolavoro per l’eternità.

Tutto questo presuppone un atteggiamento, uno stato dell’anima oggi sempre più raro: l’umiltà. Oggi, ogni piccolo uomo e ogni piccola donna si sentono grandi, si credono in diritto di sentenziare su tutto e di guardare ogni cosa dall’alto in basso. La vanità, l’immodestia, la presunzione, il narcisismo, l’egotismo, e un fondo di disperato, cupo scetticismo, sovente mascherato sotto apparenze liete o beffarde, dominano il cuore degli uomini moderni, figli di una cultura che, ingannandoli, proclama l’eccellenza di tutti, la capacità di tutti, la saggezza di tutti, anche del più sciocco, immaturo e vanesio. La cultura moderna si regge sulla democrazia e la democrazia si regge sulla demagogia: perciò chi detiene il potere, chi spera di arrivare a conquistarne una parte, non si fa scrupolo di lusingare e adulare bassamente la massa anonima dei cittadini-elettori-consumatori, proclamando le loro preclare virtù e i loro ineffabili meriti, non di rado con effetti grotteschi o surreali. L’uomo moderno si è allontanato da Dio perché gli è stato fatto credere di essere lui stesso un piccolo dio; la sua sconfinata presunzione fa il resto, e gli suggerisce: Perché non potrei essere, proprio io, un dio grande? E più si allontana da Dio, più si allontana dalla Verità; e più si allontana dalla Verità, più si allontana dalla strada che gli consentirebbe la sua piena realizzazione e, con essa, la sua autentica felicità.

La devozione a Maria richiede un alto grado di umiltà, perché Maria è una creatura umana, e sia pure una creatura umana eccezionale, concepita senza il Peccato originale e divenuta Madre di Gesù Cristo, quindi, come dice Dante, figlia del suo Figlio; e se già gli uomini moderni trovano difficile sentirsi piccoli davanti a Dio, tanto più — ecco la superbia di Lutero, uno dei padri della modernità — trovano impossibile farsi piccoli davanti a Maria. Il signor Bergoglio, quello che si prostra fino a terra davanti agli uomini, ma non s’inginocchia mai davanti al Santissimo, ha anche detto che Maria era solo umana, e quindi anche lei ha dubitato, e si è forse sentita ingannata, ha pensato che Dio le avesse detto delle menzogne, quando ha visto morire Gesù sulla croce. In queste parole, in questi atteggiamenti, c’è tutta la malizia della superbia umana, della superbia tipicamente moderna. Del resto, Bergoglio stima, ammira e invidia i protestanti; lo ha detto, lo ha mostrato in cento occasioni: Lutero aveva ragione. I protestanti, però, non riconoscono a Maria alcun ruolo speciale nella storia della salvezza, sono infastiditi dalla devozione che i cattolici le riservano. E allora, come è possibile che ami Maria, chi stima e ammira quelli che non la amano? E infatti, i primi a cadere sotto la scure del modernista Bergoglio sono stati i Francescani dell’Immacolata, i quali, come san Massimilaino Kolbe, loro modello ideale, hanno nei confronti dell’Immacolata una speciale venerazione speciale, così come nei confronti del Santo Rosario, la preghiera mariana per eccellenza. Ed non è un caso che Radio Maria, la più importante emittente mariana al mondo, seguita da 35 milioni di persone in 50 lingue, fin dal 2016 sia finita nel mirino del cardinale bergogliano Angelo Becciu. A livello della vita parrocchiale, quanti sacerdoti ostentano sufficienza e persino disprezzo verso le espressioni del culto mariano, come i pellegrinaggi o semplicemente adornare di fiori il suo altare! Li abbiamo visti e uditi personalmente. Perciò preghiamola: Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.