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Sta suonando la campana dell’ultima chiamata

Abbiamo abbandonato, senza combattere, una trincea dopo l’altra, una fortezza dopo l’altra, un deposito dopo l’altro. Ora siamo arrivati all’ultima linea di resistenza. E la campana sta suonando a raccolta. È l’ultima chiamata: non ce ne saranno altre. Ciascuno di noi deve interrogare la propria coscienza, come cittadino e come credente. Se il nemico è arrivato fin qui; se ha calpestato impunemente le cose a noi più sacre, se sta mettendo a sacco i beni incustoditi che si offrivano alla sua avidità, è perché noi glielo abbiamo permesso: con la nostra passività, con la nostra mancata resistenza, gli abbiamo reso possibile penetrare da padrone, come fosse una passeggiata, e impadronirsi di quasi tutto quel che si trovava sul suo cammino; ora lui ci ha spogliati del nostro patrimonio e minaccia di toglierci anche la nostra eredità, o meglio, quella che noi avremmo dovuto lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti. Siamo stati traditi e venduti: come cittadini, siamo stati consegnati al potere dei grandi banchieri internazionali, con il nostro lavoro, i nostri risparmi, le nostre pensioni, i nostri figli laureati, che con sacrifici abbiamo fatto studiare e che un lavoro non lo trovano, benché vi sia carenza di medici, infermieri, operai, artigiani e perfino custodi dei musei e dei siti archeologici dei quali l’Italia è ricchissima, e devono emigrare verso lidi più accoglienti; e, dall’altro lato, siamo stati votati alla scomparsa, invasi e destinati ad essere sostituiti, nel giro di pochi decenni, da milioni i stranieri, in gran parte africani di religione islamica, i quali fanno di tutto, tranne che provare ad integrarsi, non parliamo poi di convertirsi (cosa del resto impossibile, visto che l’islam lo vieta esplicitamente, e non sono solo parole). Come credenti, poi, siamo stati circuiti e ingannati da un clero infedele, che ha profanato la liturgia e distrutto la dottrina sotto i nostri occhi, consegnandoci in cambio una "fede" taroccata, contraffatta, svuotata, capovolta, invertita: una contro-fede che si riempie la bocca dei poveri, dei migranti, del cima e della biodiversità, insomma una fede che si occupa solo della povertà materiale e delle necessità materiali, ma non parla quasi più di Dio, se non come un dio generico, oppure del tanto sbandierato Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe: come se essere cristiani, giudei o musulmano fosse la stessa cosa; e che soprattutto non parla più di Gesù Cristo, o, se ne parla, non ne parla come della via, verità e vita, la sola via, la sola verità e la sola vita che si offrano ai bisogni dell’uomo. Insomma una fede che non ha il profumo dell’infinito e non sa di pulito, ma sa di zolfo e di caprone (e non di pecora, come il signore argentino dice, bugiardamente e demagogicamente, per meglio ingannare gli ingenui del suo gregge).

Una volta capito questo — è incredibile ma c’è ancora della gente che non l’ha capito, evidentemente perché non lo vuol capire — ci si può tormentare all’infinito con la sterile domanda: E noi dove eravamo, per tutto questo tempo?, dato che il tradimento non è cominciato ieri, ma da ben mezzo secolo, e dunque c’era tutto il tempo per comprendere e reagire; ma sarebbe, appunto, un passatempo alquanto inutile. Siamo già in ritardo di cinquant’anni: vogliamo regalare altri anni al nemico, che già si appresta a dare l’assalto finale alle ultime difese? Se davvero qualcuno la pensa così, allora bisognerebbe prendere atto che costui non è uno dei nostri: che non è interessato a far qualcosa per salvare il salvabile, ma che sta attivamente contribuendo alla vittoria del nemico. Non ci servono Cassandre piagnucolose e lamentosi profeti di sventura: ci servono uomini e donne decisi, forti, intrepidi, con le idee chiare e una retta coscienza. Di gente conformista, pavida e tremebonda o, peggio, di gente opportunista, cinica e più che disposta a vendersi in cambio di vantaggi personali, ce n’è anche troppa. Non ci servono persone così: che se ne restino a razzolare nel pantano, a grufolare nel brago; sono dei parassiti e peggio, degli strumenti di cui si servono i malvagi per paralizzarci, per inibire la nostra capacità di mobilitarci, per smorzare la nostra sacrosanta indignazione. Non abbiamo bisogno neppure di gente che crede ciecamente e irresponsabilmente alle virtù salvifiche del dialogo. Si dialoga quando si ha di fronte un interlocutore serio, onesto e in buona fede; non si dialoga quando si ha a che fare con dei disonesti e dei venduti, meno ancora quando si è alla mercé di traditori che hanno tutta l’intenzione di venderci e consegnarci al nemico. Con gente così ci si batte: le si va incontro e le si getta sul viso tutto il disprezzo che merita. No, non è proprio il caso di dialogare con della gente che ha sporcato, profanato e tradito ciò che di più sacro esiste nel patto sociale (e ciò vale anche per la Chiesa cattolica): la buona fede di chi si rimette alla guida dei capi, di quelli che sanno di più, di quelli che sono stati investiti di una missione per il bene comune. Per gente che ha violato un simile patto, che si è fatta lupo per gli agnelli che avrebbe dovuto custodire, non vale la pena di sprecare discorsi: sarebbe perfettamente inutili Non c’è nulla di cui li si possa convincere: né i richiami alla verità, né quelli alla ragione, né, meno di tutto, al senso di responsabilità, all’etica e al senso dell’onore, potrebbero fare su di essi la benché minima presa. L’onore non sanno neanche dove stia di casa; la lealtà, l’onestà, il rispetto del proprio ruolo e delle proprie funzioni, del giramento fatto di svolgere in maniera limpida e trasparente il loro compito, sono cose di cui non hanno alcuna nozione. Quando la smetteremo di sopravvalutarli, attribuendo loro sentimenti che non hanno, principi che non significano nulla per essi, e codici di comportamento che sono pronti a calpestare non appena ne abbiano la convenienza?

In politica, abbiamo appena avuto in esempio lampante del loro cinismo e della loro amoralità. Il presidente del Consiglio, Conte, aveva dichiarato che mai avrebbe fatto un governo col PD, e che, con le sue dimissioni, sarebbe finita anche la sua carriera politica. Una settimana dopo aver detto tali cose, ha fatto un governo col PD e si è proposto come presidente del Consiglio, ottenendo con la massima facilità un secondo mandato. E il Movimento 5 Stelle? Non aveva detto e ripetuto che mai si sarebbe alleato col PD, che mai avrebbe fatto un inciucio col "partito di Bibbiano", come lo chiamavano i suoi esponenti? Ma qualche giorno dopo, quei signori si sono alleati col PD e ora si vantano di aver agito per il bene dell’Italia, e proclamano che condurranno l’Italia verso una svolta necessaria e meravigliosa. Ebbene: non è stomachevole, tutto ciò? Non mostra più che a sufficienza cosa siano onore e coerenza per i nostri politici, specie dell’area di sinistra? Se ci sono ancora degli elettori di sinistra che siano anche moralmente onesti, si chiedano: è giusto che il PD vada al governo, da un giorno all’altro, che agguanti le poltrone, che si accinga a varare le sue leggi, dopo aver perso tutte le elezioni e senza aver ricevuto alcun mandato popolare, anzi, in perfetta antitesi col risultato delle ultime elezioni politiche, quelle del marzo 2018? È etico, è tollerabile, che un partito che non è maggioranza, e che alla maggioranza non arriva neanche associandosi con le altre piccole formazioni di sinistra, vada al governo in virtù di un patto machiavellico con quelli che fino a ieri definiva i suoi peggiori nemici, nonché un grave pericolo per la democrazia? E il signor Di Maio, che l’anno scorso andava a farsi bello coi gilet gialli francesi, e adesso è diventato il garante degli interessi francesi in Italia, che cosa ha da dire? E il PD, che ha consentito a un suo membro di spicco, Sandro Gozi, di entrare far parte addirittura del governo francese, per diventare la pedina di Macron nello scacchiere italiano: è etico, è accettabile un fatto del genere? Vorremmo rivolgerci alle persone oneste e leali, se ve ne sono ancora: specie se sono militanti del PD o del Movimento 5 Stelle: è giusto arrivare al potere in questo modo, o conservare il potere in questo modo? Ed è giusto escludere dal governo le forze che sono in maggioranza nel Paese, non solo secondo i sondaggi, ma anche stando al risultato delle politiche del marzo 2018 e quelle per il Parlamento europeo del maggio 2019?

E ora, due parole sulla situazione della Chiesa. A partire dal Vaticano II, è caduta in mano ai modernisti, cioè degli eretici: è da quel momento, e non da oggi, che inizia l’apostasia. Il modernismo è un’eresia: non lo diciamo noi, lo dice la solenne enciclica Pascendi di san Pio X, che ormai ha più di un secolo. E il modernismo di oggi è cento volte peggiore di quello degli inizi del ‘900: si è spinto assai più in là, sta facendo delle cose che i vari Tyrrel, Buonaiuti, Loisy non si sarebbero mai neppur sognati di fare. Che cosa non hanno detto, che cosa ci hanno risparmiato gli eretici odierni, i Kasper, i Bianchi, i Sosa, i Paglia, i Martin, saliti in cattedra e giunti nelle stanze del potere? E che cosa non ci fa vedere e sentire, praticamente ogni giorno, il falso papa Bergoglio, eletto due volte illegalmente: primo perché votato de una cricca di cardinali massoni che a ciò avevano complottato per anni, e che hanno costretto il suo predecessore alle dimissioni; secondo, perché è un gesuita, e i gesuiti non possono essere papi? Lui che ci parla sempre delle questioni politiche, sociali e ambientali, e mai s’inginocchia davanti a Dio; lui che bacia i piedi agli uomini, e poi sottoscrive un documento apertamente eretico, come la Dichiarazione sulla fratellanza umana di Abu Dhabi? Sì, ha gettato la maschera: anche se ogni giorno ha moltiplicato i segnali di eresia, e ha fatto del suo meglio, cioè del suo peggio, per mettere in crisi la nostra fede, fra l’altro dicendosi pieno di dubbi sulla fede (ma Cristo non è forse venuto per toglierci i dubbi, essendo Lui la Verità sessa che si rivela agli uomini?) e confidando che lui, quando aveva dei dubbi e delle crisi, si rivolgeva ad una psicanalista ebrea di sua fiducia. E che dire di un clero che offre le chiese ai radicali perché vi tengano i loro congressi, o che in esse ospita le conferenze di Emma Bonino, la signora dei diecimila aborti? Che dire di un clero, di una C.E.I., di una stampa nominalmente cattolica, che si schierano compattamente al fianco del PD, il partito dell’aborto, dell’eutanasia, delle unioni omosessuali e delle adozioni delle coppie omosessuali, e che si prodiga pressoché ogni giorno contro Salvini, reo di mostrare il Rosario e il Crocifisso, e contro la Lega, definendolo un partito i cui obiettivi sono inconciliabili col cattolicesimo, come se invece lo fossero gli obiettivi della sinistra? La quale sinistra sorride e ringrazia: ringrazia Bassetti, ringrazia Galantino, ringrazia Bergoglio di tante cortesie e agevolazioni. Però se il clero avesse preso posizione formalmente per la Lega, o comunque per il centro-destra, sai che strida avrebbero levato le prefiche del PD, e come si sarebbero stracciati le vesti i Renzi, i Fiano, le Cirinnà, i Delrio, i Franceschini, accusando la Chiesa di non stare al suo posto, di entrare a gamba tesa in un ambito che non le compete, quello della politica e del governo dell’Italia?

Ma lamentarsi di tutto ciò non basta; è finito il tempo delle lamentazioni Ora è venuto il tempo della lotta: anzi, è già quasi scaduto. La guerra sta volgendo al termine e noi l’abbiamo ormai quasi persa, e neanche ci eravamo accorto che fosse cominciata. Senza dubbio, abbiamo avuto le fette di salame sugli occhi. Parliamoci chiaro: umanamente parlando, non ci sono più speranze. La situazione è ormai troppo compromessa. Siamo già asserviti al giogo di Bruxelles (oltre che a quello di Washington: due padroni per un solo servitore), e l’invasione straniera ha raggiunti proporzioni tali che la l’identità italiana ha il tempo contato, e, con essa, anche la nostra civiltà. Sul fronte cattolico, la Chiesa è ormai quasi tutta in mano agli eretici e non si vede da dove potrebbe partire la riscossa: dai seminari? Ma è proprio da lì che si è sparsa l’infezione! Dai teologi? Ma sono stati proprio loro a diffondere le idee più sfacciatamente eretiche. Dal collegio dei cardinali? È controllato dai massoni. Dal papa? È uno di loro, uno dei peggiori; e il prossimo sarà della stessa stoffa, visto che con le nuove nomine essi hanno la maggioranza sicura nel conclave. Dai cattolici, allora, dai semplici laici? Forse. Ma quanto sono ignoranti, mediamente parlando: non conoscono neppure l’ABC del catechismo. E quanto si sono abituati ad andar sempre d’accordo con lo spirito del mondo! Interroghiamoli su un qualsiasi tema etico: l’aborto, l’eutanasia, le unioni gay e la stessa pratica omosessuale: che cosa diranno? Diranno: Sì, d’accordo, i principi sono una bella cosa, ma in pratica… in pratica, bisogna stare con la gente, perché la Chiesa è come un ospedale da campo: deve medicare. Già, però medicar cosa, come? Non con l’acqua di vita eterna, quella promessa da Gesù, e che è Gesù stesso; ma con l’acqua delle cose mondane, e sempre rincorrendo le ultime tendenze. Un programma auto-distruttivo: il nuovo divora se stesso, e ciò che oggi appare innovativo, perfino rivoluzionario, domandi sarà vecchio e superato. Una volta sostituita la Tradizione con il dialogo col mondo, questa deriva è inevitabile: dal Vaticano II in poi, i papi sono letteralmente costretti ad andare sempre più avanti, sempre più lontano dalla vera fede cattolica; devono inventarsi sempre qualche nuova eresia, devono spingere sempre un po’ oltre la sovversione e la distruzione della fede. E se Bergoglio è arrivato a dire che è bene ed è cosa voluta da Dio che ci siano diverse religioni, e che non è importante stare nella sola Verità di Gesù Cristo, che cosa non dirà e non farà il suo successore? Si vede che Gesù si è incarnato per scherzo; per scherzo ha insegnato, e per scherzo ha sofferto, è morto e risorto. Ma infine va bene anche esser giudei, islamici, buddisti, atei. Va bene tutto: chi siamo noi per giudicare? Prepariamoci: è l’ora dell’anticristo. E ascoltiamo la campana dell’ultima chiamata: è anche l’ora di esser fedeli a Gesù…

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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