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Questa è la fine (ingloriosa) della democrazia

Ciò a cui stiamo assistendo, in questi giorni, in Italia, con la fine del governo giallo-verde e l’avvio del governo giallo-fucsia, è l’ennesima dimostrazione che la democrazia moderna, la democrazia liberale e rappresentativa, nata alla fine del XVIII secolo, teorizzata da J. J. Rousseau e realizzata, per la prima volta, negli Stati Uniti d’America, è giunta al capolinea. Il suo è un tramonto senza splendore e senza gloria, in tono minore, grigio, dimesso, quasi anonimo. Il fatto che la classe dirigente italiana, per tutta una serie di ragioni storiche, che più volta abbiamo considerato, metta in questo tramonto un di più di furbizia levantina, di opportunismo cinico e meschino e di slealtà costituzionale, non muta la sostanza del fatto, che è di portata mondiale. L’ultimo esempio lo si era visto nel 2017 in Francia, dove l’élite finanziarie e globalista era riuscita a porre all’Eliseo un signor nessuno, Macron, con un artificio legale che aveva espropriato dei frutti della sua affermazione elettorale il partito di Marine Le Pen, il più votato, e soprattutto il solo nel cui programma vi fossero elementi di rottura con le politiche di sottomissione cieca e incondizionata a quelle stesse élite: la globalizzazione dei mercati, la dittatura incontrastata della BCE, l’immigrazionismo come strategia di meticciamento e di sradicamento dei popoli europei, per spezzare le identità nazionali e favorire l’illimitato abbassamento del costo del lavoro. Sconfitto o respinto in Francia, il sovranismo, il nuovo Nemico Pubblico numero uno, al punto che il signor Bergoglio lo ha paragonato al nazismo, ha rialzato la testa in Italia ed è riuscito addirittura, per una breve stagione — poco più di un anno — ad andare al governo, sia pure con la zavorra di un’alleanza innaturale e puramente strumentale con il Movimento 5 Stelle.

Ma anche in Italia il copione è stato lo stesso: quasi tutte le altre forze politiche si sono coalizzate, tutte le televisioni e i giornali sono scesi in campo, il Palazzo ha ispirato la strategia di resistenza e la Chiesa cattolica è scesa in campo a gamba tesa, in una maniera che non si era mai più vista dai lontani tempi del 1948, col cardinale Bassetti, presidente della CEI dal 2017, che "scomunica" pubblicamente Salvini ed esorta gli elettori cattolici a votare per il PD, cioè per il partito dell’immigrazione selvaggia e dello ius soli, della sottomissione incondizionata alla BCE, della tassa patrimoniale, dell’assistenzialismo, delle unioni e delle adozioni omosessuali, dell’eutanasia ecc. Perfino il presidente americano, che pareva alleato della Lega, è sceso in campo all’ultimo minuto per fare lo sgambetto a Salvini e plaudire a Conte "nuovo" premier (in effetti, erede di se stesso), mentre da Bruxelles non hanno fatto mancare aiuti, incoraggiamento e consigli allo stesso Conte per risolvere la crisi, estromettendo la Lega dal governo e dotandosi di una nuova maggioranza. Il fatto che questa nuova maggioranza non abbia niente a che vedere con il voto degli italiani alle ultime elezioni politiche, quelle del marzo 2018, per non parlare di quelle per il parlamento europeo del maggio 2019, dove la Lega ha sfiorato il 40% delle preferenze, non ha minimamente imbarazzato i registi dell’operazione. E così, ancora una volta, un grande popolo europeo si vede, di fatto, espropriato della propria volontà e costretto ad accettare un governo nato da una manovra di palazzo, e sostenuto da un partito, il PD, che rappresenta un 20% dell’elettorato, che da anni esce sconfitto dalle consultazioni, e nondimeno trova sempre o quasi sempre il modo di arrivare al potere, imponendo, per buona misura, dei Presidenti — Scalfaro, Napolitano, Mattarella — usciti dalla sue file. I quali, invece di essere arbitri, giocano a tutto campo, specialmente sul fronte dell’UE, della quale sono i più strenui difensori, pur sapendo benissimo che una larga fetta degli italiani vorrebbe quantomeno che si procedesse a una consultazione referendaria per vedere se il Paese è sempre d’accordo di restare prigioniero dell’euro e di farsi cuocere a fuoco lento dalle politiche recessive ordiate dalla BCE, il cui solo scopo è rafforzare l’economia della Francia e soprattutto della Germania, mettendo k.o. quella italiana. In altre parole, i presidenti della Repubblica targati PD sono al servizio di interessi stranieri e la loro funzione è quella di fare da cani da guardia dell’asse franco-tedesco per tenere il nostro Paese, che potenzialmente è un loro pericoloso rivale economico, in condizioni di sudditanza. Ciò è palese dai continui interventi di Mattarella nei quali si sottolinea l’assoluta necessità di rafforzare l’Europa e il legame dell’Italia con essa, interventi altamente scorretti perché l’adesione dell’Italia all’UE è materia squisitamente politica e non istituzionale, per cui il Presidente, garante della correttezza istituzionale, non dovrebbe entrare in questioni politiche né tanto, né poco, visto che ha giurato fedeltà al popolo italiano, sulla Costituzione della Repubblica Italiana, intesa quest’ultima come stato indipendente e sovrano, e non già, che noi si sappia, all’Unione Europea. E fino a quando i presidenti riceveranno lo stipendio dal popolo italiano, crediamo che questo sia in diritto di attendersi che essi servano i suoi interessi e non quelli della signora Merkel, del signor Macron o della signora von der Leyen o del signor Soros o anche del signor Bergoglio: il quale, alla pari degli altri, è un cittadino straniero e perciò, come tale, dovrebbe astenersi dall’immischiarsi continuamente nelle faccende politiche italiane, tanto più che il suo Stato, la Città del Vaticano, riceve un trattamento economico e fiscale più che generoso da parte dello Stato italiano.

L’intera vicenda della crisi di governo italiana dell’agosto 2019 dimostra, ad ogni modo, ciò che da alcuni anni cominciava ad essere palese: l’inarrestabile e ormai quasi totale svuotamento di sostanza dei governi democratici e il travaso di poteri in favore dell’oligarchia finanziaria internazionale. In fondo, è un aspetto di una crisi più generale: la crisi degli Stati, la crisi della sovranità, la crisi dei confini e delle legislazioni nazionali. Se una qualunque ragazzotta tedesca può violare, in nome di un sedicente diritto umanitario, i confini e le leggi di uno Stato sovrano, e per giunta incassare la sentenza favorevole e l’encomio di un magistrato italiano; e se un altro magistrato apre un’inchiesta penale a carico di un ministro dello Stato che ha cercato di far rispettare i confini e le leggi nazionali, allora vuol proprio dire che lo Stato sovrano è arrivato alla frutta. La democrazia aveva incarnato la pretesa di dare allo Stato la massima trasparenza, la massima efficienza e, soprattutto, la massima rappresentanza della effettiva volontà popolare, ma è evidente che se la grande finanza mondiale e le sue varie emanazioni (una delle quali é costituita dalle flottiglie delle o.n.g. sguinzagliate nel Mediterraneo a caccia di migranti coi quali invadere l’Europa) è in grado di mettere alle corde gli Stati sovrani, principalmente col meccanismo del debito e con le armi di ricatto dello spread e delle agenzie di rating, la democrazia viene svuotata di contenuto dall’interno. Il potere sovrano del popolo viene sostituito silenziosamente dal potere della grande finanza internazionale; la sovranità monetaria, in particolare, attraverso il meccanismo delle banche centrali e del signoraggio, passa in mano a dei soggetti privati, liberi di stampare moneta e di fare le loro speculazioni senza dover renderne conto a nessuno: a quel punto il passaggio del potere politico sul libro paga della finanza diventa una conseguenza logica e inevitabile. La vera sovranità è nelle mani di chi ha il controllo dei cordoni della borsa: se i cordini della borsa di uno Stato sono nelle mani delle banche private, ciò significa che le banche private acquisiscono il controllo dello Stato; pertanto, i governi diventano emanazioni pure e semplici del potere finanziario, e la loro ragion d’essere non sarà più quella di tutelare l’interesse nazionale, inteso come l’interesse generale dei propri concittadini, ma quella di fare l’interesse del grande potere finanziario, anche a scapito dei cittadini. Solo così si spiegano le politiche di rigore e austerità che hanno massacrato l’economia di molti Paesi europei e che, in prospettiva, finiranno per distruggerle tutte, dal momento che si tratta chiaramente di una spirale di tipo negativo e parassitario, in cui vi è il continuo prelievo di risorse da parte delle banche a danno dell’economia reale, senza che questa riceva in cambio alcuna contropartita. Il classico esempio di queste dinamiche è stato offerto dall’esperienza del governo Monti, e poi dei governi Letta, Renzi e Gentiloni: dei governi, cioè, voluti dalla BCE, imposti al popolo italiano con l’avallo di fedelissimi presidenti (fedelissimi all’UE e non ai loro concittadini), saltando bellamente la formalità delle consultazioni elettorali e puntando diritti allo scopo: spremere dalle tasche dei cittadini le risorse per arricchire sempre più gli speculatori finanziari e per rafforzare la dittatura legalizzata della BCE, la quale, per mezzo dei suoi proconsoli, impone il commissariamento – palese o larvato – delle rispettive politiche economiche, espropriandone i parlamenti e i governi, anche quelli non nominati, bensì legittimamente eletti: valga come esempio eclatante il caso della Grecia. Un altro esempio di quanto stiamo dicendo è stata la visita fatta in Italia da George Soros nel maggio 2017, al tempo del governo Gentiloni, quando il pescecane della grande finanza, che già aveva recato un danno gravissimo all’economia italiana con le sue precedenti manovre speculative, invece di essere arrestato e processato come nemico pubblico dello Stato italiano, fu ricevuto con tutti gli onori, a riprova di chi veramente comanda nelle odierne democrazie. E che dire del fatto che lo stesso Soros finanzia apertamente un partito politico italiano, come Più Europa di Emma Bonino, in vista delle elezioni politiche e di quelle per il Parlamento europeo? Ciò dimostra che non solo i governi, ma anche i singoli partiti finiscono per diventare strumenti nelle mani del grande potere finanziario, come già accade, e da tempo, per il quarto potere, cioè il potere dell’informazione.

Quest’ultimo discorso ci porta a spendere qualche parola sul Movimento 5 Stelle. Esso era nato come una grande novità, come una grande, radicale alternativa al vecchio modo di fare politica, proprio dei vecchi partiti; e infatti, all’inizio, esso si faceva portavoce di istanze fortemente critiche sia nei confronti della BCE (proposta di referendum sulla permanenza nell’euro), sia delle multinazionali farmaceutiche (obiezioni alle vaccinazioni obbligatorie), sia dell’immigrazione selvaggia manovra dai vari Soros (denuncia della natura e dei fini non immacolati delle o.n.g.). Con questo biglietto da visita, il Movimento si è presentato alle elezioni del marzo 2018 e ha riportato un vero trionfo, del quale ha fatto subito dopo un pessimo uso. Non appena giunto al governo, si è rimangiato, peraltro senza neanche darsi il disturbo di ammetterlo, tutte le proposte e le promesse fatte in campagna elettorale, allineandosi perfettamente al sistema della UE: e l’ultimo tassello in questo senso è stato la votazione a favore di Ursula von der Leyen quale presidente della Commissione europea. A questo punto è lecito domandarsi se il Movimento abbia cominciato a deragliare dopo la sua andata al governo, corrotto, per così dire, dall’esercizio del potere, oppure se il movimento stesso non sia stato pensato, e non sia nato, al preciso scopo di attrarre voti che sarebbero stati così sottratti a quello che è il solo, vero nemico pericoloso per il potere finanziario globale: il sovranismo. In altre parole, diventa lecita la domanda se i poteri oligarchici, giocando d’anticipo, abbiano messo in piedi movimenti come quello di Beppe Grillo al preciso scopo di bloccare la crescita di partiti come la Lega, intenzionati seriamente a ristabilire quote di sovranità nazionale e quindi a porre dei limiti allo strapotere della grande finanza. Il sovranismo, infatti, si può combattere in due modi: attaccandolo dall’esterno, demonizzandolo da parte delle autorità politiche e religiose (Mattarella, Bergoglio), descrivendolo come una riedizione del fascismo, raggruppando gli altri partiti in ampie concentrazioni anti-sovraniste (come si è fatto in Francia nel 2017); oppure creando partiti e movimenti apparentemente anti-sistema, la cui vera funzione è in realtà quella di attrarre voti e poi utilizzarli in senso anti-sovranista e filo UE (ed ecco la nascita dello spregiudicato governo Conte bis). Ormai non è più un mistero che Beppe Grillo fosse a bordo del famoso Britannia, nel 2012, quando il grande potere finanziario decideva a tavolino la conquista, la sottomissione e lo sfruttamento dei popoli europei, e del popolo italiano in primis. Così come non è un mistero per nessuno che l’ideologo del movimento, il defunto Gianroberto Casaleggio, avesse un’idea un po’ particolare della democrazia nei partiti, e che fosse affiliato alla massoneria, o comunque in rapporti con essa,nonostante che il movimento, a parole, strilli contro la massoneria. Il dubbio, pertanto, legittimo e niente affatto paranoico, è che chi ha voluto l’Unione Europea ha creato anche movimenti come il 5 Stelle. Qui ci fermiamo e lasciamo che ciascuno si documenti e cerchi di capire da sé. Una delle strategie classiche del potere finanziario, che lo accomuna ai servizio segreti, è infiltrare occultamente le forze che più teme, per poterle controllare dall’interno. È, questa, anche la strategia adoperata dalla massoneria nei confronti della Chiesa cattolica e che ha dato risultati strabilianti, viso quel che accade ai tempi del (falso) papa Bergoglio. Possiamo anche spingerci più in là e ipotizzare che, ormai, lo strapotere della finanza sia tale che la partita mondiale si gioca non fra la massoneria e ciò che non è massoneria, ma fra anime e logge diverse della massoneria. Forse la disgrazia di Salvini, in questa crisi di agosto ’19, è stata trovarsi in mezzo al fuoco incrociato delle due massonerie, che naturalmente hanno la loro base negli USA, dalle parti di Wall Street. Come spiegare, se no, l’incoerente atteggiamento di Trump verso la Lega?

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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