La letteratura rosa è tutta da buttare?
9 Agosto 2019Perché l’allergia è divenuta la malattia del secolo?
10 Agosto 2019Qual è la più grande preoccupazione che travaglia l’animo del signor Bergoglio, in questo momento storico? Forse l’allontanamento degli uomini da Dio, il disprezzo e l’indifferenza nei confronti del Vangelo di Gesù Cristo? Oppure, più in generale, la crisi morale che attanaglia l’umanità? Oppure ancora, il materialismo, l’edonismo, la riduzione di tutte le questioni umane a problemi economici o tecnologici e, di pari passo, l’abbandono della preghiera, delle fede in Dio, della spiritualità cristiana? O la persecuzione sistematica che si abbatte sui cristiani, i quali a milioni, oggi, in varie parti del mondo, sono perseguitati, minacciati, terrorizzati, discriminati, sottoposti a violenze, uccisi e scacciati dalle loro terre, e ciò nel silenzio assordante dei mezzi d’informazione? Macché: niente di tutto questo. La risposta è pronta, decisa, e l’ha data lui stesso a un giornalista che lo stava intervistando: la cosa che maggiormente lo preoccupa e lo impensierisce è la minaccia contro la biodiversità; la possibile scomparsa, nel giro di qualche decennio, di un ambiente ricco di differenti specie vegetali e animali. No, non è uno scherzo; non è una barzelletta, o una parodia, o una battuta. Non ridete, o non piangete, a seconda del vostro carattere: non è affatto uno scherzo; del resto, non abbiamo il benché minimo desiderio di scherzare su un argomento del genere. Avete udito bene: la cosa che sta maggiormente a cuore al signore che si veste da papa e che si presenta alle folle come se fosse papa, è che nei prossimi anni non si estingua un numero sempre più grande di specie viventi. La risposta che avrebbe potuto dare un ecologista duro e puro, di null’atro preoccupato che del suo specifico ambito d’interessi, e di nulla pensoso se non del lato materiale dell’esistenza. Per dare una risposta come quella che ha dato lui, non c’è alcun bisogno di essere papa; non c’è bisogno di essere cardinale, né sacerdote; a dire il vero, non c’è neppure il minino bisogno di essere cattolici. La sua è stata la risposta che avrebbero potuto dare, tranquillamente, un ateo, un protestante, un buddista, un ebreo, un islamico, ma soprattutto un ambientalista, un panteista, un animista, uno sciamano di qualche tribù amazzonica. Con tutto il rispetto sia per lo sciamanesimo che per le tribù amazzoniche.
Questa perla di saggezza e di spiritualità, il signore travestito da papa l’ha offerta nel corso della stessa intervista in cui, tanto per cambiare, esorta all’accoglienza illimitata di tutti i migranti e si scaglia a testa bassa contro i sovranisti, cioè contro Matteo Salvini e la Lega e contro i movimenti similari nati in Francia, in Germania e nel resto d’Europa, mano a mano che si palesa l’enormità e la spietatezza della manovra portata avanti, in guanti gialli, dai signori della Banca Centrale Europea e dagli altri soggetti della grande finanza internazionale: depredare i popoli europei sempre più metodicamente e ottenere da essi un livello sempre maggiore di sottomissione, mortificazione e desiderio di estinzione, anche mediante un’invasione afro-asiatica che prende sempre più l’aspetto di una sostituzione di popoli. Nella stessa intervista, rilasciata al giornalista Domenico Agasso de La Stampa il 9 agosto 2019, egli ha anche espresso il suo compiacimento per l’elezione alla carica di presidente della Commissione europea della signora Ursula von der Leyen, nota sostenitrice della diffusione dell’ideologia gender nelle scuole primarie; ha proclamato che l’Unione Europea non deve sciogliersi, ma deve rafforzarsi, anche perché – se lo dice lui… – le sue radici sono almeno in parte cristiane; che i movimenti ambientalisti, come quello fondato da Greta Thunberg per reagire al riscaldamento globale, sono la speranza del futuro; che i sovranisti e i populisti di oggi evocano un clima di guerra (portano alle guerre, ha detto) e inoltre gli ricordano — altra novità, mai udita prima dalle sue labbra – i nazisti del 1934 (chissà perché il 1934: Hitler è andato al potere in Germania nel 1933); e che i migranti partono dall’Africa soprattutto per sfuggire alla guerra e alla fame. In quest’ultimo caso non solo ha detto consapevolmente l’ennesima menzogna, perché sono i dati ufficiali relativi al respingimento delle richieste di asilo a certificare tutto il contrario, e cioè che oltre il 90% di costoro non fuggono da alcuna guerra o particolare emergenza umanitaria, ma ha anche indirettamente dato del disinformato, o forse peggio, al cardinale Robert Sarah, un africano che dovrebbe conoscere meglio di lui le condizioni dell’Africa e che tuttavia da anni si sgola a esortare gli africani a restare nella loro terra, a non partire, e che mette in guardia gli europei, lui educato nei seminari e nelle facoltà teologiche francesi, sui testi di Aristotele e di Tommaso d’Aquino, a non suicidarsi lasciando sommergere la loro civiltà da masse d’immigrati che non provano alcun rispetto , né alcuna riverenza verso di essa.
Ma vale la pena di riportare le sue stesse parole su alcuni punti caldi dell’intervista.
Sull’Unione Europea, confusa deliberatamente con l’Europa in quanto tale, ha detto testualmente:
L’Europa non può e non deve sciogliersi. È un’unità storica e culturale oltre che geografica. Il sogno dei Padri Fondatori ha avuto consistenza perché è stata un’attuazione di questa unità. Ora non si deve perdere questo patrimonio. (…) Si è indebolita con gli anni, anche a causa di alcuni problemi di amministrazione, di dissidi interni. Ma bisogna salvarla. Dopo le elezioni, spero che inizi un processo di rilancio e che vada avanti senza interruzioni».
Una [sfida] su tutte: il dialogo. Fra le parti, fra gli uomini. Il meccanismo mentale deve essere "prima l’Europa, poi ciascuno di noi". Il "ciascuno di noi" non è secondario, è importante, ma conta più l’Europa. Nell’Unione europea ci si deve parlare, confrontare, conoscere. Invece a volte si vedono solo monologhi di compromesso. No: occorre anche l’ascolto. (…)
L’identità è una ricchezza – culturale, nazionale, storica, artistica — e ogni paese ha la propria, ma va integrata col dialogo. Questo è decisivo: dalla propria identità occorre aprirsi al dialogo per ricevere dalle identità degli altri qualcosa di più grande. Mai dimenticare che il tutto è superiore alla parte. La globalizzazione, l’unità non va concepita come una sfera, ma come un poliedro: ogni popolo conserva la propria identità nell’unità con gli altri.
Imbeccato a meraviglia sul "sovranismo" e sul "populismo" (la domanda precisa è stata: quali sono i pericoli dei sovranismi?), dice:
Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. "Prima noi. Noi… noi…": sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura. Un paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre. (…)
Stesso discorso [sul populismo]. All’inizio faticavo a comprenderlo perché studiando Teologia ho approfondito il popolarismo, cioè la cultura del popolo: ma una cosa è che il popolo si esprima, un’altra è imporre al popolo l’atteggiamento populista. Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare), invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, "ismi", non fa mai bene.
Sui migranti, tanto per cambiare:
Innanzitutto, mai tralasciare il diritto più importante di tutti: quello alla vita. Gli immigrati arrivano soprattutto per fuggire dalla guerra o dalla fame, dal Medio Oriente e dall’Africa. Sulla guerra, dobbiamo impegnarci e lottare per la pace. La fame riguarda principalmente l’Africa. Il continente africano è vittima di una maledizione crudele: nell’immaginario collettivo sembra che vada sfruttato. Invece una parte della soluzione è investire lì per aiutare a risolvere i loro problemi e fermare così i flussi migratori. (…)
[Rispetto all’accoglienza] vanno seguiti dei criteri. Primo: ricevere, che è anche un compito cristiano, evangelico. Le porte vanno aperte, non chiuse. Secondo: accompagnare. Terzo: promuovere. Quarto integrare. Allo stesso tempo, i governi devono pensare e agire con prudenza, che è una virtù di governo. Chi amministra è chiamato a ragionare su quanti migranti si possono accogliere.
Poi, lunghe considerazioni su diritti, ambiente, clima sostenibilità, ecologia, biodiversità:
Alcuni mesi fa sette pescatori mi hanno detto: "Negli ultimi mesi abbiamo raccolto 6 tonnellate di plastica". L’altro giorno ho letto di un ghiacciaio enorme in Islanda che si è sciolto quasi del tutto: gli hanno costruito un monumento funebre. Con l’incendio della Siberia alcuni ghiacciai della Groenlandia si sono sciolti, a tonnellate. La gente di un paese del Pacifico si sta spostando perché fra vent’anni l’isola su cui vive non ci sarà più. Ma il dato che mi ha sconvolto di più è ancora un altro: l’Overshoot Day: il 29 luglio abbiamo esaurito tutte le risorse rigenerabili del 2019. Dal 30 luglio abbiamo iniziato a consumare più risorse di quelle che il Pianeta riesce a rigenerare in un anno. È gravissimo. È una situazione di emergenza mondiale. E il nostro sarà un Sinodo di urgenza. Attenzione però: un Sinodo non è una riunione di scienziati o di politici. Non è un Parlamento: è un’altra cosa. Nasce dalla Chiesa e avrà missione e dimensione evangelizzatrici. Sarà un lavoro di comunione guidato dallo Spirito Santo. (…)
[Sull’Amazzonia, la politica deve] eliminare le proprie connivenze e corruzioni. Deve assumersi responsabilità concrete, per esempio sul tema delle miniere a cielo aperto, che avvelenano l’acqua provocando tante malattie. Poi c’è la questione dei fertilizzanti.
Il suo timore più grande?
La scomparsa delle biodiversità. Nuove malattie letali. Una deriva e una devastazione della natura che potranno portare alla morte dell’umanità.
[C’è tuttavia una presa di coscienza sul’ambiente e il cambiamento climatico] in particolare nei movimenti di giovani ecologisti, come quello guidato da Greta Thunberg, "Fridays for future". Ho visto un loro cartello che mi ha colpito: "Il futuro siamo noi!".
Di fronte a una simile intervista, si rimane senza parole. Non si sa, letteralmente, da che parte incominciare. È possibile che un papa si esprima in questi termini? Che parli sempre e solo di problemi materiali, sociali, ambientali, e che tiri in ballo lo Spirito Santo solo per dare maggior forza alle sue argomentazioni di tipo economico, sociologico ed ecologico? Se in lui vi fosse una sia pur minima dose di buona fede, si dovrebbe dire che è impazzito; ma sappiamo assai bene che invece è perfettamente lucido. Da quando è stato eletto, nella maniera turpe che tutti conoscono, e dopo che il suo predecessore è stato forzato a dimettersi, egli ha portato avanti un programma metodico di distruzione del cattolicesimo e della Chiesa, e lo ha fatto sia con documenti ufficiali, come Amoris Laetitia, sia con gesti clamorosi, come il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, sia con i piccoli gesti quotidiani, con le interviste, con le frasi buttare qua e là, in maniera apparentemente trasandata, in effetti però diabolicamente studiata con cura: Dio non è cattolico; la santissima Trinità è divisa da continui litighi; Gesù si è fatto diavolo; Lutero aveva ragione; chi sono io per giudicare un peccatore impenitente?, ecc. La cosa che più colpisce, peraltro, non è quello che costui dice, ma quello che non dice. Non parla della fede e della vita soprannaturale, della grazia e del peccato, della dannazione e della beatitudine eterna. Non parla nemmeno di Dio. Non nomina affatto Gesù Cristo, né l’Incarnazione, la Passione, la Redenzione. Sorge spontanea la domanda: ma può, un papa, il capo della Chiesa cattolica, il successore di san Pietro, il Vicario di Cristo in terra, esprimersi in questo modo, e tacere a questo modo sulle cose più essenziali della nostra religione? Può sottrarsi a una precisa affermazione di fede cattolica? Può tacere il nome di Dio e il nome del nostro Signore Gesù Cristo? Può tacere sul Peccato originale e sul peccato attuale, e parlare come se i problemi sociali, ambientali e climatici del pianeta fossero esclusivamente di competenza della politica e del sapere umano, senza neppure un vago accenno alla dimensione divina? Gesù Cristo ha detto ai suoi discepoli (Mc 16, 15-16): Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E Bergoglio, perché non predica il Vangelo? La sola conclusione possibile è che ha deciso di gettare la maschera. Che altro dovrà fare o dire affinché tutti capiscano?
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash