Il caso Epstein svela la piramide dei pedo-satanisti
30 Luglio 2019Se li (ri)conosci, li eviti
31 Luglio 2019Il diavolo è l’avversario; il male è l’avversione del bene. Come già notava sant’Agostino, non possiede una propria valenza ontologica, perché non possiede un proprio spessore, ma è solo una privazione o una diminuzione del suo opposto, il bene. In questo senso si dice anche che il diavolo è la scimmia di Dio. Ciò che caratterizza Dio è il Sì amorevole: il Fiat della Creazione, il Fiat della Incarnazione (per mezzo di Maria), il Fiat della Passione, Morte e Resurrezione, che rendono possibile la Redenzione degli uomini. Ovunque Dio dice Sì, sempre il diavolo dice No. Fin dalla prima disobbedienza, peccato di orgoglio e d’invidia: Non fate come Dio vi ha comandato, ma fate a modo vostro, dice il serpente ad Eva, invogliandola a mangiare il frutto proibito. Non che Dio non sappia mai dire No, come insegnano falsamente i buonisti a ventiquattro carati; dice No al peccatore impenitente, al momento del giudizio: ma vi è quasi costretto dal cattivo uso che il peccatore ha fatto della propria libertà. Di per sé, Dio è Amore, oltre che Giustizia (sono due facce della stessa medaglia), e quindi la sua Parola specifica è l’affermazione, il Sì. Anche nella vita dei santi si nota questa disposizione al Sì, beninteso al Sì oculato e intelligente, non al Sì disordinato e intempestivo, che equivale all’assenso nei confronti di ciò che è male. Per questo tutti i santi sono umili: perché hanno saputo dire Sì alla chiamata di Dio; hanno detto Sì all’amore del prossimo; hanno crocifisso l’orgoglio dell’uomo vecchio, l’uomo carnale che albergava in loro, e hanno fatto così nascere l’uomo nuovo, spirituale. La fede in Dio, è un dire Sì; la fede nella redenzione di Gesù Cristo, è un dire Sì; la disponibilità a fare la volontà del Padre, e non la propria, è un dire Sì, come Gesù ha insegnato a fare in tutta la sua vita terrena, fino al momento della Passione e della Morte sulla croce (Non come voglio io, ma come vuoi Tu, ha pregato nell’orto degli ulivi: ed è il compendio di tutto il suo Vangelo).
È impossibile non mettere a confronto queste semplici verità con il modo di parlare, di agire e anche con il modo di tacere e di omettere le cose che è proprio del signore argentino vestito di bianco, che pretende di essere ascoltato e obbedito come se fosse papa, mentre ha mostrato ampiamente di non esserlo, di non poterlo essere, di non volerlo essere, ma semmai di voler essere tutto il contrario, il nemico della Chiesa e colui che pone pietre d’inciampo sul cammino di fede dei cattolici. Tutta la sua pastorale, la sua pedagogia, in fondo, sfrondate di quanto di scenografico, d’immodesto e di narcisista vi è nel carattere dell’uomo, dalla scelta del nome alla platealità dei suoi atti, come quello di gettarsi a terra e baciare le scarpe a degli esseri umani, solo apparentemente disordinate ed estemporanee, si possono raggruppare sotto una sola, grande categoria: quella della negazione. Se ci si fa caso, dal primo istante in cui si è presentato alla folla, dal balcone del Palazzo apostolico, egli non ha fatto altro, e non sta facendo altro, incessantemente, pervicacemente, quotidianamente, che dire tutta una serie di No, o compiendo tutta una serie di gesti che equivalgono al No: seminando dubbi, confondendo le idee, mortificando le aspettative, seminando turbamento e amarezza, ferendo deliberatamente le credenze più sacre dei cattolici. Per ricordare solo le negazioni più clamorose, esplicite o implicite, fatte con le parole o coi gesti o con le omissioni: non si deve credere in un Dio cattolico; non si deve credere che Gesù fosse un "puro"; non si deve credere che la Madonna non abbia dubitato e non si sia sentita tradita da Dio; non si deve credere che fra le Persone della Santissima Trinità regni un perfetto accordo; non si deve credere che Dio esista per se stesso, ma esiste solo perché c’è l’uomo; non si deve annunciare il Vangelo ai non cristiani; non si deve convertire gli ebrei; non si deve neppure nominare il terrorismo islamico, che non esiste; non si deve rifiutare la Comunione a nessuno, o quasi; non si deve condannare la sodomia; non ci si deve rifiutare di lasciar sbarcare in Italia qualsiasi ondata di migranti, altrimenti si è cattivi cristiani; quando si va presso un popolo a maggioranza pagano, non si deve nominare Gesù Cristo; se i medici lasciano morire un bambino in ospedale, non bisogna dire che quella è eutanasia; non si sa perché esiste la sofferenza; non bisogna far domande sui documenti controversi del suo pontificato, pena la mancata risposta; non si deve chiedere cosa hanno fatto di male i Francescani dell’Immacolata; non si deve pregare in maniera antiquata o troppo frequente, come le Piccole Suore di Maria Madre del Redentore, altrimenti l’ordine in questione viene commissariato; non si deve dire che Dio distrusse Sodoma per il peccato dei suoi abitanti (anche se è scritto nella Bibbia), ma che la risparmiò per il suo buon cuore; non ci si deve inginocchiare davanti al Santissimo, semmai davanti ai poveri e ai migranti; non ci si deve attaccare alla dottrina, che è una cosa rigida e buona per gli spiriti formalisti; non si deve chiedere se sapeva o non sapeva delle malefatte del cardinale McCarrick, altrimenti ci si comporta come dei cani selvaggi; non ci si deve illudere che la Resurrezione di Gesù Cristo sia un fatto storico, perché solo la sua morte sulla croce lo è; e potremmo seguitare a lungo, riempiendo pagine e pagine.
Ci è venuto alle mani un vecchio e interessante libro del dottor Saponaro, e vi abbiamo trovato una pagina che ci ha suggerito immediatamente un parallelo con l’opera di negazione, corrosione e devastazione della fede che quell’uomo tremendo, eletto papa dalla massoneria ecclesiastica e perciò eletto invalidamente, sta compiendo da oltre sei anni, senza che la maggioranza dei cattolici si alzi in piedi e lo interpelli: Con quale diritto stai facendo tutte queste cose, stai predicando un Vangelo diverso da quello che ci ha insegnato il nostro Signore, Gesù Cristo? Ci piace riportare quella pagina affinché il lettore giudichi da sé se si tratta di un parallelo lecito e giustificato, oppure no (da: Aldo Saponaro, Come intuire i caratteri dai volti. Manuale psicologico pratico; Milano, Giovanni De Vecchi Editore, 1967, pp. 417-418):
LO SCORAGGIATORE.
È l’opposto dell’entusiasta e sta a questo come il pessimista sta all’ottimista.
"Come? Sei così ingenuo da credergli?": questa è la frase tipica dello scoraggiatore, dello spegnitore di entusiasmi, della persona che è sempre pronta a demoralizzare il suo prossimo, a minare la sua speranza, a scuotere la sua fiducia. Si tratta di un individuo dal carattere acido e sgradevole, che non può sopportare lo spettacolo dell’attività entusiasta e gioiosa degli altri e della loro fiducia nel successo e nell’avvenire. È una varietà del "geloso", che incontreremo con particolare frequenza nelle persone deluse dalla vita, che si consolano dei loro insuccessi dedicandosi con abnegazione a spegnere le fiammelle degli entusiasmi altrui e a pronosticare al loro prossimo ogni sorta di delusioni e di amarezze. Lo scoraggiatore disprezza tutto e tutti, ironizza su ogni cosa, torva da ridire su ogni iniziativa, contraddice qualunque affermazione fatta appassionatamente: il suo gusto, il compito che egli si è assunto nella vita, è quello di raffreddare i cuori e i cervelli, di gettar acqua sulle idee e sui sentimenti al loro nascere. Voi parlate bene di una persona, di un luogo di villeggiatura o di un’automobile: egli vi assicura che "non val nulla", e si appresterò a elencarvene i difetti o gli inconvenienti, magari inventa doli. Voi annunciate l’inizio di un’impresa, in cui sperate di mostrar iniziativa e originalità o di guadagnarvi simpatie: egli dichiara che "non ne farete nulla", e ve lo dimostrerà adducendo le ragioni più inconsistenti. Voi portate la notizia di un successo, vostro o altrui: egli è pronto a togliergli ogni valore o ad attribuirlo a bassi motivi di arrivismo o a una meschina vanità. Voi proponete un’azione di slancio e di generosità: egli si affretta a frenare il vostro impulso, svalorizzandolo o frustrandolo. Ed è naturale che quest’incessante diluvio di censure, critiche, disapprovazioni, contraddizioni e reprimende finisca con lo stancarvi, opprimervi, amareggiarvi: voi fuggite questo uomo come uno che "vi porta sfortuna".
Lo scoraggiatore non è solo un individuo deprimente, come lo scettico che non crede a nulla, o come il pessimista che vede tutto nero; è anche un individuo maligno, che non si accontenta di non partecipare al vostro entusiasmo o di non assentire al vostro ottimismo, ma cerca attivamente di spegnere il vostro entusiasmo e distruggere il vostro ottimismo, come se questi fossero per lui una causa di malattia. Per compiere tale opera distruttiva, egli può servirsi di mezzi diretti o indiretti: la stroncatura, il sarcasmo crudele, l’allusione sgradevole, l’ironia malevola, le minacce, le vessazioni.
Ma il suo fine, cosciente o incosciente, è sempre quello di creare nel suo prossimo un senso di inferiorità e di insicurezza, uno stato do sfiducia o di inerzia. Egli è quindi un individuo socialmente funesto, specialmente se gode di una posizione che gli conferisce una certa autorità sociale. E la società è piena, purtroppo, in tutte le professioni, di questi detrattori e denigratori professionali, che tarpano le ali, raffreddano gli entusiasmi, avviliscono l’ingenua onestà.
Vogliamo per prima cosa prevenire la solita critica scontata dei seguaci di uno scientismo tanto rozzo quanto materialista: che una simile impostazione non sia scientifica. Rispondiamo che dipende da cosa s’intende per scienza. I greci, che non erano gli ultimi arrivati, credevano fermamente nella correlazione fra il carattere, la fisiognomica e il comportamento delle persone: basti pensare a Teofrasto e alla sua opera celeberrima Trattato dei caratteri. In secondo luogo, il dottor Saponaro ha citato, come è logico, il tipo dello scoraggiatore "puro", cioè colto nella sua essenza più piena; e, inoltre, il tipo a suo modo ingenuo, cioè che è divenuto tale per le amarezze accumulate nella propria vita. Il signor Bergoglio invece appartiene a un altro tipo di scoraggiatore: innanzitutto perché è così abile da dissimulare la sua natura distruttiva dietro una patina di allegria esteriore e di ottimismo superficiale, raccontando barzellette perfino alle monache di clausura e facendole ridere scompostamente, o indossando sombreri e nasi da pagliaccio, o assumendo pose istrionesche ed esibendosi in giochi di prestigio, sempre per far vedere a tutti quanto egli sia incline al buon umore e pervaso di leggerezza sudamericana. In secondo luogo perché egli non è, in se stesso, probabilmente, uno scoraggiatore, ma ha deciso di svolgere questo ruolo per attuare un piano ben preciso, portando avanti una strategia studiata da tempo, e non certo da lui, o da lui solo, fin nei minimi particolari, e che include anche la parola più fuggevole, anche il più piccolo gesto. Infine siamo ben consapevoli che Bergoglio, da solo, non avrebbe alcun potere di cambiare la Chiesa o di mettere in crisi la fede dei cattolici, se egli non fosse che il malefico catalizzatore di forze molto più grandi di lui e, in particolare, di uno spirito di negazione che da tempo si era insinuato nei seminari e nelle facoltà teologiche, e che ormai frequentemente si vede erompere disordinatamente nei membri del clero, regolare e secolare, assumendo pose e pronunciando discorsi (Non vi faccio recitare il Credo, perché io non ci credo, ha detto con un tristo gioco di parole un prete torinese ai fedeli, durante la santa Messa) che hanno l’effetto di scuotere dalle fondamenta la fede dei cattolici, disorientandoli e gettandoli sovente in un vero e proprio abisso di sconforto. Questo lo possiamo testimoniare di persona, avendolo osservato in parecchi casi. E tanto peggio se Gesù ha detto chiaro e tondo (Mt. 18,6): Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.
E non è che rutti questi scoraggiatori della fede non vedano il male che stanno facendo; anzi, oseremmo dire che se ne compiacciono e ne vanno fieri. È impossibile che Bergoglio non veda e non percepisca quanto male ha fatto e continua a fare a milioni di anime, eppure persiste imperterrito nella sua strada. Ed è impossibile che il parroco di un paese qui vicino, come ce ne sono tantissimi ormai in tutta Italia e in tutto il mondo, non veda e non capisca il male che fa alle buone donne della sua parrocchia, rimproverandole se le vede portare dei fiori freschi per adornare l’altare della Vergine Maria, dicendo che fanno solo sporcizia e che, comunque, tali forme di venerazione sono vecchie e superate. Lo sa e lo capisce, ma lo fa lo stesso; anzi, lo fa con particolare soddisfazione. Gode a vedere lo spettacolo di quei volti mortificati, di quelle persone che smettono di frequentare la Chiesa e di partecipare alla santa Messa. Ed è impossibile che don Corazzina, quando si presenta alla televisione con quell’aria da contestatore sessantottino e invece di parlare di Dio e dell’anima somministra i suoi pistolotti pro-immigrazione e pro-gay, non sappia di fare del male alle anime di quanti lo ascoltano. Nella loro testa, è tanto di guadagnato: così la "riforma" del signor Bergoglio potrà procedere più in fretta, e finalmente sarà realizzato il famoso "spirito" del Concilio Vaticano II. Ora, vedere il male che si compiendo e non provarne orrore e pentimento, ma anzi soddisfazione e compiacimento, è qualcosa che va assai oltre la semplice cattiveria: è malvagità pura. Perciò tutti costoro non sono che strumenti del grande Scoraggiatore…
Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)