Perché Bergoglio ama parlare del fallimento di Gesù?
14 Luglio 2019Sfruttatori e sfruttati
15 Luglio 2019La notizia che la chiesa di Saint Pierre d’Arène, a Nizza, è teatro dell’ennesima auto-profanazione ci ha colpiti, vedendo le immagini dei pezzi di scultura profana esposti al suo interno, per iniziativa del parroco locale, don Gil Florini, e che vi resteranno per tutta l’estate, fino alla metà di settembre. Si tratta di "opere" che non solo non hanno nulla a che fare con la fede cattolica, ma che rivelano una concezione brutale dell’uomo e della natura, oltre al fatto che non hanno assolutamente nulla di artistico, ma sembrano uscite dai disegni di un fumettista del genere horror. Fra tutte, quella che suscita la maggiore indignazione è quella di un gorilla a grandezza più che naturale, posto sopra un alto basamento, accanto a una colonna della navata centrale: l’uno e l’altro, animale e piedistallo, interamente dipinti d’un azzurro shocking che fa pensare agli animali-mostri per bambini contenuti nei sacchetti delle patatine, a loro volta ripresi da qualche discutibile cartone animato televisivo. È un’immagine brutta, repulsiva, tutt’altro che realistica, semmai caricaturale, che d’altronde non esprime alcuna idea, ma tradisce il satanico intento di contraffare l’immagine dell’uomo fatto, a sua volta, a immagine di Dio. Infatti lo scimmione non è rappresentato come un vero animale: la stazione è completamente eretta, non ha peli, in compenso ha un ciuffo riccioluto sul capo, e sebbene le gambe siano troppo corte, braccia e mani sembrano quelle di un uomo, come pure il torso e il petto, interamente glabro. La cosa che più colpisce, però, sono i genitali: molto evidenti e del tutto simili a quelli di un essere umano, non come quelli d’una scimmia. Lo spettacolo che offrono si può definire con una sola parola: disgustoso. E davanti a tale spettacolo devono passare i fedeli, bambini compresi, che si dirigono verso i banchi per inginocchiarsi a pregare; e, per quel che ne sappiamo anche la santa Messa vien celebrata in presenza di quell’orrore.
Tutto questo ci ha incuriositi a ci ha indotti a fare una rapida ricerca per capire che razza di chiesa è, che razza di parroco è quello che non solo permette, ma è lui stesso a ideare una iniziativa di tal genere. Abbiamo così appreso che la chiesa di Saint Pierre d’Arène, già da otto anni, ospita una sedicente "messa degli artisti", che quest’anno si è svolta il 6 marzo e ha raccolto l’adesione di ben centocinquanta persone: musicisti, cantanti, pittori, scultori, attori, riuniti per un evento che si è concluso con un inverosimile "cocktail di Quaresima" offerto a tutti quanti. Il che apre due sole possibilità: o quel parroco non coglie la contraddizione in termini esistente fra le due cose, oppure la coglie benissimo e allora il suo intento è di profanare intenzionalmente la Quaresima come tempo di raccoglimento, penitenza e preghiera. E di che tipo di artisti si tratti, per capirlo basta dare un’occhiata ai loro capolavori, fra i quali campeggia, appunto, l’orrido gorilla coi testicoli umani, opera insigne di Patrik Schumacher (un architetto tedesco piuttosto famoso naturalizzato britannico) circondata da altre cinquantacinque opere; sì, avete capito bene: sono cinquantasei in tutto, suppergiù dello stesso gusto e livello artistico, che affollano l’interno del’edificio sacro. E non basta. Siamo andati a vedere come sia questa chiesa, mostre profane e cocktail artistici a parte, (esiste una voce a lei dedicata nella versione francese di Wikipedia), e quel che abbiamo scoperto è ancor più sconcertante, dato che riguarda non eventi estemporanei, ma la struttura stessa dell’edificio "sacro". Ci limitiamo al particolare più evidente e più sgradevole: il portale d’ingresso con le sue otto grandi formelle di bronzo, quattro su ciascun battente. Le più scioccanti sono le due inferiori, cioè quelle meglio visibili a chi si appresta a entrare. In teoria dovrebbero illustrare la storia "sacra" dell’umanità, la creazione, il giardino dell’Eden, il Peccato originale; in pratica, Adamo ed Eva sono rappresentati come due grossi scimmioni, questi sì, a differenza di quello di Schumacher, rappresentati in maniera sostanzialmente naturalistica: due scimmioni che paiono presi da un rozzo testo di divulgazione dell’evoluzionismo darwiniano. Non sono affatto uomini, sono scimmie, anche se "Adamo" si gratta perplesso il cocuzzolo mentre la sua "donna" gli presenta la mela sul palmo della mano; e sì che perfino Darwin non aveva mai osato dire che l’uomo discende dalla scimmia, bensì che sia l’uomo che la scimmia hanno un lontano progenitore comune. Ma, come quasi sempre accade al neofita, l’artista che è stato chiamato a decorare la storia "sacra" per una chiesa ormai modernista e non più cattolica, ha voluto strafare, mostrandosi più realista del re: se per Darwin l’uomo deriva solo indirettamente da una creatura scimmiesca, per lui invece l’uomo è, ed è sempre stato, una scimmia: fin da Adamo, e cioè fin dal primissimo "uomo". Con buona pace della Bibbia, che è Parola di Dio e nella quale si dice che Dio creò l’uomo a propria immagine e somiglianza. Inevitabilmente, i fedeli della parrocchia di Saint Pierre d’Arène, che vi sono stati battezzati, confessati, comunicati e cresimati, forse anche sposati, e che vi si recano almeno una volta a settimana, per partecipare alla santa Messa domenicale, hanno introiettato l’idea, senza che nessuno la esplicitasse a parole, che "dio" è un antico scimmione e che nell’uomo non vi è alcuna anima immortale, alcuna scintilla divina e alcun soffio di vita soprannaturale, perché egli è un animale a tutti gli effetti, un mammifero bipede, dal cervello un po’ più evoluto, ma in sostanza non molto dissimile da tutti gli altri mammiferi, tanto è vero che, per Darwin e per tutta la cultura moderna non è giustificabile considerare l’uomo come un una realtà a parte nel mondo della natura.
Scriveva testualmente Darwin nel suo testo chiave L’origine dell’uomo (titolo originale: The Descent of Man, 1871; traduzione dall’inglese di Mario Migliuccci e Paola Fiorentini, Roma, Newton & Compton, 1972, 1990, p. 173):
Alcuni naturalisti, essendo rimasti profondamente colpiti dalle capacità mentali e spirituali dell’uomo, hanno diviso tutto il mondo organico in tre regni, quello umano, quello animale e quello vegetale, attribuendo così all’uomo un regno separato. Le capacità spirituali non possono essere comparate e classificate dal naturalista. ma egli può tentare di dimostrare, come appunto ho fatto io, che le facoltà mentali dell’uomo e degli animali inferiori non differiscono in genere, pur differendo moltissimo in grado. Una differenza di grado, per quanto grande, non giustifica una nostra collocazione dell’uomo in un regno distinto, come forse sarà meglio chiarito del confronto delle capacità mentali di due insetti, cioè la cocciniglia e la formica, i quali indubbiamente appartengono alla stessa classe. La differenza in questo caso è più grande di quella che esiste tra l’uomo e i mammiferi superiori, sebbene sia di un genere alquanto diverso…
Abbiamo anche fatto qualche ricerca sul parroco della chiesa di Nizza, Gil Florini, e quel che abbiamo trovato conferma la prima, sfavorevole impressione; non vogliamo tuttavia dare giudizi, troppo recisi, trattandosi di una persona che non conosciamo direttamente: le sue azioni, tuttavia, parlano per lui, e parlano anche troppo.
Ma, si dirà, un cattolico di oggi può benissimo, anzi deve, andar d’accordo con la scienza, pertanto deve essere un evoluzionista. La Chiesa stessa, specialmente per bocca di Giovanni Paolo II, ha riconosciuto l’evoluzionismo come una spiegazione valida per dare ragione delle dinamiche relative alla vita sulla terra. Era talmente preoccupata di restare indietro sulla via del progresso, di rinnovare l’errore della condanna del sistema copernicano, che si è gettata all’estremo opposto: ha voluto accogliere integralmente quella che è e resta una teoria scientifica, anche se la cultura materialista e laicista oggi dominante l’ha promossa da tempo al rango di certezza indiscutibile. Ma che c’entra la Chiesa, che c’entra il Magistero, con i progressi o i regressi del sapere scientifico? Perché mai la scienza dovrebbe legare il suo messaggio, che è perenne e si pone al di sopra della storia, giacché viene da Uno che è il Re dell’universo e quindi anche della storia, agli incerti e alle polemiche legati a questo o quel sistema scientifico, a questo o quel sistema politico, economico, filosofico? Che c’entrano queste cose con il Regno di Dio? Che qui ci sia un enorme fraintendimento, e forse qualcosa di peggio, è evidente, da qualsiasi punto di vista si consideri la cosa. Prendiamo il clero di Nizza e il progetto della chiesa di Saint Pierre d’Arène: chi ha deciso di rappresentare Adamo ed Eva come due gorilla? E perché il parroco ha voluto introdurre fin dentro la sua chiesa la statua del ripugnante scimmione azzurro, coi genitali umani in bella mostra? Qui non c’è solo la banalità e il conformismo di volersi adeguare alla cultura del mondo, al cento per cento, incondizionatamente e senza residui; qui c’è anche la subdola, perversa intenzione di seminare lo smarrimento, la confusione e l’angoscia nel cuore dei fedeli. Dio ha creato l’uomo a propria immagine; e lo ha creato uomo, non scimmia. Se gli antenati dell’umanità sono delle scimmie antropomorfe, allora non c’è nessun mistero, nessuna scintilla divina, nessuna dimensione soprannaturale; noi siamo soltanto animali, e quando moriremo, la nostra esistenza si dissolverà insieme al nostro corpo. Ecco perché non si può essere cristiani e allo stesso tempo moderni: il cristiano vive nel mondo moderno, ma non appartiene alla modernità, perché questa é incompatibile col Vangelo. L’evoluzionismo è un elemento centrale dell’ideologia moderna, così come lo sono il marxismo (più o meno mascherato), il capitalismo speculativo, la psicanalisi, lo storicismo. Ma se si è evoluzionisti, non si può essere anche cristiani; di fatto, l’ideologia dell’evoluzionismo scaturisce da una visione generale del mondo radicalmente anticristiana, negatrice di ogni trascendenza e chiusa all’idea della grazia (cfr. i nostri articoli: Il darwinismo è una teoria della disperazione e L’involuzionismo paradigma regressivo della modernità, pubblicati rispettivamente sul sito di Arianna Editrice il 01/06/07 e il 13/05/07, e ripubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 22/11/17 e il 04/12/17). Ciò va al di là della questione di ordine strettamente scientifico sulla genesi della vita sulla terra e sulle origini dell’uomo; ha a che fare col limite reciproco fra ciò che è di competenza della scienza e ciò che appartiene alla fede. Da quando l’ideologia della modernità si è fatta strada nella mente dei teologi e da lì è passata nel clero e nel popolo dei fedeli, il cristianesimo è divenuto un’impossibilità logica: ci si dice ancora cristiani e cattolici, però di fatto si è modernisti e scientisti. Infatti mentre il credente ammette due ordini di conoscenza, quello naturale e quello soprannaturale, lo scientista ne ammette uno solo, il primo. Per lui, tutto ciò che non è spiegabile scientificamente è privo di senso o è un’impostura: da qui non si scappa. L’Incarnazione di Cristo, la sua Resurrezione dopo la morte, sono cose semplicemente impossibili, e la mentalità moderna non le ammetterà mai. I cattolici moderni, da parte loro, possono anche fingere di barcamenarsi, ma la realtà è che aderire al punto di vista scientista significa escludere necessariamente la dimensione soprannaturale, e, con essa, sia la Redenzione, sia la vita di grazia.
Ecco allora che essere evoluzionisti implica lo scientismo, non avrai altro dio se non ciò che la scienza dice (adesso; domani forse dirà un’altra cosa) e lo scientismo implica il rifiuto del soprannaturale, del divino e della grazia, a cominciare dal fatto della Resurrezione di Cristo. Il signor Bergoglio ha detto esplicitamente che la morte di Cristo è un fatto storico, mentre la sua Resurrezione è solo una questione di fede: è talmente imbevuto di mentalità moderna che gli sfugge del tutto la differenza tra fatto e fatto storicamente o scientificamente provato e/o dimostrabile. Perché mi hai veduto, hai creduto, dice Cristo a san Tommaso; beati quelli che pur non avendo visto crederanno (Gv. 20, 29). Tutta la questione si può riassumere in poche parole, come fa Antonio Socci nel suo libro Indagine su Gesù (Milano, Rizzoli, 2008, p. 225):
Nessuna persona ragionevole può credere senza argomenti certi e prove convincenti a un fatto così inaudito. L’esegeta luterano Rudolf Bultmann addirittura non credeva "a priori" al fatto storico della resurrezione di Gesù.Non lo riteneva possibile punto e basta. Lo ridusse perciò a un simbolo teologico. Sosteneva che non si può usare la luce elettrica, la radio o far ricorso alle moderne cure mediche e nello stesso tempo credere al mondo dei miracoli e della resurrezione del corpo propostoci dal Nuovo Testamento. In pratica riteneva scontata l’esistenza dell’elettricità, delle onde radio o del vita umana (perché ogni giorno le constatiamo) e riteneva ugualmente scontata la non-esistenza della resurrezione (perché non è cosa che capita tutti i giorni).
Eccoci arrivati al bivio: bisogna scegliere che strada prendere, o di qua o di là. Ai cattolici moderni secca dover fare questa scelta, si vergognano di quel che penserà il mondo e alla fine, se proprio sono costretti a farla, optano per la scienza, e pazienza per la fede. Optano anche per molte altre cose: la storia, la politica, l’economia, la psicologia, la sociologia, l’ecologia. Sono ansiosi di mostrare agli altri di non esser da meno. Poveretti: preferiscono avere per padre uno scimmione che il Padre celeste. Sarà per questo che il signor Bergoglio non ha saputo far di meglio, all’avvicinarsi del Natale del 2015, che far proiettare tigri, leoni, oranghi e cannibali, sulla facciata di San Pietro…
Fonte dell'immagine in evidenza: iLexx