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Reagire alla sindrome dell’anziano raggirato

È noto che gli anziani, se cadono vittime di un raggiro, di una truffa, di un furto perpetrato in casa sotto il loro naso, o se sono indotti a firmare contratti indesiderati, o a versare seduta stante, a dei perfetti sconosciuti, considerevoli somme di denaro per un figlio o un nipote che hanno subito un ipotetico incidente, quando si rendono conto di ciò che hanno subito, ben raramente decidono di sporgere denuncia o di confidare a qualcuno, fosse anche la persona più vicina, la loro disavventura. La ragione è che si vergognano terribilmente: provano un senso di disistima, quasi un disprezzo di sé; sono attanagliati dai sensi di colpa; temono di essere impietosamente giudicati, forse derisi, o magari dichiarati incapaci di seguitare a vivere da soli. E la beffa è che quasi sempre hanno aperto la porta di casa non solo per ingenuità ed eccessiva fiducia nel prossimo (abituati, nella loro infanzia, a vivere in un mondo in cui non era necessaria tanta diffidenza, e dove spesso, specie nei piccoli paesi, era cosa normale lasciare le porte aperte), ma per uno slancio di buon cuore, perché chi ha suonato il campanello si presentava come una persona in difficoltà o latrice di notizie relative a qualche disgrazia capitata a un congiunto. D’altra parte, tra le pieghe fangose e maleodoranti della nostra società, invisibili di primo acchito, in realtà numerosi e spavaldi, brulicano sciacalli e mascalzoni specializzati nella tecnica del raggiro e del furto ai danni delle persone anziane, scelte come vittime appunto perché più deboli, sia fisicamente sia, soprattutto, psicologicamente. Si tratta di individui ignobili, di una bassezza morale quasi sub-umana, i quali si fanno un vanto di sfruttare la fragilità dei vecchi, e l’istintivo senso di protezione dei nonni verso i loro nipoti, per metterli nel sacco senza praticamente correre alcun rischio. Una categoria speciale è quella delle zingare, anche giovanissime o falsamente in stato di gravidanza (così da poter evitare comunque la prigione), capaci d’introdursi nelle case dove vive da sola una persona di una certa età, già appostata in precedenza, con una scusa qualsiasi o magari chiedendo aiuto per qualche immaginaria disgrazia e domandando di poter usare il telefono; e poi sveltissime nel penetrare in ogni stanza, setacciare ogni angolo, aprire cassetti e saccheggiare denaro in contanti e gioielli, quasi sempre dotati di un forte valore affettivo per il loro proprietario o la loro proprietaria. Così, una persona di ottanta anni che subisce il furto dei gioielli non riceve solo un danno economico, ma un forte trauma psicologico, perché quell’anello, quel braccialetto, quella spilla avevano, ai suoi occhi, un valore inestimabile, di molto superiore a quello puramente commerciale. E se si considera che un vecchio vive soprattutto di ricordi, e che quindi gli oggetti carichi di affettività sono, non di rado, la sua sola o la sua maggiore compagnia, il principale legame che conserva con il mondo esterno, si capisce facilmente quale immenso danno riceva quando gli vengono sottratte cose di quel genere, e in una maniera tanto vile e meschina.

Ebbene: crediamo che un meccanismo psicologico molto simile a quello del vecchio che ha subito un raggiro in casa sua, o per la strada, magari uscendo dall’ufficio postale ove ha appena ritirato la pensione, si verifichi, su scala immensamente più ampia, per milioni e milioni di persone, allorché cominciano dapprima a sospettare, poi, gradualmente, si rendono conto con piena evidenza, di essere state vittime di una gigantesca truffa, di un raggiro senza precedenti: il furto della loro identità di cittadini, delle loro radici culturali, della loro patria, della loro religione e perfino di ciò che è sempre stata la famiglia. Sta succedendo, infatti, da alcuni anni a questa parte, che un numero crescente di persone, sia come cittadini (italiani, francesi, tedeschi, greci, svedesi, ecc.), sia come credenti (soprattutto cattolici), si rendano conto, per gradi e con estrema sofferenza, dapprincipio anzi quasi increduli, che il loro mondo, i loro valori, la loro stessa identità sono stati sottratti loro, come un abile borseggiatore sfila il portafoglio dalla giacca dei viaggiatori sulla metropolitana; che essere cittadini italiani, o francesi, o tedeschi, ecc., non significa più nulla. Che chiunque può presentarsi ai confini e chiedere di essere accolto, sebbene non si capisca bene né da dove venga, né chi sia, né quali intenzioni abbia, e neppure se la sua fedina penale sia pulita oppure sporca, esercitando maggiori diritti di lui, che è nato e vissuto nel proprio Paese e ha sempre rispettato la legge, pagato le tasse, osservato le norme del buon vicinato con tutti, mentre costoro sono liberi di scorrazzare con aria aggressiva, di delinquere alla luce del sole, infastidire e molestare i passanti e i vicini di casa con mille atti d’inciviltà, d’insultare e aggredire perfino le forze dell’ordine, non diciamo le donne anziane che vanno a fare la spesa. E che la religione nella quale sono stati allevati e cresciuti, che ha illuminato la loro esistenze e ha dato loro conforto e speranza nei momenti difficili, non esiste più, essendo stata sostituita, tacitamente ma inesorabilmente, da un’altra, che in comune con la vecchia ha solamente il nome, ma che, per tutto il resto, è totalmente diversa, perfino per lo stile dei sacerdoti e per il linguaggio che adoperano, per non parlare dei contenuti, della dottrina e della morale.

E si aggiunga che a rendersi conto dell’immensa truffa, dell’inaudito tradimento di cui la nostra intera società è vittima, sono soprattutto le persone di una certa età: sia perché hanno una maggiore saggezza di vita sia, soprattutto, perché possono misurare con la loro esperienza diretta, e per così dire toccare con mano, attingendo ai loro ricordi vicini e anche lontani, il totale ribaltamento di valori, di atteggiamenti, perfino di indirizzi educativi e legislativi che si è verificato rispetto agli anni della loro infanzia e giovinezza. Il che significa che in quelle persone si verificano esattamente le stesse dinamiche di depressione, vergogna e disistima di sé, che sono quasi sempre l’effetto di un raggiro subito da una persona anziana, a livello individuale. È come se una ferita immedicabile venisse inferta proprio a chi, per ragioni di età, non possiede più le risorse per reagire e rimettersi in piedi, ritrovando un po’ di fiducia nella vita. Orbene: proprio come il furto dei gioielli è il danno più grave che dei delinquenti senza scrupoli né senso morale, possano infliggere a una persona anziana, non solo e non tanto sul piano economico, ma su quello morale, per la sottrazione di oggetti che hanno, per lei, un incalcolabile valore affettivo, la stessa cosa è accaduta e sta accadendo a milioni di buoni cattolici, i quali hanno visto, impotenti, sotto i loro occhi, deformare, profanare, insozzare, la cosa più bella della loro vita: la fede religiosa. Hanno visto qualcosa d’intollerabile: una schiera di cattivi preti, usciti da pessimi seminari, deridere e sbeffeggiare le cose più sante e più dolci che hanno accompagnato la loro esistenza e che hanno dato loro conforto e nutrimento spirituale. Cosa peraltro fin troppo facilmente spiegabile, dato che nei seminari, per fare solo un esempio — lo sappiamo da più fonti, tutte assolutamente serie — è abitudine, e non da pochi anni, tirar fuori a Carnevale i paramenti sacri, e specialmente la "vecchia" talare, per farne oggetto di sfilate buffonesche, il tutto con l’assenso, e talvolta l’aperto incoraggiamento, dei superiori. Come dire: il passato non merita che disprezzo e risate di commiserazione; si deve pensare solo al presente, alla chiesa in uscita predicata da Bergoglio; e intanto ci si allena alla diabolica derisione del sacro, al satanico scimmiottamento di cose e tradizioni che hanno fatto parte, da tempo immemorabile, della formazione sacerdotale, e che erano sempre state, beninteso fino al mai abbastanza deprecato Concilio Vaticano II, motivo di orgoglio e di legittima fierezza. Il tutto con il miserrimo obiettivo di rimarcare la distanza con la Chiesa pre-conciliare e di piacer al mondo. Non è più la Chiesa che vuol convertire il mondo, ma il mondo che impone i suoi "valori" e le sue "verità", aberranti e anticristiane, alla Chiesa: e questa le accoglie ad occhi chiusi e con la bocca spalancata, pronta e più che disposta a mandar giù tutto, a digerire tutto, a essere lieta e festosa di tutto, perfino della santificazione del peccato e della celebrazione delle false religioni. E basterebbe questo per capire e giudicare cosa sia stato veramente il Concilio e cosa si debba pensare di quei cattolici che ce l’hanno sempre sulla bocca, che lamentano non esser stato pienamente realizzato e che auspicano al più presto possibile la convocazione di un Concilio Vaticano III, il quale finalmente realizzi i loro auspici e colmi quel ritardo di due secoli (rispetto al mondo, appunto) che il gesuita massone e falso cardinale Carlo Maria Martini, denunciava senza pudore né vergogna, alla luce del sole, come se quelle sue parole fossero state le più naturali del mondo.

Ma lasciamo stare il Concilio, per una volta; anche se il nodo è tutto lì; ora vogliamo ragionare su un altro aspetto della nostra crisi attuale, e cioè su cosa possano o debbano fare le persone, i cittadini, e specialmente i credenti, una volta che abbiano preso coscienza di aver subito un immenso raggiro, di essere stati vittime di un furto senza precedenti: il furto di ciò che avevano di più importante e prezioso, e che dava un significato alla loro vita. Per noi stessi, che non siamo più tanto giovani, ma soprattutto per i nostri amici e parenti che hanno qualche anno in più, si tratta di uno shock che è quasi impossibile descrivere a parole. Diremo solo che alcuni di essi sono caduti in depressione, altri hanno perso la fede: hanno perso quella fede che era stata il sostegno, la luce e la consolazione di tutta la loro vita. E l’hanno persa per opera del clero stesso, e non solo di singoli preti o di qualche vescovo, ma della maggioranza ormai dei sacerdoti (e se non è la maggioranza, certo la maggioranza è consenziente) e, da ultimo, per opera del papa stesso, o meglio di colui che si veste come se fosse il papa, si presenta come se fosse il papa, ma poi non parla né agisce da papa, anzi non parla né agisce neppure da cattolico, ma ogni giorno più sfacciatamente lascia trasparire le sue vere intenzioni e il suo vero obiettivo: distruggere la dottrina cattolica e spegnere la fede in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, nell’anima dei fedeli, così come gli è stato ordinato di fare da quegli stessi cardiali massoni, anticristiani e satanisti, che lo hanno indegnamente e illecitamente eletto al soglio di San Pietro, nel marzo di sei anni fa. Del resto, la deviazione dottrinale, ormai talmente palese che solo un cieco potrebbe non vederla, va di pari passo – come giustamente ha fatto notare Cesare Baronio – con la scandalosa deriva morale: la Chiesa, duole dirlo, ma è cosa evidente a chiunque, trabocca letteralmente di prelati, monsignori e sacerdoti, invertiti, ambiziosi, superbi, maneggioni, avidi di potere e di denaro; ma soprattutto, ripetiamo, invertiti, e sovente molestatori e violentatori di seminaristi, di bambini che frequentano le parrocchie, di giovani sacerdoti che accendono vergognose passioni nei porporati alla McCarrick. E poiché al peggio non c’è mai fine, oltre ad avvoltolarsi nel fango dei loro vizi, costoro hanno l’impudenza mai vista, e quasi inconcepibile, di proclamare apertamente ciò che fanno, e di invocare la benedizione di Dio sui loro comportamenti scellerati, e su quelli di chiunque, come loro, sia dedito al peccati contro natura. E se queste parole vi sembrassero eccessivamente dure, siete pregati di recarvi a visitare il duomo di Terni e di ammirare il gigantesco affresco che il vescovo di allora, monsignor Vincenzo Paglia, commissionò a un artista, invertito militante: affresco che è una bestemmia nei confronti di Gesù Cristo e un inno al peccato contro natura; e nel quale il suddetto monsignore non ha avuto alcuna vergogna a farsi rappresentare, facendosi eseguire il ritratto in mezzo alle schiere dei peccatori impenitenti. Oppure si pensi all’elogio fatto dal signor Bergoglio della signora Emma Bonino, la sua grande amica: colei che si è vantata di aver personalmente praticato migliaia di aborti clandestini su giovani donne, con una pompa da bicicletta, cosa che chiunque può verificare, con tanto di fotografie, mediante una brevissima navigazione in rete.

Che fare, dunque? Vediamo i nostro amici cadere in depressione, perdere la fede, smarrire il desiderio di vivere. È impossibile che simili effetti scaturiscano da un processo naturale, come ci si vuole far credere. Sì, è vero: il mondo moderno macina in fretta la sua pessima farina; ma qui è impossibile non vedere che c’è qualcosa d’altro, che c’è una regia occulta, molto precisa, quasi scientifica, che ha studiato ogni mossa, e che dispone di mezzi colossali per condurre in porto i suoi disegni. La cosa è particolarmente evidente nel caso della religione cattolica, perché è proprio qui che si dovrebbe notare una differenza fra ciò che pensa il mondo e ciò che insegna la Chiesa: se no, che ci sta a fare la Chiesa? Gesù Cristo non l’ha forse istituita per la conversione del mondo? Non ha forse detto ai suoi Apostoli: Andate in tutto il mondo a predicare il Vangelo e a battezzare; e chi crederà, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato? E allora, come si permettono questi preti e questi vescovi, come osa questo falso papa, disprezzare l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo ai non credenti, al punto che il signor Bergoglio firma un documento nel quale si dice che Dio stesso, nella sua sapienza, ha voluto l’esistenza delle false religioni? E con quale incredibile faccia tosta antepongono all’annuncio la loro sociologia, la loro politica, la loro psicologia da quattro soldi? Se Gesù avesse voluto fondare la sua Chiesa a quel modo, non avrebbe scelto pescatori e persone comuni; avrebbe scelto studiosi e professori. Non sappiamo che farcene di questi teologi e di questi pastori, che stanno sprofondando la Sposa di Cristo nella palude della prostituzione. Ci dicono che uomini come Kasper o come Schönborn hanno una grande cultura biblica e teologica. Che sia maledetta la loro cultura! Invece di porla al servizio di Dio, la usano per tendere un laccio ai fedeli…

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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