
Il dramma italiano è l’assenza di classe dirigente
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3 Luglio 2019Nel film di Carlo Verdone Compagni di scuola, del 1988, a un certo punto Christian De Sica, cantante fallito e schiacciato dai debiti, tenta di vendere una patacca di quadro al commerciante di carni arricchito Angelo Bernabucci; prima chiede una grossa cifra, poi la riduce progressivamente, alla fine si umilia, mettendosi praticamente in ginocchio, a implorare l’ex compagno di scuola; il quale, dopo aver fatto qualche sprezzante e sarcastica osservazione sulla pretesa opera d’arte, gli volta le spalle e lo pianta in asso senza tante cerimonie, dicendogli impietosamente: Ma rialzati, non lo vedi che sei ridicolo! Quella scena, vista molti anni fa sullo schermo, ci è tornata fatalmente alla memoria di fronte ad alcune scene e ad alcuni personaggi che stanno affollando le cronache italiane in questi caldissimi giorni di fine giugno e dei primi di luglio del 2019, specie riguardo alla vicenda che ha visto al centro la nave Sea Watch e la sua comandante, la tedesca Carola Rackete, che è entrata di forza nel porto di Lampedusa, speronando un motoscafo delle Fiamme Gialle, la sera del 29 giugno. Lo ha fatto non certo perché le quarantadue persone a bordo fossero in alcun modo in uno stato di pericolo o di necessità (alcuni sedicenti profughi erano già stati fatti sbarcare per ragioni mediche e tutti gli altri erano puntualmente monitorati, seguiti e assistiti da ogni punto di vista), ma al preciso scopo di sfidare il governo italiano e mettere in difficoltà il ministro Salvini, eseguendo il copione scritto per lei dal suo padrone e datore di lavoro. È lui che paga gli stipendi a tutto il personale della o.n.g. capitana compresa: perché sia chiaro che costoro, compresa la Rackete, figlia di un ricco capitalista, non lavorano gratis e quindi non andrebbero considerati dei "volontari" ma sono, a tutti gli effetti, dei lavoratori regolarmente stipendiati da un privato cittadino straniero, nonché regista politico occulto, il finanziere-pescecane e notorio speculatore internazionale George Soros (che, se si presentasse nel suo Paese d’origine, l’Ungheria, verrebbe prontamente arrestato e processato per le sue ignobili speculazioni di borsa), il cui scopo è destabilizzare il governo italiano e metterlo alle corde, mentre è già sotto attacco da parte della UE e della BCE.
Inoltre, la capitana ha agito a quel modo per fare di se stessa un’icona, un’eroina del movimento pro-migranti e per suscitare un vespaio diplomatico, dopo aver costretto le autorità italiane ad arrestarla (e che altro avrebbero dovuto fare, dopo una serie di reati che vanno dal rifiuto di obbedienza a una nave militare fino all’attacco contro di essa?); e c’è riuscita così bene che l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio, monsignor Gian Carlo Perego, ex direttore della fondazione Migrantes della Caritas, tipico esponente dell’episcopato bergogliano, ha completamente perso la testa per lei. Senza temere il ridicolo, come Christan De Sica nel film di Verdone, ha dichiarato alla stampa che il porto di Lampedusa dovrebbe essere dedicato alla coraggiosa ragazza tedesca, e chiamarsi quindi Porto Carola (che suona più caldo e affettuoso di Porto Rackete), così come gli abitanti di Comacchio hanno voluto dedicare alla memoria di Garibaldi, fuggiasco dopo la caduta della Repubblica Romana del 1849, il porto che sorge in una frazione della loro cittadina, Porto Garibaldi appunto. La motivazione è che come i comacchiesi hanno voluto rendere omaggio al cosiddetto Eroe dei Due Mondi — quello che in Sud America commerciava i coolies cinesi per le miniere di guano, e quello stesso che odiava a tal punto la Chiesa che, se avesse avuto fra le mani il papa Pio IX, lo avrebbe fatto fucilare, come amava dichiarare lui stesso — così i lampedusani (ma perché non chiedere prima il loro parere?, al momento dello sbarco della Rackete, non pareva la pensino tutti come lui) dovrebbero dedicare il porto della loro isola a questa coraggiosa capitana che si è esposta intrepida in prima persona "per salvare delle vite umane". Il paragone fra Garibaldi e la Rackete non è proprio chiarissimo, in compenso pare chiara l’analogia che egli vorrebbe istituire fra gli abitanti di Comacchio e quelli di Lampedusa, salvo il piccolo dettaglio che il monsignore sta facendo i conti senza l’oste, o meglio sta facendo il generoso, come ormai è abitudine dei prelati bergogliani (vedi il cardinale elettricista Krajewski nella vicenda della casa abusivamente occupata in quel di Roma) con il portafoglio e la pazienza degli altri, arruolandoli senza alcuna formalità nelle file del loro partito: progressista, migrazionista, buonista e globalista. Del resto, perché meravigliarsi se monsignor Perego ha trovato naturale fare un paragone fra Garibaldi e la valorosa Carola, visto che qualche tempo fa l’arcivescovo di Berlino, Heiner Koch, ha fatto un esplicito accostamento fra la quindicenne svedese Greta Thunberg, portavoce del movimento contro le emissioni anidride carbonica e contro il riscaldamento climatico, e nientemeno che Gesù Cristo, Salvatore e Redentore dell’umanità secondo i cristiani? Anzi, di fronte alla sparata del presule tedesco, diciamo pure che l’uscita dell’arcivescovo di Ferrara appare modesta e quasi timida, decisamente sotto tono. Vuoi mettere il massone e anticlericale Garibaldi con la figura del divino Redentore, davanti al quale ogni ginocchio deve piegarsi, dice san Paolo, sulla terra, sopra la terra e sotto la terra? Con la sola eccezione, aggiungiamo noi per dovere di cronaca, del signore argentino travestito di bianco che si fa passare per papa, ma papa non lo è, il quale davanti a Gesù Cristo le ginocchia non le piega mai, anche se il dolore alle anche, che gl’impone di restare dritto impalato, o anche seduto, davanti al Santissimo, non gl’impedisce mai di gettarsi a terra, baciare le scarpe e lavare i piedi ai poveri e ai migranti, preferibilmente islamici.
Dunque, monsignor Perego: lei è l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio, e la sua diocesi, se non andiamo errati, fa parte della regione Emilia-Romagna. Lo sa lei che in questi giorni è emerso uno scandalo enorme, portato in luce da un’inchiesta giudiziaria denominata Angeli e Demoni, che vede coinvolti un discreto numero di medici, psicologi, assistenti sociali e amministratori locali, compreso un sindaco in forza al Partito Democratico, quello apertamente sponsorizzato dalla CEI del cardinale Bassetti: una vera e propria fogna, con al centro un traffico di bambini strappati alle loro famiglie naturali per essere darti in affidi a pagamento, inventandosi abusi e maltrattamenti, e favorendo coppie amiche, anche omosessuali, attraverso pressioni psicologiche e farmacologiche di ogni tipo per indurre in loro falsi ricordi e strappar loro false accuse contro i loro papà e le loro mamme? Una cosa semplicemente abominevole; una di quelle cose che fecero dire a Gesù Cristo: Sarebbe meglio per loro se gli legassero una macina da mulino al collo e li precipitassero nel mare. Ma a lei preme di più suggerire una intestazione del porto di Lampedusa alla balda ragazzotta tedesca, ricca e annoiata, con la sua capigliatura rasta che è già, di per se stessa, indice di una sottomissione culturale a quella società africana e islamica dove le donne, non che le capitane di navi, non possono essere altro che le schiave domestiche e le macchine da riproduzione dei mariti, e nella quale la possibilità di una conversione al cristianesimo non è affatto contemplata, pena le più gravi sanzioni, compresa la morte, nei confronti dell’apostata. In altre parole, la signorina Rackete è la tipica esponente di un tipo umano che ama svisceratamente i lontani per poter odiare di tutto cuore i vicini; e lei, monsignore, con quella sua dichiarazione riguardo alla dedica del porto di Lampedusa, mostra di essere sulla stessa identica lunghezza d’onda. Possibile che dalle labbra dei vescovi suoi pari non esca mai una parola di rammarico e di solidarietà per i milioni di cristiani perseguitati nei Pesi islamici dell’Africa e dell’Asia, ma sempre e solo parole di accoglienza, o meglio, perentorie intimazioni di accoglienza, pena la scomunica e la cacciata dalle chiese, nei confronti di milioni di persone che non fuggono, nella stragrande maggioranza, da alcuna guerra né da alcuna emergenza umanitaria, ma hanno semplicemente deciso di venire in Italia e in Europa per prenderne possesso, grazie al loro esorbitante potenziale di accrescimento demografico? Possibile che non abbiate mai un soprassalto di umiltà e di onestà, e non sentiate mai il dovere di riflettere sulle parole del cardinale Robert Sarah, e di farle conoscere ai fedeli: un cardinale africano che predica in tutte le maniere ai suoi confratelli africani di non emigrare, di non partire per l’Europa, e ai cattolici europei di non permettere che qualunque quantità di migranti si riversi nelle loro terre, specie gli islamici, i quali non hanno la benché minima intenzione d’integrarsi e assimilarsi, tanto meno convertisti? E il cardinale Sarah, che vive in un Paese a maggioranza islamica, la Guinea, sa bene di che cosa parla. Non butta le parole al vento, per sentito dire, guidato solo dalla logica astratta e pericolosa dei buoni sentimenti, che tanto buoni poi non sono se uniti alla presunzione e all’ignoranza; ma parla in base alla sua esperienza concreta di uomo e sacerdote.
La sua faccia, monsignore, il suo sorriso serafico, vagamente ironico, la sua espressione, ci ricordano la faccia di un altro sacerdote che la pensa come lei, don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana, quello della famosa copertina con il Vade retro, Salvini! E quello, per intenderci, che ha portato il settimanale dei paolini al suo minimo storico, non solo di vendite, ma soprattutto di credibilità. Eppure gli è stata assicurata (da Mediaset) una presenza fissa alla televisione, tutte le sante domeniche, allorché viene intervistato e rilascia le sue perle di saggezze e offre alle telecamere l’ultimo numero della sua rivista, tanto perché poi non si dica che la tv fa propaganda occulta, questa è talmente sfacciata che più non si potrebbe. Eppure, nonostante la sonora sconfessione uscita dalle urne alla politica migrazionista di questa Chiesa in uscita che non parla mai di Dio, della grazia e del peccato, dell’anima e della vita eterna, ma sempre e solo dei migranti, dei poveri, dell’ambiente (amazzonico, di preferenza) e che dichiara belle e buone tutte le fedi religiose, e anche l’ateismo convinto e militante, e loda ed esalta personaggi come Pannella e la Binino; nonostante i minimi storici di tutte le testate ex cattoliche come appunto Famiglia Cristiana (precipitata, si dice, a 130.000 copie vedute nel settembre 2017, dati bubinoblog.altervista.org), nonostante sia venduta direttamente nelle chiese, senza passare per la filiera delle edicole, e nonostante gli spot gratuiti mascherati da programma religioso su Mediaset, la vostra presunzione, la vostra arroganza, la vostra rocciosa ostinazione nel respingere qualsiasi confronto alla pari con chi non la pensa come voi, sono sempre uguali, anzi si direbbe che crescano in misura inversamente proporzionale al consenso di cui godete. Per quale ragione un sacerdote, direttore di giornale così manifestamente perdente, trova ospitalità in televisione, un giorno fisso a settimana, per seguitare ostinatamente sulla sua linea editoriale-pastorale, che poi non è affatto pastorale, ma totalmente politicizzata? E con quale diritto un arcivescovo, invece di occuparsi di questioni spirituali e, semmai, di quei poveri bambini e quelle povere famiglie che hanno subito un torto così atroce, impegna gli organi di stampa per diffondere proposte bislacche — è il minimo che si possa dire — come quella di dedicare alla Rackete il porto di Lampedusa? Per quale ragione accade tutto questo, se non perché in Italia c’è un regime, c’è una dittatura, e tutti gli organi d’informazione sono in mano a dei proprietari che se ne fregano delle vendite e dell’audience, ma badano solo ad eseguire un piano strategico che parte dall’alta finanza e non ha niente a che fare con quel che pensa e vuole la maggioranza degli italiani, e meno ancora con l’interesse nazionale del nostro Paese?
Se, poi, dalla Chiesa cattolica, o ex chiesa cattolica, si passa al mondo laico, alla cosiddetta cultura laica, all’intellettualità, lo spettacolo è lo stesso: grigio, asfittico, mortificante. Che ci fanno sempre i soliti ospiti in televisione, nei salotti dei celebri conduttori, quando si sa che non rappresentano nessuno, tutt’al più dei partitini con il 2 o 3 per cento dei consensi, o dei giornali che tirano quattro copie in tutto, e ne vendono ancor meno, le altre le buttano o le regalano, tanto il padrone del giornale non ha problemi di liquidità, stamperebbe anche se non vendesse nulla, il suo vero interesse è un altro ed è di natura politica e finanziaria? E in base a quale criterio, a quale selezione vediamo sempre pontificare personaggi che non sanno infilare un ragionamento con tre concetti in tutto, che sono esperti di tutto e di niente, che non si sa pertanto a quale titolo siano ospiti fissi di quelle tali trasmissioni, se non al preciso scopo di occupare quelle sedie, quegli spazi, quei microfoni, e impedire che gli italiani ascoltino altre voci,? Voci di gente che sa pensare, che sa fare un ragionamento, e soprattutto che esprime il sentire e il ragionare della stragrande maggioranza del popolo italiano, se non altro perché non fa una vita a parte, con villa, piscina, auto di lusso e vacanze nei migliori alberghi del bel mondo, ma vive nelle case normali, nei quartieri normali, cioè degradati e assediati, dove i problemi ci sono, eccome, perché c’è la vita reale della gente comune, senza privilegi né raccomandazioni. A cominciare dalla presenza insopportabile di torme di clandestini delinquenti, che hanno praticamente preso in ostaggio la comunità civile dei buoni cittadini che pagano le tasse e rispettano le leggi, e dei buoni cattolici che vorrebbero sentir parlare di Dio, qualche volta, se non è pretendere troppo, e ricevere qualche benedizione e qualche segno della Croce, e non udire un banale buongiorno o un buonasera o un buon pranzo, espressioni laiche adoperate per non dare ombra agli ebrei, agli islamici e agli atei. Più vi si guarda in faccia, cari monsignori progressisti, e meno vi si nota un sia pur pallido riflesso della luce del Vangelo di Gesù.
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