
Possiamo anche non nominarlo, però l’Inferno c’è
19 Maggio 2019
Si può parlare di verità nel tempo della menzogna?
20 Maggio 2019È uno spettacolo commovente. Sono tutti mesti, afflitti e dolenti al capezzale dell’inferma, che in realtà è già morta da un pezzo, ma guai a dirlo, bisogna far finta che sia solo ammalata, forse anche grave, ma insomma ancora viva, e chissà che possa salvarsi, dopotutto i miracoli avvengono, qualche volta. E allora avanti così, fazzoletti umidi alla mano, aria di circostanza, bozze di discorso funebre che si moltiplicano, si accavallano, però si stenta a trovare il tono giusto, il tono ispirato, quello che riesce a muovere al pianto anche i cuori di pietra, anche gli animi più induriti. Si stenta perché la finzione trasparente, l’ipocrisia sfacciata ha oltrepassato i limiti: i medici si susseguono accanto al letto, misurano il polso all’inferma, scuotono il capo, se ne vanno borbottando parole incomprensibili, forse di scoraggiamento, forse di cauta speranza, non è dato capire. Eppure anche un profano, guardando quel corpo esangue, quel pallore cadaverico, quello sguardo vitreo e fisso, capirebbe che il cuore ha cessato di battere e che l’ultimo soffio di vita se n’è andato via, chissà dove; non occorre essere esperti in materia per rendersi conto che è in atto una ignobile commedia, si vuol guadagnare tempo, facendo finta che l’irreparabile non sia ancora giunto, che la morta non sia davvero tale, che il funerale possa ancora attendere. Ma quel corpo è ormai freddo, lo si capisce senza bisogno neanche di toccarlo: ha i riflessi del marmo, la lucentezza dell’alabastro, la glaciale intangibilità di ciò che si trova ormai altrove, lontano da tutto, al di là del bene e del male, della speranza e del timore, supremamente indifferente al teatro del mondo. Il che non toglie che dalle belle membra abbandonate, nella postura quasi languida del corpo, dalla incongrua sensualità del corpo niveo, si sprigioni una specie di fascino morboso, neanche tanto vagamente necrofilo, che ben si addice a un’atmosfera di decadenza come quella che aleggia tutto intono, e che fa venire in mente il celebre dipinto di Jean André Rixens, La morte di Cleopatra, delizia di tutti gli esteti raffinati e sottilmente perversi.
Ma chi è dunque la cara estinta, il cui decesso si vorrebbe occultare, o quanto meno, se ne vorrebbe dilazionare il più possibile l’inevitabile annuncio? E qui le versioni sono più di una, secondo le differenti scuole esegetiche; riportiamo le più accreditate.
a) La defunta è la Patria, altrimenti nota come la Repubblica di Pulcinella, nata ingloriosamente sulle ceneri della sconfitta e del disonore, ma soprattutto della guerra civile e dell’auto-umiliazione, il 2 giugno 1946; vissuta sempre anemica e malaticcia; passata a miglior vita in un giorno indeterminato di questi ultimi anni, forse ieri, forse dieci anni fa, comunque in modo discreto e politicamente corretto, cioè avendo il buon gusto di tener celata a tutti la sua prematura dipartita, affinché la forma sotto le lenzuola potesse ancora essere scambiata, almeno finché non si diffonderà la luce di un nuovo giorno (cosa peraltro assai improbabile, visto che è notte da molti e molti decenni), per un corpo semplicemente abbandonato nel riposo del sonno. La causa del decesso deve essere attribuita all’enorme ingestione di menzogne di cui si è sempre alimentata, fin dalla nascita, e che, alla fine, l’hanno letteralmente soffocata. E la menzogna preposta al suo mito di fondazione, cioè la Resistenza, a sua volta rimanda alla menzogna dell’altro spudorato mito di fondazione, quello della nascita del Regno d’Italia nel 1861, ossia il Risorgimento. Due miti, due menzogne: due castelli di sabbia per mascherare la verità, che il Regno di Vittorio Emanuele II e, poi, la Repubblica democratica e antifascista, sarebbero stati fatti dal popolo, o perlomeno per volere del popolo, mentre è vero l’esatto contrario: che entrambe le Italie vennero fatte da una élite massonica, cinica e corrotta, contro il popolo, contro i suoi reali bisogni e i suoi sentimenti profondi, e, viceversa, nel proprio esclusivo interesse. A ciò si aggiunga l’incredibile groviglio di egoismi, avidità, ambizioni malriposte, corruzione, connivenze mafiose, meschine inimicizie e rancori implacabili, che ne hanno paralizzato gli organi, hanno fatto sì che ostacolassero a vicenda, le hanno sottratto la forza vitale e perfino l’aria da inspirare nei polmoni.
b) la cara estinta è l’Unione Europea. In questo caso, si spiega più che mai la finzione di considerarla come malata, sì, ma non ancora defunta: tutti quelli che hanno un posto da salvare al Parlamento di Bruxelles — capitale del Belgio, provincia dell’Eurabia — e tutti i giornali e le televisioni al soldo della BCE, nonché tutti gli opinionisti politically correct e tutti quelli che hanno legato le loro sorti al progetto mondialista, di cui il Piano Kalergi è solo una delle componenti, per non parlare della contro-chiesa bergogliana fatta di morti viventi, tutti costoro hanno l’assoluta necessità di far sussistere la finzione che l’Unione sia ancora viva e che la sua malattia non sia poi così grave: altrimenti, come potrebbero seguitare a spacciar la favoletta che il problema non è l’Europa, ma che si tratta solo di ridarle impulso, di ridarle slancio, ed essa ripartirà più bella e smagliante di prima, e che insomma per risolvere tutti i problemi delle singole nazioni ci vuole più Europa, più Juncker, più Macron, più austerità, più spread, e non certo adottare la soluzione di quegli zoticoni inglesi, che se ne vanno senza neanche dire grazie?
La menzogna è talmente spudorata che l’unica maniera di smerciarla è quella di passar sopra non solo alle obiezioni e alle critiche, ma anche alla legittimità stessa del dibattito: in altre parole, deve essere inibita qualsiasi domanda concernente un diverso destino per i popoli europei. Qualcuno si ricorda che i Cinque Stelle, in campagna elettorale, parlavano di un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’Unione, o quanto meno nell’euro, a somiglianza della Brexit? E qualcuno ricorda ancora come il presidente del Consiglio di un governo legittimamente eletto (a differenza dei quattro governi precedenti, che erano stati tutti nominati dal Presidente della Repubblica) si vide rifiutare la conferma della persona designata a un ministero fondamentale, quello del’economia, per la sola ragione che questa poteva non piacere a Bruxelles? In altre parole: Non avrai altro dio che l’euro e la BCE; e se non ti sta bene, guarda che ti mandiamo il Cottarelli o il Draghi di turno, e ci penseranno loro a farti passare le mattane. I banchieri Bruxelles non scherzano: siamo stati avvisati e perciò, uomo avvisato, mezzo salvato.
c) La defunta è la democrazia. Sapevamo da tempo che la poverina non godeva di ottima salute, però abbiamo preferito non pensarci, sperando che prima o poi si sarebbe ripresa. Non siamo stati allevati nel dogma che la democrazia è il migliore dei governi possibili e che gode di virtù infuse tali, da consentirle di riprendersi da qualunque depressione, da qualunque incertezza, in una maniera che conferma il tacito dogma secondo il quale è stata voluta da Dio per la felicità universale? Infatti anche Dio, questa è l’ultimissima novità recata dalla contro-chiesa bergogliana e dai contro-teologi modernisti, è democratico, anzi, è il monarca più democratico che si possa immaginare: tanto democratico che si stenta a identificarlo come un sovrano, figuriamoci come il re dell’universo; e infatti se ne va in giro a baciare i piedi agli esseri umani, o, perlomeno, manda in giro a farlo il suo vicario in terra, il che è press’a poco la stessa cosa.
Caspita, ma davvero la democrazia è già morta? Be’, giudicate voi. Le elezioni politiche sono diventate un optional, si possono fare o non fare, tanto il governo ad hoc è già pronto, deciso in anticipo dai poteri forti, che piaccia o no alla gente, ciò è irrilevante. Ma ammettiamo pure che si facciano: qual è la percentuale dei votanti? Se si reca alle urne il settanta o il sessanta per cento, è già un successo enorme. Su questa fetta di elettorato, si costruiscono i giochi di potere per formare una maggioranza: una maggioranza costruita sul sessanta per cento, ad esempio, equivale al 30 per cento più uno dei votanti. E per arrivare a questo trenta per cento più uno, si possono ammucchiare tre, quattro, cinque partitini, ciascuno dei quali ha preso il dieci, il sette o il tre per cento dei voti: il dieci, il sette e il tre per cento del sessanta per cento. Alla fine, è una piccola minoranza che formerà il governo. Del resto, a monte del meccanismo elettorale, c’è comunque il problema di una informazione totalmente drogata. La gente vota in base alle informazioni che riceve: è per mezzo di esse che si forma la propria convinzione e decide di votare per questo o quello. Ma se l’informazione è controllata al cento per cento, o giù di lì, dallo stesso potere, quello finanziario, dal quale dipende ogni altro potere, che razza di voto verrà fuori dalle urne? E se la sola "offerta" che si dà all’elettore è quella fra un Cottarelli o un Draghi, che differenza volete che faccia, fra chi avrà vinto e chi avrà perso? E se di certe cose, che poi sono le cose essenziali, la salute, l’euro, la politica estera, non si può nemmeno parlare, perché parlarne è un reato o poco meno, che senso hanno le consultazioni elettorali? È come scegliere fra ottanta canali televisivi, i quali ci somministrano tutti, più o meno, la stessa brodaglia. Forse che si può parlare della moneta unica europea e della nostra eventuale uscita? No, mai: sarebbe da estremisti. Si può parlare dell’obbligatorietà dei vaccini, allora? No, mai: sarebbe da incoscienti. Si può parlare delle cento e più basi militari straniere che sorgono sul territorio italiano, e alle cui spese dobbiamo provvedere noi stessi? Assolutamente no: sarebbe una grave scortesia e una solenne ingratitudine verso i nostri amici, alleati, benefattori e liberatori (della Seconda guerra mondiale, cioè di oltre settanta anni fa). Si può discutere del commercio con la Russia, con la Cina, con l’Iran? No, mai: per le stesse ragioni di cui sopra. E di che cosa si può discutere, allora? Di educazione transgender e di matrimoni omosessuali, forse: però nei dovuti modi, mi raccomando: altrimenti è già pronta una bella querela per omofobia, e una mula di 10.000 euro v’insegnerà a essere civili.
d) La povera morta è la libertà. E non si creda che sia un’ipotesi astratta e remota: niente affatto, stiamo parlando delle nostre vite concrete, concretissime, qui e ora. Dovete iscrivere vostro figlio all’asilo: vi chiedono il certificato della vaccinazione polivalente. Non l’ha fatta? Allora deve farla, vi piaccia o no. È libertà, questa? Eppure i Cinque Stelle, prima delle elezioni, avevano detto cose un po’ diverse, in proposito: ma ecco che appena andati al governo e arraffato il ministero della Santità, si son fatti più realisti del re. Oppure volete cambiare il vostro medico della mutua, perché non siete soddisfatti di quello attuale? Potete farlo, ma solo entro l’ambito del vostro comune di residenza ed entro una rosa di nomi già predisposta. È libertà, questa? Passa qualche anno, e vostro figlio va in terza elementare, e il signor, o signora, fate voi, Luxuria, o qualcuno dello stesso tipo, entra nella sua classe a parlare di educazione sessuale, e invita i bambini a decidere se vogliono esser maschi o femmine, cioè, nel caso siano insoddisfatti di ciò che sono, a cambiar sesso; voi non siete d’accordo, ma le maestre, il dirigente scolastico, il provveditore e il ministro della Pubblica Istruzione, sì; quindi dovete piegarvi. È libertà, questa? Intanto il Parlamento europeo (sempre lui) sta provando e riprovando a trovare il modo di oscurare, di fatto, la rete, cioè di mettere a tacere le ultime voci libere, dopo che tutta la stampa e tutte le radio e le televisioni si sono allineati. Con qualche scusa da quattro soldi, il copyright sulle immagini o la tutela della privacy, prima o poi ci riusciranno, vedrete; per intanto, in assenza di una legge, ci pensano i giudici zelanti a stangare chi dà un po’ troppo fastidio. Questa è ancora libertà, secondo voi?
e) La defunta è la Chiesa cattolica. Che, vi sembra un’ipotesi troppo azzardata? Si vede che voi e noi viviamo su due pianeti diversi. Chi non si è accorto che la vera Chiesa non c’è più, che è stata scippata da una cricca di cardinali massoni i quali hanno piazzato un loro uomo al vertice, e che il basso clero è in preda al vento di follia del modernismo, del relativismo, dell’indifferentismo e del laicismo anticlericale più arrabbiato, il tutto infarcito di un marxismo inconfessato, ma palese; chi non si è accorto che al posto delle fede in Gesù Cristo abbiamo ora la religione dei migranti e, in minor misura, del clima e dell’ambiente, con Greta Thunberg come versione odierna di Gesù (il paragone non è nostro, ma dell’arcivescovo di Berlino, Heiner Koch), vuol dire che costui ha deciso di vivere nel suo personale Truman Show, e allora tanti auguri e amen.
f) La defunta è l’onestà intellettuale. Nel mondo del Grande Fratello, non si può dire liberamente quel che si pensa, né si possono manifestare liberamente i propri sentimenti; bisogna sempre star pronti a insultare e dileggiare lo sventurato di turno che incappa nell’implacabile censura del politicamente corretto. E se il potere stenta a trovare il malcapitato di turno, allora lo inventa, cioè fabbrica ad hoc le "prove" del crimine atroce perpetrato dal signor X, poi si sguinzagliano i cani. Perciò, un consiglio: evitate di parlare, evitate di scrivere, e evitate di pensare. Il Grande Fratello ascolta, ha milioni di occhi e di orecchi; nulla può sfuggirgli. Meglio parlare solo di calcio, di quiz a premi o di telefonini; tutto il resto è pericoloso e perciò fa male alla salute.
Ci sono svariate altre ipotesi, ma la sostanza non cambia. Il nostro mondo, il "vecchio" mondo, fatto di cose vere, di valori autentici, di tensione verso la verità e verso il bene, che sono poi la stessa cosa, è morto e giace disteso nel suo letto, in attesa della constatazione ufficiale di decesso. Ma essa tarderà a venire, perché la mesta farsa deve andare avanti: tutti o quasi sono interessati a mantenere la finzione; hanno troppo da perdere, se si spargesse la voce che la malata è ormai fredda e inerte…
Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Wallace Chuck from Pexels