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Gesù ha insegnato che il suo seguace non ha nemici?

L’aspetto più importante della riforma della Curia, cui il signor Bergoglio ha messo mano fin dalla sua elezione, sarà il surclassamento della Congregazione della Dottrina per la Fede da parte di un super-ministero dell’Evangelizzazione. Che cosa sia l’evangelizzazione, per un uomo il quale ha dichiarato che l’apostolato è una solenne sciocchezza, e che va a fare viaggi "apostolici" senza neanche nominare di Gesù Cristo, e rifiutandosi di benedire la folla per non recare offesa ai non cattolici, ormai, dopo sei anni di pontificato, lo abbiano capito anche troppo bene. Ma il colpo mortale che viene inferto alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio, è l’obiettivo cui egli morava fin dal’inizio. Tutti ricordiamo come abbia silurato il prefetto, Gerhard Müller, non rinnovandogli il mandato alla scadenza e mettendo al suo posto il solito sbiaditissimo yes-man, spinto da due ottime ragioni (dal suo punto di vista): primo, era un attardato difensore della dottrina, non essendo entrato nello spirito del tiranno argentino, cioè non voleva piegarsi all’idea che la pastorale viene prima della dottrina e che la misericordia viene prima della verità; secondo, avendo curato l’edizione delle opere complete di Benedetto XVI, era considerato un ratzingeriano di ferro e quindi non poteva in ogni caso piacere al jefe màximo. A suo modo quest’ultimo è molto coerente; nel disordine sistematico che promuove e favorisce, c’è un piano lucidissimo, al quale si è sempre attenuto: bisogna smantellare non solo le difese della fede contro l’errore, ma persino farne scordare il ricordo. I nuovi "cattolici" non devono neanche immaginare che ci possano essere degli errori di fede, che portano a gravi conseguenze nella vita dell’anima, né che vi sono dei nemici veri e propri del Vangelo, i quali, consapevolmente o no, fanno leva sugli errori per allontanare i fedeli da Gesù Cristo, spesso senza che se ne rendano conto, cioè offrendo loro un surrogato di cristianesimo che è solo una sconcia parodia: vedi il cardinale Tobin che insulta e infanga il Catechismo per compiacere le potentissime lobby gay, oggi scatenate sia dentro che fuori la Chiesa stessa. Intontiti con dosi massicce e quotidiane di misericordia a buon mercato, illusi che Dio perdona tutti, anche il peccatore impenitente, ingannati circa la verità sul Sacramento della Confessione, che Bergoglio ha desacralizzato e svilito al livello di una chiacchierata informale, senza bisogno di accusare i propri peccati, i "cattolici" odierni (lo scriviamo fra virgolette perché essi credono d’esser tali, ma spesso non lo sono più) stano smarrendo i fondamenti della dottrina e quindi si stanno adagiando in una "fede" che non è la vera fede cattolica, ma una fede vaga e sciropposa, antropocentrica e buonista, una fede massonica più che cattolica, con l’uomo al posto di Dio e i migranti al posto di Cristo (ridotto lui pure al ruolo di migrante), una fede buona per andare all’inferno e non verso la salvezza eterna.

Dio ricompenserà adeguatamente quest’uomo perfido, malvagia, simulatore, che sta traviando milioni di persone; così come remunererà giustamente la corte dei suoi accoliti e maggiordomi, i quali sono corresponsabili del suo crimine inaudito: un tradimento quale mai si era visto, né concepito, ai danni della Sposa di Cristo. E Dio giudicherà severamente anche noi, se avremo taciuto e se avremo tollerato in silenzio, senza far nulla, che quella banda di falsari senza scrupoli faccia il suo orrido lavoro indisturbata; se non diremo a voce alta, tanto per citare un caso fra i mille che ci vengono alla mente, che è uno scandalo intollerabile vedere un papa che non s’inginocchia mai davanti al Santissimo e se ne sta ritto e orgoglioso, perfino durante la santa Messa pasquale; salvo poi inginocchiarsi a baciare i piedi dei "poveri" e prosternarsi fino a terra per baciare le scarpe degli uomini politici sudanesi. Oppure se non diremo che è uno scandalo inaudito sentire il papa che sfrutta ogni minima occasione per rintronarci la testa con la falsità del dovere di accoglienza dei migranti, però si limita a poche parole stentate sulle centinaia di cristiani massacrati nello Sri Lanka, il giorno della Pasqua, a causa dell’odio islamico. Così come ripugna leggere il commento di quei fatti di padre Antonio Spadaro, il direttore La Civiltà Cattolica, secondo il quale non bisogna assolutamente pensare che essi potranno ostacolare il meraviglioso dialogo inter-religioso in atto, specificamente fra islamici e cristiani, ma anche fra ebrei e cristiano. E lo dice mentre diversi imam e diversi rabbini faticano a trattenere la loro allegrezza per la strage dei cristiani che ha insanguinato l’isola asiatica: non si trattava forse di miserabili infedeli, o, come li chiamano gentilmente Barack Obama e Hillary Clinton, di "adoratori della Pasqua"? Comunque, poiché la base ideologica fondamentale dell’immensa impostura di cui sono vittime i cattolici, a partire dal Concilio Vaticano II (e non solo dall’elezione di Bergoglio!) è l’idea che il cristiano, essendo pieno di amore, non ha un nemico al mondo e perciò non ha senso sorvegliare affinché la dottrina sia difesa dagli errori, cioè dalle eresie, andiamo a vedere cosa ne pensava, in proposito, l’unico infallibile maestro, che non è il papa, né il concilio, né il collegio cardinalizio, né, tanto meno, il singolo sacerdote, specie quando si permette di abolire le preghiere, di stravolger la liturgia e persino di negare ai fedeli la celebrazione della santa Messa di Natale "per rispetto verso i migranti" (!), ma è il nostro Signore Gesù Cristo, Figlio Unigenito del Padre, Salvatore e Redentore dell’umanità.

Ecco dunque cosa dice Gesù a questo proposito (Mt 5,11-12): Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. Dunque, i cristiani saranno falsamente accusati, saranno perseguitati e sottoposti a ogni genere di malvagità; e chi si rende autore di simili azioni, come lo dobbiamo chiamare: amico? E di seguito, Egli dice ancora (Mt, 5, 43-45): Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Dunque Gesù prescrive ai suoi seguaci di amare anche i nemici; e ribadisce, per ciò stesso, che i nemici ci sono, che è destino di chi lo vuol seguire di essere perseguitato dai nemici. I nemici non nascono da una cattiva disposizione d’animo del cristiano; quindi, non è affatto vero che un cristiano, se ha dei nemici, se li è cercati: al contrario, Gesù dice nella maniera più esplicita che è il fatto di essere suoi seguaci che suscita l’inimicizia del mondo e che scatena contro di loro la furia dei malvagi. Del resto, basta rifarsi alla semplice domanda: chi è Gesù? Lui stesso ci dà la risposta: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me. Dunque, chi sono i nemici implacabili di Gesù Cristo? Facile rispondere: sono i nemici della verità. Chi odia la verità, odia Cristo e odia anche i suoi seguaci, per ché Cristo è la verità. E ancora (Gv 15, 18-21): Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Non conoscono il Padre, perché non hanno voluto conoscere il Figlio: il Figlio è venuto a portare la luce, ma gli uomini non lo hanno accolto, lo hanno odiato e lo hanno messo a morte. E ancora (Gv 3, 16-21): Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Come possono amare la verità quanti vivono nell’errore? E l’errore genera il peccato. Ogni peccato è, prima di tutto, un peccato di superbia: è il rifiuto della verità portata da Cristo. Come osserva san Paolo (Rm 1, 22-25): Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

Gesù, dunque, non solo non dice che il cristiano non avrà nemici, purché sia benevolo e caritatevole; dice esattamene il contrario: che tutti quelli che sono del mondo lo odieranno a causa del suo Nome. Mente, dunque, Bergoglio e mentono i vari Spadaro, Kasper, Bianchi e compagnia bella, quando danno ad intendere che il premio della fede in Cristo è il non avere nemici; mentono quando dicono che non bisogna preoccuparsi troppo della dottrina, ma solo della carità: perché la dottrina è la salvaguardia contro l’errore consapevole, e l’errore consapevole è la fonte del peccato; e mentono quando svalutano la funzione dell’organo che deve vigilare affinché il veleno dell’errore, cioè l’eresia, non si insinui nei pascoli del gregge: perché Gesù, al contrario, ha raccomandato di pregare e vigilare, di stare sempre in guardia, di tenersi pronti contro gli assalti del diavolo e di combattere contro la concupiscenza, che svia le anime dalla luce del Vangelo. E non basta: Gesù, il sublime Maestro, il solo Maestro, ha anche ordinato di amare, sì, i nemici, ma non certo di amare i loro errori e le loro menzogne; al contrario, di difendere sempre la verità: sempre, anche a costo della vita (Mt 5, 13-16):  Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Essere il sale della terra; essere la luce del mondo: che significano queste espressioni, se non che i cristiani devono farsi riconoscere per quello che sono, e portare il Vangelo, e non venire mai a patti o compromessi con l’errore? E dunque che significa, per un papa, baciare il Corano, baciare la Bibbia protestante, inchinarsi davanti ai rabbini, proclamare – addirittura – che è Dio a volere l’esistenza delle diverse religioni? Ma di quale Dio sta parlando, costui? Del Dio della Nuova Alleanza, no. Il fatto stesso che dichiari sempre valida l’Antica Alleanza, quella riguardante esclusivamente il popolo ebreo, attesta che non sta parlando del Dio annunciato da Gesù Cristo, e che è Dio Egli stesso. Dio, il vero Dio, non fa il gioco delle tre carte: non si muove sul filo dell’ambiguità. Gesù è venuto per fare chiarezza, non per alimentare ambiguità. Ma è lo stesso Bergoglio che ci toglie ogni dubbio, ogni scrupolo di fedeltà e di rispetto, quando dice, tranquillamente, sapendo di dare scandalo alle anime e di ferire la coscienza dei credenti, che Dio non è cattolico. Dunque, chi è Dio, per lui? In quale Dio crede, il signore argentino? Quale papa, quale vescovo, quale sacerdote ha mai parlato a questo modo? Non è ancora abbastanza evidente chi è, costa sta cercando di fare? Eppure, quella frase terribile l’aveva detto pochi mesi dopo essere stato eletto: dunque, sono sei anni che la maggioranza dei cattolici non ha rilevato l’enormità delle sue affermazioni, la gravità delle sue bestemmie ed eresie. Il che dice tutto sullo stato della fede dei cattolici, ai nostri giorni. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone, dice Gesù. Ed è evidente che fra le opere buone, anzi, in cima alle opere buone, c’è la testimonianza della Verità. Il cristiano è colui che testimonia Gesù Cristo, e Gesù Cristo è la Verità; pertanto, il cristiano è colui che sacrifica ogni cosa, anche la sua pace, anche la sua vita, per testimoniare la verità. Ciò significa che non può e non deve tacere, quando ode qualcuno falsificare e stravolgere la verità. Udire i bestemmiatori della verità e non dire niente; udire i falsari della verità e approvare, o assecondare le loro eresie con il proprio silenzio, è lo stesso che partecipare alla menzogna.

Le opere buone, per il cristiano, sono quelle che ricevono luce dalla Verità; non vi sono opere buone che non siano luminose, perché illuminate da Cristo. Ma se la luce della Verità viene oscurata; se lo splendore della Verità viene coperto, allora il cristiano ha un solo dovere: far sentire la sua voce e testimoniare la Verità. Questo, va da sé, gli attirerà l’odio di molti: i nemici sorgeranno ovunque intorno a lui, faranno di tutto per contrastarlo, mortificarlo, ridurlo al silenzio. Cercheranno di nuocergli in ogni modo. Lo abbiamo visto cento e cento volte: ciò che tendiamo a scordare, è che spesso i persecutori della Verità, i suoi peggiori nemici, sono dentro la Chiesa, non fuori. Qualcuno ricorda chi furono i nemici più implacabili nel perseguitare san Pio da Pietrelcina?

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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