
Caro Bergoglio, la SS. Trintià è armonia perfetta
11 Aprile 2019
Qual è il nostro posto?
15 Aprile 2019L’11 aprile 2019 segna un nuovo primato nella classifica nelle novità pastorali bergogliane e forse passerà alla storia perché, per la prima volta, un papa si è inginocchiato davanti a degli uomini: non i poveri del Giovedì Santo, per la lavanda dei piedi, ma dei politici, e precisamente i capi del Sud Sudan. Il signore argentino, quello che non s’inginocchia mai davanti al Santissimo; quello che se ne resta ritto e imperturbabile di fronte all’altare, e che soffre di dolori all’anca, a causa dei quali non può piegare le ginocchia; quello che è così umile da aver scelto, unico papa della storia, il nome del santo di Assisi, e così modesto non aver voluto abitare nel Palazzo apostolico, ma in una residenza per sacerdoti anziani (gesuita da un pezzo grosso del IOR nonché chiacchieratissimo prelato dai trascorsi poco esemplari, monsignor Battista Ricca); quello che non voleva neppure essere chiamato papa, salvo poi farsi adorare come un dio, lasciar stampare giornali e riviste a lui dedicati, girare film sulla sua vita, circolare libri e biografie apologetici, imperversare statuine, ceri, medaglie, santini e magliette con la sua immagine sorridente; quello così inclusivo da non voler benedire la folla, per rispetto verso i non credenti, e così simpaticamente informale da non dir mai: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma semplicemente Buongiorno e Buonasera, oppure Buon pranzo e Buona cena (perché il medioevo è finito, eh!, ma forse qualche vecchio brontolone se ne dimentica, talvolta), si è inginocchiato fino a terra per baciare i piedi dei leder politici del Sud Sudan, scongiurandoli di adoperarsi per il bene della pace nel loro Paese. Non semplicemente in ginocchio, ma proprio con la faccia in giù, fino al pavimento, e la bocca sulle scarpe dei quei signori: strano, perché pochi giorni prima aveva tirato indietro la mano davanti ai fedeli che volevano baciare l’anello piscatorio, e poi aveva spiegato di averlo fatto per mortivi igienico-sanitari, volendo evitare la circolazione di pericolosi germi infettivi. Il papa che non accenna neppure a flettere leggermente le ginocchia davanti al Santissimo, ha poggiato la fronte per terra, ha impresso il suo bacio sulle scarpe di quegli uomini, e, nel far ciò, ha mostrato il sedere all’aria, in una posa esteticamente e simbolicamente molto brutta, avvilente, indecorosa. Come nel caso del mancato bacio all’anello, si è comportato come se la sua persona, o meglio il suo ego, e la sua funzione di successore di Pietro, fossero una sola ed unica cosa: l’anello non è il simbolo della sua dignità petrina, ma un nomale anello di sua proprietà, che potrebbe, se baciato da troppe persone, trasmettere qualche malattia; e la sua genuflessione è cosa che riguarda lui solo, lui e il suo corpo, come la gestione dell’utero da parte delle femministe.
Non lo sfiora l’idea che la dignità del papa non è la stessa cosa che la dignità dell’uomo Bergoglio; e che se l’uomo Bergoglio ha voglia di umiliarsi, senza ragione, in un gesto di falsa ed esagerata umiltà che mai neppure Gesù Cristo si è sognato di compiere, la sua dignità di papa avrebbe sofferto di quel gesto, e che umiliando quella dignità, lui avrebbe ferito e umiliato la Chiesa. Oppure sì, lo sapeva perfettamente? Perché con quest’uomo furbo, calcolatore, senza scrupoli, si cade sempre nell’errore di ragionare come se in lui vi fosse ancora un barlume di buona fede, di autentico spirito sacerdotale; non ci si rassegna facilmente all’idea che la sua sola stella polare sia una smodata ambizione, e che non per fare il papa è stato eletto il 13 marzo 2013 – illecitamente, perché un gesuita non può essere eletto papa; e infatti nessun gesuita si era mai sognato di accettare una simile nomina — ma per distruggere la Chiesa e strappare via la fede dall’anima dei cattolici, falsificando la dottrina e spingendoli ad allontanarsi dalla Verità di Cristo. Se però si tiene bene a mente che questo è stato il motivo della sua elezione, da parte di un conclave di cardinali massoni e anticattolici; se ci si ricorda che costui non ha mai fatto il più piccolo gesto, non ha mai detto la più piccola cosa, se non all’unico scopo di seminare il dubbio, il turbamento, l’ambiguità e la confusione, allora anche l’atto di genuflettersi a quel modo cessa di apparire una stranezza, o una sconvenienza, e si rivela per ciò che realmente è stato: un altro anello della lunga e implacabile catena mirante a infliggere il maggior danno possibile alla vera Chiesa di Cristo, a far soffrire nella maniera più intensa milioni di credenti, sia laici che consacrati.
Dobbiamo confessare che quel suo sedere per aria, quella prosternazione inaudita, ci hanno provocato dei sentimenti piuttosto forti. Oltre al disgusto per l’offesa al senso del pudore e oltre al disagio e all’imbarazzo per l’umiliazione che stava infliggendo alla Chiesa, abbiamo provato un sentimento molto simile alla paura. Sì, paura: paura davanti all’evidenza che costui non teme nulla, neanche Dio; non si vergogna di nulla, non arretra di fronte a nulla, non conosce la vergogna, non esita davanti all’infamia e all’indecenza: insomma, è pronto e disposto a qualsiasi cosa, a qualsiasi bruttura, a qualsiasi bestemmia, nella sua opera sistematica di distruzione della Chiesa. Il primo Comandamento recita: Io sono il Signore Dio tuo; non avrai altro Dio fuori che me. Ne consegue che solo davanti a Dio il cristiano si deve inginocchiare, si deve prostrare, si deve umiliare; davanti a Dio e a nessun altro, meno che mai davanti a degli esseri umani. Un papa che non s’inginocchia davanti a Dio, ma si inginocchia fino a terra davanti a un essere umano, è un papa che vuol mandare un segnale molto forte a tutti i credenti: smettetela di aspirare al Cielo, pensate alla terra; non perdete tempo con un Dio trascendente, gli altri uomini siano le vostre divinità; pregate e supplicate gli uomini per la pace, per l’ambiente, per il clima, e attenti a non prendevi qualche infezione, baciando i simboli sacri. Questo è stato il messaggio, non verbale, ma assai eloquente, specie per chi conosce almeno l’ABC del credo massonico, di quel bruttissimo atto di coricarsi fino a terra per posare le labbra sulle scarpe di alcuni uomini politici africani: un atto che si aggiunge a cento altri, un gesto che si somma a mille altri del medesimo tenore. Non bisogna considerare quel singolo atto in stesso, ma vederlo come una tessera inserita nel grande mosaico dell’eresia e dell’apostasia di questo papa che non è un papa; di questo uomo malvagio, cinico, bugiardo, che sta trascinando i cattolici fuori dal cattolicesimo, dicendo, oltretutto, che Dio non è cattolico; impugnando, alla santa Messa, una ferula che non è un crocifisso, ma un simbolo sciamanico e satanico; perseguitando i religiosi e le religiose più buoni, devoti e pieni di fede, i francescani e le francescane della Immacolata, e ostentando il fatto di non rispondere alle domande su questioni di fede che gli vengono da quattro eminenti cardinali.
Sì, lo ripetiamo: vedere il vicario di Cristo in terra, o colui che pretende di essere considerato tale, in quella posa grottesca, sconcia, ributtante, rotolarsi a terra in quella pantomima follemente demagogica, per mostrare a tutti quanto è umile, quanto è disposto a farsi piccolo pur di favorire la pace, pur di riconciliare gli uomini; vedere quel sedere per aria di un uomo più che ottantenne, e quella veste bianca prona sul pavimento, e quelle labbra brancicare fra le scarpe degli astanti, come un cane che lecca i piedi dei suoi padroni, ci ha turbati, indignati, nauseati. Ci siamo chiesti: fin dove sarà capace di arrivare, costui? Quale ostacolo riuscirà a fermarlo, quale sia pur minimo residuo di pudore e di rispetto della sua funzione riusciranno a incutergli il senso del limite? Senza dubbio nessuno. Ormai si è spinto troppo avanti: non tornerà indietro, non farà ammenda, non riconoscerà mai di aver esagerato. Se dice cose assurde, irragionevoli, offensive, come quando ha asserito che la mafia è una invenzione tutta italiana e che, pertanto, non si dovrebbe parlare della mafia nigeriana, inutilmente si è poi cercato il testo esatto di quel discorso, nella versione fatta pubblicare sul sito internet del Vaticano. E quando ha ripetuto che Gesù è stato un migrante, non si troverà più quella frase nel testo ufficiale distribuito dalla Santa Sede. Quando le spara troppo grosse, semplicemente i suoi discorsi vengono manipolati a piacere dai suoi; e nessuno reagisce, nessuno protesta. Così, quando ha detto di non aver mai ricevuto i dubia di monsignor Caffarra e degli altri tre cardinali, mentiva in maniera spudorata, ma nessuno lo ha messo alle strette: nessun giornalista, nessun osservatore: egli ha sempre potuto contare sul complice silenzio e sulla vera e propria omertà del novantanove per cento dei mass-media. Sempre, fin dal primo giorno: specie quando attacca la dottrina, quando denigra la Chiesa, quando bestemmia Gesù e la Santissima Trinità, quando parla in maniera irrispettosa della Vergine Maria. Tutto gli è concesso: mentire, calunniare, deridere, infangare: perché mai nessun papa, misericordioso o non misericordioso, ha parlato con tanto disprezzo di quelli che lo criticano, li ha insultati così atrocemente (cani selvaggi, per esempio: e nella omelia della santa Messa!); nessuno ha mai diviso i credenti in due partiti, i suoi fautori, che sarebbero i veri cristiani e quelli che dissentono da quel ciò fa e che dice, che sono i pessimi cattolici, gente meschina, rancorosa, rigida, egoista, fredda, insincera, velenosa… E anche quando lui e si suoi turiferari le combinano troppo grosse, non si peritano di mentire: quando fu manipolata smaccatamente una lettera di Benedetto per far sembrare che questi aveva magnificato la sapienza teologica di Bergoglio, mentre dal testo completo veniva fuori press’a poco l’opposto, a quei signori fu risparmiato anche il disturbo di porgere le scuse ai lettori e allo stesso Benedetto: tanto, anche sorpresi in flagrante reato di mistificazione, nessuno spinge le domande scomode tropo a fondo, anzi, nessuno fa domande scomode. Ai sostenitori del signore argentino è concessa qualsiasi cosa, come al loro capo; e tanto peggio per chi non ci sta.
Col suo gesto di falsa umiltà, l’impostore argentino ha mostrato il deretano a tutti i fedeli cattolici. È stato un gesto simbolico, molto esplicito: fin troppo. Mostrare il sedere è un gesto satanico: nel sabba, il diavolo mostrava il sedere alle streghe e se lo faceva baciare. Fingendo di abbassarsi, è come se l’impostore argentino avesse voluto offrire il suo didietro affinché i cattolici glielo baciassero. Questa è la sua religione: la religione, diabolica, di se stesso: guardate come sono umile, adoratemi! Negli esorcismi, talvolta il posseduto si rotola a terra in pose laide, oscene: e laida e oscena era anche la posa assunta da Bergoglio davanti ai governanti del Sud Sudan. Pareva che volesse adorarli, ma in realtà voleva essere lui adorato: adorato da milioni di cattolici che avrebbero visto quelle immagini. Guardate il papa più bravo di Gesù Cristo, perché ha superato perfino l’umiltà del Figlio di Dio. Gesù si è inginocchiato una volta dava ti agli uomini, l’ultima sera, quando ha lavato i piedi agli Apostoli; ma costui va molto più in là, bacia i piedi e le scarpe; e non aspetta il Giovedì Santo, ma lo fa in qualsiasi momento, e non teme di prendersi microbi e germi, quelli vorrebbe risparmiarli ai fedeli, ma quanto a se stesso, vedete com’è coraggioso e sprezzante del pericolo? Non si era mai visto, in secoli e secoli di storia, un papa così immensamente umile, buono, generoso! Lo stesso dalla cui bocca escono bestemmie come questa: Gesù si è fatto diavolo e serpente; o come questa: le Persone della Trinità litigano continuante a porte chiuse. Un papa che dice che Maria era solo una donna come un’altra, e che Dio non è cattolico; che la dottrina è una cosa rigida, noiosa, e che amare il silenzio dell’adorazione divina non è sano. Di che altro c’è bisogno per capire chi è costui, che si prostra fino a terra innanzi a degli esseri umani?
Scrive san Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2, 1-12, C.E.I. 1974):
Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, a cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità.
È venuta l’ora di chiedersi se quell’uomo vestito di bianco che si fa chiamare papa e dalla cui bocca escono menzogne e bestemmie, e i cui gesti paiono studiate offese a Dio e lusinghe nei confronti della superbia umana, sia qualcosa di assai peggio di un laccio posto sul cammino dei credenti: se non sia proprio lui l’uomo dell’iniquità. L’Anticristo, infatti, non è stato profetizzato come un personaggio estraneo alla Chiesa, ma uno che vuol farsi adorare come Dio, sedendo nel Suo tempio.
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