
Non si scherza con certe cose
17 Febbraio 2019
Maledetto l’uomo che confida nell’uomo
18 Febbraio 2019La domanda è se la nostra civiltà non abbia più nemici; se i suoi nemici, storici e strutturali, siano scomparsi, si siano dissolti come nebbia al sole; se essa non abbia ormai al mondo che amici, estimatori e ammiratori. La seconda domanda è se la religione cattolica e la Chiesa cattolica non abbiano più un nemico al mondo, ma soltanto religioni "sorelle", perfettamente disposte a dialogare, e che la Chiesa stessa riconosce in qualità di validi e legittimi interlocutori, in vista del bene supremo della pace nel mondo. La terza domanda è che cosa sia la nostra civiltà, in che cosa consista; e, parallelamente, se esista ancora il cattolicesimo e se esista ancora la Chiesa cattolica. Le tre domande sono strettamente intrecciate, ma si possono e si devono porre separatamente. Non ha senso partire dalla prima domanda, se non si cerca di rispondere simultaneamente e contestualmente anche alle altre due, e specialmente alla terza.
Partiamo, perciò, da quest’ultima. La nostra civiltà, la cosiddetta civiltà moderna, non esiste e non è mai esistita, per il semplice fatto che non è una civiltà. Una civiltà è un insieme di valori coerenti, o, quantomeno, non contraddittori; è un orizzonte di senso, nel quale anche le espressioni divergenti recano, sia pur indirettamente, un beneficio al tutto. La cosiddetta civiltà moderna, invece, sin dal suo sorgere, si è caratterizzata come il regno della soggettività più sfrenata, e quindi come il regno del caos, dove non esiste alcun valore unitario, e dove, anzi, si è giunti al disprezzo, al rifiuto e alla proibizione di un valore unificante, o di un insieme di valori condivisi. La civiltà moderna è bella, dicono i suoi sostenitori, perché è il regno del plurale, il trionfo della libertà: ma essi evidentemente hanno un’idea meschina e unilaterale della libertà, intesa soprattutto come libertà da qualcosa e contro qualcosa, non già per fare qualcosa, e, se possibile, qualcosa che rechi giovamento al tutto, o almeno al maggior numero possibile di persone. No: essa è il regno dell’ultraindividualismo; e si caratterizza come tale sin dalla nascita. La sua ideologia dominante è il liberalismo: da esso ha ricevuto il codice genetico, ed esso è rimasto la sola ideologia politicamente corretta, col suo correlato politico, la democrazia (vera o di facciata, questo è un altro paio di maniche) ed economico (il libero mercato (reale o illusorio, perché dominato dai monopoli, anche questa è un’altra faccenda). Pertanto, la modernità è una non-civiltà, un contenitore vuoto, che abbiamo riempito di tecnologia, di macchine e di ritrovati scientifici, gettati l’uno sull’altro senza alcun ordine, ma semplicemente prodotti dall’individualismo e dalle leggi del mercato. E sono macchine e procedimenti pericolosi, poiché non soggiacciono al dominio di una chiara visione della cose, ma all’impulso del momento o alla convenienza immediata (e convenienza di chi, poi? non quella dei più, per la ragione detta prima). Ma come potrebbe un contenitore vuoto, caratterizzato dall’oblio delle proprie radici e dall’ignoranza della propria identità, non avere nemici, cioè non avere dei soggetti bramosi di conquistare le sue comodità e le sue raffinatezza tecnologiche, visto che non siamo capaci di lottare per difenderci, appunto perché crediamo che non ci siano più nemici? Come abbia potuto nascere e diffondersi un’idea tanto strana, come quest’ultima, è una questione che impegnerà a lungo gli storici del futuro, se ci sarà un futuro. L’idea che i nemici siano scomparsi è stata anticipata dalla cultura cattolica, con il Concilio Vaticano II, e acquisita dalla cultura laica con la fine della Guerra fredda. E l’idea che "nemico" sia una parolaccia impronunciabile, perché chi la usa dimostra di essere una brutta persona, carica di odio e di razzismo, è un derivato delle due guerre mondiali e delle loro disastrose conseguenze. Per la cultura cattolica, è un effetto del senso di colpa per il ricordo dell’Inquisizione, delle Crociate e così via. Peccato che le Crociate siano state delle guerre legittime e sostanzialmente difensive contro l’offensiva di un nemico esterno, e l’Inquisizione sia stata lo strumento, proporzionato ai tempi e alla loro cultura giuridica, di fronte alla minaccia gravissima dei nemici interni. Il senso di colpa dei cattolici moderni è quindi l’effetto di una introiezione e di una resa alla mentalità moderna, massonica e anticristiana.
E ora, brevemente, le prime due domande. Sì, noi abbiamo dei nemici, tanto come cittadini europei, quanto come cattolici; e ne abbiamo assai più di quanti non immaginiamo. Non ci sono solo i falsi profughi e gli estremisti islamici; il quadro è assai più complesso. Per fare un esempio: la NATO è amico o nemica dei popoli europei? E l’UE, e la BCE, sono amiche o nemiche dei popoli europei? Belle domande, vero? E le risposte non sono affatto semplici e scontate. Ma il fatto è che la cultura dominante — e si capisce perché, tenendo conto di chi la controlla, direttamente o indirettamente, e cioè il grande capitale finanziario — ci ha completamente disabituati a ragionare in termini di amico e nemico; la stessa Chiesa cattolica, giocando sull’equivoco e ponendosi, di fatto, in sintonia coi poteri finanziari che vogliono la nostra distruzione, sta dando un grosso contributo alla mistificazione di cui sono vittime i popoli europei, come cittadini e come cattolici. È chiaro, infatti, che il Vangelo si basa sulla fraternità umana e che ha il suo elemento morale più forte nella capacità di perdonare; ma questi aspetti, che pure sono fondamentali, non possono essere presi isolatamente e staccati dall’insieme del messaggio di Gesù Cristo, che comprende, come elementi altrettanto fondamentali, e anche più decisivi, la giustizia e la verità. Senza la verità, nulla è buono; senza la giustizia, il perdono diventa una beffa. La neochiesa del signor Bergoglio, che non parla mai della verità e che strumentalizza l’idea di giustizia, sta falsificando il Vangelo, e lo sta trasformando in una vaga religiosità buonista e pacifista, umanitaria e ambientalista, filantropica e scherzosa, dove non c’è niente di serio perché non c’è niente di vero, e dove Dio diventa una scusa per veicolare una visione totalmente immanentistica e una antropologia radicalmente laica e materialista. La sua è una fede priva di trascendenza, priva di sacralità e priva di spiritualità, dove la preghiera si risolve in un fare, in un allestire pranzi per i poveri dentro le chiese ed esibire slogan contro la chiusura dei porti: tutte cose che sono agli antipodi di ciò che Gesù Cristo considerava l’essenziale (vedi l’episodio di Marta e Maria). Questa non è più la Chiesa cattolica di sempre, ma una ONLUS qualsiasi.
E ora veniamo al problema più urgente: la percezione del pericolo. I nemici, in realtà, ci sono, e ci sono sempre stati: aspettavano il momento in cui saremmo stati così stupidi da dimenticarci che esistono e addirittura da salutarli e favorirli come degli amici, magari con la scusa che sono poveri e bisognosi. E che questa sia una scusa, è evidente alla luce del puro buon senso: se in Africa vive un miliardo di poveri, gli europei hanno l’obbligo di farli venire tutti quanti a casa loro? Ammesso e non concesso che una cosa del genere sia fattibile, è così che si affrontano e si risolvono i problemi della povertà: spostando le popolazioni povere da un luogo all’altro della terra, come fossero scatoloni di merci e senza alcun riguardo per chi, nel luogo designato, viveva da sempre?
In Europa, fin a pochissimi anni fa, quasi nessuno osava parlare in questi termini. Era politicamente scorretto parlare di nemici, specialmente nella cultura cattolica. Eppure, la constatazione che ci sono dei nemici non equivale alla colpa di considerare qualcuno un nemico: se il nemico c’è, non dipende necessariamente da chi se ne accorge: sarebbe troppo semplice se l’esistenza dei nemici fosse sempre e solo il prodotto di una ingiustizia subita da qualcuno, che si vuole vendicare o riprendersi i suoi diritti. Il nemico esiste dove esistono l’invidia per le cose altrui e la brama d’impadronirsene: e ciò fa parte della natura umana. Con la differenza che il cristianesimo insegna a combattere questa brama, prima di tutto in se stessi; mentre altre culture e altre religioni insegnano la regola del disprezzo pregiudiziale del diverso, l’odio per l’infedele e la legge del taglione, senza neppure un’ombra di pietà o misericordia.
Oriana Fallaci è stata fra i pochissimi, anzi a un certo punto quasi l’unica, ad accorgersi che esistono dei nemici e ha lanciato il suo grido d’allarme, venendo immediatamente isolata e condannata da tutta la cultura politicamente corretta, oltre che inquisita dalla magistratura per vilipendio della religione altrui. A noi sembra di poter dire che ella aveva visto più lontano di quasi tutti gli altri e che aveva riconosciuto l’esistenza di un gravissimo pericolo quando era di moda ignorarlo o addirittura presentarlo come una ricchezza, uno opportunità, una risorsa (moda che non è affatto tramontata, ma comincia un po’ ad appannarsi). Vale la pena di rievocare il suo grido d’allarme, sia per renderle atto di essere stata buon profeta, sia per vedere in che cosa la sua analisi fosse lacunosa, incompleta, o addirittura distorta, e quindi non utilizzabile. Lei era una grande passionale: e come tale, vedeva le cose più di pancia che con la testa. Da giovane, corrispondente di guerra nel Vietnam, aveva duramente criticato l’imperialismo americano; più tardi aveva abbracciato l’americanismo con tale viscerale entusiasmo, da ignorare puramente e semplicemente tutto quel che non rientrava nel suo schema iperbolicamente celebrativo.
Scriveva sul Corriere della Sera il 16 luglio 2005, ed è stato quasi il suo testamento spirituale, l’articolo L’Europa in guerra il nemico ce l’ha in casa; ne riportiamo alcuni passi centrali (da: O. Fallaci, Le radici dell’odio. La mia verità sull’islam, Milano, Rizzoli, 2015, pp. 449-453):
È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Tale intensità che verrebbe spontaneo gridargli: se siamo così brutti, così cattivi, così peccaminosi, perché non te ne torni a casa tua? Perché stai qui? Per tagliarci la gola o farci saltare in aria? Un nemico, inoltre, che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico (ma quale asilo politico, quali motivi politici?) accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di Accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della "necessità" (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?) invitiamo anche attraverso l’Olimpo costituzionale. "Venite, cari, abbiamo tanto bisogno di voi". Un nemico che per partorire non ha bisogno della procreazione assistita, delle cellule staminali. Il suo tasso di natalità è così alto che secondo il National Intelligence Council alla fine di quest’anno la popolazione mussulmana in Eurabia risulterà raddoppiata. Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centro di reclutamento per i terroristi e che obbedisce ciecamente all’imam (…) Che bandisce il maiale dalle mense delle scuole, elle fabbriche, delle prigioni. Che aggredisce la maestra o la preside perché una scolara bene educata ha offerto al compagno di classe mussulmano una frittella di riso al marsala (cioè "col liquore"). E-atenta-a-non-ripter-l’oltraggio. Un nemico che negli asili vuole abolire anzi abolisce il Presepe e Babbo Natale. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce "un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini mussulmani". (Parlo, s’intende dell’arabo con la cittadinanza italiana che mi ha denunciato per vilipendio all’Islam. Che contro di me ha scritto un lercio e sgrammaticato libello dove elencando quattro sure del Corano chiede ai suoi correligionari di eliminarmi, che per le sue malefatte non è mai stato o non ancora processato.) Un nemico che in Inghilterra s’imbottisce le scarpe di esplosivo onde far saltare in aria il jumbo del volo Parigi-Miami. (Parlo, s’intende, dell’arabo con la cittadinanza inglese che per puro miracolo beccarono sulla American Airlines.) Un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica. (Parlo, s’intende, dell’arabo con cittadinanza olandese che probabilmente anzi spero verrà condannato all’ergastolo e che al processo ha sibilato alla mamma di Theo: "Io non provo alcuna pietà per lei. Perché lei è un’infedele".) Il nemico per il quale infine trovi sempre un magistrato clemente cioè pronto a scarcerarlo. E che i governi eurobei [N.d.R. non si tratta d’un errore topografico, voglio proprio dire eurobei non europei] non espellono neanche se è clandestino.
Continua anche il discorso sul dialogo delle Due Civiltà. Ed apriti cielo se chiedi qual è l’altra civiltà, cosa c’è di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà. Che per libertà, hurryya, intende emancipazione dalla schiavitù. Che la parola hurryya la coniò soltanto alla fine dell’Ottocento per poter firmare un trattato commerciale. Che nella democrazia vede Stana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate. Che dei Diritti dell’Uomo da noi tanto strombazzati e verso i musulmani scrupolosamente applicati non vuole neanche sentirne parlare. Infatti rifiuta di sottoscrivere la Carta dei Diritti Umani compilata dall’ONU e la sostituisce con la Carta dei Diritti Umani compilata dalla Conferenza Araba. Apriti cielo anche se chiedi cosa c’è di civile in una civiltà che tratta le donne come le tratta. L’Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà. (…) Continua anche l’indulgenza che la Chiesa cattolica (del resto la maggiore sostenitrice del Dialogo) professa nei riguardi dell’Islam. Continua cioè la sua irremovibile irriducibile volontà di sottolineare il "comune patrimonio spirituale fornitoci dalle tre grandi religioni monoteistiche". Quella cristiana, quella ebraica, quella islamica. Tutte e tre basate sul concetto del Dio unico, tutte e tre ispirate da Abramo. Il buon Abramo che per ubbidire a Dio stava per sgozzare il suo bambino come un agnello. Ma quale patrimonio in comune? Allah non ha nulla in comune col Dio del Cristianesimo. (…) Naturalmente capisco che la filosofia della Chiesa cattolica si basa sull’ecumenismo e sul comandamento Ama-il-nemico-tuo-come-te-stesso. Che uno dei suoi principi fondamentali è almeno teoricamente il perdono, il sacrificio di porgere l’altra guancia. (Sacrificio che rifiuto non solo per orgoglio cioè per il mio modo d’intendere la dignità, ma perché lo ritengo un incentivo al male di chi fa del male). Però esiste anche il principio dell’autodifesa anzi della legittima difesa, e se non sbaglio la Chiesa cattolica vi ha fatto ricorso più volte. Carlo Martello respinse gli invasori mussulmani alzando il crocifisso. Isabella di Castiglia li cacciò dalla Spagna facendolo stesso. E a Lepanto c’erano anche le truppe pontificie. A difendere Vienna, ultimo baluardo della Cristianità, a romper l’assedio di Kara Mustafà, c’era anche e soprattutto il polacco Giovanni Sobieski con l’immagine della Vergine di Chestochowa. E se quei cattolici non avessero applicato il principio dell’autodifesa, della legittima difesa, oggi anche noi porteremmo il buka o il jalabah…
Che cosa non convince in questa impostazione del problema, reale, della minaccia d’islamizzazione che incombe sull’Europa? Parecchie cose. Primo, la Fallaci pensa sempre in termini di Occidente; per noi, l’Europa è una cosa e gli Stati Uniti sono un’altra cosa e ben diversa, con la quale, per fortuna, non abbiamo molto a che fare, cominciando con la geografia e finendo col dettaglio di quei tremila anni di civiltà che l’Europa ha alle spalle, e gli Stati Uniti no. Secondo: anche solo limitandoci all’Europa, il pericolo non è solo l’islamizzazione: è anche la dittatura della BCE, fautrice di politiche economiche che impoveriscono i popoli europei e contirbuiscono alla disoccupazione, all’insicurezza e quindi al crollo della natalità. Terzo: la Fallaci crede ciecamente che l’11 settembre sia stato ciò che ne hanno detto i media americani; eppure fin da subito, e ancor più oggi, perfino una bella fetta della popolazione americana non crede a quella versione. Le cose sono molto più complesse di come le presenta la Fallaci. Lei divide i buoni e i cattivi in base alla razza e alla religione: e non capisce che, nel mondo contemporaneo, chi tiene in mano il potere mondiale, la grande finanza, non bada né all’una né all’altra, e quindi gli amici e i nemici si trovano mescolati tutti insieme, così come i buoni e i cattivi. E ciò che vale per l’11 settembre, vale anche per molti altri attenti "islamisti" in Europa, particolarmente quelli di Parigi e Bruxelles, ove si sente a chilometri di distanza il (cattivo) odore dei servizi segreti francesi. Quarto: la Fallaci non parla mai, perché lo esclude a priori, del terzo soggetto del dramma mondiale odierno: il sionismo. Per lei, Israele è il Bene per definizione. Non le viene in mente che gran parte del cosiddetto scontro di civiltà fra Europa (per lei, Occidente) e Islam è attizzato da Gerusalemme e dalla potentissima lobby ebraica della Casa Bianca. Però se non si hanno presenti questi elementi, non si dispone di un quadro attendibile della realtà, ma di un quadro deformato e surreale, da cui si è indotti a trarre conclusioni avventate e ingannevoli. Mentre c’è bisogno di molta lucidità.
Riassumendo. Il pericolo c’è, e bisogna essere ciechi per non vederlo; per non vederlo e addirittura favorirlo, oltre che ciechi bisogna essere qualcosa di peggio. Quando il signor Bergoglio sbandiera la spilla con la scritta Aprite i porti, è qualcosa di peggio di un cieco: è un nemico della sua stessa Chiesa, vale a dire un traditore. C’è un pericolo perché c’è un nemico: il che non vuol dire che tutti gli islamici o tutti i migranti siano dei nemici intenzionali, ma semplicemente che l’ingresso incontrollato di immigrati islamici farà scomparire l’Europa (che diverrà, e già sta diventando, Eurafrica, più che Eurabia; però la Fallaci aveva ragione nel sottolineare l’importanza delle parole, perché noi ragioniamo in base alle parole che adoperiamo). Ciò non significa nemmeno che si debbano odiare i nemici: l’odio non fa parte del cristianesimo, ma fa parte di altre culture e altre religioni. Esiste però, e qui la Fallaci ha tutte le ragioni, il diritto alla legittima difesa. Se qualcuno fa irruzione in casa nostra e pretende di farci i suoi comodi, senza il nostro consenso, noi abbiamo il diritto di difenderci e di respingerlo; e non solo il diritto, ma il dovere, per rispetto dei nostri cari. D’altra parte, nessuna difesa può essere efficace, se non si sa chi si è. E l’Europa di oggi è il nulla…
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash