
E mentre i fedeli soffrono, lui ride
15 Febbraio 2019
Se l’Europa fa il vuoto, prima o poi si convertirà, ma non al Vangelo
16 Febbraio 2019La maggior parte dei cattolici che si sentono feriti dal modo di agire e di parlare del signor Bergoglio e che non capiscono perché egli si comporti così, tende a pensare a lui come a un confusionario, forse anche in buona fede; come a un uomo di scarsa cultura teologica, che però dà l’assoluta preminenza a una pastorale del "fare", a un cristianesimo attivo e misericordioso verso il prossimo, insofferente di dogmi e di rigidità dottrinarie. Costoro non si rendono conto che Bergoglio non è per niente un confusionario e che il suo modo di procedere nasce da una radice ben precisa: semmai la confusione è il risultato, perfettamente voluto e calcolato, della sua cosiddetta pastorale. E tale radice sta nella teologia del gesuita Karl Rahner, erede, a sua volta, della Nouvelle théologie e, prima ancora, del neotomismo della Scuola di Lovanio, il quale di tomista aveva una cosa sola: la volontà di imbrigliare la filosofia di san Tommaso d’Aquino nel carcere del criticismo kantiano, il tutto spacciato come aggiornamento; entrambe versioni aggiornate e molto più raffinate del modernismo dei primi anni del XX secolo, quello solennemente condannato da san Pio X con l’enciclica Pascendi del 1907. Questo aspetto della crisi attuale del Magistero è stato ben trattato in libri e conferenze dal professor Stefano Fontana, che ha individuato con estrema precisione la radice teologica rahneriana di certe affermazioni di Bergoglio e di altri esponenti della neochiesa, un’espressione che lui non adopera ma che a noi sembra necessaria per designare non la Chiesa cattolica dei nostri giorni, ma quella sovrastruttura eretica e apostatica che le si è sovrapposta e l’ha oscurata (anche se essa ha abolito il concetto stesso di eresia e ha usato questa parola una volta sola, cioè per comminare la scomunica a don Alessandro Minutella, un sacerdote che non riconosce gli errori del modernismo andato al potere). Rimandiamo ai suoi lavori per un approfondimento puntuale della questione; qui ci limiteremo ad una riflessione di carattere generale.
Le frasi del signor Bergoglio possono sembrare strane, azzardate, incomprensibili, solo a chi non tenga presente questa precisa matrice filosofica. Bergoglio, peraltro, non ha mai nascosto di considerare Walter Kasper, discepolo diretto di Karl Rahner (e quella sua mediocrissima copia che è Enzo Bianchi) come il suo teologo di riferimento, e il più illustre pensatore della cristianità odierna. Ora, un teologo dello spessore e della finezza di monsignor Antonio Livi ha fatto più volte notare che il pensiero di Karl Rahner — un impasto confuso e indigeribile di Kant, Hegel e soprattutto Heidegger — è, puramente e semplicemente, un pensiero eretico. Mancano, in esso, o vengono radicalmente fraintesi e stravolti, alcuni punti essenziali del cattolicesimo: perfino i due dogmi fondamentali, sui quali si regge tutto il resto, l’Unità e la Trinità di Dio e l’Incarnazione del Verbo, non sono interpretati in maniera ortodossa, secondo il Magistero perenne, bensì alla luce del cosiddetto trascendentale moderno e della cosiddetta svolta antropologica. In altre parole, Rahner pretende di annullare la conoscibilità di Dio, non solo a livello filosofico, ma anche nella stessa Rivelazione; inoltre, pretende di immanentizzare completamente la fede, il che significa che la Rivelazione stessa, peraltro mai del tutto esauriente, non finisce con le Scritture e con la Tradizione, ma prosegue, sotto forma di rivelazione quotidiana, non nella Chiesa, ma nel mondo. La Chiesa stessa sbaglia a tenersi distinta dal mondo (idea tipicamente protestante); al contrario, deve essere una Chiesa "in uscita", cioè una Chiesa che va nel mondo, che si fa mondo. Strano, perché non è questo che troviamo nel Vangelo, non è questo che dice la Tradizione, non è questo che il Magistero ha insegnato per millenovecento anni: al contrario, esso ha insegnato che Gesù è venuto nel mondo per convertirlo, e che ha fondato la sua Chiesa per proseguire nella stessa opera, non certo per farsi mondo. È evidente la matrice kantiana ed hegeliana, oltre che hiedeggeriana, di tutti questi errori: l’eliminazione della metafisica; la rinuncia alla conoscenza della cosa in sé; la riduzione di Dio a pensiero e del pensiero a "energia" cosmica (qui c’è anche lo zampino di un altro famoso gesuita eretico, Teilhard de Chardin).
Se si adotta questa chiave, una precisa chiave di lettura filosofica e teologica, le stranezze di Bergoglio cesseranno di apparirci come stranezze; le sue confusioni, cesseranno di apparirci confusioni; le sue ambiguità, cesseranno di apparirci ambiguità. In effetti, il signore argentino non parla, né agisce, in modo strano, o confuso, o ambiguo: segue la teologia di Karl Rahner, attraverso il suo discepolo Walter Kasper. E non sarebbe corretto, né equo, attribuire al solo Bergoglio la responsabilità di questa rahnerizzazione della Chiesa cattolica, visto il ruolo che Rahner ebbe nello svolgimento del Concilio Vaticano II, e visti i pubblici riconoscimenti e ringraziamenti che ricevette da Paolo VI in persona, per non parlare della successiva esaltazione del Concilio e dello sviluppo delle tendenze moderniste da esso introdotte, ad opera di Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI. Rahner aveva detto, a suo tempo: Ci vorrà del tempo, ma alla fine la Chiesa cattolica sarà la Chiesa del Concilio. Ora quel tempo è arrivato: ed è evidente che il Concilio non è in linea con gli altri venti concili che l’hanno preceduto, non è in linea con la Chiesa cattolica di sempre, quella fondata da Gesù Cristo e affidata a san Pietro; altrimenti la frase di Karl Rahner non avrebbe alcun senso. Bergoglio, di suo, ci ha messo solo una maggiore brutalità, o, se si preferisce, una maggiore franchezza: poco dopo la sua (dubbia) elezione, si era affrettato a strillare, adoperando come megafono Eugenio Scalfari e il giornale La Repubblica (organo storico della cultura massonica e anticristiana della borghesia radical-chic): Sono venuto per cambiare la Chiesa. Altro che discussioni di lana caprina sulla continuità o la discontinuità dell’ermeneutica postconciliare: quella era una dichiarazione di guerra anticattolica, e i cattolici avrebbero dovuto capirlo. Invece non l’hanno capito affatto, o meglio hanno finto di non capire: ai cardali, ai vescovi, ai preti e ai laici imbevuti di spirito modernista e di mentalità protestante conveniva non capire, e lasciare che "il papa venuto dalla fine del mondo" andasse avanti per la sua strada, come un carro armato, per demolire quel che di cattolico ancora restava nella Chiesa. Tanto, se le cose fossero andate male, sarebbe stato lui a scottarsi le dita; se fossero andate bene, tutti loro avrebbero tirato un gran sospiro di sollievo, e avrebbero gridato a squarciagola: Evviva il papa della gente, il papa che capisce lo spirito dei tempo, il miglior papa che la Chiesa abbia mai avuto!
Dunque, per Karl Rahner Dio non si rivela mai pienamente, per la semplice ragione che l’uomo è totalmente immerso nel mondo e nulla conosce in maniera completamene oggettiva, ma in ogni sua conoscenza, compresa quella delle cose divine che viene dalla ragione e dalla stessa Rivelazione c’è sempre qualcosa di suo: e questa è un’idea che proviene da Kant, con la sua riduzione del conoscere a conoscenza del fenomeno, mai del noumeno. Insomma, per Rahner noi siamo inseparabili dalla realtà del mondo, siamo esseri biologici e storici, totalmente risolti nell’immanenza; non c’è un soprannaturale che si staglia al di sopra della natura, o, se c’è — il che è lo stesso, agli effetti pratici — esso risulta per noi irraggiungibile e inattingibile. Solo che questo non è più cattolicesimo, non è neanche cristianesimo: qui siamo lontani anni luce da ciò che per duemila anni abbiamo conosciuto come Vangelo, cioè come Parola di Dio, e come Chiesa, cioè come retta e univoca interpretazione di quella Parola. Ma è importante capire che non si tratta solo di un’eresia del signor Bergoglio; perché quel che stanno facendo, contestualmente a lui, vescovi e sacerdoti, è il frutto del medesimo errore e della medesima scuola: quella di Karl Rahner. Non è da sei anni, ma da sessanta, che la Chiesa cattolica ha cominciato a uscir dai binari; negli ultimi sei anni c’è stata una brusca accelerazione, ma la rottura si era già verificata, e il deragliamento era solo questione di tempo. E tutto questo è accaduto perché chi doveva vigilare, non ha vigilato; perché la Congregazione per la Dottrina della Fede ha smesso di fare il suo dovere; perché nei seminari si è permesso che entrassero i corsi di Karl Rahner, della Nouvelle théologie e della Scuola di Lovanio, coi vari De Lubac, Congar, Schillebeeckx, eccetera. E ora siamo arrivati qui. Il pericolo maggiore, adesso, e ciò a cui puntano questi signori che hanno deciso di cambiare la Chiesa, cioè di sostituire alla vera dottrina cattolica una nuova dottrina sincretista, panteista e gnostica, dalle fortissime connotazioni massoniche, è che i cattolici si scordino cos’è il vero cattolicesimo (tanto, Dio non è cattolico, come ama dire il signor Bergoglio), e poi, come osserva giustamente il professor Fontana) che si scordino anche d’essersi scordati. A quel punto il gioco sarà fatto, e la mutazione genetica della chiesa (minuscola) risulterà irreversibile.
Se i veri cattolici vogliono provare a uscire dalla palude nella quale sono sprofondati, e dare un contributo a rimettere sui giusti binari l’insieme della Chiesa visibile (perché quella invisibile è perfetta e infallibile, essendo guidata direttamente da Dio) è necessario che facciano un esame esatto e spassionato della situazione. La loro critica non deve fermarsi agli aspetti più vistosi (e più apertamente scandalosi) del pontificato del signore argentino, ma deve andare in profondità e cogliere il filo rosso che li lega a questi ultimi sessanta anni di vita della Chiesa, dalla morte di Pio XII e dal conclave che ha portato al soglio pontificio Angelo Roncalli, il papa già anziano e malato, destinato a un pontificato di transizione, che tuttavia volle, fermissimamente volle, quel Concilio Vaticano II che fu un vero e proprio cavallo di Troia per far rientrare trionfalmente dalla porta, solo in veste un po’ dissimulata, quelle stesse eresie che tutti i papi degli ultimi cent’anni, a partire da Pio IX, avevano visto, riconosciuto, denunciato e condannato, mettendo in guardia il clero e tutti i fedeli nei loro confronti. Prima fra tutte il principio funesto della libertà religiosa, anticamera dell’indifferentismo religioso e dell’attuale pluralismo, sottoscritto, nero su bianco, dal signor Bergoglio con il Grande Imam Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 marzo 2019, nel Documento sulla fratellanza umana, che ne ha attribuito addirittura la paternità alla Sapienza divina. I veri cattolici devono capire che simili iniziative il signor Bergoglio non le improvvisa affatto; devono aspettarsele, invece, e aspettarsene di sempre più eretiche, perché vengono tutte da quella cloaca di eresie che è, per usare la definizione di san Pio X, il modernismo. Inutile stupirsene: sono gesti e parole perfettamente coerenti con quella dottrina, che non è affatto la dottrina cattolica. E quando, per esempio, il signor Bergoglio dice, chiaro e tondo, che l’Europa deve costruire i suoi valori intorno alla dignità dell’uomo; e quando dice, a commento dell’episodio della donna adultera, che Gesù fa un po’ lo scemo; e quando dice che la Madonna, sotto la Croce, pensò che Dio l’aveva ingannata e tradita allorché le aveva promesso che da lei sarebbe nato il Messia: non dice cose in contrasto, ma perfettamente in linea con il suo pensiero, che non è cattolico, perché è il pensiero di Karl Rahner. Ricordate? Noi non sappiamo esattamene chi sia Dio, né Lui rivela interamente a noi; noi dobbiamo andare a tentoni, abituarci a far da soli (etsi Deus non daretur, come se Dio non ci fosse, diceva il luterano Dietrich Bonhoeffer, altro autore imprescindibile dei neoteologi post-cattolici); perfino Gesù, perfino Maria, in quanto esseri umani, sono stato soggetti a questa incertezza, a questo margine di ambiguità e di dubbio circa le reali intenzioni di Dio. Ecco perché Bergoglio dice ai bambini che non si sa perché ci sia la sofferenza degli innocenti, che non si sa perché muoiono le mamme e i loro piccoli restano orfani: è in linea col pensiero di Rahner, e tanto peggio se non è in linea con il Magistero perenne della Chiesa. Chi se ne frega del Magistero, chi se ne frega della dottrina; la dottrina è per i rigidi, per i cattolici che hanno le facce da sottaceti (parole sue testuali); lui ha ben altre cose in agenda, delle quali occuparsi: lui è venuto per cambiare la Chiesa, perbacco!
Tale è lo stato delle cose, da cui occorre partire se si vuol comprendere come si sia potuti arrivare fino a questo punto. Ora i cattolici si ritrovano ad avere un papa eretico, che quotidianamente proferisce eresie e vomita bestemmie, perché da sessant’anni a questa parte, dapprima lentamente e assai abilmente, e solo da ultimo con ritmo più veloce e con fare più scoperto, essi hanno tollerato che il mal seme modernista penetrasse nelle facoltà teologiche e da lì nei seminari, e da lì nelle chiese, nelle parrocchie e nella vita quotidiana della Chiesa. L’infezione è stata lenta, graduale, in dosi omeopatiche: pochissimi se ne sono accorti, e quei pochi non sono stato ascoltati, anzi, sono stati trattati (essi!) da eretici e scismatici; li si è accusati di voler minare l’unità della Chiesa (sì, ma quale?); li si è dipinti come tradizionalisti, dando a questa parola un senso fortemente peggiorativo, come se si trattasse di una congrega medioevale di nostalgici dei roghi della Santa Inquisizione. Un po’ alla volta, gli eretici hanno conquistato una posizione dopo l’altra, una diocesi dopo l’altra, un giornale cattolico dopo l’altro; e alla fine i veri cattolici si sono trovati in minoranza, sulla difensiva, frastornati e confusi, paralizzati dallo stupore e dall’incredulità, incapaci di reagire. E adesso, che cosa si può ancora fare? Umanamente, la partita è disperata: l’eresia ha già quasi vinto, beninteso a livello della Chiesa visibile. Eppure tutti i loro sforzi e i loro successi sono niente di fronte all’onnipotenza di Dio. Ricordiamo le parole di Gesù: le porte degl’inferi non prevarranno su di lei.
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