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3 Gennaio 2019
Gli dèi delle false religioni sono demoni
4 Gennaio 2019Dei francescani e delle francescane dell’Immacolata, fatti commissariare dal misericordioso papa Francesco, e di padre Manelli, infangato e recluso chissà dove, non si parla praticamente più: i giornalisti asserviti al sistema imperante del politicamente corretto non si sono mai scomodati a fare qualche domanda al signore argentino o ai suoi portavoce, e ormai la loro drammatica vicenda sembra caduta del tutto nel dimenticatoio. Perché rivangarla?, sembra che pensino tutti, o meglio, quei pochi che ancora ci pensano. Perché creare divisioni e dissapori, in un mondo e in una chiesa ove bisogna gettare sempre e solo ponti e abbattere muri? Sono passati più di cinque anni dall’inizio del calvario di quei religiosi, che hanno subito in silenzio tutto ciò che si poteva subire, e proprio da parte della Chiesa: la calunnia, il sospetto, i provvedimenti restrittivi e punitivi, lo stravolgimento della loro regola, l’umiliazione di vedere cacciato e incriminato il loro padre fondatore, il silenzio e l’indifferenza di tutti. E tutto questo mentre teologi apertamente eretici vengono portati fino alle stelle; mentre cardinali indegni come McCarrick sono stati coperti nelle loro malefatte, lasciati liberi di spadroneggiare e di occupare la ribalta; e mentre viene riabilitata la memoria di preti come don Lorenzo Milani, sui quali ci sarebbe molto da dire, e che hanno lasciato delle eredità vergognose, come la comunità del Forteto, i cui frutti amarissimi recano testimonianza della "bontà" dell’albero da cui provengono.
Si fa presto a dire i francescani dell’Immacolata. Ma qualcuno li conosce, si è preso la briga di conoscerli, di capirli? Li hanno descritti, per compiacere il signore argentino che tiranneggia la Chiesa, come dei retrivi, dei tradizionalisti, dei nemici inveterati del famoso (e indefinibile) "spirito" conciliare. Si sa che erano un ordine fiorente di vocazioni; si sa che il loro seminario è stato chiuso; si sa che sono stati commissariati e che è stato proibito loro di uscire dalle rispettive case per incardinarsi nelle diocesi, ed è stata fatta proibizione ai vescovi di accettarli come sacerdoti nelle loro parrocchie. Ma non si sa praticamente nulla sui motivi dei durissimi provvedimenti presi a loro carico, e con tanta fretta, visto che il sedicente santo padre non ha atteso che pochi mesi dalla sua elezione per colpirli come se fossero dei pericolosissimi nemici; proprio lui, che ha salutato i cinquecento anni dello scisma luterano come una grazia dello Spirito Santo. E si sa anche che a decine son usciti e hanno abbandonato l’abito, perché non vedevano più la ragione di restare in un ordine, come dei reclusi, nel quale non erano più liberi di rispettare pienamente la loro regola, riflesso del loro ideale di vita cristiana. Si sa che al signore argentino non importa nulla del loro dramma, della gravissima ferita che ha inferto alle loro anime, di aver spinto molti di loro alla disperazione; ma forse che glie n’è importato qualcosa di aver provocato dolore e sconforto ai quattro cardinali che gli avevano rispettosamente presentato i loro dubia, per il bene dell’intero popolo cattolico, circa alcuni punti di Amoris laetitia, e che, in alternativa, gli avevano chiesto, per iniziativa di Carlo Caffarra, un colloquio privato? Non solo non ha risposto, ma ha mentito, puerilmente e stupidamente, dicendo di non aver mai ricevuto la richiesta: quando tutto il mondo ne era al corrente.
Così, la stampa e le reti televisive hanno spento i riflettori sul caso dei francescani dell’Immacolata: hanno censurato tutta la faccenda, e la gente se n’è dimenticata. La gente dimentica in fretta, specie quando i mass-media la ipnotizzano con le continue esibizioni di umiltà, bontà e accoglienza del signore argentino, del quale un giornaletto smaccatamente adulatorio è arrivato ad affermare che lui è perfetto, e noi tutti dobbiamo prenderlo a modello di vita (lui, non Gesù Cristo), anche se la cosa sarà molto difficile. I francescani dell’Immacolata, quelli che rimasti al loro posto, hanno continuato a subire ogni sopruso e ogni calunnia in silenzio, con eroica pazienza, con sublime umiltà, senza protestare né lamentarsi e, intanto, hanno continuato a fare del bene. In Africa, per esempio, nella loro missione nigeriana, hanno continuato ad assistere il prossimo e predicare il Vangelo, in una zona devasta dai terrorismo islamico: quel terrorismo islamico che il signore argentino non vuol neanche sentir nominare: perché, ha detto con sommo acume e con un paragone perfettamente calzante, anche da noi i mariti ammazzano le mogli o le suocere. Ed è strano, ma forse neanche troppo, che sia passata quasi inosservata una testimonianza toccante, vecchia ormai di cinque anni, del giornalista Alessandro Gnocchi, il quale riferiva ciò che la sua figlia diciottenne aveva visto e vissuto in prima persona di quella missione delle suore francescane dell’Immacolata, situata letteralmente in prima linea; ne riportiamo solo il passaggio centrale e secondo noi più significativo (dall’articolo: Francescani dell’Immacolata, anch’io li conosco, apparso il 9 agosto 2013 su www.corrispondenzaromana.it/ ):
La missione nigeriana, come dovrebbero sapere tutti coloro che parlano di questo istituto e come Introvigne certamente sa, è a rischio di martirio quotidiano. Lì, ci sono figli e figlie di padre Manelli che ogni giorno rischiano la vita in nome di Gesù Cristo e, proprio per questo, prospera una delle imprese spirituali più fiorenti dell’istituto: quaranta aspiranti maschi e trenta aspiranti femmine in un Paese a maggioranza musulmana, dove le sette protestanti fanno di tutto per distruggere quanto costruiscono i cattolici, dove imperversano le chiese più impensate, dove i pagani che consumano i loro sacrifici umani poco lontano dai conventi lasciano i resti delle vittime per le strade in onore dei loro demoni, dove nelle giornate dei riti cannibali le donne non possono uscire di casa pena la morte. Nel mondo di "Apocalypto" prima dell’arrivo degli spagnoli.
Le suore non possono mai uscire da sole e, in certe occasioni, rischiano la vita solo a mostrarsi. Eppure, come i frati, continuano a portare Cristo là dove non c’è e a chi non lo conosce. Assieme ai frati, procurano battesimi, l’amministrazione dei sacramenti, la celebrazione di Messe, strappano letteralmente anime e corpi al demonio. Dopo ogni conversione tornano quotidianamente dai nuovi cristiani per evitare che la loro fede si intorpidisca e cada di nuovo preda delle false religioni e, quindi, della disperazione. Appena scesa dall’aereo, alla sua prima ora di missione, Chiara è stata portata al lebbrosario per pregare in ginocchio il Rosario davanti al letto di una malata che stava morendo, perché le anime vanno custodite fino in fondo e non basta riempire le pance.
La preghiera è stato il filo d’oro che ha segnato il cammino di mia figlia per tutto il mese: lo stesso che segna da anni la vita della missione perché è quello che segna la vita delle suore e dei frati francescani dell’Immacolata. Dopo, solo dopo, viene l’assistenza materiale, lì, nel mondo di "Apocalypto" dove, nonostante tutto, le suore e i frati vestiti di azzurro sono altrettante note di letizia. «Di notte» mi ha raccontato Chiara «mi veniva da piangere per ciò che vedevo di giorno. Avevo visto l’inferno mentre io mi sentivo in paradiso. Non è la povertà e non è la miseria a far piangere, ma la disperazione di un mondo senza Cristo. Di giorno sentivo le voci dei muezzin, di notte i tam tam dei riti pagani e ho toccato con mano che il demonio esiste davvero, ho provato sulla mia pelle che la religione vera è una sola ed è la nostra. Lo scudo più potente contro la presenza del demonio era il canto gregoriano dei frati e delle suore, il Rosario recitato continuamente, le veglie e le Messe celebrate come piace al Signore».
Ecco: a noi pare che il nocciolo del dramma che la Chiesa cattolica sta vivendo, in questi tempi, sia contenuto in questa semplice frase: Non è la povertà e non è la miseria a far piangere, ma la disperazione di un mondo senza Cristo. Questo, secondo noi, è l’errore fondamentale, se pure non è qualcosa di peggio di un errore, di tanta parte del clero, a partire dal Concilio, e poi sempre più frequentemente e sempre più diffusamente, negli ultimi anni: l’aver dato più importanza alla lotta contro la povertà che all’annuncio del Vangelo di Cristo. I francescani dell’Immacolata rischiano la vita per assistere gli ultimi, ma anche, e soprattutto, per rendere testimonianza a Cristo. Loro sanno che il male assoluto, per gli uomini, è l’oblio di Cristo; è l’inferno di un mondo dal quale l’annuncio di Cristo sia stato cacciato e soppresso. Ammettiamo che si possa, in un determinato luogo, eliminare la povertà, e anche le sue cause (cosa alquanto difficile, visto che ormai l’economia mondiale è interconnessa, e dipende quasi totalmente dalla finanza internazionale): ma senza Cristo, come illudersi che vi regneranno poi la pace e la giustizia, o semplicemente che si creeranno e si conserveranno condizioni umane di esistenza? Oppure davvero i cattolici migrazionisti, buonisti e progressisti, pensano di poter sradicare ogni male dalla superficie della Terra, e questo senza badare alla Verità di Cristo, cioè convivendo con le false religioni e con la malefica presenza del demonio? Sì, lo sappiamo: qui si toccano, in maniera inaccettabile per quei signori, i temi più cari della retorica conciliare: il dialogo interreligioso, l’ecumenismo, i nostri fratelli maggiori giudei, gli islamici seguaci anch’essi della religione del Libro, il dovere di non discriminare, di non giudicare, di accettare e includere tutto e tutti, eccetera, eccetera. Strano che non vedano come, imboccando questa strada, fatalmente si finisce per trasformare il cristianesimo da annuncio del regno di Dio in una delle tante ideologie politiche e sociali, svuotandolo del soprannaturale, della trascendenza e della spiritualità, insomma svuotandolo di Cristo (a meno che si pensi, come l’eretico Enzo Bianchi, che Cristo era solo un profeta, cioè un uomo). Certo, agli aficionados delle marce per la pace di Assisi, a quelli che vanno in visibilio quando il signore argentino incontra gli stregoni dell’Amazzonia, o quando qualche vescovo un po’ estroso allestisce delle danze sacre al dio Shiva nella sua cattedrale, fa molta, impressione anche solo sentir parlare di false religioni: la ritengono una terribile indelicatezza, una manca di fair-play; oppure, peggio, lo giudicano un modo di pensare sbagliato, intollerante, fondamentalista. Si sono scordati, poverini, che la Verità è una; che tutti i dottori della Chiesa, tutti i Santi, e Gesù Cristo per primo, lo hanno sempre saputo e lo hanno sempre annunciato: Io sono la via, verità e la vita; nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me.
Quante belle parole e quante maledettissime balle. Dialogare con chi? Con i terroristi che massacrano i cristiani fin dentro le chiese? Con i satanisti che uccidono le persone e poi se le mangiano? Perché questo ci dice la testimonianza dell’articolo di Alessandro Gnocchi. E inoltre ci ricorda che il diavolo esiste, non è un’invenzione, non è una favola, come asserisce il generale attuale dei gesuiti, Sosa Abascal, non ripreso e non corretto dal signore argentino, che pure è così suscettibile su altre questioni, sino al punto di far cacciare l’insigne pensatore cattolico Josef Seifert dall’Accademia Internazionale di Filosofia, o far scomunicare il sacerdote don Minutella, o fare terra bruciata intorno ai teologi ortodossi, come monsignor Antonio Livi e il professor Stefano Fontana, tanto che costoro fanno fatica a trovare una sala cattolica disposta ad ospitare le loro conferenze, quando una cattedra in chiesa non si nega a nessuno, neppure alla signora Emma Bonino, che si vanta di aver eseguito personalmente diecimila aborti fai-da-te, con la pompa da bicicletta, quando ancora non esisteva la legge in materia. Certe cose bisogna averle viste, o almeno averle seriamente studiate. Lo sanno, i teologi, i vescovi e i sacerdoti che, a partire dalla Nostra aetate e dalla Dignintatis humanae, blaterano tanto della libertà religiosa come di un "diritto fondamentale dell’uomo", che il diavolo, sulla terra, cammina anche su piedi umani, e si serve delle false religioni per provocare odio, invidia, violenza, vendetta, in una spirale senza fine? Lo sanno che ci sono ancora dei luoghi nei quali comandano gli stregoni, con l’aiuto di satana; nei quali si praticano riti diabolici, si torturano e si uccidono degli esseri umani, e ci si ciba dei loro corpi smembrati? E che tali luoghi non esistono solo in Africa, ma anche nel nostro mondo "civile"; e perfino dalle parti del Vaticano? Lo sanno oppure fanno finta di non saperlo? Ed è con questi "interlocutori" che intendono stabilire un dialogo, da pari a pari, perché ciascuno ha la sua verità, ed è giusto rispettare la verità di tutti? Si sono scordati che l’uomo non ha la "libertà" di rifiutare la Verità, se non ribellandosi a Dio, al vero Dio, e cioè facendo prevalere in se stesso la parte più bassa, la più selvaggia, la più crudele, e che pertanto è totalmente sbagliato paralare di diritto alla libertà, perché sarebbe come vantarsi della libertà di fare il male, qualora se ne abbia voglia o lo si ritenga giusto? È questo che ha detto Gesù Cristo: Che ciascuno segua la sua verità; che ciascuno scelga la propria religione; che ciascuno adori gli dei che preferisce? Oppure ha detto: Io sono la via, la verità e la vita, e Chi ha visto me, ha visto il Padre? Si leggano bene i Vangeli, le lettere di San Paolo e tutti gli altri libri del Nuovo Testamento: dove si trova che Gesù abbia detto qualcosa di simile a ciò che ha affermato il signore argentino, che è meglio essere atei piuttosto che cattivi cristiani? No: qui non si è più davanti a una nuova versione del Vangelo, ma a un contro-Vangelo…
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