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Ma Krakatoa è a Est di Giava?

Il 26 agosto del 1883 una terribile eruzione vulcanica sconvolse l’isola di Krakatoa, nello Stretto della Sonda, fra Giava e Sumatra: una delle più grandi fra quelle conosciute in tempi storici. Nel 1968 il regista Bernard R. Kowlasky girava il film avventuroso Kratakatoa, Est di Giava, uscito nel 1969, con un prestigioso cast internazionale in cui spiccavano i nomi di Maximilian Schell, Diane Baker, Brian Keith, Rossano Brazzi, Sal Mineo e Barbara Werle. È un bel film, nel suo genere, con una giusta miscela di amore, avventura e dramma; è un film raccontato con garbo, senza volgarità, inutili violenze o scene di sesso gratuito; un film che può essere visto da adulti e bambini, e che un prete poteva far vedere ai ragazzini del cinema parrocchiale. Il fatto che ci siano alcune incongruenze di tipo scientifico, ad esempio che l’onda di maremoto si verifica sulle coste, mentre non avrebbe dovuto notarsi affatto al largo, dove si trovava la nave comandata da Maximilian Schell, alla ricerca di un tesoro sommerso; oppure che la graziosa Barbara Werle, ballando, non avrebbe potuto sfoggiare un paio di collants, dato che essi furono inventati solo nel 1959, ma solo un normalissimo paio di calze, non ci turba più di tanto, perché, in ultima analisi, quel che si chiede a un film per famiglie è di funzionare dal punto di vista narrativo, non di essere ineccepibile sul piano della verosimiglianza storica. Una cosa, però, avrebbe dovuto balzare all’occhio; una cosa che non poteva passare inosservata, e invece si direbbe che non sia stata notata da nessuno: e cioè che Krakatoa non è a Est di Giava, ma a Ovest, appunto nello stretto di mare che la separa da Sumatra. Né si tratta di una incidente linguistico o di uno svolazzo poetico del distributore italiano: il titolo originale, infatti, è proprio così: Krakatoa, East of Java. Dove vogliamo arrivare, con questo discorso? Semplice: che al pubblico si può rifilare qualsiasi cosa. Se il cinema, o la televisione, o la stampa, dicono una cosa nel titolo, a nessuno, o quasi nessuno, viene in mente di fare un controllo. Ammettiamo pure che la grande maggioranza del pubblico non sapesse quale sia l’esatta posizione di Krakatoa: dopotutto, a chi va a vedere un film avventuroso non si chiede la laurea in geografia. Ma qualche persona più dotta, qualche professore o qualche appassionato di geografia e di geologia, qualcuno che avesse sentito parlare della famosa eruzione vulcanica (il giornalista inglese Rupert Furneaux aveva scritto un best-seller, Krakatoa, nel 1969, tradotto anche in italiano), avrebbe pur dovuto esserci. E anche fra gli sceneggiatori americani del film, qualcuno un po’ meno ignorante avrebbe ben potuto esserci. Viene quasi un sospetto: che il regista, o il produttore, abbiano voluto fare un esperimento; che abbiano voluto testare fino a che punto sia possibile dire una cosa palesemente sbagliata, senza che sorga una reazione significativa, o anche semplicemente senza che qualcuno mostri di essersene accorto.

Quante Krakatoa, est di Giava ci hanno rifilato, nel corso degli ultimi decenni? Quante volte i giornali, il cinema, la televisione, la scuola, ci hanno fatto prendere lucciole per lanterne? Quante volte ci hanno mentito, non solo su questioni di fatto, come l’11 settembre del 2001, ma anche su questioni di principio, come la vera dottrina cattolica? A un certo punto, non si sa bene quando, né come, deve essere accaduto qualcosa di enorme, d’inaudito, di mostruoso: alcuni cattolici, molto pochi, in verità, hanno cominciato a sospettare che il cattolicesimo sia stato annacquato, stravolto, distrutto, da una mafia di cardinali massoni e pervertiti, banchieri e satanisti: in altre parole, che il cattolicesimo non c’è più, e che la chiesa attuale poggia sul vuoto, sul nulla. Eppure, cosa dicono tutti i mass-media, sia laici, sia "cattolici"? Che non abbiamo mai avuto una chiesa più vicina alla gente, di questa; che non abbiamo mai visto inverato il Vangelo più che in questi giorni; che non era mai salito al soglio di san Pietro un papa migliore di questo. E come reagisce la cosiddetta opinione pubblica? Manda giù tutto; vede i titoli, vede le trasmissioni, e ci crede. Non si chiede perché i teleoperatori non inquadrino mai tutta la piazza San Pietro la domenica, quando il signore argentino si affaccia alla finestra; e meno ancora si chiedono se davvero ci sono più fedeli nelle chiese, ora che le chiese non diventate bivacchi e mense per i poveri, sotto la supervisione della Comunità di Sant’Egidio e con la benedizione di Bassetti, Paglia e Galantino. Così come non si è chiesta cosa ci fosse dietro le repentine, stranissime dimissioni di Benedetto XVI; e neppure come mai sia stato eletto papa un gesuita, anche se i gesuiti, notoriamente, non possono essere eletti papa, né cardinale, e infatti nessun gesuita era mai stato eletto papa, nel corso di cinquecento anni. Questo, però, i media non l’hanno raccontato. Hanno cronometrato (con simpatia) quanti secondi ha impiegato il signore argentino per sortire nella toilette chimica allestita durante il suo viaggio apostolico a Milano, però non hanno mai spiegato al pubblico che un gesuita non potrebbe e non dovrebbe trovarsi sulla cattedra di Pietro. E il dossier Viganò, con la sua pressante richiesta al signore argentino di dire la verità: se sia vero, cioè, che il nunzio apostolico negli Stati Uniti lo aveva personalmente e dettagliatamente infornato delle orribili malefatte del cardinale McCarrick e di tutto l’osceno entourage di eminenze e monsignori sodomiti? Ma il signore argentino non si è mai degnato di rispondere; si è limitato, qualche giorno dopo, durante l’omelia della santa Messa, a chiamare cani selvaggi quelli che lo attaccano, però non ha risposto; e tutti i giornalisti e i vaticanisti sono stati così educati, così carini e comprensivi, da non ricordargli quella incresciosa faccenda, da non porgli nuovamente quella fastidiosa domanda: Santità, è vero o no che lei sapeva tutto di McCarrick, ma non fece nulla per arginare lo strapotere di quei cardinali e di quei vescovi depravati e scellerati? No: nessuno glielo ha chiesto; sono stati tutti molto discreti, molto rispettosi della privacy di Bergoglio; si può dire che gli hanno steso intorno una vera e propria cintura protettiva, impedendo a qualunque eventuale malintenzionato, cioè a qualunque giornalista volesse fare un po’ seriamente il suo lavoro, di porgli domande irritanti e fastidiose, proprio a lui, il papa più amato della gente; il papa che molti vorrebbero santo subito, e sulla cui vita si è già girato un film, dal titolo eloquente: Un uomo di parola. Vuoi vedere che anche per gli inquilini dei sacri palazzi Krakatoa si trova non a Ovest, ma a Est di Giava, e che nessuno se n’è accorto?

Analogamente, la gente non si è chiesta come mai, nel 1981, il Tesoro e la Banca d’Italia siano stati divisi, e quest’ultima abbia ottenuto libertà di stampare denaro senza più avere l’obbligo di acquistare i titoli di Stato rimasti invenduti; cioè come mai, in quell’anno, le chiavi della cassaforte Italia siano state messe nelle mani di un istituto finanziario privato la cui ragion d’essere è di tipo prettamente speculativo. Forse non se l’è chiesto perché la notizia è stata data ad arte, minimizzandola, banalizzandola, e avvolgendola nella cortina fumogena di cento altre notizie insignificanti, che però erano state gonfiate ad arte, in modo da attirare su di esse tutta l’attenzione del pubblico. E l’8 giugno 1992, che cosa accadde a bordo della nave Britannia, il panfilo della famiglia reale britannica? Si decisero, ma dietro le quinte, e in modo del tutto irrituale, i futuri destini dei Paesi europei; ma anche di quella importantissima notizia, si stenta a trovare le tracce sulla stampa dell’epoca. E come mai la stampa non si "accorse" della stranezza consistente nella nomina di Mario Monti a capo del governo italiano, dopo aver ricoperto la carica di amministratore delegato della Goldman Sachs, ossia della grande banca americana dalla cui gestione disinvolta era partita la crisi finanziaria del 2007, la stessa che, quattro anni dopo, stava travolgendo proprio l’Italia? Un’altra Krakatoa a Est di Giava? E c’entra qualcosa, la sua nomina da parte del presidente Napolitano, col fatto che Napolitano e Jacques Attali, il deus ex machina delle trame finanziarie francesi, siano entrambi massoni di alto grado? E il fatto che Attali e Macron siano legati a Napolitano, c’entra qualcosa con la durissima opposizione alla nomina di Marcello Foa quale presidente della Rai, nel 2018? La Rai vuol dire l’informazione pubblica televisiva: c’è qualcosa che il pubblico italiano non deve venire a a sapere, qualcosa che ha a che fare con Monti, con Napolitano, con Attali e con la Banca Centrale Europea di Mario Draghi? Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine, sempre sollevando questioni dello stesso genere. Strane distrazioni, strani silenzi da parte della stampa pubblica e privata; e in diversi casi, addirittura notizie manipolate e informazioni inverosimili. Chi finanzia l’Isis? E chi finanziava Al Qaida? Mistero. E le Twin Towers di New York, come mai sono cadute verticalmente, come per una demolizione controllata? Qualsiasi ingegnere, per quanto scalcinato, può spiegare che nessun grattacielo cade a quel modo perché è stato colpito dall’esterno. Di più: che nessun grattacielo, nel corso della storia, è mai caduto per un urto esterno, né in quel modo, né in un altro. Però, questo ci hanno detto e ripetuto tutti i mass-media; questo ci hanno confermato i vari programmi "di approfondimento", come quelli di Alberto Angela. E non occorre essere ingeneri aeronautici per capire che dei terroristi che non avevano mai pilotato un vero aereo, non avrebbero potuto dirottare quattro grossi aerei civili e dirigerli su altrettanti bersagli, mostrando una perizia di volo da piloti espertissimi; addirittura, nel caso del’aero schiantatosi sul Pentagono, eseguendo una specie di traiettoria circolare, per poi puntare contro l’obiettivo da una bassissima quota, quasi orizzontale. Oppure che dire dei cento e più testimoni, fra il personale dei vigili del fuoco e dei volontari che l’11 settembre fu mobilitato per soccorrere le vittime di New York, i quali hanno parlato, senza possibilità di equivoco, di aver udito delle esplosioni pochi istanti prima del crollo dei due grattacieli, esplosioni che non venivano affatto dall’esterno, ma dall’interno delle costruzioni?

Sì: dobbiamo concludere per forza che ci sono molte, moltissime Krakatoa situate a Est di Giava, e non ad Ovest, come sarebbe giusto; e che l’opinione pubblica è più che mai restia ad accorgersene, perché essa crede a quel che sente dire e ripetere, non a ciò che è vero. Viviamo — lo abbiamo già notato — nell’era della post-verità, quando è possibile che diventi improvvisamente vero ciò che ieri era falso, e viceversa. Il criterio della verità tende a sfumare, a complicarsi, a divenire sempre più ambiguo: in fondo, chi siamo noi per sapere cosa è vero e cosa è falso? E anche un povero giornalista, un professore universitario, un sacerdote o un vescovo: che cosa ci si aspetta da loro, infine? Sono pur sempre delle creature mortali; sono soggette ad errare; e chi siamo noi per giudicarle, se per caso si sbagliassero? Dopotutto, sbagliamo un po’ tutti; e allora, perché puntare il dito e accanirsi contro di loro, che fanno solo il loro mestiere? Mestiere del giornalista: dire quel che piace ai proprietari del giornale o della televisione, cioè i grandi finanzieri. Mestiere del professore: dire ciò che è ritenuto politicamente corretto dai padroni del Discorso, che sono le grandi banche, o che da esse sono, a loro volta, finanziati. Mestiere del prete e del vescovo: fare il tifo per il signore argentino, un tifo da stadio; allestire mense e dormitori dentro le chiese e le basiliche; predicare ogni giorno il sacrosanto diritto dei migranti di venire a stabilirsi in Italia; celebrare le rare virtù etiche di Emma Bonino e Marco Pannella. Tutto, chiaro, no? Perché, se per combinazione qualcosa non vi risultasse chiaro, forse è bene che vi prenotiate una visita psichiatrica. Probabilmente siete affetti da qualche disturbo, da qualche ossessione. Vedete macchinazioni e complotti dappertutto; e questo non va bene. Siete dei misantropi e degli ipocondriaci; vi state mettendo su una strada pericolosa. Guardate che lo diciamo per voi, per il vostro bene: cercate di rinsavire, prima che sia troppo tardi e vi succeda qualcosa di brutto. In fondo, non vi si chiede mica l’impossibile; anzi, qualcosa di molto facile. Basta che diciate che Krakatoa è ad Est di Giava; basta che non vi ostiniate nella vostra assurda affermazione che si trova ad Ovest. Non vedete che tutti quanti vi dicono il contrario, che tutti quanti cercano di correggere il vostro errore? State peccando di orgoglio: vi credete migliori, più intelligenti; e ciò non è bene. Viviamo in tempi di democrazia, un uomo, un voto: il vostro parere conta quanto quello di chiunque altro. E lasciate perdere quel benedetto atlante: che cosa credete di fare? Di mostrarci dove si trova l’isola di Krakatoa? Pensate di esser gli unici a saper leggere un atlante geografico? Il problema non è l’atlante, ma la vostra superbia. Se vi ostinate, ci sarà bisogno che qualcuno v’impartisca una lezione, come si fa coi bambini disobbedienti; ma voi non ci costringerete a farlo, non è vero? Noi non abbiamo cattive intenzioni nei vostri confronti; perché volete far di tutto per costringerci a prendere delle misure contro di voi? Perché volete seminare la confusione, il turbamento, quando se ne può benissimo fare a meno? Non avete a cuore la pubblica quiete? Guardate quel signore là, per esempio: non vedete con quanta soddisfazione sorbisce il suo caffè, dopo il pasto, seduto in pantofole presso la stufa, il televisore acceso ventiquattro ore su ventiquattro? Perché volete mandargli il caffè di traverso, insinuandogli il dubbio che, forse, l’11 settembre del 2001 le cose sono andate in maniera completamente diversa da come dicono tutti? Oppure quella signora, già avanti negli anni, che va in visibilio ogni volta che la televisione manda in onda un servizio su Bergoglio: perché volete esser così cattivi da guastare la sua gioia, suggerendole che egli potrebbe essere un impostore, un ciarlatano? In fondo, è facile: ripetete con noi: Krakatoa è a Est di Giava

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by NastyaSensei from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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