
Omaggio alle chiese natie: la Madonna di Chiavris
25 Dicembre 2018
La verità è la mente conoscente che torna a se stessa
26 Dicembre 2018Che cosa può fare una persona perbene, oggi, specialmente se ha dei figli o dei nipoti; specialmente se svolge un ruolo a livello educativo, come maestro, professore, catechista; specialmente se c’è qualcuno, e sia pure una sola persona, che guarda a lui per avere indicazioni, per trovare un modello, per sapere come ci si deve comportare, come si deve vivere, a quali valori è giusto ispirarsi, nella babele della società contemporanea? Che cosa può fare, oggi, quando perfino l’espressione persona perbene è diventata ostica, straniera, impronunciabile, perché su di essa gravano l’irrisione, l’incredulità, il dileggio, seminati dalla cultura marxista, prima, da quella sessantottina e anarcoide, poi? Quando perfino essere un uomo o una donna perbene diventa una specie di marchio d’infamia, o quanto meno di sospetto, un qualcosa da non mostrare, anzi, da tenere nascosto, da sperare che passi inosservato, per non scatenare i motteggi, l’avversione e, alla lunga, anche l’aperta persecuzione degli altri?
Il disordine, lo sfacelo dei valori, il capovolgimento della morale toccano ogni singolo aspetto della vita, sia individuale, sia associata. Insegnare ai bambini l’onestà? Ma faranno la fine degli agnelli in mezzo ai lupi, visto che l’onestà, oggi, non è più una virtù, e perfino mostrare verso di essa un rispetto formale, è passato di moda. Insegnare ai bambini la buona educazione? Ciò significa esporli a maltrattamenti e umiliazioni, quando gli altri bambini sono spinti dai loro genitori ad agire con prepotenza, con villania, con sfacciataggine. Insegnare la sincerità? Ma tutti mentono, oggi, e tutti pensano che ciò sia perlomeno lecito; alcuni ritengono che essere sinceri sia il contrassegno dei fessi, e che i fessi esistano per essere ingannati e presi in giro. E che cosa diremo a nostro figlio: Studia, prenditi un diploma, una laurea,e poi fa’ quel che vuoi? Ma sappiamo benissimo che col diploma e con la laurea, oggi, si fa poco o nulla. Oppure gli diremo: Fa’ il tuo dovere, impara ad assumerti le tue responsabilità?, quando gli altri ragazzi sono spalleggiati da padri e madri, sono scusati e giustificati in tutto, sono difesi a spada tratta anche se sono dei boriosi fannulloni? O gli diremo: Stringi indenti, datti da fare, trovati un lavoro e sistemati? Ma il lavoro, oggi, i giovani riescono a vederlo solo col cannocchiale; e comunque, il fatto di ottenerlo ha a che fare più con le raccomandazioni che con il merito. A noi, i genitori dicevano: Metti la testa a posto, trovati una brava ragazza (o un bravo ragazzo), sposala e metti su una famiglia; ma oggi, cosa possiamo dire ai nostri figli? Di fatto, perfino i pochissimi giovani che oggi manifestano l’intenzione di sposarsi, sovente vengono scoraggiati e dissuasi non solo dai loro amici e coetanei, ma proprio dagli adulti e dai vecchi: Perché vuoi sposarti? Chi te lo fa fare? Non sai che poi, se le cose vanno male, il divorzio è una brutta faccenda? Vai a convivere, piuttosto; vivete insieme, senza legami ufficiali, finché dura. A questo si riduce la saggezza dei vecchi, oggi: un misero adattarsi al mondo, accettare tutto, anche le cose peggiori, pur di sopravvivere, di scansare i problemi; pur di difendere, come direbbe Guicciardini, il proprio particulare.
Di fatto, è impossibile lavorare, avere relazioni sociali o affettive, o anche solo uscir di casa, andare al bar, passare una serata con gli amici, senza scontrarsi quotidianamente con un muro di stupidità, di durezza, di furberia, di cafonaggine, di cinismo, di cattiveria; senza essere posti davanti all’alternativa di adeguarsi al livello, infimo, che ha assunto lo stile della maggior parte delle persone, o ripiegare sulla solitudine. Il livello della vita intellettuale, affettiva, estetica, e perfino di quella religiosa, si è talmente abbassato, si è talmente involgarito, che le persone perbene, che hanno ancora un po’ di rispetto per se stesse, non sanno letteralmente che fare, dove andare, con chi aprirsi. Ci sono dei bravi ragazzi che hanno dei tesori di amore da offrire, ma non trovano alcuno che li meriti, e perfino alcuno che li voglia. Le ragazze, oggi, non vogliono i bravi ragazzi: vogliono i mascalzoni; e così i ragazzi: cercano le stronze, le puttanelle, le poco di buono. Nelle scuole, negli uffici, sui posti di lavoro, chi si comporta secondo le regole, chi è di parola, chi rispetta gli impegni, riesce sgradito, inviso, insopportabile. Devono fargliela pagare. Una brava studentessa, anche se non si dà arie, anche se è buona e generosa e pronta ad aiutare, suscita l’avversione, l’odio delle compagne di classe: è frequente che si coalizzino contro di lei, che si uniscano per maltrattarla, che le facciano telefonate stupide e minacciose, offensive o derisorie, solo per il gusto di punirla, di farla soffrire. E non parliamo della politica. Non è mai stata il paradiso dei galantuomini; eppure, sino a due generazioni fa, i galantuomini c’erano, sedevano in parlamento, occupavano i ministeri. Oggi la politica è il regno della cialtroneria, della disonestà, della menzogna: bisogna essere dei banditi per far carriera; ma soprattutto, quel che più conta, non bisogna avere ideali, ma solo ambizioni, e perciò essere pronti e disposti a vendersi, ad accettare qualsiasi ricatto, ad adattarsi a qualunque compromesso, a mettersi sotto il mantello del primo ribaldo che può agevolare la strada. Il cinema e soprattutto la televisione pubblica, che fino a due generazioni fa offrivano prodotti di qualità, sono diventati il regno contrastato dei raccomandati, dei cretini, delle nullità dalle ambizioni smisurate, dei giovani senza talento, senza idee, senza preparazione alcuna, ma, in compenso, dispostissimi a prostituirsi, sia in senso fisico che in senso morale. Potremmo continuare questa miserevole rassegna toccando ogni ambito, dallo sport all’università, dalle professioni al commercio, dalla magistratura alla finanza — soprattutto la finanza!
E che dire della chiesa? Ormai pullula di teologi atei, che fanno perdere la fede ai credenti; di preti liberal che buffoneggiano sull’altare, o di preti di sinistra che imperversano sui social; di vescovi e cardinali mondani e sodomiti che scorrazzano nelle curie e nei sacri palazzi, e che non si danno più neppure la pena di nascondere un poco le loro infamie: come quel vescovo di Gurk-Klagenfurt, monsignor Schwarz, il quale da dieci anni non si cura di nascondere la propria amante, alla quale ha affidato incarichi di altissima responsabilità, anche finanziari, e che ha portato quella diocesi al dissesto, all’indebitamento, allo scandalo pubblico davanti ai fedeli. E che dire del cardinale Coccopalmerio, che sentenzia di chiesa dei poveri, di chiesa del cambiamento, di chiesa del dialogo, e non ha nulla da dire sul suo segretario personale, beccato dalla polizia in flagranza di orge a base di cocaina e sesso gay? Anche qui, l’elenco dei sacerdoti e dei pastori indegni sarebbe lunghissimo: ma son cose che sappiamo tutti, è inutile insistere. Quel che stupisce, semmai, è la fiducia che milioni di cattolici seguitano a riporre nell’indegno personaggio che siede sul seggio di San Pietro, e che non risponde ai dubbi di fede sollevati dai cardinali, non risponde alle richieste di verità sul piano morale, predica contro gli abusi ma intanto copre e protegge i vescovi indegni, come ha fatto con Barros, nel Cile, o con McCarrick, negli Stati Uniti d’America. Però ad essere scomunicato è don Minutella, ad essere cacciati sono i filosofi come Josef Seifert, non sono i Barros e i McCarrick e neppure i teologi apertamente eretici, come Bianchi o Kasper: no, anzi: costoro son portati in palmo di mano dai vertici della chiesa, sono additati a modelli da seguire.
Il che ci riporta alla domanda iniziale: che fare, in una situazione così, in un mondo come questo? Che cosa possono dire, cosa possono insegnare dei genitori cattolici al loro figlio, davanti a una chiesa che non parla mai dell’aborto, che avalla tacitamente l’eutanasia, che approva con entusiasmo le unioni omofile; che non parla mai della conversione, del peccato e della grazia, né del giudizio e della vita eterna; che non esorta mai alla penitenza, alla purezza, al sacrificio; che prende sempre le parti dei nemici del cristianesimo, che magnifica le qualità morali degli empi, degli scellerati, dei seminatori di scandali (Pannella, Bonino), e che parla sempre e solo di politica, di diritti, di accoglienza, di migrazioni, di ambiente, di clima, e che fa il tifo per alcuni partiti, anzi ne vorrebbe fondare uno secondo i suoi gusti, di sinistra ovviamente, e punta il dito contro certi altri, sulla stampa, nelle parrocchie, dai pulpiti, perfino a Natale e Pasqua? Che stravolge il Vangelo; che s’inventa che la Sacra Famiglia era formata da migranti; che loda Lutero, esalta il giudaismo, magnifica l’islam, e tiene delle vegli di preghiera contro quell’orribile piaga sociale che è… l’omofobia, vale a dire il rifiuto della sessualità deviata? Che cosa possono dire due genitori cattolici, al loro figlio, nel contesto di una chiesa di questo tipo, che si rivela sempre più, ogni giorno che passa, una vera e propria contro-chiesa, una chiesa satanica, una chiesa pensata e voluta per allontanare le anime dal Signore Gesù Cristo, per trascinarle a tappe forzate verso il disordine dottrinale e morale, e infine nel baratro della dannazione eterna?
La situazione sembra disperata: pare che non ci siano sbocchi, che non esista più alcuna strada praticabile. Tutti i giorni, televisione, cinema, telefonini, computer, la scuola stessa, diventano strumenti d’incretinimento, di conformismo, di sottomissione a una società perversa, a un mondo che si è fatto radicalmente anticristiano, e dove gli stessi valori morali sono stati pervertiti e capovolti, sfruttando l’ingenuità o l’ignoranza della gente, e traendo profitto dalla lunga opera di lavaggio del cervello e di contro-pedagogia conformista che è incominciata almeno cinquant’anni fa, per poi assumere ritmi e modalità sempre più capillari e pervasivi. Eppure, una parola la dobbiamo dire, specialmente ai giovani: ne abbiamo il dovere. Ci pensano già gli agenti della dissoluzione a insabbiare e cancellare le piste, ad avvelenare i pozzi: il loro scopo è creare il deserto, fare in modo che le generazioni venture non trovino più una sola goccia d’acqua per dissetarsi; che siamo costrette a mendicare chi sa mai quali orrendi beveraggi dai poteri finanziari che si accingono a imporre la loro tirannia sul mondo, chiesa compresa, e che in buona misura lo hanno già fatto, sotto i nostri occhi e profittando della nostra ignavia. Noi non dobbiamo permetterlo: o almeno dobbiamo fare di tutto perché questo non accada. A estremi mali, estremi rimedi, dice il proverbio: che cosa si faceva, un tempo, agli avvelenatori dei pozzi? Come venivano trattati quanti pervertivano deliberatamente i valori tradizionali, quei cattivi maestri che riempivano la testa dei giovani di idee distruttive, per se stessi e per la sana vita sociale? Ah, già, ma ora certi sistemi non sono più ammessi: ora è arrivata la tolleranza di Voltaire, è arrivata la dialettica, è arrivato il dialogo e tante altre bellissime cose, non poche delle quali ci sono state offerte gentilmente in dono dai padri del Concilio Vaticano II, e molte altre dalla generazione del ’68, la stessa — materialmente o idealmente — che ancora detiene il potere, occupa le cattedre universitarie e le cattedre episcopali. E poi, siamo realisti: questa società non ha più voglia di difendersi; molti suoi membri godono a farsi disorientare, sfruttare, calpestare: e ciò per la buona ragione che in una società malata, manipolata e masochista, la gente non vuole il medico, non vuole la guarigione, non vuole fare la fatica di sottoporsi a una cura, ma vuole gli spacciatori di droga, vuole i ciarlatani, vuole i cattivi maestri, purché dicano cose dolci e gradite agli orecchi. Vuole Sfera Ebbasta, vuole i concerti che incominciano all’una di notte e che fanno accorrere centinaia di ragazzini di quindici, tredici, undici anni, magari coi genitori al seguito. Insomma vuole le ghiande, il cibo dei porci; non ne vuol sapere che le vengano offerte delle pietre preziose.
Che fare allora, cosa dire? Niente di nuovo, né da fare, né da dire. Bisogna continuare a vivere secondo virtù e secondo coscienza, anche in un mondo di maiali: e bisogna darne l’esempio con la propria coerenza di vita, più che con le parole. Di questo hanno bisogno i giovani: di modelli veri, di modelli concreti, non di chiacchiere; hanno bisogno di vedere che si può vivere in un altro modo, che un altro stile è possibile. Loro pensano che sia impossibile: non riescono a credere, per esempio, che si posa far a meno del telefonino. Non ci riuscirebbero neanche per mezza giornata; figuriamoci farne a meno del tutto. Oppure credono che la televisione, una in salotto, una in cucina e una in ciascuna camera, sia uno strumento indispensabile all’esistenza di qualunque essere umano: bisogna far vedere loro che non è così. Che non solo si può farne a meno, o farne un uso limitatissimo e intelligente, ma che, facendone a meno, si sta meglio: si guadagna tempo e salute, si guadagna spazio per altre cose, per parlare, per coltivare i sentimenti e gli affetti. I genitori devono mostrare ai loro figli quanto sia importante la famiglia: devono dare l’esempio, sforzandosi di tenerla sempre unita, a qualsiasi prezzo, stringendo i denti nei momenti difficili, senza mai perdere le ragioni dello stare insieme e del volersi bene. Quale credibilità possono avere un padre e una madre i quali, davanti alle prime serie difficoltà, gettando la spugna e si dividono, oppure restano formalmente sotto lo stesso tetto, ma facendo ciascuno il proprio comodo, come se la casa fosse solo un albergo, una lavanderia e un servizio mensa? E quanto alle cose da insegnare, anch’esse sono sempre quelle: quelle sane, quelle di sempre. I dieci comandamenti: onora Dio, rispetta i genitori, non mentire, non rubare, non tradire, non uccidere. Ma l’esempio: soprattutto l’esempio. La domenica in chiesa, alla santa Messa: non a fare shopping al centro commerciale. E poi confidare sempre in Dio. Noi abbiamo fatto i nostri sacrifici; li faranno anche i nostri figli. Non dobbiamo fare le chiocce, metterli sotto una campana di vetro, altrimenti resteranno degli eterni immaturi. E poi la c’è, la Provvidenza.
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