Dall’invasione “pacifica” a quella violenta
23 Dicembre 2018
Solo uno sguardo trasparente può contemplare il vero
24 Dicembre 2018
Dall’invasione “pacifica” a quella violenta
23 Dicembre 2018
Solo uno sguardo trasparente può contemplare il vero
24 Dicembre 2018
Mostra tutto

Eppure è Natale, e conserviamo la speranza

La santa Messa è stata concepita e offerta per i ragazzi della scuola media di questo piccolo paese di provincia del profondo Nord, però di ragazzi delle medie ce n’è una sola; a cerimonia già iniziata ne arriverà una seconda, e solo così potranno leggere le due letture, quella dell’Antico e quella del Nuovo Testamento, senza ricorrere all’aiuto di qualche altra persona. Il sacerdote è facondo; gli piace scherzare, sorridere, buttarla sul leggero. Non che non sappia attingere anche ai toni seri, come quando tira in ballo, Dio solo sa perché, dato che la liturgia del giorno non glie ne offrirebbe il benché minimo pretesto, la questione dei migranti. E così, di punto in bianco, anche se non c’entra nulla né col brano del Vangelo, né con le due letture precedenti, egli butta in faccia all’uditorio una domanda retorica, che non attende neanche una risposta: Ma perché non sappiamo accogliere i poveri stranieri? Poi, tenendo il microfono in mano, scende dal presbiterio, va su e giù per la navata, rivolge brevi domande scherzose ai fedeli e interloquisce con loro, come se fosse l’animatore di uno spettacolo televisivo. A una donna incinta, chiede: E allora, lo si sente scalciare?, e a un bambino: E allora, vero che è bello fare la Comunione? Poi si accinge a benedire le statuette di Gesù Bambino del presepio, portate da casa dai fedeli, secondo gli avvisi trasmessi in precedenza. Solo che se ne presentano due soli; non importa: va tutto bene, si vede che non avevate letto l’avviso, dice lui stesso, minimizzando la misera riuscita del suo teatrino. Decisamente ha la stoffa del showman: lo spettacolo deve comunque andare avanti.

Dalla sua predica non si ricava un sia pur minimo spunto di spiritualità. Parla in maniera piatta, banale, restando costantemente su un livello meramente umano, immanente: non offre il benché minimo spunto che apra uno spiraglio sulla trascendenza, sull’Invisibile. Si direbbe che il soprannaturale non esista: la fede è servita precotta e sulla misura dell’incredulità del mondo. La gente non viene affatto edificata dalle sue parole: ode dalla sua bocca gli stessi discorsi che si possono udire, alla televisione, più e più volte al giorno, ma non dalle labbra di un sacerdote, bensì di un qualsiasi opinionista politico, di quelli che stanno sul libro paga di quanti finanziano i mass-media per indottrinarci a dovere. Poi fa recitare il Credo nel "formato ridotto", senza neanche preavverte i fedeli; e giunto al Padre Nostro, recita senz’altro la nuova formula voluta da Bergoglio: e non esporci alla tentazione, non sia mai che reciti le parole della "vecchia" preghiera, quella che Gesù Cristo ha insegnato ai suoi discepoli e che i fedeli, per duemila anni, hanno recitato, basandosi su una traduzione dal greco che, evidentemente, era del tutto inadeguate, ma ora, per fortuna, è stata corretta, e così la nostra fede è salva grazie a loro.

Da tutto l’insieme si ricava un senso di squallore, di tristezza, di banalità all’ennesima potenza. Questo non sembra un prete, le cose che dice non sembrano ispirate alla fede cattolica, e il modo in cui le dice fa pensare ad Amici di Maria De Filippi. Niente che scuota le coscienze, niente che le faccia riflettere in profondità, niente che volga l’anima sul mistero dell’eternità; niente che suoni come una condanna del peccato e una richiesta della grazia per le anime dei credenti. Per tutta la durata della Messa, non si è visto né sentito niente che innalzi l’anima ad un piano soprannaturale; nulla che ad un non credente, se per caso fosse entrato e si fosse mescolato ai (pochi) fedeli, potrebbe aver suggerito un’idea di quel che perde chi disprezza la visione cristiana della vita e si sottrae all’amore di Dio, per inseguire una serie di obiettivi puramente mondani. A un siffatto testimone, libero e spassionato, tutto quel che il prete ha detto e fatto darebbe un’impressione penosa di banalità e di superficialità, di insipienza e di conformismo; mai e poi mai avrebbe suscitato un senso di nostalgia per l’infinito, mai e poi mai avrebbe fatto alzare lo sguardo verso le cose di Lassù. E così ci ha detto una persona che era presente: Non vi era alcun senso di spiritualità. Don Luca Favarin, prete di strada in quel di Rovigo, invita esplicitamente la gente a non fare il Presepio: Basta con questo teatrino, sarebbe un’inutile ipocrisia. E don Paolo Farinella, a Genova, chiude la chiesa e annulla le Messe, per "obiezione di coscienza" contro Salvini, sotto lo slogan: Ogni migrante è Gesù Cristo. E ancora: Se applaudite il decreto sicurezza di Salvini e poi fate il presepio in casa vostra, questa è schizofrenia allo stato puro. A Marghera, frazione industriale e multietnica di Venezia Mestre, presepio vivente fatto dai richiedenti asilo, e — sorpresa! – Gesù è una bambina africana: due piccioni con una fava, contro il maschilismo e contro il razzismo; complimenti vivissimi. A Bari, presepio con Giuseppe e Maria in veste di migranti e Gesù, in culla, su un gommone in un mare di bottiglie di plastica: era un migrante anche lui. Si potrebbe continuare per pagine e pagine: ciascuno di noi ha visto o sentito personalmente cose del genere, al proprio paese o nella propria parrocchia. Questo sono diventate le chiese cattoliche, cioè, volevamo dire ex cattoliche: dei pulpiti ultrapoliticizzati dai quali si lanciano slogan a favore dell’africanizzazione e dell’islamizzazione dell’Italia e dell’Europa, si bollano come razzisti e anticristiani quanti non sono d’accordo: Razzisti, tornatevene a casa vostra: qui non potete entrare!, dice un altro prete di questo tipo, don Biancalani, da Pistoia. Strano modo di essere preti: noi credevamo che esser prete significhi andare a cercare le pecorelle smarrite, non scacciarle e proibire loro di entrare in chiesa. Ammesso e non concesso, per amore d’ipotesi, che non essere favorevoli all’invasione africana ed islamica sia sbagliato e addirittura poco cristiano, non è forse un preciso dovere del prete quello di convertire le pecorelle smarrite e ricondurle all’ovile? Non sono venuto per i giusti, ma per gl’ingiusti; non sono venuto a curare i sani, ma i malati, diceva Qualcuno che, forse, era da più di tutti i don Biancalani e i don Farinella. Ma quelli, niente: il loro amore per gli stranieri è così grande, da condurli al rifiuto e al disprezzo dei cristiani che, a loro giudizio, sono insensibili al problema dell’accoglienza. E neanche il fatto che quotidiani a tiratura nazionale ospitino una loro rubrica fissa o diamo il massimo risalto alle loro parole e ai loro atteggiamenti, quegli stessi giornali che, in fatto di aborto, eutanasia, omosessualità e droga hanno posizioni che sono esattamente agli antipodi della dottrina cattolica, fa sorgere nelle loro menti il benché minimo dubbio di essere nel giusto e di seguire una retta pastorale. La signora Bonino e il signor Soros la pensano come loro, dicono le stesse cose che dicono loro: ebbene, dov’è il problema? E non si limitano a dire, ma finanziano attivamente la campagna filo-immigrazionista: benissimo, pecunia non olet; e poi, si sa, l’unione fa la forza.

Stiamo assistendo a una variante della mutazione antropologica provocata dalla globalizzazione negli ultimi decenni: la nascita del prete pseudo cattolico, in realtà protestante, che parla sempre e solo di cose umane, che celebra il sacrificio della Messa come se fosse un’azione meramente umana, che dà più importanza al massonico scambiatevi un segno di pace, cioè una stretta di mano, come si fa al mercato, che non alla santa Eucarestia; e che non si fa alcuno scrupolo a scandalizzare, offendere, disgustare e allontanare una parte delle pecorelle del gregge, pur di interpretare la parte del "coraggioso" contestatore di un ordine sociale ingiusto, anche se la sua contestazione ha sempre lo stesso soggetto e la stessa prospettiva, la difesa a oltranza dei "diritti" dei cosiddetti migranti, mentre per i cinque milioni di italiani poveri non se la prende altrettanto calda, di essi parlano poco o niente, forse perché hanno la "colpa" imperdonabile di avere la pelle bianca e di appartenere a una società che, fino a qualche tempo fa, era la civiltà cristiana. Sono dei preti totalmente mondanizzati e uniformati ai modi di pensare di questo mondo: sono convinti che il loro compito sia battersi per instaurare un ordine sociale più giusto; evidentemente, ritengono di saperla più lunga di un certo Gesù Cristo, il quale, ai suoi discepoli, diceva: I poveri li avrete sempre con voi, me non mi avrete per sempre. Sono, a tutti gli effetti, dei falsi preti, senza un briciolo di spiritualità, senza il senso della trascendenza, senza il timor di Dio; gente che usurpa la tonaca (cioè, volevamo dire, l’abito da prete: ma quando mai lo indossano, tranne che in chiesa, e anche allora con una bella sciarpa arcobaleno, per far sapere quanti è bello l’amore, anche l’amore gay?) per fare propaganda politica; che attaccano un certo partito politico, che additano alla riprovazione generale un certo uomo politico, neanche fosse Hitler; e intanto chiudono un occhio, e magari tutti e due, sulla spaventosa rilassatezza morale del gregge che a loro è stato affidato da Dio, e che non è stato affidato loro perché lo giustifichino nei suoi peccati, ma perché lo ammoniscano, lo esortino, lo edifichino, anche a costo di rendersi impopolari, anzi, sapendo che saranno impopolari.

E quando mai il vero cristiano risulta popolare? Forse che a Gesù Cristo hanno steso davanti un tappeto rosso, forse che gli hanno conferito il Nobel per la pace? Forse che egli ha detto ai suoi apostoli: Sarete onorati, sarete applauditi, avrete il sostegno dei poteri forti e l’approvazione della maggioranza delle persone? Oppure ha detto loro: Sarete perseguitati, vi scacceranno dalle sinagoghe e anzi viene il momento in cui chiunque, mentendo, dirà di voi ogni male e vi metterà a morte, crederà di aver reso un culto a Dio? Eppure, costoro sembrano cercare l’approvazione del mondo: seguono la corrente, seguono la cultura dominante, seguono l’indirizzo liberale, radicale e permissivo della società dei consumi. Inoltre hanno il pieno appoggio dei mass-media e di una bella fetta della cultura, della magistratura, del mondo politico, sia nazionale che internazionale. Parlano continuamente dell’ambiente, degli animali in via di estinzione, del cambiamento climatico; ma non parlano mai dell’anima, del suo destino eterno, del giudizio finale; non parlano della grazia e del peccato, non insegnano che la vita è una battaglia incessante fra il bene e il male, e che il male bisogna combatterlo anzitutto in se stessi, nel proprio egoismo, nella propria durezza, nella smodata ricerca del proprio comodo e del proprio piacere. E così siamo arrivati al paradosso: un sedicente cristiano che ha divorziato dal coniuge, e si è unito a un’altra persona, può andare all’altare e comunicarsi per mano di questi falsi preti; ma un vero cristiano che si permette di avere delle opinioni diverse dalle loro su questioni sociali o politiche, dovrebbe starsene a casa sua, perché sulla porta della chiesa questi preti buonisti e "misericordiosi" hanno appeso un cartello con la scritta: Vietato l’ingresso ai razzisti.

Per colpa di questo clero mondanizzato, per colpa di questi preti politicizzati, per colpa di questo pseudo papa, di questi cardinali e di questi vescovi e arcivescovi che strizzano continuamente l’occhio al mondo, che dicono sì alle sconce unioni sodomitiche e che si girano dall’altra parte, per non vedere e non sentire, quando si parla di divorzio, aborto, eutanasia; per colpa di questi cattivi teologi che invece di rinsaldare la fede nel cuore dei cattolici la minano, la indeboliscano, la dissolvono, e generano nei fedeli l’idea che la religione cristiana, in fondo, è una cosa tutta umana, che perfino Gesù Cristo era solo un uomo, come dice o suggerisce l’eretico Enzo Bianchi, portato in palmo di mano da questo pseudo papa e da questa pseudo chiesa; per colpa di questo Bergoglio che non risponde ai cardinali su questioni di fede, che perseguita i francescani dell’Immacolata, che esalata Lutero e dichiara già salvi gli ebrei; e per colpa di questo Paglia che canta le lodi Pannella, per colpa di questo Galantino che nega la distruzione divina di Sodoma, per colpa di questo Bassetti che gestisce la Conferenza Episcopale come se fosse un’associazione privata di opinionisti; per colpa di questo McCarrick che ha abusato di decine di uomini e ragazzi, godendo di numerosissime e potentissime complicità e protezioni nella chiesa del suo Paese e anche in Vaticano: per colpa di tutte queste sudice eminenze sprofondate nel vizio, pederasti incalliti e pagati profumatamente per disorientare il gregge di Cristo, noi stiamo per vivere il peggior Natale della nostra vita. Milioni di fedeli soffrono in silenzio, hanno il cuore gonfio di amarezza: vedono andare in pezzi la famiglia, la morale, la società, la chiesa stessa, e non sanno che fare, non trovano ascolto, non trovano conforto, né guida spirituale, anzi subiscono solo acerbi rimproveri perché non sono abbastanza accoglienti, perché non sanno ospitare, includere e integrare gli stranieri, perché pensano solo a se stessi. Conosciamo personalmente persone che hanno perso la fede a causa di tutto questo; conosciamo anziani e rispettabili sacerdoti che sono morti di crepacuore, come probabilmente è morto di crepacuore il cardinale Caffarra, colui al quale il signore argentino non ha voluto rispondere e che si è perfino rifiutato di ricevere in privato, dicendo — e mentiva spudoratamente — di non aver mai ricevuto la sua richiesta. Ora quel signore argentino mente anche sull’affare Viganò: e, di nuovo, si rifiuta di rispondere. E nessuno dei giornalisti, dei vaticanisti, degli intellettuali mainstream gli fa la domanda scomoda, ma doverosa: Santità, è vero o non è vero quel che dice monsignor Viganò? Lei sapeva o non sapeva delle sconce malefatte di Mc Carrick? No: nessun Andrea Tornielli, nessun Marco Tarquinio, nessun Antonio Spadaro e nessun Antonio Rizzolo e nessun Antonio Sciortino gli farà mai una tale domanda. Il signore argentino è blindato: si è circondato di fedeli servitori.

Eppure, è Natale. Il Figlio di Dio si è fatto carne, è venuto nel mondo, ha dato la sua vita per amor nostro. Questo nessun pastore infedele lo può cancellare. Ed è perciò che conserviamo la speranza…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.