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Sempre uguali: inguaribilmente contro noi stessi

Si prova un senso di profonda tristezza davanti alle scene di festa e alle richieste di scuse ufficiali del sindaco di Lodi, da parte di quegli attivisti pro-migranti che hanno esultato alla notizia che la solita sentenza della solita magistratura ha dato ragione agli stranieri, e torto ai rappresentanti dello Stato. Sì, ora i cittadini stranieri sono formalmente esentati dal fare quel che viene richiesto ai cittadini italiani: presentare la documentazione del proprio stato patrimoniale per avere diritto alla tariffa agevolata nella mensa scolastica dei loro figli. Parliamo, sia ben chiaro, di una differenza di pochi euro, su una spesa totale più che modesta: di uno sconto sullo sconto. Pochi euro che certamente le rispettive famiglie sarebbero in grado di versare, anche per mostrare la buona volontà d’integrarsi e rispettare le leggi, come tutti gli altri, nel momento in cui s’invocano tutti i diritti, e anche qualcosa di più. Invece, niente. I genitori italiani dovranno seguitare a presentare l’ISEE, ma i genitori stranieri ne sono esentati: per decisione del giudice. In Italia, chi interpreta la legge sono i magistrati; e la magistratura italiana fa blocco contro lo Stato. Lo abbiano già visto con la grottesca vicenda della tentata incriminazione del ministro dell’Interno per aver negato lo sbarco all’ennesima infornata di falsi profughi e di falsi naufraghi: lo vediamo di nuovo, tutto i giorni, a tutti i livelli: nel pronto soccorso degli ospedali, nelle scuole, negli asili, negli uffici pubblici. Gli stranieri sono esentati dal rispetto delle leggi e delle norme che gli italiani, invece, devono osservare scrupolosamente. Anche se sono poveri e anche se sono più poveri di molti stranieri: però non lo dicono, per non dover chiedere l’aiuto del comune o di qualche altro ente. Non lo dicono per dignità e per fierezza; non lo dicono per pudore. Però non ce la fanno davvero, e non per finta; e non mandano mai i loro figli in gita scolastica, perché non hanno soldi. Ma a chi importa delle famiglie povere italiane? Quel che conta sono le famiglie povere straniere:povere o sedicenti tali. Perché se non esibiscono il proprio stato patrimoniale, nessuno sa se siano povere davvero.

Non c’è proprio niente di cui esultare e non c’è proprio niente di cui il sindaco di Lodi si debba scusare. A doversi vergognare, semmai, è qualcun altro. Non solo i magistrati che sistematicamente danno partita vinta agli stranieri, anche in flagrante violazione delle regole e del codice: come quel giudice di Belluno che ha condannato un capotreno a due mesi per aver fatto scendere un africano sprovvisto di biglietto (e che, prima di scendere, gli aveva affibbiato anche un paio di ceffoni), o come quell’atro, di Milano, che ha rimesso in libertà uno spacciatore nigeriano, già fermato tre o quattro volte, perché spacciare droga era la sua unica fonte di reddito Ma certo un cittadino italiano avrebbe pagato la multa sul treno, oppure sarebbe sceso in silenzio, e nessun giudice l’avrebbe difeso; così come un cittadino italiano, arrestato per spaccio di droga, non alla quarta volta, ma fin dalla prima, non l’avrebbe passata liscia, e in cella sarebbe rimasto, in attesa dl processo. Ma la nostra tristezza non viene solo da questo. E non viene neppure da quei professori che a scuola, invece di far lezione, incitano i loro studenti a scendere in strada indossando le magliette rosse, per protestare contro il razzismo del governo e consentire lo sbarco di qualsiasi clandestino giunga presso le nostre coste a bordo di qualche imbarcazione, magari agevolato dall’accordo esistente fra scafisti ed equipaggi delle o.n.g. No: la nostra tristezza viene soprattutto dallo spettacolo di quei cittadini, di quei padri, di quelle madri che si battono come leoni, cion marce e fiaccolate, per difendere il più debole, come dicono e (forse) credono loro, e non si accorgono che non solo creano dei precedenti pericolosissimi, ma che stanno discriminando i loro concittadini di pelle bianca, i quali hanno la sola colpa di essere italiani, di pagare le tasse, di rispettare le leggi e di considerare il lavoro come un’attività che qualsiasi uomo è tenuto a svolgere, quand’anche non ne avesse materialmente bisogno, perché il lavoro nobilita l’uomo, e chi riesce a farsi mantenere, senza lavorare, da qualcun altro, non è un furbo da ammirare, ma un miserabile parassita, senza dignità e senza i requisiti per vivere in una società ordinata.

Ora, il messaggio che è giunto a tutti gli stranieri, grazie alla sentenza di condanna dell’operato del sindaco di Lodi, è il seguente: avanti tutti, forza con le richieste, calpestate pure le leggi e le norme italiane: l’Italia è il Paese di Cuccagna, voi avrete sempre ragione, troverete sempre chi starà dalla vostra parte; anzi, l’Italia è un Paese di conquista: non solo è pronto per essere conquistato e sottomesso — conquistato demograficamente, non c’è bisogno, per ora, di pensare a scenari cruenti — ma anche desideroso e addirittura smanioso di essere conquistato e sottomesso. Una bella fetta di italiani farà sempre il tifo per voi, e contro l’Italia; vi darà sempre ragione, in ogni caso, a prescindere da dettagli secondari come la verità e la giustizia: perché voi siete "poveri", voi siete "bisognosi", voi siete "fratelli che chiedo solidarietà", e quindi sarete accontentati in ogni caso, qualsiasi cosa chiediate: dall’assegnazione di una casa a prezzi irrisori, alla frequenza scolastica per i vostri figli, che ci vanno non per studiare ma per rubare e angariare i compagni, fino al riconoscimento del diritto a delinquere, se proprio non avete altre risorse per mantenervi. E così essi hanno capito qual è il vero punto debole degli italiani: che non si vogliono bene; che fanno sempre il tifo per gli altri; che provano un gusto matto ad andare contro i propri fratelli. Era proprio così folle, così discriminatoria, così xenofoba, la richiesta del sindaco di Lodi? Erano proprio così difficili da reperire i documenti richiesti? E in mancanza di tali documenti, era proprio così arduo, per quelle famiglie, pagare pochi spiccioli in più per usufruire del servizio della mensa scolastica? Passiamoci una mano sulla coscienza e vediamo di rispondere onestamente a queste domande. Ma quei cittadini volonterosi, sensibili e solleciti dei diritti degli stranieri sono certi, certissimi di essere nel giusto; sono certi, certissimi che Salvini e il suo partito rappresentano il Male, che sono una riedizione del nazismo e del fascismo; che qualsiasi cosa è lecita contro le loro decisioni, e che chiunque si trovi dall’altra parte della barricata rispetto a loro deve, per forza, aver ragione. Fiducia commovente nel buon diritto dei "poveri". Peccato che, in tutti questi anni di crisi, di suicidi da parte di disoccupati e di piccoli imprenditori falliti, di pensionarti ridotti a mendicare gli scarti della frutta ai mercati generali, o a farsi pizzicare mentre rubano qualche busta di prosciutto al supermercato, noi non vi abbiamo mai visti. Dov’eravate, mentre accadevano queste cose, sotto il vostro naso, ogni santo giorno? Dov’eravate, quando i piccoli risparmiatori perdevano rutto il loro denaro per colpa della sfrenata avidità di qualche banca, che si finge cassa di risparmio mentre è solo un banca speculativa? E dove eravate quando la povera Pamela veniva tagliata a pezzi e messa dentro una valigia dai criminali della mafia nigeriana? E quando quell’altra povera ragazza veniva stuprata e ammazzata in gruppo da altri clandestini africani, nel cuore di Roma, quartiere San Lorenzo? Strano: non vi si vede mai quando le vittime di situazioni di povertà, ingiustizia e violenza sono degli italiani; vi si vede sempre e solo quando le vittime, vere o presunte, sono degli stranieri. E volete sapere un’altra cosa? Gli stranieri onesti, gli stranieri che lavorano, gli stranieri che hanno i documenti in regola, sono i primi a sentirsi offesi dal vostro sbracato buonismo pro-migranti. Loro hanno fatto la trafila, hanno rispettato le regole, lavorano onestamente e si mantengono dignitosamente: non capiscono perché questi nuovi arrivati debbano avere sempre un trattamento di favore. Non capiscono e vi giudicano per quel che siete: dei poveretti senza cervello e senza coscienza, completamente ubriacati dalla presunzione di essere i migliori, i più buoni, i più sensibili, i più misericordiosi, i più solidali.

Noi sappiano da dove vengono tanta arroganza e presunzione: dalla duplice matrice ideologica che ha fatto di voi quel che ora siete, il marxismo e il cattolicesimo di sinistra. Da ex marxisti, o da marxisti camuffati e non pentiti, siete gli stessi, che, qualche decennio fa, volevano il tutto e subito, il proibito proibire e il sei politico; gli stessi che predicavamo l’odio contro l’infame borghesia sfruttatrice (e adesso vi trovate schierati dalla stessa parte di Soros e Rockefeller: curioso, non vi pare?). Come cattolici di sinistra (orribile ossimoro, perché un cattolicesimo di sinistra è una cosa che non esiste o non dovrebbe esistere: l’avete inventata voi, tradendo la vostra fede religiosa), vi sentite spalleggiati da don Ciotti, da Enzo Bianchi, dal cardinale Bassetti e soprattutto dal signore argentino che siede indegnamente e illecitamente sulla cattedra di San Pietro. Illecitamente perché è un gesuita, e i gesuiti non possono essere eletti papi: controllate lo statuto di quell’ordine e poi ne riparliamo. Ciononostante, è stato eletto (dai cardinali dalla mafia di San Gallo) e nessuno ha sollevato obiezioni; nemmeno nella "libera" stampa, tutta controllata dal partito progressista, perché tutta finanziata dalle banche e dalle multinazionali. E così la televisione: nessuno che abbia aperto bocca, nessuno che gli abbia mai domandato: Santità, com’è che l’hanno eletta papa? Un gesuita non può essere eletto papa. Ecco: il disprezzo delle regole comincia da qui. Ma siccome lui è "Francesco", cioè ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi, lui che è gonfio di orgoglio e di superbia, lui che meno di ogni altro papa somiglia al santo di cui ha preso il nome, allora la cosa diventa giusta e lecita; o meglio: allora la cosa non deve neanche essere discussa. È così, e basta. Appunto: come coi genitori stranierei coinvolti nella vicenda della mensa scolastica di Lodi. Le regole valgono solo per alcuni: per gli italiani e per i cattolici. No, i cattolici non godono dello stesso trattamento di cui godono, da parte della neochiesa, i non cattolici. Nelle chiese viene invitata a sermoneggiare la signora Bonino, autrice, per sua stessa dichiarazione, di circa diecimila aborti; ma non c’è posto per un filosofo come Stefano Fontana, se deve tenere una conferenza sulla teologia, non diciamo in chiesa, ma neppure in una qualsiasi sala parrocchiale. Allo stesso modo, non si può neppur nominare il terrorismo islamico: il signore argentino l’ha proibito; e l’ha proibito all’indomani dello sgozzamento di un prete cattolico, sull’altare, al Sacrificio della Messa, da parte di due islamici che gridavano: Allah Akbar! Però se un cattolico osa affermare che la verità è una, e quindi che chi rifiuta Cristo è fuori della verità, allora apriti cielo! Non bisogna mica offendere gli "altri": tanto è vero che il signore argentino se ne va in giro per il modo, a spese della Chiesa cattolica, senza neppur nominare Gesù Cristo; e che, se la folla gli chiede una benedizione, lui si rifiuta di darla, per non recare oltraggio ai non cattolici.

Ecco: sono queste le due radici velenose da cui si alimentano l’arroganza e l’ignoranza delle magliette rosse (con o senza Rolex) e di tutti i buonisti e progressisti di casa nostra. Storicamente, sono le due ideologie che hanno guardato con indifferenza o con ostilità i primi passi del processo democratico nello Stato italiano, i socialisti specialmente, ma anche molti cattolici (sia pure per ragioni un po’ diverse dai neocattolici, ossia dai modernisti dei nostri giorni, e cioè per le leggi anticlericali del governo massonico del Regno d’Italia). Queste due culture son rimaste intimamente estranee alla vita dello Stato italiano; sia pure per ragioni diverse, sia l’una che l’altra hanno continuato a considerarsi legate da vincoli di lealtà non verso la patria, ma verso qualcun altro: la classe operaia i marxisti, la Chiesa del non expedit i cattolici. Inutile dire che entrambi, o meglio i loro attuali e attardatissimi eredi, non avrebbero uno straccio di giustificazione per continuare a fare il tifo contro lo Stato italiano, il quale, per bocca del ministro Bussetti, aveva osservato che il sindaco di Lodi si è limitato ad applicare la legge. Ma quale legge? La legge vale solo quando deve essere rispettata dalle persone oneste, laboriose e disciplinate, che accattano un quadro di regole. I clandestini, già solo per il modo in cui s’introducono nel nostro Paese (a volte perfino con la minaccia della violenza: come è accaduto, non molto tempo fa, quando una nave li ha presi a bordo, salvandoli dalle acque, e il comandante pareva intenzionato a farli sbarcare altrove).

Le scene indecorose di giubilo ed esultanza dei militanti pro-stranieri, alla notizia della sentenza contro il comune di Lodi, ci hanno ricordato le scene indecorose dell’estate del 1943. Anche allora c’erano gli italiani che amavano il loro Paese e si sacrificavano, lottando strenuamente per difenderlo; e anche allora c’erano quelli che facevano il tifo per l’invasore, e non aspettavano altro che accoglierlo festosamente — non senza aver pugnalato alle spalle i cittadini. Per i quali, alla fine, nell’aprile e nel maggio del 1945, non c’è stata pietà: sono stati passati per le armi, a migliaia, a decine di migliaia, donne e ragazze comprese, dai plotoni dei giustizieri: di quegli italiani che si sentivamo moralmente migliori e che, non paghi d’aver vinto la guerra civile (sia pure a rimorchio dei "liberatori" angloamericani) volevano chiudere i conti una volta per tutte: assicurandosi che i veri italiani sparissero per sempre, possibilmente in fondo ad una foiba, con le mani legate dietro la schiena col filo di ferro, così da poter ricostruire l’Italia secondo i loro gisti e i loro programmi: quella Italia che vediamo oggi, in cui viviamo, e nella quale i buoni e gli onesti si sentono sempre più stranieri in casa, sempre più in soprannumero, sempre più sopportati a fatica. A cominciare dal presidente della Repubblica e dal sedicente papa, i quali non hanno parole che per i poveri migranti; al punto che il secondo, falsando il Vangelo, ci predica che anche la Sacra Famiglia era migrante…

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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