
Omaggio alle chiese natie: la sussidiaria di S. Anna
15 Settembre 2018
Omaggio alle chiese natie: Santa Maria degli Angeli
17 Settembre 2018Abbiamo visto, parlando di Cussignacco, che esiste una particolare tipologia di chiese, le chiese sussidiarie, che vengono istituite per accogliere i fedeli di una località troppo estesa perché sia agevole a tutti raggiungere la parrocchiale. Solo che nel caso di Sant’Anna a Cussignacco, presso la località Paparotti, la chiesa sussidiaria è recentissima e consisteva semplicemente in un edificio civile trasformato in chiesa alla bell’e meglio, mentre nel caso di Godia abbiamo a che fare con un edificio religioso antichissimo, di grande valore storico oltre che artistico. La chiesa di San Bernardo, infatti, conosciuta anche come Chiesa di San Bernardino (eppure sono due santi diversi: Bernardo di Chiaravalle e Bernardino da Siena!), viene citata addirittura in un documento del 1284, un tempo in cui Dante Alighieri non aveva ancora composto La Divina Commedia, il che ne fa, salve le modifiche e gli interventi di ristrutturazione che certamente vi sono stati in un lasso di tempo così lungo, uno dei più antichi edifici religiosi di Udine. La chiesa più antica di tutte, la chiesa-madre, Santa Maria di Castello, è, nelle forme attuali, del XII secolo (anche se quasi certamente la sua fondazione risale all’epoca longobarda); mentre la parrocchiale di Godia, dedicata a San Giovanni Battista, è del XVIII secolo, e quella della vicina frazione di Beivars, San Giacomo Apostolo, è stata fondata nel XVI; quella di Colugna, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che è pure fra le più antiche, risale al 1368, anche se è stata completata e consacrata nel 1547. La chiesa di San Francesco, nel centro storico, è stata consacrata nel 1266, il Duomo di S. Maria Annunziata nel 1335 (ma era stato incominciato nel 1236). Pertanto, a Godia esisteva già una chiesa quando questa località era ben distante da Udine e dalle sue mura, non meno di cinque chilometri e mezzo dal colle del Castello e dal Mercatovecchio, il nucleo urbano originario.
Dal punto di vista architettonico, la chiesa di San Bernardo è un edificio decisamente originale; vorremmo dire, a suo modo, il più originale di tutte le altre chiese di Udine. Questa originalità deriva dal fatto che la facciata è preceduta da un portico in muratura, chiuso, a due falde e della stessa altezza del corpo della chiesa, nonché della stessa lunghezza; sicché, visto dall’esterno, in prospetto, l’edificio appare come una sola aula rettangolare di cui metà è costituita dalla chiesa vera e propria, e la metà anteriore è costituita da un portico che ne è il naturale prolungamento e che si dischiude con tre aperture ad arcone a sesto leggermente ribassato, due laterali più quella della facciata che si prolunga, in basso, a formare l’ingresso, cui si accade mediante due gradini e un cancelletto. L’orditura interna del portico è formata da travi di legno a vista, come in un edificio rustico. La torre campanaria è sul fondo, lievemente discostata dall’asse principale dell’edificio. L’interno, di modeste dimensioni e naturalmente a navata unica, è reso accogliente e familiare sia dalla pavimentazione in cotto, sia dalle pareti illuminate da due finestre rettangolari ad arco ribassato, più le due finestre ai lati del portale d’ingresso, sia, soprattutto, dal soffitto a capriate a vista poggianti su mensole di marmo, puntoni e tavelline in cotto, che richiamano le piastrelle in cotto del pavimento e conferiscono all’insieme un senso di profonda unità ed armonia. Il presbiterio è più stretto del resto dell’aula e l’altare a mensa è aderente alla parete di fondo, per guadagnare spazio; inutile dire che anche qui, come in migliaia e migliaia di altri casi, il "nuovo" altare postconciliare serve solo a spezzare le proporzioni e a incrinare l’armonia architettonica e spirituale, dal momento che le chiese, da sempre, sono state pensate e realizzate per volgere lo sguardo e l’anima dei fedeli verso il Mistero del Sacrificio eucaristico e non verso la faccia del prete che officia la santa Messa, bella o brutta che sia, e forbita o meno che sia la sua eloquenza. In chiesa si viene per pregare e adorare Dio, non per ascoltare parole umane; e Dio. per un cattolico, si trova in un luogo preciso, nelle Specie consacrate del Pane e del Vino, che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo: pertanto, è naturale che tutta l’attenzione e tutta l’adorazione del fedele si rivolgano verso il tabernacolo che contiene il Santissimo, cioè verso l’altare posto in modo che non vi sia nulla fra esso e l’assemblea dei fedeli. Certo, questa è un’idea che non piace ai protestanti, e non piace nemmeno ai preti modernisti, ai quali sa quasi di superstizione, come se dare un luogo preciso alla Presenza divina equivalesse a sminuirne la natura spirituale. Niente affatto: la bellezza della liturgia cattolica, prima che il Concilio Vaticano II la offuscasse e, per certi aspetti, la stravolgesse, consiste proprio in questo: che essa unisce il massimo della concretezza e del realismo, perché Dio è proprio qui, nella chiesa, fra i fedeli, nelle mani del celebrante, e il massimo della trascendenza, perché questa Presenza non rimane statica e non si lascia imprigionare, ma è una Presenza dinamica, viva e operosa: attira le anime verso di sé, verso l’alto, invitandole a superare la dimensione carnale della vita e a consegnarsi alla dimensione spirituale.
Vi sono una bellezza e una magnificenza teologica tali, in quest’idea, che il fedele dovrebbe sentirsi commosso fino alle lacrime, ogni qualvolta il sacerdote si appresta a celebrare il Mistero eucaristico. Che è un ripetersi del mistero dell’Incarnazione e del mistero della Passione, Morte e Risurrezione: Gesù vero Dio e vero uomo, viene nel mondo per annunciare la Parola di salvezza e per chiamare a Sé ogni creatura. Ma come potrà avvenire questa elevazione, che è anche una purificazione, se il cattolico si presenta in chiesa, di fronte a Gesù eucaristico, carico dei suoi peccati, dei quali non si pente, anzi, perfino se ne vanta? Come può esserci Gesù eucaristico nella messa (lo scriviamo con la minuscola) celebrata da quel sacerdote, sospeso a divinis ma non ancora ridotto allo stato laicale, che si è sposato con un uomo e che ha infranto tutte le promesse dell’Ordine sacro: come può esserci in quella messa abusiva, che è stata un aperto atto di ribellione alla Sposa di Cristo e una superba pretesa di rovesciare la legge di Dio per far diventare lecito ciò che non lo è, per proclamare che il peccato non è peccato, e per chiamare Dio a testimone di una simile profanazione? Che cosa sono andati a fare, ad ascoltare quei fedeli: la parola di un uomo, contraria alla Parola di Cristo, ma nella cornice di una chiesa consacrata e dalle labbra di un uomo che è stato consacrato? Tutto questo ha il sapore di inganno atroce, di una diabolica contraffazione: è difficile immaginare qualcosa di più blasfemo. Eppure, se questo è un caso estremo, assistiamo ormai pressoché quotidianamente a uno stillicidio di casi analoghi, se pur meno gravi; e, peggio ancora, a uno stillicidio di dichiarazioni ambigue, sconcertanti, sul filo dell’eresia, e talvolta anche oltre quel filo, da parte della gerarchia; assistiamo a un magistero (di nuovo con la minuscola) che si prende la libertà di cambiare la dottrina, per esempio a proposito della pena di morte, così, con un semplice tratto di penna da parte del pontefice, fatto inaudito e contrario a tutte le leggi canoniche; assistiamo alla pubblicazione di documenti che dovrebbero essere magisteriali, come Amoris laetitia, nei quali si demanda alla coscienza individuale del peccatore, anche in assenza di pentimento e del proponimento di cambiar vita, la decisione se assumere o no la santa Comunione, altro fatto inaudito e del tutto contrario al vero Magistero; e al fatto che il papa, interpellato con rispetto da quattro cardinali perché chiarisca un simile dubbio in materia di fede, non risponde, come non risponde a una successiva richiesta di colloquio privato, e che mente, sapendo di mentire, dicendo che la lettera con la richiesta di chiarimenti non l’ha mai ricevuta; e alla pubblicazione di un altro documento che dovrebbe essere di magistero (minuscolo), Evangelii Gaudium, nel quale si afferma che l’Antica Alleanza di Dio col popolo d’Israele è tuttora valida, cosa che va frontalmente contro millenovecento anni di autentico Magistero e che destituisce di significato il fatto centrale della religione cattolica: l’Incarnazione, la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù, dal momento che, se l’Antica Alleanza è ancora valida, non si capisce cosa sia venuto a fare Gesù e perché si sia offerto sulla croce, né perché ci si dovrebbe convertire al Vangelo, dato che basterebbe farsi circoncidere e abbracciare la fede giudaica. E che dire di un papa il quale afferma tranquillamente, senza che nessuno insorta a correggerlo, in tutto il collegio cardinalizio e in tutto l’episcopato cattolico, per non parlare degli intellettuali simil-cattolici, da Alberto Melloni ad Andrea Riccardi, passando per il simil-teologo, simil-prete e simil-monaco Enzo Bianchi, che Martin Lutero aveva ragione? E col silenzio-assenso di tutta la stampa "cattolica", o piuttosto ex cattolica, da Famiglia Cristiana a L’Avvenire, passando per il giornale dei gesuiti, La Civiltà Cattolica, diretto da uno che fino a ieri era un perfetto sconosciuto ma da quando si è fatto notare tra i più sfegatati tifosi di Bergoglio è diventato un big dell’establishment vaticano? E non parliamo dell’affare Viganò…
Tutte queste cose ci vengono in mente, mentre sostiamo davanti a questa piccola, bellissima chiesa medievale della periferia udinese, e poi entriamo a pregare, inginocchiati sui banchi, in questo luogo sacro carico di secoli, impegnato delle preghiere di generazioni e generazioni di fedeli, i quali hanno resistito a mille sfide e a mille lusinghe, minacce e persecuzioni; che hanno visto passare eserciti d’ogni nazione, ma soprattutto gli spietati predoni ottomani, in cerca di uomini da sgozzare e donne e bambini da rapire, per venderli schiavi sui mercati africani e mediorientali; che hanno affrontato terremoti, carestie, pestilenze, inondazioni, ogni volta ricostruendo le loro case distrutte, ogni volta ricostituendo le famiglie ferite e disperse, ogni volta ripopolando paesi e cittadine, senza mai perdere la fede dei padri, senza mai farsi suggestionare e convertire ad altri "vangeli", né da quello di Maometto, necessario per aver salva la vita in caso di cattura, né da quello di Lutero, che pure ha lambito queste terre e si è portato via la fede cattolica addirittura di un pastore vicino, Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria. Che cosa penserebbero, quei nostri valorosi progenitori, gente forte, laboriosa, semplice ma piena di fede, di fronte ai continui tentativi di trasformare la Chiesa cattolica in una grossa variante, in ritardo di cinque secoli, delle tante chiese protestanti? Di una chiesa dove un prete, come è successo a Palermo, invita sull’altare, festosamente, durante la santa Messa, una coppia di lesbiche, per portare ad esempio e modello per tutti i fedeli il loro splendido amore, e si rammarica pubblicamente di non poterle sposare in chiesa lui stesso, dovendosi per ora accontentare, le due fidanzate, della celebrazione civile? E di un papa che, come ha fatto Bergoglio durante il viaggio in Sicilia, il 15 settembre 2018, si rifiuta d’impartire la benedizione a un gruppo di giovani che gliel’avevano chiesta, dicendo di non voler offendere quanti non sono cattolici, quanti non sono cristiani e quanti non sono credenti in alcuna religione? E che dice loro soltanto di pregare Dio, affinché Dio li benedica tutti? Di una papa che rifiuta di benedire i cattolici, perché, in sostanza, come lui stesso ha detto e ripetuto, Dio non è cattolico? Che cosa penserebbero quei nostri antenati, o anche soltanto i nostri nonni, uomini e donne di vera fede, che la sera dicevano sempre il Rosario, dopo una dura giornata di lavoro, che era iniziata alle quattro del mattino? Cosa direbbe il nonno che, coi suoi piedi piatti, ogni sabato pomeriggio andava, pian pianino, alla libreria paolina di via Treppo ad acquistare Famiglia Cristiana, che allora era davvero un giornale cattolico? E la nonna, anima buona, anima semplice, di quella semplicità che Gesù ha detto essere necessaria per entrare nel Regno dei Cieli: che cosa direbbe e che cosa penserebbe di tutte queste cose? Che cosa penserebbe il nostro vecchio parroco, il nostro vecchio arciprete, che ci ha impartito il Battesimo e ci ha dato la prima Comunione, di fronte a quel prete che trasforma la sua chiesa in un dormitorio e in un rifugio per sedicenti profughi, irregolari e clandestini di ogni sorta, per resistere alle autorità costituite e per sfidare le leggi dello Stato, dicendo: Adesso vengano a prenderli dentro la chiesa, se sono capaci, facendo incoscientemente le prove di una guerra civile che finirà per scoppiare, se altri preti fanatici e altri vescovi irresponsabili continueranno a soffiare sul fuoco dell’esasperazione degli italiani, predicando e ordinando ogni santo giorno il supposto dovere cristiano di accogliere qualsiasi straniero che pretenda, da clandestino, di varcare i nostri confini, e che poi, accolto, ospitato, nutrito e accudito, se ne va senza ringraziare e si perde chissà dove, ingrossando impunemente il gigantesco esercito dei clandestini, i quali scorrazzano in ogni angolo dell’Italia, rendendo malsicure le strade e inabitabili i quartieri? E il giovane cappellano che ci insegnava il catechismo e ci raccomandava la purezza? Ci par di vederlo raccontare l’episodio della decapitazione di Giovanni il Battista; rivediamo ancora, a distanza di tanti anni, la smorfia che faceva quando diceva che Salomè aveva danzato per il re Erode, ma che non era stata certo una bella danza, ma una cosa brutta, e cercava di trasmetterci l’idea dell’impudicizia, ma senza entrare nei particolari, per non turbare noi bambini. Che cosa direbbe del gesuita che va al Meeting sulla Famiglia, a Dublino, a perorare la causa delle famiglie arcobaleno, quello stesso gesuita il quale ha detto che il catechismo è tanto severo da spingere al suicidio tanti giovani gay, e comunque, a suo dire, il calendario cattolico è pieno di santi che erano gay? C’è poco da fare: si tratta di due chiese. Non riusciranno mai a persuaderci che questa, di Bergoglio & Soci, è la stessa Chiesa di allora e di sempre. C’è continuità fra la Chiesa della nostra infanzia e quella dei secoli precedenti; ma non c’è fra quella e questa di oggi. Qualcuno bara al gioco. È in atto un’immensa, diabolica mistificazione…