
Reddito di cittadinanza, insensata utopia marxista
5 Settembre 2018
Arrivare a Dio è spogliarsi di ciò che non è Dio
6 Settembre 2018La crisi del modo moderno, o almeno del mondo occidentale moderno, è essenzialmente una crisi di fede. Chi ha perso la fede, ha perso anche la fiducia nella razionalità della vita e nel suo significato, e con ciò ha perso anche l’incanto del mondo e la virtù della speranza. Conosciamo personalmente una signora di novant’anni, malferma sulle gambe, ma, per tutto il resto, ancora sana e vigorosa, e con la mente perfettamente lucida. In tutta la vita ha sempre fatto del bene e non ha mai fatto del male ad alcuno. Ha imparato, sin dall’infanzia, i metodi naturali usati da sua nonna per curare le disio torsioni, i dolori muscolari, le infiammazioni dei tendini e simili: per tutta la vita è andata a raccogliere le erbe necessarie per fare dei decotti da applicare alle parti malate, e ha sviluppato una notevole abilità di massaggiatrice, aumentata ancor più da un certo fluido personale. Non ha mai chiesto denaro: se qualcuno ha volto farle una modesta offerta, l’ha accettata; quando le pareva tropo, la rifiutava; e a chi non le dava nulla neppure un cesto di susine, peraltro promesso, non opponeva un rifiuto, curava anche quello. Rimasta vedova, i figli, i nipoti e le nuore della sua numerosissima famiglia vanno poco o nulla a trovarla. Lei non si è amareggiata, è rimasta serena e continua a rendersi disponibile a chi si rivolge a lei. Ha perso il marito qualche anno fa, dopo circa settant’anni di vita insieme, tra fidanzamento e matrimonio: si volevano bene, non hanno ai avuto uno screzio. Ora vive sola, si arrangia nonostante infermità alle gambe, si muove con l’aiuto di un deambulatore; per tutto il resto, è forte ed efficiente come una donna di quaranta, parla con vice tonante, ragiona benissimo. Ha più buon senso lei che dieci dottori messi insieme. Il segreto della sua forza e della sua serenità? La fede. Prega, e ha sempre pregato, moltissimo. Trova il tempo di dire almeno cinque Rosari al giorno, qualche volta sei o sette, pur essendo molto attiva e dovendosi occupare di ogni faccenda domestica. I suoi genitori le hanno trasmesso un forte sentimento religioso; finito di cenare, suo padre tirava fuori la corona del Rosario e lo recitava insieme alla famiglia. Con la forza della preghiera, quella signora ha affrontato ogni sorta di difficoltà, compresa la solitudine, e ha conservato intatta la sua visione positiva della vita. Questa notte ho sognato che Dio mi chiamava a sé, ci ha detto. Se si tratta di un sogno veritiero, io sono pronta. Anzi, non vedo l’ora di ricongiungermi con mio marito.
Ecco dunque il segreto della forza morale che ha temuto insieme la società europea per un millennio e mezzo: la fede cristiana. E ecco la ragione della sua crisi: la perdita della fede. Ora la crisi della fede ha investito in pieno anche il clero, e ha colpito al cuore la stessa Chiesa, la Sposa di Cristo. Cardinali, vescovi e preti senza fede hanno intorbidato e inquinato l’ambiente morale intorno a loro; si sono macchiati di colpe e di disordini morali, e hanno trasmesso un atteggiamento di relativismo, di permissivismo e di indifferentismo religioso. La loro responsabilità è gravissima: le pecorelle si stavamo sbandando, ed essi, invece di richiamarle, ricompattarle e incoraggiarle, le hanno disperse a quattro venti. Non più tardi di due giorni fa abbiamo udito il papa, il capo della Chiesa, utilizzare l’ambone della Santa Messa per tuonare contro i suoi critici e oppositori e per chiamarli cani selvaggi. È possibile che siamo arrivati a questo punto? Che il clero sia caduto così in basso? E nessuno reagisce, nessuno lo riprende? Riprendere il papa: sissignori. Un pastore che si discosta dalla verità di Gesù Cristo non è più un pastore, ma un lupo travestito da pastore. Gesù non ha mai usato simili espressioni per parlare dei suoi seguaci che non si comportavano secondo il Vangelo. Definire cani selvaggi i cattolici che chiedono di sapere se è vero o non è vero quel che dice monsignor Viganò, accusarli di cercare scandali, quando ormai lo scandalo è da un pezzo dentro la chiesa, tutti i fedeli sono scandalizzati, sia sul piano morale, per gl’innumerevoli casi di sodomia e pedofilia del clero, sia sul piano dottrinale, per le incredibili eresie e bestemmie che un numero crescente di vescovi e sacerdoti, Bergoglio compreso, vomitano da alcuni anni a questa parte, apertamente, sfacciatamente, senza timore di Dio e senza timore alcuno di esser ripresi o smentiti, ebbene, è veramente il colmo. Lo scandalo non è dato da chi chiede verità e chiarezza; lo scandalo è dato dai cattivi pastori che confondono la vera dottrina, che si abbandonano a ogni sorta di peccati e che poi si atteggiano a vittime, dicono che è meglio tacere pregare, e invece di tacere di pregare accusano altri cattolici di essere istigati dal diavolo, di cercare lo scandalo, e li chiamano cani selvaggi. Mio Dio, che degenerazione. Questo è il punto più basso toccato dalla Chiesa cattolica negli ultimi secoli, e forse nella sua intera storia. Sì: ci sino stati numerosi papi indegni in passato, specialmente nell’alto medioevo, e alcuni anche nel rinascimento; mai nessuno, però, aveva fatto scempio della dottrina come il signore venuto dall’Argentina ed eletto dalla massoneria ecclesiastica, dalla mafia di San Gallo, per fare quel che sta facendo, distruggere la fede e la verità, e aprire le porte al relativismo gnostico e al sincretismo massonico: il tutto dopo aver costretto alle dimissioni, forzatamente e sotto ricatto, il suo predecessore. Ce n’era abbastanza per essere considerato un antipapa vero e proprio. Da parte nostra, preferiamo pensare, semplicemente, che costui non è papa. Se fosse papa, le pecore riconoscerebbero la sua voce, perché le pecore conoscono la voce del buon pastore; ma molte pecore non riconoscono la sua voce, o la odono solo per esser insultate, derise e respinte. Sono cinque anni che fa così, del resto: sin dai primi tempi della sua elezione. Ai cattolici che, a suo parere — il parere di un ultraprogressista e di un neomodernista — non capiscono e non apprezzano le sue "riforme", da cinque anni non fa che vomitare insulti. Li chiama con gli epiteti più oltraggiosi, mummie, signore e signora piagnisteo, vecchie comari, fomentatori della coprofagia, sgrana rosari, cortigiani lebbrosi, fondamentalisti, religiosi che hanno il cuore amaro come l’aceto, piccoli mostri, cavillatori moralistici, gente vecchia e nostalgica.. Ma può, un papa, parlare così, e rivolgere questi epiteti a dei cattolici, quando non si permette mai un’espressione meno che gentile e rispettosa verso tutti gli altri, i luterani, gli ebrei, gli islamici, gli atei, i radicali, gli abortisti, i fautori dell’eutanasia, i sostenitori dei matrimoni omosessuali? A nostro giudizio, no. Chi parla così non è degno nemmeno di fare il sagrestano nell’ultima parrocchia di provincia; tanto meno di essere papa. Chi parla così cerca la divisione, vuole lo scandalo; e poi ha il coraggio di accusare gli altri di essere seminatori di scandali. Che pensi al suo amico McCarrick, piuttosto, o al suo amico Barros: taccia per davvero e si vergogni. E si dimetta il più presto possibile, per il bene della Chiesa, alla quale sta facendo il male più grande che si possa umanamente farle, mettendo in crisi la fede delle anime.
Ora, se il mondo moderno ha perso la fede che aveva conservato per quasi duemila anni; se il clero ha perso la fede e invece di guidare e rassicurare il gregge, lo turba e lo disperde, il rimedio è uno solo: tornare a Dio, cercare Dio. Ma dove trovarlo, come cercarlo? Spogliandosi di tutto ciò che non è Dio, affinché l’anima resti nuda davanti a Lui, e a Lui solo. Non si torna a Dio, non si trova, né si ritrova, la fede, fino a quando si resta attaccati alle cose del mondo; fino a quando si è schiavi delle passioni disordinate; fino a quando ci si lascia dominare dal diabolico consumismo. In fondo, è un concetto piuttosto semplice, che dovrebbe riuscire intuitivo: come si può pensare o pretendere il contrario? Come si può pensare di trovare la fede, di trovare Dio, se si vive secondo il mondo, in maniera moralmente disordinata, cioè senza timor di Dio? Sarebbe come pretendere di cogliere le rose a gennaio; o come voler ammirare lo spettacolo del plenilunio a mezzogiorno. Dio resiste agli orgogliosi e ai superbi; e si mostra, sì, talvolta, ai peccatori, per redimerli, a patto che in essi vi sia ancora un residuo, un barlume di aspirazione al bene: altrimenti, essi semplicemente non lo vedranno. Per vedere la luce, bisogna avere gli occhi aperti; per udire la musica, bisogna avere gli orecchi aperti. Ma chi si è reso cieco e sordo, sprofondandosi nel fango della palude, non vede e non ode più nulla: i suoi occhi sono chiusi e sono chiusi i suoi orecchi. La palude è quella del disordine morale. Come potrebbero un ladro, un calunniatore, fornicatore, un omicida, trovare la fede e trovare Dio? Se l’anima è coperta di fango, non potrà mai vedere Dio e non potrà mai trovare la fede. La fede è il premio per chi si sforza di vivere secondo Dio. Non è un premio automatico, peraltro: vi è un grande mistero in essa, perché la fede è un dono di Dio, che viene da Dio, non una conquista umana. Tuttavia è indubbio che chi si sforza di vivere secondo la volontà di Duo, facendo quel che Dio ci chiede di fare per mezzo del Vangelo, pone una buona premessa per trovare la fede; mentre vivere nella maniera opposta, disprezzando la legge di Dio e inseguendo i propri piaceri e coltivando i propri desideri egoistici, è la maniera più certa per essere lontani da Dio e quindi per non trovare la fede. Ma Dio, talvolta, si rivela anche ai peccatori, e tocca loro il cuore: vero. Chi siamo noi per penetrare il mistero della Sua provvidenza? Ma proprio perché Dio è perfettamente libero e la fede è un dono perfetto che Lui fa agli uomini, non si dovrebbe tentare la sua pazienza, non si dovrebbe abusare del suo amore. Viene il tempo della giustizia e allora si dovrà rendere contro a Lui di quel che non si è fatto, del bene che si è calpestato e del male che si è praticato. Cosa diranno allora, al suo cospetto, i cardinali usurai, i vescovi affaristi e superbi, i preti sodomiti e pederasti, e tutti i laici immersi nei loro vizi, sprofondati sino agli occhi nella palude delle loro passioni sregolate? Cosa dirà monsignor Galantino, che ha affermato sacrilegamente che Dio risparmiò Sodoma e Gomorra, dando scanalo e inducendo in errore le giovami anime che lo stavano ascoltando? Cosa dirà padre Sosa Abascal, che ha messo in dubbio la Parola di Gesù Cristo sull’indissolubilità del matrimonio, e che implicitamente lo ha accusato di essere un cialtrone e un commediante, perché, negando che il diavolo esiste, ha ridotto i Suoi esorcismi a delle pagliacciate per sbalordire gli ingenui? Come si giustificherà monsignor Paglia, che ha magnificato sino alle stelle Marco Pannella, dicendolo uomo di altissima spiritualità ed esortando tutti a prendere a modello la sua vita: Pannella, il campione del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia e delle unioni sodomitiche? E come si giustificherà il signore argentino, che ha affermato, con lingua biforcuta, che Lutero aveva ragione; che Dio non è cattolico; che i divorziati rispostati sono liberi di decidere in coscienza se fare la Comunione o no; che gli ebrei sono già redenti e quindi che la Redenzione di Cristo, la su Incarnazione, la sua Passione, Morte e Risurrezione non erano necessarie, almeno per loro: e che ora chiama cani selvaggi quanti gli chiedono una parola di verità sul terribile scandalo della pedofilia nelle alte sfere della chiesa cattolica americana?
Quella stessa chiesa cattolica americana che brilla, da sempre, per le sue posizioni politiche di tipo liberal e progressiste; che ha fatto il tifo per Obama e la signora Clinton, cioè dei politici abortisti e favorevoli alle unioni sodomitiche, e contrari a Trump, benché questi sia stato democraticamente eletto; quella stessa chiesa progressista americana che piace tanto ai cattolici progressisti di casa nostra, tanto è vero che il cardinale McCarrick è stato più volte invitato dalla Comunità di Sant’Egidio e ha profuso, gradito ospite, le sue perle di saggezza cristiana di fronte alla platea, sostenendo le ben note posizioni di apertura, dialogo, accoglienza, inclusione, solidarietà, proprio lui che conduceva una vita sprofondata nel vizio, che abusava di giovami seminaristi e sacerdoti e che tesseva una fitta ragnatela infernale attorno alla chiesa di cui avrebbe dovuto essere il pastore, mediante le sue oscene amicizie e le sue inconfessabili complicità. Che hanno da dire adesso i Riccardi, i Melloni, i Grillo, i don Farinella con rubrica fissa su Repubblica e tutti i corifei del santo papa Francesco, l’uomo venuto dalla fine del mondo per portare una ventata di rinnovamento nella Chiesa di Gesù Cristo? È questo il rinnovamento? Questa putredine, questa sozzura, questo schifo che sta distruggendo ogni credibilità e ogni autorevolezza della Chiesa, al punto da far ammutolire e arrossire di vergogna anche i buoni pastori e i sacerdoti che sono rimasti puri e fedeli al vero mandato di Gesù Cristo? Che non era di certo: Vai, e fai quello che vuoi, quello che ti senti di fare, quello che ti dice la tua coscienza; bensì: Vai, e fai la volontà del Padre nostro; vai in pace, ma non peccare più. Questo è l’autentico Vangelo; l’altro, quello che dice di sì al peccato, quello che trasforma il peccato in cosa buona e giusta, in lecita e legittima aspirazione umana alla propria realizzazione, non è il Vangelo di Gesù, è un’altra cosa, una sua diabolica contraffazione. E anche di questa blasfemia dovranno rendere conto i falsi pastori, seduttori di anime. Ma chi siamo noi, infine, per dire queste cose, per puntare il dito contro gli altri? Siamo, a nostra volta, dei miseri peccatori: non abbiamo mai pensato di essere qualcosa d’altro. Tuttavia, abbiamo sempre cercato di non dare pubblico scandalo. Un pastore che dà scandalo pubblicamente, produce un danno immenso a tutto il gregge, ed è giusto che venga ripreso: tacere, far finta di nulla, è la stessa cosa che coprirlo con la propria complicità. Davanti a dei cardinali, dei vescovi e dei sacerdoti che danno scandalo, il buon cristiano non può, né deve tacere. Perché il cristiano ha un solo capo, un solo modello, un solo signore: Gesù Cristo; e nessun altro, nemmeno il papa. Il papa va ascoltato e seguito se si mantiene nella legge del Signore e se trasmette fedelmente il suo Vangelo; se no, è solamente un impostore…
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash