
Miserabili argomenti; sono già morti e non lo sanno
28 Luglio 2018
Omaggio alle chiese natie: San Francesco
29 Luglio 2018Può sembrare una domanda addirittura rétro, in un mondo, come quello odierno, in cui ci si potrebbe anche domandare se l’uomo vuol restare ancora uomo, o se preferisce diventare un essere post-umano: un’appendice del suo computer o del suo telefonino, un consumatore "perfetto", cioè perfettamente idiota, insomma un tubo digerente — direbbe Maurizio Blondet – ad alta definizione tecnologica. E questo è, senza dubbio, un problema estremamente reale, anzi, addirittura pressante e imminente. Basta girare per la strada e vedere i campioni di questa post-umanità che camminano, o pedalano, o guidano la macchina, o siedono sui mezzi pubblici, con le spalle incurvate, lo sguardo intento e le dita delle mani sempre più prensili, quasi scimmiesche, impegnate come sono a reggere il telefonino e nello stesso a strappare da esso tutto il potenziale possibile di sopraffina idiozia tecnologica: dai messaggini alle telefonate con gli amici, dalle previsioni del tempo all’orario dei treni, dall’oroscopo all’elenco dei supermercati aperti, dal giochi elettronici ai filmini amatoriali, dalle offerte pubblicitarie alla lista dei film proiettati nei cinema cittadini, dalle vignette sporche alla traduzione di Orazio o Senofonte per gli studenti del liceo, dal guinness dei primati ai risultati della lotteria, dalle quotazioni dell’euro a Piazza Affari alle occasioni dell’usato, dalle offerte di pacchetti-vacanze alle parole crociate. Non guardano la strada, non degnano di un’occhiata il mondo reale che sta loro intorno; fissano il minuscolo schermo del telefonino, sorridono a un interlocutore invisibile, aggrottano le ciglia su problemi che sfuggono alla percezione e persino all’immaginazione altrui. Sono presi in un mondo loro, connessi con un’altra realtà, quella virtuale: sono idioti e felici, e nessuno li potrà mai staccare né dalla loro ormai cronica idiozia, né dalla loro inarrivabile felicità.
Tuttavia, per quanto grave ed urgente, questo è un problema di carattere universale, del quale del resto ci siamo già sovente occupati. Subito dopo c’è un altro problema, per molti aspetti analogo, un po’ più concreto e più specifico, che riguarda il destino dei popoli e delle nazioni e cioè se vogliano continuare ad esistere, oppure se preferiscano scomparire nella grande marea multietnica e multiculturale della modernità avanzata. Abbiamo visto quale sia la tentazione di una parte delle élite australiane: staccarsi dall’Occidente e diventare parte dell’Asia, in modo da non essere più "marginali", ma inglobati in un sistema geopolitico ed economico più vicino e promettente, sia pure al prezzo di una radicale trasformazione culturale che darebbe luogo ad un vero e proprio passaggio di civiltà. Quello dell’Australia è un caso estremo, perché, per la sua speciale posizione geografica, la sua scarsa popolazione e i suoi spazi immensi, nonché la sua storia recentissima (che equivale a delle radici piuttosto deboli) essa può giocare su più tavoli e in differenti scenari: può persistere ad esser parte dell’ex impero britannico, con tanto d’istituzione monarchica; può aderire alla rete delle "tigri asiatiche" e tentar di farsi accettare da esse, nonostante le "macchia" di essere una nazione popolata da europei; può inventarsi una terza soluzione e costruirsi un futuro come nazione non asiatica, ma "pacifica", e, insieme alla Nuova Zelanda, rafforzare i legami con gli Stati Uniti, i quali, benché lontani (ma non quanto si creda, considerato il bastione avanzato delle Hawaii) sarebbero un eccellente partner non solo commerciale e politico, e del resto lo sono già, ma anche un referente geopolitico diretto, affine per lingua e cultura e col vantaggio di essere, essi pure, una nazione (parzialmente) affacciata sul Pacifico, parte cioè dell’area più dinamica e potenzialmente più suscettibile di sviluppo del mondo intero. Per quanto riguarda l’Europa, come aveva visto Nietzsche centocinquanta anni fa, essa, che non ha altri scenari geopolitici da giocare perché il suo spazio è quello e non ammette fughe in avanti, né indietro, deve semplicemente decidere se vuol essere se stessa oppure il nulla. L’alternativa è secca: o essere "più Europa" (ma non, grazie a Dio, nel senso indicato dalla signora Bonino: non più banche, tecnici e burocrazia, ma, al contrario, più popoli, cultura e civiltà) oppure levare il disturbo dalla scena della storia e, dopo essere stata protagonista, nel bene e nel male, di secoli e secoli di vicende planetarie, uscire di scena insalutata ospite, e trasformarsi nel bivacco, nel dormitorio e nella sala parto di folle anonime della più svariata provenienza, ma prevalentemente africane ed islamiche.
Di fatto, si è creata una divaricazione incolmabile fra la politica delle élite e i sentimenti della stragrande maggioranza della popolazione. Le élite politiche, finanziarie, economiche e culturali, padrone dei governi, delle banche, delle grandi industrie e dei mezzi d’informazione, spingono sull’acceleratore di una doppia distruzione della identità europea: da un lato, rinserrando le maglie della prigione dell’Unione, che, a colpi di austerità e di debito pubblico, sta impoverendo e togliendo la speranza nel futuro a cinquecento milioni di cittadini europei; dall’altro, dirigendo sull’Europa flussi di milioni di finti profughi, allo scopo di abbassare sempre più il costo del lavoro e di sradicare le tradizioni e il senso di appartenenza, in un melting pot che renda più facole la manipolazione e lo sfruttamento delle masse. Alle quali masse, poi, nessuno ha mai chiesto se fossero e se siano d’accordo con la politica delle élite: queste ultime sono state così abili, e le popolazioni così distratte (o incretinite da stili di vita aberranti e informazioni sistematicamente travisate) da procedere indisturbate per la loro strada, del tutto indifferenti, e persino sprezzanti, rispetto alle aspettative e ai reali bisogni della gente comune. Che cosa credevano le plebaglie — pare abbia detto una volta Jacques Attali, il "maestro" del prode Emmanuel Macron — che l’euro sia stato fatto per la loro felicità? Forse nemmeno un imperatore romano del Basso Impero si sarebbe espresso in termini così oltraggiosi nei confronti del popolo; eppure, in tempi di democrazia "assoluta" e di pensiero unico liberaldemocratico, questo è non solo possibile, ma è praticamente la norma: se non a parole, certamente nei fatti. Perché i fatti sono questi: senza che nessuno lo abbia mai proclamato ufficialmente; senza che i politici lo abbiano spiegato ai loro popoli (i banchieri e gli industriali erano stati, qualche volta, un po’ più franchi), una mattina gli europei si sono svegliati e hanno scoperto che l’Europa non è più l’Europa, o non lo sarà più nel giro di pochi anni; che sta diventando, e soprattutto che deve diventare, un’appendice dell’Africa e del’Asia meridionale; che le donne europee devono abortire sempre più, o evitare la gravidanza, o sposarsi con altre donne (e gli uomini con altri uomini) mentre il gap demografico verrà generosamente colmato dalla prole degli immigrati; che quel poco che resta del cristianesimo deve sparire del tutto, ma, in compenso, bisogna spalancare le porte all’islamizzazione; e che chiunque non sia d’accordo con questa prospettiva va immediatamente bollato ed etichettato come un pazzo, un reazionario, un nemico del progresso e della fratellanza fra i popoli, uno xenofobo, un razzista, un fascista e un nazista; e sono stati coniati due vocaboli già esistenti, ma che si sono colorati di significati nuovi, estremamente negativi: sovranismo e populismo. Dagli all’untore. Sei un sovranista, sei un populista? Allora devi sparire, non hai nemmeno il diritto di esister; vergognati, sprofonda sotto terra, suicidati. Sei, per caso, un cattolico, e sei anche un sovranista e un populista? Allora stattene fuori dalle chiese, non farti neppure vedere a Messa, non sei degno, non sei un vero cristiano, sei un diavolo in carne e ossa: parola di padre Spadaro, di don Rizzolo, di don Formenton e di cento e centro altri. E, soprattutto, parola della C.E.I., di monsignor Bassetti, di monsignor Galantino, di monsignor Paglia; e del signor Bergoglio, il più "autorevole" di tutti, quello che non lascia passare un giorno senza parlare del "dovere" cristiano dell’accoglienza, intendendo, con quest’ultima parola, l’auto-invasione dell’Italia, la sua islamizzazione e la graduale, ma forse irreversibile sostituzione di popolazione. Quello che, al tempo stesso, ha chiamato una grande italiana la sua amica Emma Bonino, sovente invitata a parlare di migranti fin dentro le chiese: la signora che si è vantata di aver eseguito lei stessa, con le sue mani e una pompa da bicicletta, parecchie migliaia di aborti. E quello che, dell’aborto, non parla; o, se ne parla, è per dire che chi lo ha commesso può andare a confessarsi dal primo prete che gli capita, non occorre più l’assoluzione del vescovo: si vede che non è poi un peccato tanto grave, vuoi mettere con votare per la Lega?
Ecco a che punto stanno le cose. Da una parte le élite, Soros, Merkel, Juncker, Moscovici, Lagarde, Attali, Macron: una vera e propria galleria di mostri. Soros, lo squalo della finanza, colui che è diventato ultramiliardario rapinando i popoli, e ora fa il filantropo finanziando le navi delle o.n.g: Merkel, rieletta quattro volte col sangue dell’Europa, che ha dissanguato a favore delle banche tedesche e portando la Germania a uno spaventoso surplus commerciale (e per sapere chi finanzia tanto accumulo di capitali, si veda la Grecia, che non ha più nemmeno i soldi per mandare le autopompe a spegnere gli incendi, e viene letteralmente divorata dalle fiamme); Juncker perennemente sbronzo marcio, al punto da non reggersi in piedi alle cerimonie pubbliche, un rottame alcolizzato la cui vera benemerenza è di rappresentare le compiacenti banche del Lussemburgo, ricettacolo di tutti i capitali in cerca di evasione fiscale dagli altri Paesi; Macron, un pericoloso psicopatico, abusato nella sua adolescenza dalla sua professoressa quarantenne e sposata con figli, e perciò psichicamente disturbato, nonché il fedele discepolo del suo maestro Attali: una totale nullità, messa all’Eliseo al solo e unico scopo di fermare i populisti della Le Pen, e ora costretto a smentire pubblicamente di non essere l’amante della sua aitante body-guard Benalla (per chi non lo sapesse, Benalla è un nome da uomo e non da donna) e di non averle rivelato i codici nucleari francesi… Dobbiamo continuare? E questa galleria di mostri, di psicopatici, di soggetti pericolosi, divorati da una folle ambizione, da una patologica smania di grandezza (l’aero di rappresentanza del signor Renzi, costo 150 milioni di euro: paga il popolo "sovrano") ha deciso, non si sa bene quando, forse fin dai tempi del Piano Kalergi, forse prima ancora, che l’Europa deve diventare Eurabia, o Eurafrica, che non deve essere più né bianca (parolaccia impronunciabile!), né occidentale, né, meno che meno, cristiana, ma che deve diventare, a tappe forzate, nera, o meticcia, deve diventare Asia, Africa e islam. In nome dell’accoglienza, della civiltà, della solidarietà, del futuro; ma quale futuro, visto che ai popoli europei non è stato detto niente? Li si è blanditi con il consumismo, li si è addormentati con una politica di facciata, ben diversa da quella realmente condotta dalle élite; li si è drogati e ingannati con una informazione totalmente manipolata, e si continua a farlo… Un esempio italiano, dalla cronache di ieri: il presidente Mattarella — quello, per intenderci, che ha tentato fino all’ultimo di impedire la nascita del governo giallo-verde, rifilano al popolo italiano che voleva un netto cambiamento, l’intramontabile Cottarelli — ha tenuto l’ennesimo predicozzo per mettere in guardia contro il pericolo che l’Italia diventi un Far West. Motivo? Un episodio del giorno prima, un imbecille che ha sparato dalla finestra di casa verso un campo rom e ha ferito accidentalmente una bambina. Però ogni santo giorno — basta sfogliare le cronache di un qualsiasi quotidiano di provincia — decine di cittadini italiani, onesti e laboriosi, subiscono minacce, aggressioni, furti, rapine, pestaggi, stupri e omicidi da parte di clandestini e falsi profughi, e questo da anni e da decenni; ma né Mattarella, né i suoi omologhi hanno mai ritenuto di evocare il pericolo di una regressione al Far West. Sarà perché la Lega sta proponendo, in questi giorni, di ampliare la facoltà di legittima difesa per quei cittadini che si vedono aggrediti in casa propria da qualche delinquente? O sarà perché il comune di Roma ha osato fa sgombrare un campo illegale di rom, dopo che ai suoi abitanti erano state offerte generose alternative affinché si trasferissero altrove, e subito le opposizioni hanno gridato al fascismo e al nazismo (ma a finire in ospedale è stato un vigile, picchiato dai rom, i quali, la notte, hanno forzato i cancelli per rientrare nell’accampamento sgombrato qualche ora prima)? Questo è un tipico esempio di divaricazione fra l’agire delle élite e i sentimenti della popolazione. La popolazione ha espresso chiaramente la sua volontà con il voto del 4 marzo 2018; ma questo alle élite non piace, esse hanno già i loro piani, la loro strategia e perfino la loro tabella di marcia. Questi ritardi sono così fastidiosi… il numero degli sbarchi è diminuito in maniera preoccupante, bisogna pur fare qualcosa, anche sbattere le foto degli annegati in prima pagina. Anche gridare VADE RETRO SALVINI dalla copertina del maggiore settimanale cattolico (maggiore nel senso di più noto; perché quanto a lettori, chi è che lo compra più, non diciamo in edicola ma neppure in chiesa? non lo vogliono neanche gratis, perché non vi si riconoscono affatto). I veri cattolici, se ne facciano una ragione gli Spadaro, i Rizzolo e i Formenton, non ne vogliono più sapere dei loro discorsi sul dovere dell’accoglienza; non vogliono più vedere le loro oscene sciarpe arcobaleno (oscene perché i colori dell’arcobaleno, che nel 2003, quando Bush jr invase l’Iraq, volevano dire pace, ora son diventati l’emblema dell’omosessualismo becero e trionfante); e non ne vogliono sapere delle loro magliette rosse, che se le mettano don Ciotti e Gad Lerner, ma i veri cattolici vogliono restare cattolici, malgrado il loro clero apostatico e arrogante. Io speriamo che resto cattolico, recitava il titolo d’un libro di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. Sì, speriamolo…
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash