
Ma l’Australia è una nazione asiatica?
27 Luglio 2018
Omaggio alle chiese natie: Sant’Antonio Abate
28 Luglio 2018La chiesetta della Purità, o meglio l’oratorio della Purità, è forse, insieme al Duomo, l’edificio più caro al cuore dei cittadini, almeno a quelli di una certa età, i quali ricordano quanti battesimi, quanti matrimoni, e quanta istruzione catechistica abbiano avuto luogo fra le sue pareti, rese celebri su tutti i libri di storia dell’arte per il meraviglioso ciclo di affreschi di un grandissimo pittore del nostro Settecento, Giambattista Tiepolo. Dio! Come esprimere, con le sole parole, la prodigiosa levità, l’aereo, impalpabile slancio ascensionale che afferra colui che, entrato nel piccolo ma proporzionatissimo edificio, alza lo sguardo ad ammirare il trionfo dell’Assunta, circondata dagli Angeli, che sale nel cielo azzurro verso la gloria di Dio? Così, generazioni e generazioni di uomini e donne sono cresciuti in una atmosfera incantata, particolarissima, che è propria del cattolicesimo, ma soprattutto del nostro Paese, fatta di un singolare intreccio di spiritualità e di bellezza. Sì: perché mentre nella cultura islamica si abolisce la figura umana dall’arte sacra, per non recare offesa a Dio, e mentre nei Paesi protestanti si abolisce il culto dei Santi e quello della Madonna, per non recare offesa a Gesù Cristo, noi cattolici abbiamo avuto il privilegio di respirare, sin dall’infanzia, l’amore e il rispetto per Dio e l’amore e il rispetto per l’umano sforzo di creare la bellezza, di spiritualizzarla, di farne un degno ornamento allo splendore di Dio. Repressiva e nemica della bellezza, la cultura cattolica? Ma quando mai! Chi parla così, o è un colossale somaro, un ignorante inguaribile, o è in assoluta mala fede; e si risparmi di citare Freud o di tirare in ballo perfino una supposta purezza del luteranesimo. Il luteranesimo, al contrario, odia la bellezza, perché è angosciato dal senso del peccato (e non potrebbe essere diversamente, vista l’aberrante dottrina del servo arbitrio); le chiese protestanti sono tristi, quasi lugubri, perché nessuna pittura, nessuna scultura di Santi o della Vergine Maria le ingentilisce, le spiritualizza: infatti sono ormai pressoché vuote. Noi, invece, abbiamo avuto il singolare privilegio di sapere, di sentire, fin dalla più tenera infanzia, che Dio non odia la bellezza, e che il tentativo degli artisti di celebrare ciò che è bello non solo non è in contrasto con il vero sentimento religioso, ma ne è al contrario una delle più profonde e commoventi manifestazioni. Parliamo della vera bellezza, naturalmente, e non degli orrori e delle blasfemie che certi pseudo artisti "moderni" spacciano per arte, mentre arte non solo, bensì la sua intenzionale, e perciò diabolica, contraffazione. Infatti l’astuzia del diavolo consiste non nella negazione del vero, ma nel suo capovolgimento: il diavolo non spinge gli uomini a negare Dio, ma a rifiutargli adorazione e obbedienza, per rivolgersi agli idoli; non li spinge a negare il peccato, ma a negare che il peccato sia tale: e porta la sua raffinata perfidia sino al punto di indurli a capovolgere la verità, dichiarando il peccato cosa buona e giusta, e accusando chi denuncia il peccato di essere un oscurantista, un seminatore di divisione, nonché un nemico della pace e della collaborazione fra gli uomini.
Questa riflessione ci porta, inevitabilmente, a ripensare tutto quel che sta accadendo nella Chiesa cattolica negli ultimi decenni, e particolarmente negli ultimi anni (anche se quel che accade ultimamente non è che la naturale conseguenza delle premesse, che partono da lontano e specialmente dai funesti malintesi e dalle deviazioni dottrinali introdotte all’epoca del Concilio Vaticano II). Il filo conduttore di tanti "aggiornamenti" pastorali, di tante "innovazioni" liturgiche, di tanti "approfondimenti" del senso della divina Rivelazione — i cui contenuti, si dice, permangono intatti e perenni – in ultima analisi, ci sembra, infatti proprio questo: il dispiegarsi di una sottile strategia mirante a traslitterare, gradualmente, abilmente, pazientemente, ma implacabilmente, il significato complessivo del Vangelo, in modo da spostare ogni giorno un po’ più avanti il margine di discrezionalità che la teologia ha sempre riconosciuto al clero quanto ai modi di annunciare la fede, sino a ottenere che, un bel giorno, svegliandosi al mattino, un miliardo e duecento milioni di cattolici scoprissero di non essere più tali, però senza traumi, né recriminazioni. Ora, questo progetto può dirsi, in gran parte, portati a compimento. Un enorme tradimento è stato consumato ai danni della fede, e proprio da parte di coloro i quali avrebbero dovuto cisti dirla; sono stati proprio i pastori a farsi lupi nei confronti delle pecorelle loro affidate, e non solo non mostrano alcun imbarazzo di fronte all’enormità di ciò che hanno fatto e che seguitano a fare, ma addirittura se ne vantano e lo rivendicano come un progresso, come un fausto evento di cui la storia, un giorno, renderà loro il dovuto merito.
A titolo di semplice esempio, fra i mille e mille che potremmo fare, citiamo l’ultimo numero del settimanale Famiglia Cristiana, quel giornale che i nostri nonni compravamo tutte le settimane e che poi custodivano devotamente, ma poi, a partire dagli anni ’70 del Novecento, ha incominciato a uscire sempre più vistosamente dal seminato di don Alberione, per trasformarsi in un giornale di carattere prevalentemente politico, sempre più nettamente schierato a sinistra, cioè al fianco delle forze da sempre favorevoli al divorzio, all’aborto, all’eutanasia, alle unioni di fatto e ai cosiddetti matrimoni omosessuali; ebbene, la copertina reca la foto di Matteo Salvini (scelta fra le più antipatiche, secondo la nota tecnica de Il Manifesto) e una grande, eloquente scritta: Vade retro Salvini, con esplicito rifermento alla frase di Gesù: Vade retro Satana! I lettori di questo storico giornale cattolico sono così avvisati, prima ancora di sfogliare la prima pagina, che, per la Chiesa, Salvini è come il diavolo, è peggio del diavolo, e che chiunque non sia d’accordo sull’invasione dell’Italia da parte delle orde di falsi profughi africani, e con la sua islamizzazione e la sostituzione della sua popolazione, è automaticamente un cattivo cristiano, una brutta persona, meritevole del disprezzo di tutti e indegno di dirsi cattolico. Salvini, guarda caso, è anche l’unico uomo politico che ha fatto la campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo scorso non nascondendo le sue simpatie per la religione cattolica, non nascondendo il Rosario che tiene in tasca; e che, ora che è diventato ministro degli Interni, ha sostenuto il riprstino del crocifisso nei luoghi pubblici, scuole, tribunali, stazioni, aeroporti, mediante un apposto disegno di legge portato avanti dal suo partito, la Lega. Eppure tutto ciò non significa nulla per il clero della neochiesa, anzi, è solo un motivo di ulteriore indignazione: per dirla con padre Spadaro, il direttore de La Civiltà Cattolica, storico mensile dei gesuiti: Giù le mani dal crocifisso! Come dire: il cristianesimo è di tutti quelli che vogliono entrarci, perché Dio non è cattolico — parola di Bergoglio — e pertanto tutti sono bene accetti, anche i musulmani alla Messa, non parliamo dei giudei che sono i nostri fratelli maggiori e che son salvi senza bisogno di quisquilie come la conversione a Gesù Cristo, e neppure dei luterani, che ci sono stati mandato dallo Spirito Santo (come afferma monsignor Galantino); ma se un politico italiano dice di voler restaurare i crocifissi nei luoghi pubblici, quello è un cattivo soggetto, vade retro: come si permette? Chi si crede di essere? Il crocifisso, gli spiega un furente padre Spadaro, non è MAI stato ("mai" in caratteri maiuscoli) un segno d’identità! Semmai, è un segno di "protesta" contro il peccato, violenza, ingiustizia e morte (tutte i e quattro insieme: si vede che, per lui il peccato è solo una delle tante cose negative di questo mondo, accanto a tutte quelle puramente umane, la violenza, l’ingiustizia e la morte: sì, perché anche la morte è un’ingiustizia, per questi neopreti che ci stanno così bene in questo mondo, che vorrebbero rimanerci per sempre, come il Mazzarò di Giovanni Verga).
Strano, comunque, molto strano, perché a noi non l’hanno raccontata a questo modo: al contrario, ci è stato sempre detto, fin da bambini, che il cristiano deve sentirsi fiero di esser tale, non lo deve nascondere, e deve perfino essere pronto a dare anche la propria vita, se necessario, per testimoniare la sua fede in Gesù, secondo le due stesse parole: Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me! Gesù non disse: si può arrivare Dio per mezzo di me, ma anche per mezzo di qualche altro, di Mosè, di Buddha, di Confucio, di Krisna; ma disse: solo per mezzo di me. E aggiunse: Io sono la via, la verità e la vita. Non disse: io sono una delle vie, una delle verità, una delle fonti della vita eterna; no, ma disse chiaro e tondo: Io sono la via, la verità e la vita. Vengano i neoteologi, vengano tutti i Karl Rahner e i Walter Kasper di questo mondo, e vengano anche gli Enzo Bianchi, gli Spadaro, i Tarquinio, e i De Kesel, e i Danneels; e vengano i preti che aboliscono la santa Messa per rispetto verso i migranti, e quelli che aboliscono il Credo perché non ci credono, a spiegare per qual mai capriccio Gesù Cristo disse quella frase. L’unico appiglio che rimane loro, onestamente (si fa per dire) è quello di negare che i Vangeli riportino fedelmente le parole di Gesù. Come dire: rovesciamo il tavolo e non gioca più nessuno. Ed ecco che salta fuori il geniale Sosa Abascal, non l’ultimo sprovveduto, ma il nuovo preposito generale dei gesuiti, l’ordine religioso più influente di tutti; quello tanto stimato da Bergoglio, e, ancora, quello che ha detto di non credere nell’esistenza del diavolo, perché il "diavolo" è solo un’immagine simbolica del male, eccolo venirsene fuori a dire, bel bello, che al tempo di Gesù non cerano i registratori, e quindi vallo a sapere quel che Egli ha detto veramente. Papale, papale; e questa bellissima affermazione l’ha fatta nel contesto di una polemica a distanza con il cardinale Gerhard Müller, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (poi silurato da Bergoglio, senza dubbio perché troppo ortodosso per i suoi gusti), nella quale il cardinale aveva ostato difendere l’indissolubilità del matrimonio, appellandosi alle parole di Gesù: L’uomo non separi ciò che Dio ha unito. Nel corso della famosa intervista a proposito del registratore che, ai tempi di Gesù, non c’era (perché oggi i pezzi grossi della Chiesa, a cominciare dal papa, parlano delle cose più serie, riguardanti la dottrina, a colpi d’intervista alla stampa, con una chiara preferenza per giornali e giornalisti massoni, radicali e anticristiani, se non parlano addirittura a colpi di twitt su internet, come fa appunto padre Spadaro per intimare a quel diavolo di Salvini di tener giù le mani dal crocifisso), padre Sosa voleva appunto mettere in dubbio che Gesù possa aver mai detto una enormità del genere, ossia che l’uomo non deve dividere ciò che Dio ha unito. Motivo di questa nuovissima e strabiliante interpretazione del Vangelo, o meglio, di questa radicale negazione della attendibilità, serietà e storicità dei quattro Vangeli? È presto detto: perché padre Sosa la pensa così. Padre Sosa non pensa che il matrimonio cattolico sia indissolubile, quindi non può ammettere che Gesù lo abbia mai detto. È molto semplice: ciò che non mi piace, non esiste: e così il problema è risolto. Per esempio: il diavolo non piace a padre Sosa, perciò il diavolo non esiste. Solo che qui stiamo parlando del matrimonio, che, per i cattolici, è, fino a prova contraria, un Sacramento: e un Sacramento è un dono soprannaturale di Dio all’uomo, che questi riceve con fede e con il solenne impegno di rispettarlo per tutta la vita. Non è un contratto mondano, che si può rescindere a piacere. La sola conclusione possibile è che padre Sosa non crede che il matrimonio cattolico sia un Sacramento, altrimenti saprebbe bene che un Sacramento non si rescinde a piacere. E, di conseguenza, bisogna che padre Sosa non creda affatto ai Sacramenti, perché negarne uno è come negarli tutti (Lutero si è nesso appunto per quella strada, cinquecento anni fa; e infatti, se non proprio tutti, ne ha negati cinque su sette). E come si chiama un cristiano, per non dire un sacerdote, che non crede ai Sacramenti: vogliamo dirlo a voce forte e chiara? Si chiama "eretico", se le parole hanno ancora un senso e una dignità. Non credere ai Sacramenti significa non credere alla vita soprannaturale; quindi significa ridurre la fede a una cosa puramente umana. Ed ecco spiegata la faccenda dei registratori: niente registratori, nessuna certezza su quel che Gesù ha detto e fatto. Ma allora la domanda non può essere che questa: che cosa ci sta a fare un eretico dentro la Chiesa, per giunta in una posizione eminentissima? Chi lo ha nominato? E perché il signor Bergoglio non ha fatto una piega quando costui ha fatto quelle scandalose affermazioni: scandalose per il gregge che Cristo ha affidato ai suoi pastori, con l’ordine di pascere le pecorelle e non certo di scandalizzarle e di allontanarle?
Ecco: contemplando l’Assunta del Tiepolo, sul soffitto dell’oratorio della Purità, l’anima si sente sollevata in alto, verso Dio; prova il desiderio di pregare, di adorare; prova la nostalgia dell’infinito, della patria celeste. Ascoltando i discorsi, le interviste e, purtroppo, le omelie di questo neoclero che ha perso la fede, ma non perde mai il vizio di parlare, parlare, parlare, di tutto e di più, senza la minima ombra di modestia, di ritegno, per cui anche il parroco della più minuscola parrocchia si sente in diritto e in dovere di esprimere la sua personalissima lettura della Rivelazione, con tanto di sciarpa arcobaleno e di minima da discoteca: ascoltando il loro cianciare si prova, al contrario, un forte sentimento di tristezza, di angustia, di ripiegamento; l’anima non vola in alto, ma si sente catturata e imprigionata dalla pesantezza della terra. Registratori mancati, crocifissi da nascondere, matrimoni dissolubili, vangeli evanescenti, diavoli inesistenti (a meno che siano quei diavoli di leghisti), sodomiti da glorificare, falsi profughi da accogliere illimitatamente, messe che non sono messe, il Credo che non serve più, Dio che non è cattolico… Ma questa è ancora la Chiesa cattolica?