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Perfetto, cari neopreti; continuate pure così

Evidentemente non se ne rendono contro, perché, nella maggior parte dei casi, oltre a essere in perfetta malafede, sono anche poco intelligenti; ma il fatto è che quanto più i neopreti buonisti, immigrazionisti e omosessualisti alzano la posta, e tirano sempre più la corda dell’altrui pazienza, reiterando le loro balorde tiritere e facendole passare per il "vero" Vangelo — il cui senso loro soli hanno compreso, mentre tutti gli altri, a cominciare dai sacerdoti di una o due generazioni fa, non avevano capito affatto — affrettano, loro malgrado, l’ora del chiarimento: quando finalmente il popolo cristiano, tutto quanto, vedrà che dal loro volto è caduta la maschera, li riconoscerà per quel che realmente sono — degli eretici e dei seminatori di scandalo per le anime buone — e non ne vorrà più sapere di loro, non sopporterà un minto di più la loro arroganza, la loro sfacciataggine e la loro grossolana infedeltà alla vocazione cui si erano votati. A quel punto le ambiguità e gli equivoci finiranno una volta per tutte, ci si guarderà in faccia e qualcuno verrà cacciato a pedate fuori dalla Chiesa, dopo avere usurpato il nome di pastore e dopo avere abusato, troppo a lungo, della veste sacerdotale. E ciò avverrà non solo al livello dei preti, ma anche dei professori di teologia, dei rettori dei seminari, dei superiori degli ordini religiosi, dei vescovi, degli arcivescovi e dei cardinali, su, su, nella scala gerarchica, fino al papa, fino a questo sedicente papa, a questo signore argentino eletto in circostanze non chiare e gravemente irregolari, eretico, massone e narcisista, amico dei potenti più loschi e vicino, ma solo a parole, agli ultimi; mentre non lascia passar giorno senza seminare confusione e turbamento nei fedeli e quando, sin dal principio del suo pontificato, con la durissima persecuzione — impossibile chiamarla altrimenti — dei Francescani e delle Francescane dell’Immacolata, ha mostrato chiaramente (a chi voleva vederlo, ben s’intende) di considerare alla stregua di nemici pericolosissimi i religiosi più fedeli alla Tradizione cattolica, i più integri, i più fiorenti di vocazioni.

L’ultima notizia in ordine di tempo, ma ormai ne arrivano una o più al giorno, dell’arroganza e della fellonia del neoclero, viene da un paesino al confine tra Marche e Abruzzo, Villa Rosa, frazione di Maritnsicuro, dove il neoprete di turno, tale don Federico Pompei, ha strumentalizzato la santa Messa del mattino per lanciarsi in una rovente arringa politica, stigmatizzando la mancanza di carità cristiana del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha chiamato in causa, più volte, per nome e cognome, e ribadendo il concetto, assolutamente non cattolico, che il cristiano ha il dovere dell’accoglienza verso qualsiasi quantità di "migranti" giungano davanti ai nostri porti, a bordo di qualsivoglia imbarcazione. Ciò sarebbe stato già più che sufficiente a suscitare l’indignazione dei fedeli, e infatti una comitiva di turisti trentini, che erano entrati in Chiesa per ascoltare la Parola di Dio e per accostarsi al Sacrificio eucaristico, e non per udire comizi politici carichi di livore e falsificazioni plateali del Vangelo, sono usciti per protesta, nell’indifferenza completa del neoprete, il quale, più che mai sicuro del fatto suo, e cioè d’interpretare rettamente le sue funzioni di pastore d’anime, è andato avanti per la sua strada e ha proseguito la Messa con i suoi parrocchiani abituali, evidentemente avvezzi, o forse semplicemente rassegnati, a tale modo di fare. Ma lo stravolgimento del Vangelo da parte di quel prete non si è fermato qui. La sua omelia, in effetti, aveva preso lo spunto dalla presenza di una donna rom, che stazionava fuori della porta per chiedere l’elemosina, e che a don Pompei ha dato l’estro di svolgere la sua personale interpretazione del concetto di carità cristiana. La carità, ha detto, non è semplicemente fare l’elemosina, deponendo una moneta nel piattino di rame di quella donna; no: la vera carità cristiana consiste nel portare quella donna a casa propria, nutrirla, alloggiarla, prendersi cura di lei ospitandola a tempo indeterminato. Sì, avete capito bene: la vera carità cristiana è prendersi in casa e alloggiare comodamente chi non vuol saperne di lavorare, ma preferisce vivere elemosinando. E questo in un Paese dove – ma i neopreti non se ne sono mai accorti, né gliene importa — ci sono milioni di persone che hanno duramente e onestamente lavorato per una vita intera, e che infine, giunte alla pensione, si trovano in uno stato di indigenza tale, da dover raccogliere i rifiuti al mercato della frutta e della verdura, per sopravvivere; e ogni tanto si legge di un vecchietto o di una vecchietta che sono stati pizzicati, e denunciati dai padroni disumani del supermercato, per aver rubato una confezione di prosciutto o di formaggio. Gente onesta e dignitosa, che non chiederebbe mai l’elemosina e tanto meno ruberebbe o imbroglierebbe il prossimo, come fanno così spesso, e diciamo pure per professione, i "colleghi" della donna che è servita di pretesto a quel parroco per la sua bella concione politica. Noi non sappiamo cosa abbiano insegnato, riguardo ai valori, nonché ai diritti e ai doveri della vita umana, i genitori e i parenti di don Federico Pompei; questa è una cosa che riguarda lui e la sua coscienza; a noi piacerebbe sapere, invece, che cosa gli hanno insegnato i suoi professori in seminario. È questo il Vangelo che ha studiato per diventare prete: che la gente che lavora ha l’obbligo di mantenere gratis la gente che non ha voglia di lavorare, né di vivere onestamente? Se è questo il Vangelo che gli hanno insegnato, i suoi professori meriterebbero di essere cacciati a pedate dalle loro cattedre; e se, invece, è questo che ha capito lui, meriterebbero di essere cacciati ugualmente, perché non si sono accorti che non aveva capito niente, e che avrebbe rappresentato una occasione di scandalo continuo per le anime.

Infatti, non stiamo parlando di un attivista politico, ma di un sacerdote, di un ministro di Dio. La missione del sacerdote è quella di avvicinare le anime a Dio e di aiutarle nella ricerca della verità, e, quindi, nel meritare la salvezza eterna. Lui, e tutti quelli come lui, che sono tanti, tantissimi, fanno esattamente il contrario. Dei fedeli, che erano entrati in Chiesa per partecipare alla santa Messa, delle anime buone, che si sono alzate il mattino presto proprio per non mancare all’appuntamento con Dio, le quali, pur essendo in vacanza, non si sono scordate del loro dovere cristiano, si son viste costrette a uscire a metà della funzione, senza aver potuto partecipare al Sacrificio eucaristico, a causa delle parole sconsiderate di costui. Agendo in tal modo, egli si è caricato l’anima di una responsabilità enorme. Non sappiamo che cosa farà il suo vescovo; conoscendo l’andazzo generale, e avendo anche sperimentato, da vicino, situazioni analoghe, non abbiamo alcuna fiducia che quel parroco verrà richiamato, che subirà il minimo rimprovero; anzi, è probabile che troverà il pronto appoggio e la solidarietà di tutta la neochiesa, la quale si è impegnata a spada tratta nella crociata pro migranti e pro omosessuali, infischiandosene bellamente se, così facendo, allontana e disgusta le anime dei fedeli. Questo la dice lunga sulla durezza di cuore di quei ministri di Dio, i quali hanno sempre in bocca la solidarietà, l’accoglienza, il dialogo, l’apertura, la carità, ma, nella loro testa, che funziona solo ed esclusivamente per compartimenti stagni, a questi concetti corrisponde sempre e solo la figura dell’"altro", del "diverso", del "lontano", e più lontano è, meglio è: meglio di tutto se ha la pelle nera e se è di fede islamica. Siamo così arrivati a un vero e proprio razzismo all’incontrario. A suscitare sentimenti di compassione, di solidarietà e di inclusione sono i non italiani e i non europei, e, soprattutto, i non cristiani e i non cattolici; inoltre, sono i falsi profughi, i falsi poveri, i falsi storpi e i falsi ciechi, mendicanti di professione, i quali poi, non di rado, se ne vanno in giro su automobili lussuose e abitano in ville da milionari; insomma, se sono persone fermamente intenzionate a non lavorare e a non prendere neppure in considerazione la possibilità di guadagnarsi da vivere con un lavoro onesto, pagando le tasse (il che è già una forma di solidarietà e di giustizia verso il prossimo), come tutti gli altri. E ciò per un diritto vero e proprio: il diritto di essere accolti, di essere ospitati, di essere nutriti, di essere mantenuti a sbafo. Gli italiani, i cattolici, i lavoratori e gli onesti, non hanno, viceversa, alcun diritto: neanche quello di poter vivere una vecchiaia serena, dopo una vita di lavoro e di pagamento dei contributi; hanno solo doveri: primo fra tutti, il dovere, cristiano (sic), di farsi carico di qualunque fannullone, di qualunque disonesto, di qualunque furbastro che si spaccia per bisognoso, per perseguitato, per disperato in fuga da mille calamità immaginarie.

Molto bene, cari neopreti buonisti e progressisti: continuate pure così, andate avanti su questa strada. Continuate a fare politica, a insultare i nostri governanti democraticamente eletti, a farvi beffe del buon senso, dell’evidenza, dei fatti puri e semplici, quali può vederli anche un bambino, in nome della vostra ideologia, che non è certo il cristianesimo, così come ce l’ha insegnato il nostro Signore Gesù Cristo. La prima considerazione è che, così facendo, porterete la Lega di Salvini al 35%, al 40%, al 50% dei voti nelle prossime elezioni, e forse ancora di più. Ma questa, appunto, è politica, e qui la politica non c’interessa; c’interessa la fede. Quel che fate è imperdonabile, perché va direttamente contro la fede delle anime battezzate, delle quali dovrete rendere conto, non agli uomini, ma a Dio. La seconda considerazione, perciò, non riguarda la politica ma la fede: la Chiesa, quella vera, fondata da Gesù Cristo e da Lui affidata a san Pietro e agli altri Apostoli, quella nutrita, per secoli e secoli, dal sangue dei martiri, dal pensiero dei (veri) teologi, dalle opere e dagli esempi dei Santi, e costantemente sorretta, ispirata e guidata dallo Spirito Santo, non quella che vi siete inventata voi, dopo aver fatto la sbornia di marxismo, lotta di classe, sindacalismo rivoluzionario, non sa che farsene di voi. Siete inutili, anzi dannosi. Invece di avvicinare le anime a Dio, le allontanate; invece di essere fedeli al Vangelo di Gesù, lo adattate ai gusti del momento, alle mode del mondo, le più facili, le più demagogiche: buoniste, appunto. Ma non avete capito che il buonismo non viene da Dio, ma dal diavolo. Gesù non era buonista. Mostrateci, e allora vi crederemo, in quale passo del Vangelo, in quale gesto di Gesù, in quale parabola uscita dalla Sua bocca, si dice che il cristiano ha il dovere di prendersi in casa i fannulloni e i mendicanti di professione. Non solo siete fuori della realtà, e perciò patetici; siete anche lontanissimi dal buon senso, non vedete le cose per quel che sono, non le volete vedere perché ciò contrasta con la vostra ideologia di sinistra, che non ha nulla di spirituale, nulla di religioso e nulla, assolutamente nulla, di cattolico. Ma questo voi non lo potete ammettere, perché siete superbi: talmente gonfi di superbia intellettuale che preferireste dare torto al mondo intero, piuttosto che ammettere di sbagliarvi. No, voi avete sempre ragione, voi siete i migliori, in tutti sensi, anche moralmente; voi avete sempre il ditino alzato e sempre lo puntate contro qualcuno, oggi lo puntate contro Salvini, domani lo punterete contro qualcun altro, avete sempre bisogno di un nemico da dileggiare, da offendere, da esecrare, per far maggiormente risaltare la vostra purezza, la vostra nobiltà d’animo.

Infine siete dei vili, perché vi approfittate del rispetto che, istintivamente, qualunque cristiano prova per l’abito che portate; anzi, che non portate, perché è rarissimo, per non dire impossibile, vedervi vestiti da preti fuori della chiesa, e anche in chiesa godete immensamente a bardarvi con sciarpe arcobaleno e altri simboli ridicoli, grotteschi, che esprimono il vostro narcisismo e il vostro compiacimenti per le idee politiche e sociali che professate, ma che non c’entrano niente con Gesù Cristo. Volete farvi riconoscere da quelli che la pensano come voi, volete identificarvi come preti di strada, nemici di quelli che chiamate populisti e razzisti, ma amici degli immigrati clandestini, spacciatori e delinquenti, di invertiti e transessuali, e non ve ne frega niente se, così facendo, create divisioni, allontanate e disgustate i veri cattolici. Vi lusingate di fare come faceva Gesù; ma siete del tutto fuori strada, ammesso che siate in buona fede. Gesù, è vero, non disdegnava la compagnia dei peccatori, ma non per incoraggiarli e confermarli nella loro vita di peccato; al contrario, per convertirli e riportarli a Dio. Questa è l’abissale differenza fra Lui e voi, che, nella vostra stupidità e nel vostro narcisismo, non arrivate nemmeno a sospettare. Vi sentite come tanti Gesù Cristo, che s’indignano davanti agli scribi e ai farisei ipocriti; ma dimenticate che di Gesù ce n’é uno solo, e che voi, questo è sicuro, gli assomigliate pochissimo; semmai, somigliate parecchio agli scribi e ai farisei ipocriti. Certo, a modo vostro: con il conformismo dell’anticonformismo. Ma non vi è mai venuto in mente che, se tutti o quasi tutti si mettono a fare i contestatori, i ribelli, a puntare il ditino contro qualcuno, allora non sono più dei rivoluzionari, ma solo dei conformisti? Così siete voi: dei poveri di spirito, nel senso peggiore del termine; dei mediocri agitatori di piazza, i quali si fanno forti di un abito portato indegnamente; delle persone socialmente e spiritualmente inutili, che non servono a nessuno, perché vi siete allontanati dal comune sentire della gente perbene, e perché non assistete, non confortate, non consigliate le anime nel cammino della vita, ma le rintronate con slogan rivoluzionari da operetta. Voi non sapete più cos’è la vita cristiana. Non confessate le anime, non andate a benedire le case, non parlate con le famiglie, non ascoltate i problemi delle gente comune, né mostrate, come faceva il curato d’Ars, la via del Cielo. Sapete parlare, come dischi rotti, solo di diritti civili, ma alla rovescia: tutti i diritti a chi non fa nulla, solo doveri a tutti gli altri. E sapete una cosa? Che ci siate o non ci siate, entro pochi anni, non si noterà la minima differenza…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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